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Jasmine
Finalmente è arrivata l'ultima settimana di scuola, l'aspettavo, bhe, ad essere sinceri da settembre! Non ho compiti grazie al cielo, gli allenamenti di atletica sono terminati dopo l'ultima gara, in sostanza ho il pomeriggio libero. Non so cosa fare, potrei passare tutto il tempo a scrollare su Tiktok o su Instagram, però sprecherei del tempo prezioso. Mi arriva un messaggio, lo apro e scopro che è da parte di Pietro.
"Appuntamento al cinema? Scelgo io il film"
Non perdo tempo a rispondergli:
"Sono da te in dieci minuti"
Scendo in fretta le scale e prendo il primo autobus disponibile. Non ho idea di quale film abbia lui in programma, però in qualsiasi caso so che il bello sarà stare insieme. Scendo alla fermata e faccio il resto della camminata a piedi. Lo trovo ad aspettarmi davanti al cinema, una rosa in mano e un'espressione raggiante sul volto. –Ciao Pietro!- Mi avvicino e lui mi prende con un braccio la vita tirandomi a sé, mi bacia con estrema lentezza, poi mi bisbiglia all'orecchio: -Ciao farfallina.-. Ci sciogliamo dall'abbraccio e ci prendiamo la mano. Gli chiedo: -Allora, che film guardiamo?- lui si guarda intorno poi mi risponde: -Riguardiamo il sequel di un grande classico, rullo di tamburi.. Inside out 2!-. Io sposto lo sguardo e divento tutto rossa dall'imbarazzo: -Non l'ho mai visto, nemmeno il primo.-. La sua faccia muta, sembra che non mi creda: -Sei seria?- annuisco –Nessun problema, in fondo da qualche parte bisogna pur sempre iniziare!-. Mi conduce alla biglietteria, acquista i biglietti per entrambi, poi prende un secchio di patatine XXL da condividere e due aranciate.
Corriamo all'interno della sala e ci sediamo sulle nostre poltroncine, appena in tempo per l'inizio del film. Le luci si abbassano e tutto diventa scuro, parte l'introduzione della Pixar. Guardiamo il film in silenzio, è meraviglioso, rappresenta benissimo la realtà delle emozioni, piango un paio di volte, sono solo quelle che ho contato. Stiamo per arrivare alla fine quando mi arriva un messaggio, devo andare via. Lo saluto, lui si offre di accompagnarmi ma io lo convinco a rimanere mentre me ne vado. Avrei voluto vedere il finale, ma magari sarà per un'altra volta, magari.
Pietro
Mi dispiace che lei se ne sia andata, ho visto quanto il film l'abbia colpita, si è anche commossa un paio di volte. Finisco a guardare il film poi esco e faccio una camminata fino a casa. Le ho già proposto di venire con me quest'estate e lei ha accettato, passeremo tre mesi insieme, solamente noi. Sarà perfetto. Torno a casa, dove mia madre sta preparando il suo famoso risotto allo zafferano. Lo ha imparato dalla sua compagna di stanza dell'università, che per l'appunto veniva da Milano. È strano vedere la bella influenza che ha su mio padre, da uomo scorbutico e distante che in pochi giorni è diventato buono, generoso e presente. –Come è andata questo pomeriggio?- chiede mia mamma, è molto felice all'idea che io e Jasmine, si vede che è una ragazza a posto, come dice lei. –Bene, purtroppo è dovuta andare via prima della fine del film.- le rispondo, sedendomi al tavolo. Ci raggiunge anche mio padre, ancora con la giacca e i vestiti eleganti del lavoro. –Come è andata a lavoro, papà?- gli domando. Lui mangia con gusto una forchettata di risotto prima di rispondermi. –Tutto bene, il problema sarà domani: passerò l'intera mattinata in tribunale. Solito caso di divorzio, normalmente non sarebbe il mio campo, però c'è una ragazza che sta facendo il praticantato e nessun altro può accompagnarla. Quindi tocca a me.-. Sono sicuro che in autunno, quando mia madre si trasferirà, inizierà a lavorare meno, sarebbe meglio per lui.
-Riparlando dell'università,- ecco che ricomincia, è impossibile che mamma sia riuscita a convincerlo su questo –so che ci manca tanto e avrai tutto il tempo per decidere, ma penso che sia meglio per te scegliere quello che preferisci.-. Questa è la prima volta che mi dà la possibilità di scegliere il mio futuro, mi sembra impossibile! –Ovviamente ci sarà sempre un posto per te nel mio studio, però penso che sia giusto che la scelta sia tua.- continua. Il potere che mamma ha su di lui è impressionante, lei è l'unica che riesce a farlo ragionare. Mi sembra un sogno, gli avvenimenti di questa settimana hanno reso la mia vita migliore, dallo stare finalmente insieme a Jasmine, i miei genitori che tornano insieme, e infine questo.
Nadia
Esco di casa, l'aria lì dentro ha iniziato a diventare soffocante. Cammino velocemente, poi inizio a correre, corro fino a quando i polmoni mi bruciano e anche respirare mi fa male. Sono arrivata allo sfinimento. Entro in un parco e mi butto sull'erba, la mia mente inizia ad andare troppo in fretta, i pensieri mi feriscono e il dolore nel mio petto diventa incontenibile. Passa un'eternità, vorrei rimanere qui, essere risucchiata dal terreno, qualcuno mi scuote una spalla. Mi metto a sedere in fretta, apro gli occhi e la luce mi fa male. Davanti a me trovo il volto dell'unica persona che non mi sarei mai aspettata di vedere. –Tutto a posto Nadia?- mi chiede mentre i suoi occhi verde smeraldo mi studiano attentamente. –Sì Matteo, sto bene.- gli rispondo con tono svogliato, odio quando le persone mi vedono in questo stato. –Non sembra.- mi dice lui, schietto. La sua risposta mi fa alzare gli occhi al cielo, in questo momento mi sembra insopportabile, tutti i punti che aveva guadagnato con me sono calati a picco.
Mi alzo e mi accorgo che la testa mi pulsa, non lo saluto nemmeno e mi infilo sul primo autobus che trovo e torno a casa. –Nadia Cleo Moro,- mi chiama mia madre dalla cucina, odio quando usa anche il mio secondo nome –vieni subito qui!- mi ordina. Sono un po' esitante ma so bene di non avere scelta. –Perché te ne sei andata così, senza una spiegazione! Stavamo solo parlando!- mi dice sedendosi al tavolo e facendomi cenno di seguirla. Io rimango appoggiata allo stipite della porta della cucina, non ho intenzione di muovermi. –Rispondimi!- mi incita. Alla fine scoppio e urlo: -Lo sai il perché: stavi parlando di lui!- corro nella mi camera, in lacrime. Vorrei poter strangolare, picchiare, graffiare, fare del male fisicamente a qualcuno. Sfogarmi, eppure so che non servirebbe a nulla.
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