Capitolo 1🐚

CHIARA' S POV
"Chiara svegliati!!! Vuoi fare tardi già il primo giorno di scuola ?"
"Si sono sveglia mamma!!!!" urlai io dalla mia camera da letto.
Scesi velocemente dal letto e mi guardai allo specchio. Mi misi a ridere per la faccia e i capelli che avevo, sembrava che mi fosse passato un uragano accanto.
Tra le coperte trovai "Hunger Games"....mi ero addormentata di nuovo leggendo.

Quello era un periodo in cui spesso mi rifugiavo nella lettura, perché unicamente in quel modo riuscivo ad isolarmi dal resto del mondo, che mi stava dando molte, forse troppe, delusioni.

Era mattina presto e il mio letto era illuminato da un pallido sole, che riscaldava a stento le coperte color mare.

Avrei tanto voluto continuare a dormire, l'estate mi mancava già... purtroppo non era più possibile.

Infilai velocemente le mie babbucce morbide, per poi andare in bagno e lavarmi il viso.

Non sapevo se ero veramente pronta a ricominciare, in quel momento avrei voluto solamente fuggire e nascondermi in un isola deserta, portando com me solo un pianoforte e un libro. Non avevo la forza e il coraggio di iniziare una nuova vita, lontano dalle persone che amavo di più.

Non ero mai stata una persona piena di iniziativa, l'unica cosa di cui necessitavo era un luogo in cui potevo essere me stessa. Nient'altro.

Quando mi considerai abbastanza in ordine scesi in cucina impaziente di sapere cosa avesse preparato mia madre.

Come ogni mattina diedi il buongiorno a  Gigio, il mio cagnolino di tre mesi.
Ci ero molto affezionata e passavo molto tempo con lui, facendogli le carezze e giocando.....beh sì, lui era come un 'migliore amico', almeno lo era stato fino a quel momento. Gli diedi i suoi bocconcini preferiti e, come segno di gratitudine, iniziò a leccarmi le mani e a scodinzolare.
Subito dopo miró il divano, sotto al quale aveva avvistato una pallina. La addentò e me la riportó, voleva che gliela lanciassi.
Io feci quanto mi stava chiedendo e dopo lo accarezzai ancora un po', successivamente mi diressi verso la tavola apparecchiata.

Quello per me sarebbe stato un giorno abbastanza strano, essendo il mio primo giorno in un liceo nuovo di una città completamente estranea per me.

Io e la mia famiglia ci eravamo trasferiti dopo tutto ciò che era successo a mio padre, io ne ero felice, poiché finalmente avremmo potuto trascorrere una vita più libera, ma allo stesso tempo sconsolata, dato che probabilmente non avrei più rivisto le amiche con cui avevo trascorso la mia infanzia.

Ancora mi chiedevo come avrei fatto a 'sopravvivere' senza di loro e le loro 'pazze pazzie'.

In quel momento della mia vita sentivo fortemente il bisogno di avere vere amiche, quel tipo di amiche pronte a correre a casa tua quando stai male, quelle che ti vogliono seriamente bene e ti apprezzano per quello che sei.

Insomma, necessitavo di una certa stabilità. Io, in quel momento, ne avevo proprio bisogno.
Purtroppo non era stato possibile farmela avere per motivi ben precisi, che, a parere mio, superavano il limite della realtà.

Entrai in cucina e sentii subito un delizioso odore di muffin appena sfornati .
"Mmmm..... che odorino!!!!!" affermai.
"Si ma non ti ci abituare eh!" ridacchiò la mia mia mamma-cuoca.
Ne assaggiai uno e rimasi sbalordita, era veramente squisito.
Mia mamma era abbastanza giovane, si chiamava Ilaria e mi somigliava moltissimo. Ero molto legata a lei e le avevo sempre confidato tutto, sapevo che mi sarei sempre potuta fidare.

Era quel tipo di mamma che ti permetteva di vivere a pieno la vita, anche a costo di affrontare qualche pericolo. Era quel tipo di persona che credeva in me e che mi assecondava nella maggior parte di decisioni che prendevo. A volte, tuttavia era un po' invasiva.

A mia mamma raccontavo sempre tutto, probabilmente perché era  l'unica persona di cui io potevo fidarmi il quel periodo così buio della mia vita.
Era come una migliore amica, una confidente molto stretta capace di ascoltarmi fino alla fine.

Consumai in fretta la colazione, poi andai a prepararmi e  decisi di indossare una camicetta a fiori, un paio di jeans chiari e delle Adidas bianche e nere. Mi misi un leggero strato di blush e mascara.

Prima di uscire di casa salutai mia mamma e mio papà e presi la merenda, il solito panino alla Nutella.
Mio papà mi strinse forte prima di lasciarmi andare e mi sussurrò poche parole.
"Mi raccomando, stellina, stai sempre attenta eh..."
"Si papà, tranquillo!" affermai chiudendo la porta di casa.

Anche mio padre era una persona buona, ma era sicuramente molto più ansioso di mia madre.

Per lui in ogni cosa si celava un pericolo insormontabile, proprio per questo spesso non mi permetteva di compiere alcune semplici azioni che tutti gli adolescenti della mia età svolgevano.

Decisi di andare a scuola con la mia indistruttibile bici.
La distanza tra la scuola superiore e la mia nuova casa non era tanta, infatti non feci in tempo a mettermi le cuffiette per ascoltare l'immancabile musica che mi ritrovai davanti a un edificio enorme....il liceo.

Rimasi sbalordita dalla grandezza di quella scuola, quella che frequentavo prima sembrava una formica in confronto a ciò che si ergeva davanti a me.

Osservando quell'immenso edificio mi senti un po' persa, vuota...come se io avessi sbagliato strada, come se quella non fosse la mia vera meta.

Entrai e vidi per la prima volta quella che sarebbe stata la mia scuola per i prossimi tre anni. Era gremita di ragazzi e ragazze che chiacchervano e ripassavano le lezioni, noncuranti della campanella che sarebbe suonata da un momento all' altro.
Proprio in quel momento ebbi un po' di paura... paura di non riuscire a socializzare e paura di essere presa in giro per la mia timidezza.

Non ero mai stata una persona così aperta agli altri, proprio per questo temevo di non riuscire a far parte veramente di quella scuola, il che mi avrebbe portata a rannicchiarmi in un angolino e a guardare gli altri, come avevo sempre fatto.

Come ho detto prima non ero mai stata una ragazza che amava stare in mezzo alla gente, preferivo rifugiarmi nella musica o nei libri.

Mi feci forza e  cercai la mia classe, la terza E.
Non riuscivo a trovarla e per un po' mi sentii anche abbastanza imbranata.
Sembravano tutti a loro agio, io invece apparivo di troppo lì.

Ad un tratto udii uno strano rumore di ruote, non capivo da dove venisse esattamente, però mi girai e vidi che due ragazzi stavano vendendo verso di me....e.....non feci in tempo a spostarmi perché in meno di due secondi uno di loro mi volò addosso.
Era vero. Ero di troppo lì.

La gente non si era mai accorta minimamente della mia presenza, e a quanto pare la situazione non era cambiata.

Il tipo indossava una maglietta a maniche corte e dei jeans strappati.
Alzando lo sguardo incontrai i suoi occhi verde chiaro che mi osservavano scocciati.

Quando incontrai il suo sguardo il mio cuore sembrò rimpicciolire e le mie mani iniziarono a tremare senza motivo. Desiderai fortemente di diventare una formica. Volevo andarmene, scappare... ma le mie gambe sembravano incollate al pavimento. Nel mio corpo si scatenarono una serie di emozioni che non avevo mai provato, non riuscivo a capire se fossero positive o negative, l' unica cosa che percepivo era la paura, nel mio corpo regnava incontrastata una paura infondata.

Cercai di apparire "normale", ma fu impossibile. Non sbattevo nemmeno le palpebre.

"Ecco ci mancava solo questa adesso..."affermò lui, noncurante di me.
"Senti chi parla! Sei tu che mi sei volato addosso!" dissi risvegliandomi dallo stato di trans in cui ero caduta. Mi guardai la camicia e i pantaloni e constatai che si erano evidentemente sporcate di terra.
"Si va bene smettila mi sono già rotto di ascoltarti...ho visto che stai cercando qualcosa..."
"Si, la mia classe, la terza E. Comunque grazie mille per la comprensione" gli dissi alquanto scocciata.
"Va beh va, ho capito, ti accompagno io!" disse sbuffando.
"Grazie mille, ci riesco anche da sola, non sono cretina"
"Ma smettila che se non ti aiuta qualcuno non la troverai mai. Stai zitta e seguimi", affermó cominciando a camminare.
Ma chi si credeva di essere quel tizio?! Se tutte le persone in quel liceo erano così avrei potuto anche cambiare direttamente scuola!

Il primo impatto con quella scuola non era stato dei migliori insomma.

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