Cinquantesimo testo.
Oggi non sto bene. <<Non mi sento bene.>> ho detto a mia zia appena mi sono alzata dal letto. Oggi è peggio del solito, forse perché ieri mi aspettavo un tuo messaggio per gli auguri, ma non è arrivato niente.
<<Che hai?>> mi chiede guardando la mia faccia, poi mi tocca la fronte. No zia, non ho la febbre. È che non so nemmeno io che cosa ho, cosa mi prende. Vorrei capire perché mi comporto così, perché sono così frenata. Mi chiedi i sintomi, che dolori ho, da dove provengono..
Il mio cuore...
Pieno di graffi e cerotti,
pieno di ferite chiuse
e riaperte che, si sa,
sanguinano ancor più di
prima.
Ferite che non voglio mai
più riaprire in futuro, ma
che so che bruceranno
ancora per molto tempo,
forse per sempre.
Sono dolori che ti
segnano. Dolori che
fanno male sempre
anche se nella
monotonia della vita
diventano scontati.
Dolori che, quando si è
soli e annoiati, ti
vengono in mente con
una canzone più triste
del solito, magari quella
del tuo cantante
preferito.
Oppure, appena senti
una frase che ti ricorda
quel periodo della tua
vita, inizi a ricordare e
senti bruciare forte il tuo
petto.
Sono cose che porterai
per sempre dentro
perché, bene o male, ti
cambiano.
E forse non saresti
nemmeno forte come lo
sei adesso se non ti
fosse accaduto tutto ciò,
quindi da un lato dovresti
anche esserne felice.
Perché ti porti dietro un
bagaglio ricco di
delusioni, delusioni che
ti hanno resa ciò che sei.
Unica e speciale.
Mi guardo allo specchio e mi chiedo: come sarei se si vedesse ciò che ho dentro, se gli altri vedessero com'è andato a male il mio cuore? Un pezzo a destra, un altro a sinistra, un altro su e un altro giù. Come lo ricomponi un cuore con i pezzi sparsi ovunque nel tuo corpo.. E anche fuori?
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