Capitolo 7
Una volta in stanza, Neil, si premurò di fare sedere Sean sul bordo del letto.
Lo spogliò della maglia che ancora aveva addosso e poi si spogliò a sua volta, gettando i vestiti bagnati a terra.
Il più grande sospirò, chiudendo per un momento gli occhi e gli angoli delle labbra si sollevarono leggermente all'insú, fino a formare quello che doveva rappresentare un piccolo sorriso dolce, dettato dalla dolcezza che in quel momento provava per quelle piccole e care attenzioni.
Sapeva che forse tutta quella premura era dettata, forse, dallo spavento o sensi di colpa che aveva fatto a provare a Neil, nel momento esatto in cui era sparito per quasi una giornata intera e senza farsi rintracciare. Sapeva che forse non doveva sentirsi così solo e in parte anche un poco più sollevato. Ma non poteva fare nulla per smettere di provare quel senso di tristezza e delusione, che, in quel momento stava provando. Doveva essere grato che Neil lo avesse ritrovato e ora lo stesse curando come una mamma chioccia farebbe col proprio cucciolo. Ma lui non voleva questo. Voleva che Neil, fosse così ogni giorno. Sapeva che lui lo amava, ma sapeva anche che anche il pensiero di Ren regnava.
Neil, sembrò notarlo ma nel farlo non potè fare niente per evitare di sentire quel piccolo calore che sentiva formarsigli al centro del petto, fino a espandersi in tutto il corpo. Una strana sensazione ma allo stesso tempo tanto familiare ma che oltre a Ren, solo con Sean era in grado di provare. La sensazione del calore di casa. E di sentirsi finalmente al completo. Sean era la sua casa e senza di lui quel sentimento non sarebbe esistito. Lo guardò con tutta la dolcezza di cui possedeva e poi si inginocchiò per essere viso a viso. Allungò una mano e gli accarezzò la fredda guancia rasata.
Sean, voleva solamente che ritornassero ad essere quelli che una volta erano. Sapeva che Ren non sarebbe più ritornato da loro e proprio per questo motivo aveva deciso di iniziare a mettersi l'anima in pace, ma allo stesso tempo non avrebbe mai smesso di amarlo e sotto questo punto di vista sapeva che era lo stesso anche per Neil. Loro vivevano per amore da donarsi reciprocamente, ma una parte di quell'amore si era sganciato dal loro. Ora erano due tasselli uniti tra loro, ma che nel bene e nel male non si sarebbero mai lasciati.
Il caldo contatto con un palmo presto riportò, Sean, alla realtà. Dischiuse le labbra ma non aprí gli occhi. Non voleva ancora aprirli, ma solo perché voleva godersi al meglio quella carezza che, Neil, gli stava regalando. Dischiuse le labbra e lasciò che la guancia fredda si sfregasse dolcemente contro quella mano.
"Non pensarlo più, okay? Anche se non me lo dirai, so che tipo di pensieri la tua testa si sta facendo. Ma io non te lo permetto. Ora, non mi sto comportando così solo per pena o dolore, no. Ma solo perché sento la necessità di farlo. Voglio prendermi cura di te, solo perché desidero farlo e perché voglio farti stare nuovamente bene" sussurrò pian piano Neil, guardando quel bellissimo viso che aveva davanti, ora illuminato dalla luce che la stanza emanava.
"Apri gli occhi. Voglio vedere la loro maestositá, Sean. Ti prego" lo supplicò con un piccolo cipiglio che si venne a creare.
"Perché dovrei farlo? Quando sento che così va bene?" chiese Sean, con una mezza e finta risata.
"Fallo e basta".
Ribattè sicuro il compagno, poggiando poi la fronte contro quella dell'altro.
A questa vicinanza fu impossibile non fare fondere i respiri in una cosa sola. Fu impossibile per Sean non sentire quel respiro caldo battergli sulle proprie labbra. Fu impossibile reprime la richiesta che gli fu fatta. Gli fu impossible ignorare il desiderio di Neil. Perciò alla fine cedette e finalmente fuse il proprio colore con quello nocciola del compagno. Dando vita a uno sguardo pieno di domande e risposte.
"Va bene così. Vado a prendere il kit del pronto soccorso, ma nel frattempo non provare a muoverti da qui" lo ammoní, per poi alzarsi un po' titubante.
"Che c'è? Hai paura che possa sparire di nuovo?" sbottò il più grande, ironicamente, senza mai lasciare lo sguardo confuso della persona d'innanzi a sè.
"Voglio solo assicurarmi che non tu non faccia niente di cui possa farmi preoccupare" rispose rassegnato, dandogli poi le spalle, per dirigersi nel piccolo bagno sempre collegato in camera.
Sean, lo guardò andarsene e un senso di colpa lo invase al centro del petto, dove un piccolo e breve dolore si fece sentire, fino a fargli mancare il respiro. Gli fu impossible non tenersi il petto con una mano, in un gesto del tutto spontaneo. Il viso sudato e contratto dal dolore. Deglutí con difficoltà e cercò di prendere sospiri lunghi, anche se difficilmente, per via del dolore che non glielo permetteva. Passarono altri pochi minuti, nei quali sentí dei rumori di cose che si spostavano e armadietti che si aprivano e chiudevano, sapeva che era Neil che stava cercando ciò che gli serviva. Il dolore sembrò svanire del tutto così come il calore improvviso che lo invase e il respiro sembrò tornare alla normalità. Nell'esatto momento in cui riprese una postura normale decise che avrebbe tenuto per sé quel piccolo e per lui insignificante episodio. Neil, non avrebbe dovuto sapere niente. Era una cosa sua e basta.
"di cui possa farmi preoccupare" queste furono le parole che proprio adesso li rimbombarono nella testa, come un eco difficile da farlo smettere. Già. Non gli avrebbe messo addosso più alcuna preoccupazione.
"Trovati!"
Sentí esclamare il più piccolo, per poi sentire il rumore di una cassetto che veniva chiuso e subito dopo dei passi che lo raggiungevano.
Ma nonostante questo. Nonostante sapeva che Neil, era nuovamente da lui, non osò alzare lo sguardo. Non voleva che lui capisse ciò che stava provando.
"Sei ritornato".
Disse solamente e flebilmente come se stesse parlando fra sé e sé .
"Ci ho messo un po'. Ma sono riuscito a trovarlo" rispose semplicemente Neil, per poi lasciare andare un lungo sospiro.
"Fammi vedere".
Aggiunse divorando la piccola distanza che lo separava dal ragazzo che se ne stava seduto sul bordo del letto, avvolto totalmente da una bolla tutta sua, nella quale si era rinchiuso.
Sean, sembrò non ascoltarlo perciò Neil, si abbassò, poggiando il kit vicino a sè e ora con le mani libere andò a circondare il volto ancora abbassato del compagno. Solo allora la bolla di Sean sembrò scomparire. A primo impatto ne fu sorpreso, ma poi capí che in quel momento anche l'impossibile poteva diventare possibile con Neil.
Il più piccolo, guardandolo, non pose alcun tipo di domanda, ma lo guardò solamente con un espressione di paura e preoccupazione e non riuscendo più a sostenere quegli occhi azzurri non più limpidi, spostò lo sguardo sul naso. Guardò la ferita con attenzione e potendola guardare più accuramente poté notare che come prima ferita non era grave e in più il naso non sembrava rotto. Sapeva riconoscere quando c'era qualche frattura o una superficiale ferita. Queste cose le sapeva grazie al suo papà, che facendo il chirurgo, già dalla tenera etá gliele aveva insegnate. Ma nonostante ciò, nonostante si intendesse di questo settore, fare il chirurgo non era ciò a cui aspirava. La ferita che stava guardando aveva solo un taglietto esteriore, perciò con un po' di punti si poteva saturare.
Ma prima avrebbe solo dovuto disinfettare. Perciò senza dire nulla e sotto lo sguardo indagatore di Sean, lasciò andare il viso che teneva in mano e aprí il kit del pronto soccorso, tirando fuori dell'acqua ossigenata e cotone. Iniziò a bagnare quest'ultimo con un po' di liquido.
"Questo farà un po' male".
Disse solamente per poi guardare negli occhi un Sean insicuro.
E senza dargli il tempo di ribattere iniziò a tamponare la ferita premendo leggermente in po' di più, ma cercando di fare il più delicatamente possibile, mentre con l'altra mano disponile gli teneva fermo il mento tra il pollice e l'indice. Ma nonostante questo, il senso di bruciore, Sean lo sentí lo stesso. Grugní tra i denti cercando di non sembrare un femminuccia e senza volerlo si ritrovò a stringere con una mano la mano che gli stava tenendo il viso.
"Basta così" .
Riuscì a dire, cercando di allontanare quella mano cocciuta da sè. Ma senza successo.
"Quante storie. Ancora un altro po' e passiamo alla saturazione"disse divertito Neil.
"S-saturazione?"
Chiese, spalancando gli occhi alla parola e sussultando leggermente sul posto.
"Sí. Ecco fatto".
Detto ciò, mise il cotone sporco di sangue per terra, per poi estrarre fuori dell'ago e del filo.
"Adesso ti chiedo solo di non muoverti e di non parlare, puoi? gli chiese dolcemente.
A dire la verità, la cosa che avevano spaventato da sempre Sean, erano i dottori e tutti i loro aggeggi. Si ricordò di quell'unica volta che da piccolo era andato a farsi il vaccino e vedendo quell'affare lungo e appuntito era svenuto dalla paura, ancora prima che quel lungo ago si piantasse nel braccio. Era molto sensibile a queste tipo di cose, e seriamente, vedere quell'ago e filo che Neil teneva in mano lo facevano sudare freddo. Ma poi guardó gli occhi imploranti della sua persona e un senso di tranquillità riuscì a ritrovare. Mandò giù il groppo di saliva che gli si era fermato in gola e prendendo coraggio, annuí con la testa. Neil, gli sorrise dolcemente, come per dirgli che sarebbe andato tutto bene e che non c'era niente di cui preoccuparsi. Poteva fidarsi. E proprio per questo, volendo credere nello sguardo di promesse da parte di Neil, si fece coraggio e lo incitò a continuare.
Il più piccolo, gli fece alzare leggermente il viso e cercando di tenere la mano più ferma possibile iniziò a saturare, richiudendo pezzo per pezzo la pelle che si era aperta. Nel frattempo, Sean, chiuse gli occhi e cercando di concentrarsi su altro e che possibilmente non fosse il dolore che stava provando, strinse le lenzuola tra le mani, sudando freddo. Cercò di pensare alla dolcezza del suo Neil, alle sue mani che teneramente ogni volta lo toccavano, alle sue morbide labbra. A tutto l'amore che provava per lui e a tutti in bei momenti che insieme passavano e in men che non si dica la sua ferita venne chiusa del tutto, dolore non c'era più, ma ora sentiva solo un fastidioso tirare. Voleva grattare la zona appena saturata, ma un leggero schiaffetto alla mano lo fermò.
"Non ci provare. Se lo fai, farai saltare tutti i punti e poi saremo costretti a rifare tutto daccapo" lo ammoní severamente Neil, come si faceva con un bambino piccolo.
Sean aprí gli occhi e negò con la testa. Non aveva alcuna voglia di sopportare quel supplizio e così fu costretto a rimettere giù la mano.
"Bene. Ora possiamo andare d'accordo."
"Abbiamo finito, Neil?"
Gli chiese supplicante, abbassando la testa per poter guardare il compagno, il quale scosse il capo. Un debole sospiro rilasciò le labbra ora dischiuse di Sean.
Non vedeva l'ora che tutto quello sfinimento finisse. Voleva solamente mettersi sotto le coperte al caldo e tra le braccia del suo amore. Voleva addormentarsi abbracciato a lui. Voleva baciarlo come se ne dipendesse la propria stessa vita. Voleva lasciarsi libero sotto quelle ali, che adesso si stavano prendendo cura di lui, con tutto l'amore e premura che potevano appartenerli.
Un leggero senso di freddo gli fece accapponare la pelle nuda del suo corpo e dei piccoli tremori lo ripercorsero. Ma nonostante questo, non voleva lasciare lo sguardo della persona che lo stava guardando a sua volta, ma con preoccupazione.
"Hai freddo?"
Gli chiese dolcemente, il più piccolo, prendendo ad accarezzargli il viso.
"Un pò".
Rispose Sean, un attimo prima di starnutire.
E vedendo ciò, Neil, non poté fare altro che sbrigarsi. Perciò, per non perdere altro tempo, iniziò saturare altre ferite, per poi coprirle con garze, e fasciare la zona della spalla fino al fianco, lo aiutò a rivestirsi e poi si premurò di asciugarli anche i capelli bagnati, evitando così di fargli prendere qualche malanno.
E solo successivamente si alzò dal pavimento per poi gettare i batuffoli di cotone nel cestino.
"Vado a posare questo. Ma vedi di non muoverti, ora abbiamo finito. E per un po' ti raccomando di non fare sforzi e di riposarti. La tua spalla e le tue ferite devono riprendersi del tutto" lo rassicurò il più piccolo, una volta che raggiungesse la scrivania vuota, dove poi poggiò momentaneamente il kit del pronto soccorso.
All'improvviso due braccia lo bloccarono da dietro e una mano andò a posarsi sul proprio stomaco.
"Se tu prometti di prenderti cura di me, allora sarò buono e non farò niente finché non mi riprenderò del tutto" gli sussurrò, Sean, all'orecchio.
Mille, piccoli brividi di freddo invasero il corpo del più piccolo. Voltò lentamente il viso fino a scontrarsi con gli occhi dell'amato. Le loro labbra erano separate di poco. Sarebbe bastato poco per farle congiungere. Ma nonostante il desiderio, Neil, respinse quella voglia.
"Cosa ti avevo..."
Mormorò, ma quelle parole furono azzittite da un bacio casto, le labbra calde di Sean, erano riuscite a farlo tacere.
In un gesto spontaneo si rigirò tra quelle forti braccia, per poi circondargli il viso tra i palmi e rispondendo a quel bacio improvviso, si fece stringere con possessività.
"Non devi sforzati, hai i punti e lo sai".
Lo rimproverò dolcemente, Neil, staccandosi dalle labbra ancora desiderose del più grande.
E ancora per una volta, non potendolo ignorare, Neil, incollò nuovamente le proprie labbra su quelle dischiuse del compagno. Ma fu un corto bacio dolce.
"Ora va bene, amore mio?"
Aggiunse, inclinando la testa leggermente di lato e prendendo ad accarezzargli il retro del collo.
Sean, amava quando Neil lo accarezzava proprio lí. Quello era uno dei suoi punti deboli. Lo facevano sentire come un gattino in piena fusa. Gli sorrise dolcemente, e facendo vagare lo sguardo dalle labbra agli occhi, annuí leggermente con la testa.
"Andiamo a dormire?"
Chiese con tenerezza il più grande.
"Andiamo a dormire".
Ripetè in risposta, per poi alzarsi sulle punte e baciargli candidamente la fronte.
Un gesto che a Sean piacque molte. Era certo che quella notte nessuno incubo avrebbe invaso i propri sogni e solo perché Neil era con lui. Solo grazie a lui e alla sua sola presenza.
***
"Sono a casa".
Urlò Blake, per farsi sentire.
Ma non sentendo risposta, sbottonò la giacca, la mise sull'attaccapanni e attraversò il lungo corridoio, per poi entrare in cucina.
E solo allora lo vide. Si appoggiò al cornicione, a braccia incrociate e osservò dolcemente un Ren di spalle, alle riprese con la cena. E oltre a ciò, notò con piacere che oltre alla tuta sportiva che portava, vi era anche un piacevole grembiule rosa con i fiorellini.
Certo era una bella vista, ma sarebbe stato ancora più piacevole se gli avrebbe dato anche il "bentornato a casa" e magari anche con un bel bacio.
Vedendo che ancora non si era accorto di nulla, sospirò, e gli si avvicinò pian piano.
"È così che saluti il tuo fidanzato, dopo una lunga giornata di lavoro?"
gli chiese maliziosamente ad un orecchio.
Gesto che fece arrossire teneramente il più piccolo e sussultando per poco non fece cadere la pentola che teneva ancora nelle mani. Gesto che fece divertire il più grande, il quale non riuscì a trattenere una leggera risata.
"Hey! Non ridere. Mi hai spaventato".
Disse per poi poggiare la pentola sul fuoco.
"Avevo deciso di prepararti la cena, ecco perché non ti ho sentito rientrare"aggiunse per poi voltarsi e alzare il viso per vedere gli occhi luminosi di Blake.
"Okay. Okay. Allora mi scuso".
Scherzò Blake, per poi lasciargli una dolce carezza sulla testa.
"E sentiamo... Come ti scuseresti?"
Gli chiese il più piccolo.
"Così".
Rispose Blake, per poi alzare il più piccolo dai fianchi e facendolo sedere sul ripiano di marmo, dove le gambe presero a muoversi nel vuoto.
"Solo così?"
Domandò curioso il più piccolo, per poi attirarlo a sè dalla cravatta e catturando finalmente quelle labbra con le proprie.
"Allora".
Aggiunse, dopo aver rotto quel veloce bacio del bentornato.
Blake, senza parole, si sentí prosciugare la saliva e aumentare i battiti cardiaci. Non si sarebbe mai aspettato che Ren prendesse iniziativa per una cosa come questa. Non era una cosa da lui. Ma nonostante questo, fu sorprendente e quel gesto piacque molto anche al sottoscritto.
E senza aspettare altro, Blake, poi lo baciò a sua volta.
"Non credi che dovremmo parlare di qualcosa, prima?"
"Del tipo?"
Gli chiese dubbioso il più piccolo.
Blake, lo guardò per un momento, per poi scostargli dolcemente con le dita, la frangetta dalla fonte.
"Del trasloco".
Rispose e ancora prima di lasciare parlare il più piccolo ora sorpreso, continuò.
"Vorrei solo che tu fossi sincero con me, okay? Non voglio in assoluto che tu ti senta obbligato di dirmi che ti va bene e solo per un mio capriccio. Se non vuoi, basta solo che me lo dici. Non ti costringerò a seguirmi. Posso anche mettermi nei tuoi panni, in fondo è qui la tua vita. Sí, mi farebbe molto piacere avere il mio ragazzo sempre con me, ma non posso essere così egoista da pensare solamente ai miei bisogni. E se poi una volta trasferiti, tu non ti trovassi bene e cosí inizieranno i nostri primi e veri problemi di coppia? E se questo trasloco poterà solamente alla nostra rottura? Io, non vorrei che tu quel giorno mi avessi risposto di sí solamente perché volevi mettere la mia felicità al primo posto. Vorrei che anche tu fossi sicuro di cosa realmente tu abbia bisogno e..." molto presto le sue labbra furono azzittite delicatamente da un dito.
"Sh! Sta zitto per un po' e ascoltami. Non pensare a questo. Se ho deciso di seguirti è perché lo voglio. In fondo avevi anche ragione, magari sarebbe anche la prima volta che finalmente trovi anche un posto per me, non credi?"
Parole che lasciarono, Blake, esterrefatto e ora che i suoi dubbi furono dissolti, poteva accettare tranquillamente quell'offerta. Se anche Ren era sicuro, allora lo sarebbe stato anche lui. La loro nuova vita presto sarebbe iniziata e in una nuova cittá. E chissà dove gli avrebbe portati tutto questo. Sperava solo che sarebbero rimasti l'uno a fianco dell'altro. Solo questo.
Senza dire più nulla baciò la punta di quel dito e prendendolo tra le mani, baciò la persona ancora sorridente che aveva davanti a sè. Ren, nel frattempo gli circondò il collo con le braccia e allacciò le gambe intorno a quel bacino che aveva in mezzo di esse. Blake, invece, lo attirò a sè abbracciandolo dai fianchi.
Continuarono a baciarsi alterando uno o l'altro. Si lasciarono trasportare dal momento senza pensare alcun ma o sè. C'erano solo loro due e i loro cuori che battevano sincronizzati tra loro.
"Sarai mio?"
Chiese debolmente Blake, sospirando sulle labbra dell'altro.
Un momento di esitazione, nel quale Blake pensò che forse Ren, non si sentisse ancora pronto e non poteva di certo obbligarlo a fare qualcosa che non gli andasse di fare. In fondo sapeva anche, che forse, questa sarebbe potuta essere la prima volta, anche di Ren.
"Dimenticalo, va bene?"
Aggiunse dolcemente, riprendendolo a baciare.
Non gli lasciò il tempo di ribattere, continuò a baciarlo come se non ci fosse un domani e continuando a tenerlo a sè.
"Ancora no".
Annaspò il più piccolo, poggiando poi la fronte contro la spalla del più grande.
Blake sospirò rassegnato e cercando di trattenersi dal lasciarsi andare, lasciò spazio solamente a coccole e baci.
"Va bene così. Non ti obbligherei mai a fare qualcosa che tu non voglia. Ti amo troppo per perderti"sussurrò Blake, baciandogli l'incavo del collo.
Ed'era vero, avrebbe atteso pazientemente la volta in cui finalmente il suo Ren, si sarebbe lasciato andare e avrebbe deciso di unirsi a lui. Avrebbe atteso anche per anni, se fosse stato necessario. Non gli avrebbe mai e poi mai messo pressioni. Doveva sentirsi pronto quando lo voleva solamente e realmente lo stesso Ren. Blake, lo avrebbe atteso anche per l'eternità.
Spazio Autrice: dopo un grandissimo e colossale ritardo, ecco qui il capitolo. So che avevo detto che doveva essere stuzzichevole, ma mi è uscito spontaneo scriverlo così, e poi non volevo rovinare i momenti dolci con qualcosa di "hot". È uscito semplice, spero che vi piaccia lo stesso, come quanto è piaciuto a me scriverlo. La prossima, però, come avevo già detto sarà anche presente il "passato di Blake" perciò non mancate. Vi aspetto. Un bacio e alla prossima 😊
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