Capitolo 6
"Sean?"
Richiamò flebilmente Neil, mentre con passi incerti, si avvicinava alla macchina parcheggiata.
Guardò all'interno e quando vide chiaramente che non vi fosse nessuno, oltre altre domande che li vorticavano in testa, un altro pensiero si impossessò della sua mente "che avessero, portato Sean in qualche ospedale?" Anche se sembrava essere l'unica domanda plausibile, da l'altro lato, la risposta sembrava dire che era impossibile. Dato, che se fosse davvero stato soccorso, avrebbero chiamato qualcuno dalla rubrica telefonica dello sconosciuto, poiché il che era molto probabile, visto che Sean, aveva sempre il telefono con sé.
Ma nonostante questo pensiero, non riuscì comunque a tranquillizzarsi. Doveva vederlo. Capire se stava bene. E soprattutto rivoleva di nuovo abbracciarlo con tutto l'amore che sentiva. Voleva dirgli che lo amava, e che se si permetteva ancora una volta di farlo preoccupare così, ce l'avrebbe mandato lui nell'altro mondo. Sí, era terrorizzato, ma questo non significava che non era arrabbiato con lui.
Perché doveva farlo preoccupare così? Lasciarlo nell'angoscia di averlo perso? Non riusciva a darsi pace, non fin quando i suoi occhi si sarebbero ancora una volta posati sulla figura della luce della sua vita. Gli bastava solo sapere di averlo davanti per ritornare nuovamente a vivere. Il suo respiro si sarebbero stabilizzato così come il suo cuore, che in quel momento batteva angosciato dal tormento che aveva dentro di sé.
Nel frattempo, quelle lacrime che bagnavano il suo viso, facevano contrasto con la pioggia che impetuosa come il suo stato d'animo, continuava a cadere. La vista appannata per via dell'acquositá, rendeva tutto quello che guardava sfocato. Anche, quei piccoli frammenti di vetro che luccicavano, a terra, riuscì a non vederli nitidamente. Strinse una mano a pugno e con l'altra aprì lo sportello, cercando di trovare il cellulare e il portafoglio sul sedile accanto a quello del guidatore. Purtroppo non erano lí, proprio come chi stava disperatamente cercando.
E se non erano lí, allora questo significava che ce li aveva ancora lui. E questo in parte poteva considerarsi un sollievo. La speranza non era morta del tutto. Tirò su con il naso, per poi sfregarlo con la manica del parka e richiuse lo sportello. Alzò il viso, guardandosi in giro in cerca di quella sagoma che voleva tanto rivedere. Ma quando vide che oltre a lui non c'era nessuno, lasciò andare un lungo sospiro rassegnato e decise che sarebbe andato a cercarlo nel parco. Sperando di trovarlo lí.
"Sei quí?"
Una voce. Una richiesta sottoforma di domanda, anche se appena udibile, ma che Neil, sentí bene.
Udire quella voce tanto amata, gli fece aprire una nuova consapevolezza che lo colpì in pieno, come una secchiata d'acqua gelida. Sean, era perso e ferito. Aveva bisogno di lui.
Si morse l'interno della guancia e levò via quelle perle di sofferenza che macchiavano la sua pelle. Si fece coraggio per affrontare ciò che a breve avrebbe visto, e anche se sapeva che avrebbe fatto davvero male si voltò. Ma ciò che vide lo fece crollare come una torre, che andava in mille pezzi, disintegrandosi in macerie. Il suo cuore stava sanguinando. Quale dolore poteva essere più forte di ciò che sentiva adesso? Di chi era obbligato rimanere a guardare, senza poter far nulla?
Il capo chino, gli occhi gonfi e rossi che sembravano persi e vuoti. Il viso pieno di tagli che ancora stavano sanguinando, sangue cremisi che correva anche dal naso che non si riusciva più tanto a vedere. Poi scendendo con lo sguardo, con disappunto poté anche notare altro sangue che colava da sotto le maniche del maglione rovinato che portava addosso. Vide che con una mano si teneva le spalla sinistra, questo significava che era rimasto ferito anche in quella zona.
Neil, nel silenzio in cui si era rinchiuso continuava a guardarlo spaventato. Gli occhi, che ancora una dannata volta presero ad inumidirsi. Questo era stato troppo. Anche se voleva soltanto farlo rifugiare tra le propria braccia, era anche vero, che voleva fargli capire tutto il dolore che aveva provato e stava provando a causa sua, con uno di quei schiaffi che non avrebbe scordato facilmente. Ma respinse con ogni forza la rabbia che stava provando. Sean, non aveva bisogno di questo. Non ora. Aveva bisogno di ben altro e che solo lo stesso Neil, sarebbe stato in grado di dargli. Il calore, il conforto di una casa.
Una richiesta che non poteva rifiutare.
Senza farlo aspettare un momento in più corse da lui e avvolse quella fredda figura a sè. Tra le sue braccia, in quel momento, l'amato sembrava così minuto - anche se in realtà proprio minuto non lo era- e fragile come uno specchio. In quel modo solo poche volte lo aveva visto. Quando di mezzo c'entrava il suo passato.
Vederlo in quel modo gli ricordava vagamente un bambino che era in cerca di affetto. Era strano vederlo in quello stato. Sean, era sempre stato quello che cercava di farsi vedere forte e soltanto perché sapeva che, Neil, era quello più fragile. Proprio per questo cercava di non mostrare mai ciò che lo faceva stare male. E questo il più piccolo, l'aveva capito bene. Ne era grato, ma ogni tanto era anche giusto che mostrasse, anche egli le sue debolezze. Non voleva che fosse sola una roccia sulla quale poggiarsi. Non era giusto. Voleva ricambiare quei favori. Voleva anche lui prendersi cura del suo fidanzato. Per questo si era promesso che in quel momento sarebbe stato lui la sua roccia. Voleva prendergli quel dolore e trasferirlo a sè. Fargli capire che era lí, con lui e per lui e che non gli avrebbe mai voltato le spalle. Non lui. Sarebbe sempre stato al suo fianco per sempre. Lo amava e non gli avrebbe mai permesso di cadere da solo. Se questo sarebbe successo, allora lo avrebbero fatto insieme, continuando a tenersi per mano.
Era vero, che Sean era la sua luce, ma lui non voleva rimanere solo l'ombra. Voleva diventare qualcosa di più per l'altro. Voleva essere la stella che gli avrebbe rischiarito il buio nel quale era piombato.
"Sono quí. Non ti lascio".
Sussurrò, Neil, prendendo a stringerlo a sè. Gli baciò l'angolo delle labbra.
"Ma tu torna a casa.... Torna da me. Non ascoltare quella voce che cerca di attirarti nelle tenebre. Liberati"
disse flebilmente ringraziando a Dio, di avergli lasciato ancora l'opportunità di tenerlo con sé.
Sentí una mano aggrapparsi al suo parka e il tremore di quel corpo che stava stringendo, ma non troppo forte, per paura di peggiorare il suo dolore.
"Siamo solo io e te".
Aggiunse prendendo a piangere anche egli stesso.
"Ti amo".
Disse con disperazione. Lasciando che l'odore del più grande lo invadesse.
"Almeno t-tu non l-lasciarmi. Rimani al mio f-fianco" singhiozzò, Sean, con un disperato bisogno di certezza. Certezza che non lo avrebbe perso.
"Guardami sono quí.
Mi vedi? Sono quí al tuo fianco e dovessi morire....io non ti lascerei" gli rispose dolcemente, con il viso di Sean tra le sue mani. Leccò le propria labbra secche e ne sentí il sapore salato delle lacrime.
Guardò quegli occhi terrorizzati e peni di lacrime, con le dita ne prese a cancellare ogni traccia e poi uní le loro fronti in un unione di sicurezza e amore.
"Lascia a me il tuo dolore e lascia che sia io per una volta a prendermi cura di te" parole che lasciarono le sue labbra. Ma che dette con verità.
Sean, sembrò ritornare un poco in se, quando anche lui, con entrambe le mani prese il volto corrucciato dell'amato e ne baciò con dolcezza le labbra.
"L'ho rivista e non lo so...."
Iniziò a spiegare in modo confusionale, una volta che le loro bocche si furono staccate.
Stava iniziando a raccontare, anche se il dolore che questo gli aveva causato lo stava ancora avvolgendo pian piano nelle sue tenebre, quando due occhi che tanto amava perdersi, li chiesero di non lasciarli, di non smettere di guardarli, e di un delicato dito che si poggiò sulle labbra, in tacita richiesta di non sforzarsi.
Ed'era davvero così. Neil, non voleva che l'altro si sentisse obbligato. Per questo lo aveva azzittito. Non voleva che il suo fidanzato soffrisse ancora di più.
"Quando ti andrà per davvero, me lo racconterai. Ma al momento lasciami curarti"lo richiamò a sè, il più piccolo.
E questo in parte riuscì a calmare il più grande, che aveva smesso di piangere.
"Torniamo a casa".
Lo pregò un attimo prima, di stringere al proprio petto quel corpo dall'animo puro, che tanto amava.
"Torniamo a casa".
Ripetè Neil, con la sicurezza che quella notte non avrebbe dormito, poiché voleva vegliare sui sogni della persona più importante che aveva. Se il sonno di Sean, sarebbe stato tempestato di incubi, allora lui sarebbe stato il suo personale scacciaincubi al quale abbracciarsi. E insieme al suo sonno, avrebbe curato quelle ferite riportate.
Si sarebbe preso egli stesso cura del suo tesoro più grande.
Nota Autrice: con questo capitolo vi auguro un Buon San Valentino. Ci sentiamo alla prossima, con un capitolo.... beh.... stuzzichevole e poi col passato di Blake😈🤭
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