Capitolo 4

Boston, ore 10:00 am

"Mi dispiace... Ma non c'è stato più niente da fare".

Lacrime amare fecero capolino sul suo delicato volto e presto, vennero cancellate dalle mani dell'amica. Alzò il viso e la guardò negli occhi, in cerca di qualcosa che gli dicesse che tutto quello fosse solo un brutto sogno, dal quale presto si sarebbe svegliato.

Ma da quel che vide, intuí che la realtà era ben diversa. Più fredda e più dolorosa. Più di qualunque pugnalata che avrebbero potuto infliggergli. Suo nonno, la persona che amava e nonché l'unico parente che si fosse preso da sempre cura di lui, se ne era andato. Questa era la realtà.

"Va tutto bene, Iris. Non sei solo. Sono qui con te, perciò se ti può aiutare lascia pure uscire tutto il dolore che provi. È meglio così" disse dolcemente, cercando di confortarlo con un mezzo sorriso, anche se doloroso.

Con un dolore allucinante che sentiva al petto, il piccolo Iris le si buttò completamente tra le braccia, lasciando che lei lo prendesse sotto le sue ali protettrici che da sempre lo facevano sentire al sicuro e amato.

Amava la sua Jane. Lei era quella piccola fiammella che ancora lo manteneva  in vita.  Lei, era l'unica luce che adesso gli era rimasta e  se l'avesse mai persa,  allora sarebbe stata la fine di lui. La fine della sua miserabile vita, di cui era terribilmente stanco.

***

Sean, prima di recarsi a lavoro, parcheggiò davanti l'edificio in cui lavorava il fidanzato. Si voltò verso la sua figura totalmente persa nel guardare fuori dal finestrino e ne attirò l'attenzione, posandogli un bacio al di sotto l'orecchio. Proprio dove sapeva che al compagno faceva impazzire.

A quel gesto, Neil lo guardò e gli sorrise. Poi senza curarsi che qualcuno potesse vederli avvicinò il viso a quello del fidanzato, in cerca di un bacio.

"Beh! Non vuoi andare a lavorare? Se è così possiamo pure prenderci qualche giorno solo per noi. Solo me e te e nessun altro"fece Sean, totalmente rapito dalla bellezza mozzafiato del suo amore. Colui che ogni giorno gli faceva capire l'importanza della vita e sempre colui che gli colorava di luci sgargianti le giornate.

Gli guardò le labbra, ma non volle mollare l'osso. Non voleva fare la prima mossa, in quel momento l'unica cosa che voleva era che fosse il fidanzato a divorare quelle ristrette distanze che li separavano. E sapeva che il suo volere, non era invano poiché vide quella lenta tortura divenire desiderio, attraversare la faccia di Neil.

Sapeva che non avrebbe retto molto. Lo guardò torturarsi il labbro inferiore, cosa che lo incentivò a muovere il primo passo.

'Sbrigati Neil o non so quanto per quanto ancora potrò resistere! ' Pensò, mettendo su una faccia che somigliava più ad un cucciolo bastonato. Neil scoppiò in una piccola risata e fece scontrare le punte dei loro nasi, che  prese a fare strusciare tra loro, proprio come dei cuccioli in cerca di fusioni e coccole. Cosa che, al più grande, non dispiacque molto. Adorava che il suo fidanzato fosse così affettuoso con lui.

'Baciami' pensò il più grande con una mano ancora stretta al volante e l'altra sul poggiatesta del sedile passeggero.

Passarono pochi secondi prima che uno dei due cedesse. E il primo fu proprio il più piccolo che sentendo un impellente bisogno di quelle labbra sulle proprie, lo baciò. Un bacio lungo e ricambiato. Sean si sentí soddisfatto per quella piccola vittoria. Era contento che per una volta fosse stato il più piccolo a fare il primo passo. Ma di certo non riuscì a fare niente per impedire che quella felicità si propagasse ulteriormente.

Si concentrò sulle belle emozioni che come un tornado  gli stavano facendo mettere sottosopra la mente e l'anima. Ma d'altronde succedeva sempre, quando era vicino all'amore suo.

E come a volerlo più vicino a sè, Sean lasciò il volante per abbracciarlo. Neil, volendo lo stesso, gli allacciò le braccia al collo e inclinò la testa di lato.

Si staccarono solo quando si resero conto che si stava facendo tardi. Si sorrisero con tutto l'amore che si poteva intravedere nei loro occhi persi gli uni negli altri. Come se fossero stati una cosa sola e unita.

Ed era proprio questo il bello. Perché al solo guardarsi negli occhi riuscivano a parlare. Non importava quante volte a voce potevano mentire, perché quelle bugie poi sarebbero state svelate tramite lo specchio dell'anima. Colui che rivelava il loro vero stato d'animo.

E guardandolo, Sean pensò che il loro amore era più grande di tutto. Più di ogni cosa che si sarebbe messa in mezzo tra loro, cercando di rovinare tutto. Ma nessuno oltre a loro, poteva sapere che quell'amore era indistruttibile e che giorno per giorno grazie alle cadute che avevano dovuto affrontare, si rinforzava sempre di più. E alla faccia di chi non li voleva insieme.

"Vado, ma tu sta attento e chiamami quando arrivi a lavoro. Non farmi stare in pensiero" lo riportò alla realtà Neil, prendendo tra i palmi caldi il viso del più grande  e per poi schioccargli un ultimo casto e veloce bacio.

"Sí, mamma".
Scherzò il più grande, lasciando libero il corpo dell'amato e in un gesto automatico si preoccupò di slacciargli la cintura.
" Appena finisci chiamami, così mi faccio già trovare quà davanti".

" Sarà fatto. A stasera".
Rispose, il più piccolo per poi scendere dall'auto e chiudere la portiera.
"Ti amo" mimò con la bocca, un attimo prima di andarsene.

A guardarlo, mimò la stessa parola e con ancora il sorriso che gli illuminava il volto guardò il fidanzato attraversare la strada ed entrare nell'edificio. Scosse la testa e ritornò con le mani al volante, con l'unico pensiero di non vedere l'ora che arrivasse finalmente la tanto attesa sera, solo per poter coccolare nuovamente la ragione della sua vita.

Sospirò voltando il viso davanti a sé, ma nel farlo  notò una figura a lui fin troppo famigliare. La guardò bene, sperando di starsi sbagliando ma per quanto volesse, aveva visto bene.

Quella minuta figura,  che lo stava guardando a sua volta, dai capelli del suo stesso colore, il viso dolce non più riconoscibile e quelle occhiaie sotto quegli occhi spenti, non potevano che appartenere solo ad una persona. Lei, se ne stava lí con le mani che stringevano la giacca che portava addosso. Afferrò violentemente con piú forza le labbra con i denti e con le mani il volante.

La guardò un ultima volta, senza fare trasparire nessun tipo di emozioni e distogliendo lo sguardo divenuto fin troppo duro, fece partire la macchina verso la sua destinazione. Lontano da quella donna, che al solo guardarla era stata in grado di rovinargli la giornata. Era stata in grado di fargli sgretolare quelle crepe che gli aveva inferto e che mai sarebbero sarebbero state  risanate.

Spazio Autrice: Iris già mi è entrato nel cuore, come ognuno di loro e giuro che vedergli stare male, di conseguenza fanno stare male anche a me💔😭
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima 😊.

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