Capitolo 24
« So, che non ho voce in capitolo. So che come madre sono stata deludente. Ora non sono qui per implorarti il mio perdono, so di avere sbagliato. Ma oggi se sono qui, é solo perché ci tenevo a vedere con i miei occhi, che tu stessi bene. Che voi stesse bene. Ma anche perché sento il bisogno di metterti alla guardia, da una bomba che é già in agguato. E se la conosciamo abbastanza bene, sappiamo che basterebbe veramente poco per farla esplodere ».
Solo tanta preoccupazione era impresso su quel volto segnato da lividi violacei. Segni di pura sofferenza dovuta dai maltrattamenti subiti. Sean la guardò forse con troppa insistenza, di chi aveva già capito tutto e di chi sapeva la storia celata dietro a quegli occhi identici ai propri e ringraziava chi gli sedeva vicino, tenendogli fortemente una mano di sotto al tavolo, per essere rimasto a fianco a lui. Nonostante tutta la merda che erano stati costretti a subire. A tutti gli ostacoli e dolori che la vita si era divertita a mettere sulle loro strade. Se non era caduto era grazie all'angelo che aveva deciso di rimanergli accanto.
Quello stesso angelo per cui avrebbe dato la vita, pur di proteggerlo dal male di quel mostro che molto presto sarebbe esploso. Ma non lo avrebbe permesso, avrebbe potuto fare del male al sangue del suo sangue, é stato anche in grado di separare un pezzo di loro e isolarlo ricattandolo, accanendosi con tutta la sua cattiveria, é stato ed é ancora in grado di avere il potere su quella donna che gli sedeva davanti, soggiogandola a suo piacimento. Ma non gli avrebbe permesso a torcere solo con un dito il suo amore. Questo no. Perché se c'era una cosa che non riusciva ad immaginarsi, era una vita senza Neil. Avrebbe mille volte preferito perdere il cuore o un organo o ancora meglio morire, piuttosto di quella utopia.
« Come vedi stiamo bene. Sai non c'era il bisogno di scomodarsi così tanto e specialmente non ora, non dopo così tanto. Cosa credi, hm ? Che facendo così, io possa ritornare indietro ? O che fingessi che nulla di quello successo, in realtà sia accaduto ? Non é così che funziona, dovevi pensarci prima » buttò fuori con odio, solo con la voglia di gettargli addosso, ciò che da anni covava dentro.
Poi rise appena, come per accentuare quella freddezza cinica - che non era più riuscito a trattenere - . Facendogli credere ancora una volta, che non era passato un cazzo di niente, i ricordi che avevano ripreso a bruciare non facevano altro che concretizzare che era tutto vero. Sembrava essere tornato indietro nel tempo, quando era stato costretto a subire quel male. Lo stesso male che poi si era riversato anche su altri. Cominciava a credere che forse era solo tutta colpa sua e basta. Lui non era la vittima, ma solo chi aveva innescato tanto odio. La forza alla mano si fece più presente, strinse di più la sua, come per cercare di farlo ritornare alla realtà. Una realtà - della quale - invece, non voleva ritornarci, sentí lo sguardo di Neil bruciargli sulla pelle, ma nonostante ciò, l'unica cosa che fece, fu soltanto quella di guardare ancora chi di dovere avrebbe dovuto essere una madre vera. La sua madre. La stessa che non distoglieva lo sguardo dal suo. Sapeva che lei aveva capito tutto, e quel tutto comprendeva anche come si sentisse. Ma nonostante ciò non abbandonò mai i suoi occhi.
Dall'altra parte, invece, Neil cominciava a credere che forse non era stata una buona idea quella di rimanere. Poteva sentire quei sentimenti contrastanti e ripensamenti sulla propria pelle, impressa come un impronta su una mandida coltre bianca.
Molto lentamente la donna si alzò in piedi, prendendo la borsa che aveva lasciato sul tavolo.
« So che ti ha cercato. So anche che ci ha fatto molto male. Ma sta' lontano di lui. Anche se non vivi più a casa, anche se ti sembrava finalmente di esserti liberato di lui, sei ancora in pericolo e anche tu Neil. Lui vi osserva costantemente. Come crediate che sia venuto a conoscenza della vostra relazione e della conoscenza del vostro ex compagno? Siete ancora sotto al suo controllo e tutto questo non é affatto un caso. Almeno credete solo a quello che vi sto dicendo » affermò con preoccupazione e anche con molta sincerità.
Dopo queste parole, Sean e Neil si ritrovarono completamente spiazzati da quell'avvertimento. Da quella fottuta verità, che arrivò come un fulmine dritto al loro cuore.
« Lo so. Ma non gli permetterò di intralciare di nuovo la nostra strada. Io non sono come te. Piuttosto aspetterei il suo ritorno, solo per affrontarlo con sicurezza » ribattè Sean con tono duro, distogliendo lo sguardo infastidito della donna, per posarlo su un punto indefinito del bar.
« Spero solo, anzi, ti auguro di guardarti seriamente, dal momento che.... Va bene lasciamo stare » rispose con rassegnazione la donna, guardando per un'ultima volta con severità i due giovani. Non sapeva più che dire, si era solo rassegnata davanti alla capabiertá di suo figlio. Sperava e pregava che non si ficcasse in casini molto più grandi, per poi voltargli le spalle e allontanarsi una volta per tutte dalle loro vite. Come era giusto che fosse.
« Che fottuta merda. Dio! »
Imprecò Sean sbattendo un pugno sul tavolo, con il viso cupo come un cielo in pieno di una quasi violenta pioggia.
In quel momento Neil, sentendosi debole davanti a quella cruda realtà, non poté fare altro che essere preoccupato per quel ragazzo dall'apparenza forte. Ma sapeva bene quali fragilitá nascondesse sotto quella corazza.
Pronto per mettersi in mezzo per ogni inconvenienza. Pronto per non fare sí che quel pazzo avrebbe potuto rompere il loro legame. Ma cosa molto più importante gli avrebbe guardato le spalle. Sean non andava toccato, aveva già dovuto affrontare molto, pur per la sua giovane e infantile età in cui aveva capito in che mondo fosse finito.
***
Iris si cambiò poi rimise l'uniforme da barista nel borsone del ricambio e guardò l'amica aspettarlo da fuori dello spogliatoio.
Aveva sin troppe cose a cui pensare. Non era pronto a ritornare a casa. Non era pronto per essere ancora di più un peso, per le spalle dei suoi due amici. Ma dove altro posto sarebbe potuto andare ? In tasca aveva qualcosina al massimo per pagarsi qualche stanza per alcune notti. Ma poi ? E poi era anche giusto lasciare un po' spazio a Jane, per lui aveva già fatto abbastanza.
Poi ora come ora, non era facile trovarsi qualche lavoro. Era stata già dura trovare qualche posto in quel bar. Figuriamoci in qualcosa altro. Non aveva un diploma. Non aveva un pezzo di carta in mano che avrebbe potuto aiutarlo. Purtroppo a causa della salute di suo nonno e la scarsa economia non era riuscito a finire le scuole. Aveva lasciato dove studiava e poi era rimasto a casa a prendersi cura del suo angelo. Il suo punto luce che lo aveva cresciuto, che era stato un grande insegnante per la sua vita. E poi grazie a Jane, era riuscito a trovarsi un posto come barista.
Giá incominciava a pensare che non era capace in nulla. Era solo un peso.
E adesso gli serviva un po' di tempo per pensare cosa fare. Magari standosene un po' da solo, gli sarebbe stato d'aiuto.
« Fatto Iris ? »
Chiese Jane spazientita, entrando nello spogliatoio.
Iris distolse lo sguardo, puntandolo a terra.
« Ei. Tesoro che c'è ? »
Chiese con preoccupazione, per poi alzargli il mento con l'indice e il pollice.
Iris la guardò e si morse l'interno guancia. Non poteva chiaramente dirle che se ne sarebbe andato di casa. Sapeva che poi le lo avrebbe tempestato domande su domande. Sapeva che lo faceva solo perché era preoccupata e perché ci teneva veramente a lui. Ma non voleva restare in quella casa, senza saper dare una mano. Non riusciva, non sarebbe riuscito a stare in pace con se stesso.
« Tu vai pure a casa. Io vado solo a fare una passeggiata » la rassicurò baciandole la fronte, per poi abbracciarla, poggiando il mento sulla sua spalla. Sentí la sua amica fare lo stesso.
« Mi dispiace, ma non posso lasciarti da solo. Non ci riesco. Non dopo quel fatto » mormorò.
Il cuore di Iris si scaldò dalla tanta dolcezza. Sorrise appena.
« Ne ho solo bisogno. E poi tornerò a casa. Nel frattempo ti chiamerò spesso, promesso » aggiunse rassicurandola.
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