Capitolo 21
Si fermò davanti alla famosa porta, lasciando un delicato pugno in aria. Aspettò tre secondi giusti per farsi forza, ritrovandosi poi a bussare alla porta.
Era in ansia, ma era anche vero che voleva arrivare infondo alla questione. Voleva sapere cosa avesse avuto da dargli, ma da l'altro lato già se lo immaginava dove sarebbe andata a finire la questione.
E forse per davvero a momenti avrebbe rischiato il posto di lavoro e l'unico che aveva. Ma poi per che cosa? Era colpa sua se un psicopatico aveva avuto l'idea di perseguitarlo? Era colpa sua se senza nemmeno volerlo lo aveva attirato a sé? Non ci riusciva assolutamente a credere. Era una cosa da film.
Ma poi...
« Entri pure ».
Disse severamente l'uomo dall'altra parte della porta.
Nonostante adesso se la stesse facendo praticamente addosso, Iris decise comunque di entrare, con lo sguardo preoccupato rivolto davanti a sé.
« Si sieda pure. Io e lei dobbiamo fare una bella chiacchierata » lo ammoní l'omone pelato e torchietto, che se ne stava seduto sulla sua sedia e dietro scrivania. Lui se ne stava con i gomiti puntellati e con le mani sotto al mento. Gli occhi poi in quel momento sembravano voler trafiggere da parte a parte il ragazzino.
« Per quanto ne possa sapere oggi potrebbe pure essere il suo ultimo giorno qui al Story coffee » aggiunse con un mezzo ghigno.
Nel solo sentire ciò, il sangue di Iris si ghiacciò. Non poteva credere che stava succedendo proprio adesso. Ma sapeva anche che prima o poi sarebbe successo. E non c'era cosa peggiore di vederlo concretamente realizzarsi proprio sotto ai suoi occhi. Iris si avvicinò pian piano con le mani tremanti strette a pugni. Il cuore che batteva turbato e il sudore che stava già importunando la sua pelle chiara.
« S- sí signore ».
Rispose balbettando, prendendo posto sulla sedia disponibile che stava davanti al suo capo - o per meglio dire - quasi ex capo.
Sospirò cercando di trovare parole adatte per l'inconveniente. Ma poi lo sguardo severo del S. wild lo bloccò del tutto, perciò si ritrovò ad aprire e a chiudere la bocca come un pesce in acqua.
« Senta... Mi dispiace e farò il possibile per non permettere che succeda più una cosa del genere. Ma la prego ho bisogno di questo lavoro. Io ho bisogno di questo posto. Mi dia un altra opportunità. La prego ».
Il S. Wild lo guardò poi con dispiacere.
«Mi dispiace sí. So che sei sempre stato un impiegato perfetto. Arrivi sempre puntuale e non sbagli mai. Ma io non posso permettere che qui nel mio bar, vengano fatte delle scene da qualunque persona ha che fare con lei. Mi hanno riportato molti dettagli di quella sera. E sí mio caro Iris. Ho delle foto che lo immortalano sempre con quel tizio. Se proprio voleva intimità bastava prendere anche qualche stanza. E io le ribadisco che non voglio più vedere alcune sceneggiate qui nel mio locale e specialmente quel suo fidanzato o quello che sia. Sono stato abbastanza chiaro? » lo riprese, buttando quelle maledette foto davanti al volto perso di un Iris incredulo.
« I- io... Non so cosa dire. Non so chi abbia scattato queste. M-ma le giuro che non é come sembra. Io non ho niente a che fare con lui.... S - solo non mi licenzi. La prego » lo supplicò con le lacrime che gli pizzicarono gli occhi, quelle foto di quella maledettissima sera tra le mani tremanti.
Chi era stato? Chi lo odiava così tanto ? E perché se quel tizio o tizia che era, aveva osservato il tutto senza fare niente?
Ma poi capì che queste domande erano inutili. Anche se avrebbe scoperto chi fosse stata quella persona, le cose non sarebbero comunque cambiate.
La frittata era stata fatta, purtroppo.
Il S. Wild scosse il capo, alzandosi dalla sedia per poi raggiungere la porta che aprí. Come per incentivare l'altro nel dover uscire al più presto da lí. E che la conversazione era stata chiusa del tutto.
Iris ancora sotto shock non disse più nulla. Iris morì esattamente in quel momento, quando quel lavoro prezioso e che aveva faticato ad avere era andato del tutto in frantumi. Come uno specchio che si rompeva, mostrandoti le crepe che nascondeva.
E così Iris lasciò le foto sulla scrivania, con il volto rigato di lacrime. Lasciò che una ad una sgorgassero, mostrando tutta la sua delusione e dolore. Poi si alzò e senza dire altro corse fuori.
Solo ora il cielo sembrava avere iniziato a piangere con lui e così preso a scappare via non si accorse di essere finito tra le braccia di qualcuno. Tra le braccia di Jane. L'unica persona di cui al momento aveva bisogno.
Lei era lì che lo aveva preso a stringere, ad accarezzargli i capelli e lui le si aggrappò alla camicia con tutte le sue forze. Piangendo tutte le lacrime che aveva e che non finivano più di uscire.
***
Sean e Neil entrarono per un caffè nel bar, che in molti gli avevano consigliato. Presero posto al primo tavolo disponibile, aspettando che qualcuno arrivasse per le ordinazioni.
«Tu cosa vuoi prendere amore mio? »
Chiese Sean appoggiando una mano sul tavolo e con lo sguardo malizioso rivolto al compagno.
Neil ridacchiò e mise una sua mano in quella che il più grande gli aveva porso.
« Per me va bene anche un caffè con della panna » disse sporgendosi per baciare sulle labbra il compagno. In un bacio del tutto a fior di labbra.
« Cosa posso offrirvi ? »
Chiese una voce persa in chissá dove. Mentre tra le mani teneva un taccuino e una penna pronta per scrivere le ordinazioni.
Neil e Sean si staccarono. Volgendo poi lo sguardo verso la ragazza. Statura media, capelli viola raccolti in una coda alta che ad ogni movimento rimbalzava. Occhi azzurri e un viso a diamante.
« Per me un caffè e per il mio compagno stessa cosa che ho ordinato io ma con un aggiunta di panna » rispose Sean facendo balzare gli occhi da una parte all'altra del locale.
« Arrivano subito ».
Ripose gentile, per poi la lasciargli lí.
« Beh non é male come posto dai ».
Mormorò Neil ridendo e guardando il compagno.
Ma poi girando di poco la testa, dietro al bancone intravide una figura già vista.
Ma quello....
« Quello non é Iris? »
Chiese perplesso.
Sean lo guardò per un momento accigliato per poi seguire lo sguardo del fidanzato. E lí intravide lo stesso. Sembrava ancora lo stesso ragazzino fragile di quella sera fa.
« Lo é ».
Disse sorridendo.
« Non é poi così male. Adesso che lo vedo meglio non posso fare altro che concordare con te amore. É carino. Ma tu adesso guardi solo me, okay ? » disse divenendo serio, per poi pizzicargli scherzosamente una mano
Sean sussultò e ritornò a incrociare lo sguardo del suo amore. Per poi sporgersi al tavolo, prendendogli il mento tra le mani e baciarlo senza un domani.
« Mi fa impazzire vederti così geloso. Cosa non ti farei in questo momento » gli disse tra un bacio e l'altro.
Neil concordò, afferrandogli con una mano la cravatta, infischiandose altamente degli sguardi che avevano addosso. Adesso c'erano solo le labbra del suo uomo.
« Scusate per l'attesa. Ecco a voi le ordinazioni » li interruppe la cameriera mettendo le tazze fumanti al tavolo.
« Grazie ».
Risposero in coro, prendendo un sorso della bevanda.
La ragazza annuí con un sorriso per poi andare via e raggiungere il tavolo dove se ne stava il ragazzino che puliva i bicchierini.
E fu lí che lo sguardo di Neil finí catturato in quello di Iris, mentre si leccava involontariamente il labbro inferiore per togliere residui di panna. Stessa cosa poi toccò anche Sean e così con le mani ancora unite tra di loro, si ritrovarono a fissare curiosi quel piccolo ragazzino che a sua volta non riusciva a toglierli gli occhi di dosso.
« Sean? »
Lo chiamò con sorpresa la dolce voce di una donna, interrompendo il momento.
Sean e Neil si voltarono verso la porta, le loro facce presto si rabbuiarono. Quella donna stava andando verso di loro, come se parlassero da una vita. Ma nessuno oltre a loro poteva sapere che quella donna in realtà altro non era che la madre di Sean.
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