Capitolo 14
Iniziò a fare avanti e indietro nel salotto in cui si trovava con il fidanzato, attendendo con il cellulare in mano un messaggio speranzoso da parte dell'amico, di cui da un bel paio d'ore non aveva più notizie.
Più spesso, Jane, si ritrovò a guardare lo schermo nero, nell'agognata attesa di vederlo illuminarsi. Ma quando ciò non avveniva, ecco che ripiombava nuovamente nella disperazione.
Sperava solamente di ricevere quel maledetto di un messaggio. Nient'altro.
Gli bastava anche un corto messaggio di poche righe, rassicurandola sul fatto che stesse bene e che presto sarebbe tornato a casa, da lei. Solo questo gli bastava.
Era così difficile da capire?
Perché nessuno sembrava riuscire a capirla, nemmeno il suo fidanzato di una vita, che conoscendola doveva sapere come era fatta, o no? Ci voleva così tanto dal sforzarsi per capire, almeno un poco, il suo punto di vista? Questo non faceva altro che innervosirla ancora di più.
"Ti calmi?"
Gli chiese con tono alterato lui, alzandosi dalla sedia con le braccia incrociate al petto. Totalmente stufo della sua irascibilitá.
"MI CALMO UN CORNO. NON VUOI CAPIRLO COME MI SENTO? BENE, ALLORA CAZZI TUOI" lo sovrastò, trovandosi ad alzare ancora di più la voce. Troppo ansiosa, anche dal solo di cercare di calmarsi. Non ci riusciva, punto.
"Ma mi ascolti quando parlo? Non sto dicendo che la tua preoccupazione sia esagerata, ma quello che da un po' sto cercando di farti capire, cosa che tu la rigiri a modo tuo e che non c'è bisogno che te la prenda così e con me. Tanto facendo così non cambierai le cose - anzi- non farai solo altro che peggiorare e lo sto dicendo per te" tentò di spiegare un povero Maddie, arruffandosi con una mano, i corti capelli scuri e mossi. Del tutto, oramai, esasperato.
Jane, totalmente allibita, si fermò di colpo, incrociando finalmente gli occhi, in quelli color pece del fidanzato. Si umettò con la punta della lingua le labbra secche, mettendo una mano sul fianco e stanca di quella situazione, per lei al quanto assurda, si ritrovò a sospirare.
"Va bene, scusami ".
Sussurrò lei solamente, ritrovandosi ad abbassare lo sguardo per terra, per via della voglia di piangere.
Ma lei non era così. Non voleva farsi vedere così fragile, men che meno davanti al fidanzato. Lei era quella forte, che non aveva mai avuto bisogno dell'appoggio di qualcuno, figuriamoci per consolazione.
In quel momento non si sentiva in lei.
Si passò una mano in viso, cercando di formulare una frase di senso compiuto. Significativo.
"E che... Sto impazzendo. Sono preoccupata. Sai, mi sento in colpa. Non avrei dovuto lasciarlo solo con quel tizio. Se solo gli é successo qualcosa, non me lo perdonerei mai. É solo, tutta colpa mia, Maddie. Mia e basta".
Maddie, gli si avvicinò fino ad arrivarle davanti, alzandole il mento con pollice e indice.
La guardò con comprensione e sensi di colpa per esserle andato incontro, sentendosi dentro un vero verme.
"Piccola, non ti devi scusare. Ho sbagliato anche io, se per questo. Vedrai che lui starà bene e che presto tornerà da noi. Devi avere fiducia in me, okay?" disse, baciandole una guancia. Si illuminò, quando sulle labbra di lei, riuscì a intravedere un sorriso, anche se piccolo. Ma questo era più che sufficiente, al momento.
Jane annuí, poggiando le sue mani su quelle più grandi e calde del suo amato e in quel momento, a quelle dolci parole, il suo cuore si sentí meno pesante, più rallegrato.
Stava per dire qualcosa al riguardo, ma ci pensò qualcos'altro a rompere quel momento. Il suo cellulare finalmente aveva preso a lampeggiare per via di una chiamata in corso e la felicità che stava provando nel leggere solo il nome di Iris, era così grande, che spiegare a parole non sarebbe bastato.
Con il pollice pigiò sul tasto verde, accettando la chiamata e con un sorriso più vivace di prima se lo portò all'orecchio, sentendo finalmente la dolce voce del suo fratellino che la stava chiamando.
E solo in quel momento, con la consapevolezza che lui stesse bene, riuscì a sciogliere tutta quella tensione, che accumulandola, si era spostata come un pensatore alla bocca dello stomaco.
"Cazzo Iris, sai quanto sei riuscito a mettermi spavento. Così tanto che non puoi nemmeno immaginare" sbottò con sopracciglia alzate e gesticolando a vuoto. Il tutto sotto lo sguardo divertito di un Maddie, che si ritrovò a mordersi le labbra, pur di evitare di scoppiare dal ridere.
Ma lei, si calmò solamente, sentendo le scuse del suo Iris, il quale sembrava davvero dispiaciuto.
Non riuscì a stare per troppo tempo arrabbiata con lui, era praticamente del tutto impossibile.
Bastava solo una parola di Iris, per riuscire a farla addolcire.
Bastava davvero poco per farle cambiare umore.
"Va bene così, Iris. Non é colpa tua. Sono io quella che ti chiedo scusa, ti aspetto. Perciò, torna presto a casa, okay?" Chiese Jane, addolcendo completamente la voce.
Staccò solamente, una volta dopo, che Iris gli aveva detto un " non ti preoccupare, sono già quasi lí. Poi ti spiego dopo. Un bacio".
"Allora, cosa ti ha detto?"
Irruppe Maddie.
Jane alzò lo sguardo dalla schermo, portandolo sul fidanzato.
"Ha detto che tra poco sarà qui".
Disse con fin troppa allegria, buttandosi tra le braccia dell'amato, che a sua volta la strinse forte a sé.
"Te l'avevo detto di fidarti di me".
Rispose lui, poggiando il naso sui capelli profumati di frutti di bosco della sua Jane.
***
Arrivò davanti alla porta di casa, sospirando come se non ci fosse stato un domani.
Era sicuro, che adesso, non appena Jane, gli avrebbe aperto la porta, sarebbero partite domande su domande.
Domande, alle quali e comunque avrebbe dovuto per forza dare risposte. Senza nascondere una buona parte di quello che era successo, fino a chi lo aveva riportato lí.
Avrebbe dovuto raccontarle ogni piccolo dettaglio.
Dettaglio al quale, avrebbe compreso anche i due bellissimi e gentili ragazzi che per qualche strana fortuna aveva incontrato e che lo avevano aiutato.
Sorrise al pensiero di poco prima in macchina con loro, parlando del poco e del più. Su che cosa nella vita facessero. Come si fossero conosciuti, fino a scoprire che quei due stessero insieme. E per qualche strano motivo una sensazione strana aveva sentito al cuore, nel averlo scoperto. Belli, doveva ammettere che erano davvero belli insieme, avevano quel tipo di amore che chiunque avrebbe voluto. Chiunque come lo stesso Iris, che guardandoli a guardarsi o a baciarsi , si ritrovò a chiedersi se un giorno anche lui avrebbe trovato quel qualcuno che gli avrebbe cambiato la vita.
Ma al momento sarebbe stato molto meglio se non avesse fatto volare troppo la testa.
Aveva ancora sin troppe cose a cui pensare, cose che comunque non potevano essere di certo rimandate.
Scosse la testa, ritornando alla realtà e rimproverandosi, di dimenticare quella piccola infatuazione temporanea che lo aveva un poco sbandato.
Ma ci pensò qualcuno ad aiutarlo, perché Jane, aprí la porta, lasciandolo sull'uscio come uno stoccafisso.
"Iris!"
Esclamò, abbracciandolo d'improvviso.
Ma che comunque, Iris, intenerito dall'amica, si ritrovò ad abbracciarla a sua volta, ritrovandosi finalmente a casa. Dalla sua famiglia e questo era sufficiente per lui.
"Entra dentro. Ho tante cose da chiederti. Ma mi devi dire proprio tutto e non pensare di cavartela con qualche scusa" trillò velocemente, troppo entusiasta di riavere Iris, lí con loro e sano e salvo.
Lo sapeva Iris, che una volta chiusa quella porta, sarebbe entrato nel centro del tornado chiamato Jane.
Non ci sarebbe stato un Maddie che sarebbe riuscito a tirarlo fuori.
Avrebbe fatto prima a raccontarle tutto, sperando di non innescare qualche bomba da orologeria che in lei sarebbe scoppiata.
Sapeva come era fatta, così come sapeva che per lui o Maddie avrebbe fatto qualsiasi a cosa, pur di andare incontro a qualcosa di più grosso e più forte di lei.
Ma sapeva anche, che nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idea.
Così era la sua Jane.
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