Capitolo 13

Aprí gli occhi, lasciando che i raggi solari, che entravano dall'ampia finestra davanti a sè, gli accarezzassero con calore il proprio viso. Lasciò che la vista mettesse a fuoco dove si trovava, ritrovandosi a stringere con più del voluto il plaid che lo stava avvolgendo come un bozzolo.

La paura era grande, ma anche se si sforzasse di provare a ricordare, anche un solo qualche piccolo frammento di ricordo, i sforzi risultavano essere vuoti.

Non ricordava cosa gli fosse accaduto o peggio ancora di chi lo avesse portato in questo posto a lui estraneo, ma l'unica cosa che sentiva era come se la sua testa fosse stata svuotata da ogni possibile evento passato. Come se l' Iris interiore si rifiutasse di accettare i fatti, annullando ogni cosa, che avrebbe potuto danneggiarlo.

Come un secondo Iris che tentava di proteggerlo.

Ma poi, un odore a lui ben famigliare, che sapeva di famiglia. Di casa. Lo riportò alla realtà, mettendolo faccia a faccia con ciò o con chi, prima o poi avrebbe dovuto affrontare.

Questo odore che gli entrava nelle narici, lo avrebbe riconosciuto anche a distanza, era odore di caffè appena fatto. Ma poi...

"Buongiorno".

Una voce molto melodiosa, come miele appena  sciolto  nel latte, arrivò alle sue orecchie, riuscendo a calmare quel senso di irrequietezza che nel suo cuore sentiva. Ma nonostante questo, nonostante della scarsa fiducia che al momento provava, si ritrovò a nascondersi completamente sotto alla coperta. Troppo pauroso anche solo per gettare un occhiata alla persona che aveva parlato.

Però, da quel che ricordava, la voce era ben diversa e sconosciuta da quella che nei suoi giorni aveva sentito.

"Non avere paura".
Ridacchiò un Sean, appena sedutogli accanto e il vassoio di ceramica bianca, contenente una tazzina piena di caffè e latte con una piccola zuccheriera, accompagnati da delle brioche appena calde, che teneva fra le mani, venne adagiato delicatamente sul piccolo tavolino in vetro, che gli era davanti.

Ma nonostante ciò, Iris, non ne volle sapere di uscire allo scoperto. Continuava solo a rimanere coperto, come se facendo così, in qualche modo, sentisse di essere al sicuro.

"Se non esci da lí, queste deliziose cose si raffredderanno e il mio Neil, ne rimarrebbe davvero male. Sai... gli ha fatti solo per te" lo incentivò Sean, con un piccolo sorriso ad impreziosirgli le labbra, a guardare quella personcina ancora nascosta dalle coperte.
"E va bene, capito. Te li lasciò quá, se nel caso mai tu cambiassi idea, piccolo riccio"aggiunse, sospirando.

Ma nel vedere, che non c'era alcun segnale da parte del più piccolo, si alzò. Ma facendolo, una piccola e calda mano bloccò la sua, mobilizzandolo sul posto.

Gesto che sorprese parecchio il più grande, che evidentemente non aspettandoselo, si ritrovò a girare di poco la testa. Ora con gli occhi su quella dolce visuale.

"Grazie".
Rispose Iris, che facendo fuoriuscire finalmente la testa dal plaid, si ritrovò a incatenare timidamente lo sguardo in quello del più grande.

Nel farlo, però, il suo povero cuore mancò di un battito, nel vedere un ragazzo tanto bello e gentile come quello che aveva davanti a sè.

Sembrava un principe azzurro, appena uscito da un sogno.

Ma era davvero la realtà , o non stava facendo altro che sognare ancora? Ormai non gli era più chiaro  distinguere sogno dalla realtà.

Sospirò e mettendosi a sedere, su quello che constatò ad essere a tutti gli effetti un divano, non riuscì a staccare la sua mano da quella del più grande, il quale non faceva altro che sorridergli con affetto.

Bello era bello. Alto, dalla pelle chiara, con un corpo scolpito, fasciato perfettamente dalla camicia bianca, abbinata dai jeans blu scuro e il tutto accompagnato da dalle eleganti scarpe in nero. I capelli biondi tirati poco indietro, facevano da perfetta cornice a quel viso da modello, incastonato da due bellissimi occhi verdi, e da un naso dritto per poi abbellire il tutto con due labbra rosse, carnose. A guardarlo bene, sembrava essere uscito per davvero da quelle riviste che ogni giorno vedeva sempre in casa della sua Jane.

Già la sua Jane, chissà quanta in preoccupazione l'avesse messa.

Con questo pensiero in mente, Iris, si costrinse a rimettere i piedi per terra, rilasciando quella mano dalla temperatura piacevole. Tiepida.

Riabbassò lo sguardo, con un unica domanda ben precisa, che gli stava circolando nella mente.

"Cosa mi è successo e perché sono qui?"chiese in un percettibile mormorio.

Vedendo quella faccia triste, Sean, non riuscì a non sentirsi un poco toccato da quella situazione. Ma pensò, che prima di sganciare la bomba, sarebbe stato molto meglio lasciare più tempo al ragazzino.

"Se mangerai tutto, allora, io in cambio ti racconterò tutto" disse in risposta, per poi tonarglisi a sedere vicino.

Ma dal canto di Iris, con la mente ancora in bianco, continuava a tenere lo sguardo fisso, sulle sue mani, che si ritrovarono a stringere la copertina che si trovava sulle gambe.

"D'accordo. Ma dopo, se non è un problema per voi, potrei fare una chiamata importante ?"

Il più grande con una nota di malinconia in faccia, lo rassicurò poggiandogli una mano sulla minuta spalla, inducendolo così dall'alzargli il volto.

"Certamente".
Gli sorrise.

Un gesto che venne ricambiato dal più piccolo, anche se ancora triste. Cosa che di certo non gli passò inosservato.

Iris, anche se ancora un poco titubante, accettò di buon grado l'offerta, prendendo poi, tra le mani la tazza con la brioche che li vennero offerti.

"Se poi vuoi ancora più zucchero, basta che me lo dici"aggiunse Sean, mettendo poi le braccia sulle gambe.

"Okay".
Mormorò il più piccolo.

Portò, la tazza con il caffè e latte, alla labbra, assaporando quel sapore che da sempre amava. Poi fu turno di quella crossaint dorata, che non faceva altro che chiamarlo con il suo odore irresistibile. Così preso da quella colazione, che non si accorse nemmeno dello sguardo pieno di affetto che il più grande gli stava rivolgendo.

"Ricordi qualcosa del fatto di ieri sera?" prese poi parola, attirando su di sè lo sguardo pieno di attenzione del più piccolo, il quale era ancora intento nel masticare.
"Però prima mangia tranquillamente"aggiunse senza staccargli gli occhi di dosso.

Iris, mandò giù la colazione, negando con la testa alla domanda che li venne postata prima.
"No. Niente. È tutto completamente nero"gli rispose, cercando un indizio negli occhi confusi dell'altro.

Sean, schiarí la voce prendendo la situazione in mano. In quel momento aveva deciso di aiutarlo a fargli fare chiarezza, a quel buco nella mente.

"Vedi, ieri ti ho visto in pericolo, in quel vicolo cieco. Ora non so cosa sia successo con chiarezza. Ma da qualche ho visto, grazie ad un flebile lampione che c'era sul posto, ho scorto la tua figura messa senza via di scampo, da una persona più possente
... Mi ricordo che chiedevi aiuto, e intervendo, in qualche modo sono riuscito a farlo scappare, ma poi tu ti sei del tutto completamente accasciato a terra, totalmente sotto shock e tremante e perciò non volendo fare finta di niente, ti ho portato al sicuro qui" disse cercando di essere il più delicato possibile.

E fu allora che ascoltando ciò, mille flashback, come mille piccoli aghi appuntiti fecero pressione sulla mente, ma soprattutto al cuore, dove al solo ricordare prese a fare male.

"Stai bene?"
Gli chiese un Sean preoccupato.

Ma non passò poi molto che Iris, ricollegando tutto l'accaduto, prese poi a piangere.

A quel punto a Sean, non gli restò  altro che farlo sfogare sulla sua spalla, ritrovandosi ad avvolgere  quel corpo tra le propria braccia.

E fu allora che un silenzioso Neil, fece ingresso nel salotto, ormai già al corrente da ciò che era appena accaduto. Ma nonostante ciò -anziché di rompere il momento - aveva preferito ascoltare e a guardare standosene appoggiato a braccia incrociate sull'infisso del cornicione della porta, con una tenerezza che lo colpì pienamente al centro del petto.

Ma sentendo quel piccolo ragazzino singhiozzare ogni fatto di quella quasi violenza, non riuscì più a stare in disparte. Così di soppiatto si avvicinò al duo, abbracciandogli a sua volta.

"Va tutto bene".
Mormorò poi Neil, occhi negli occhi con il suo amato Sean.

E in quel momento Iris, capí di essere al sicuro lí con loro. Stretto come se in qualche modo i due ragazzi - oltre al consolarlo - volessero farlo sentire più protetto e in quel momento lasciò che tutto il suo dolore e paura che aveva avuto in quella sera passata, si riversassero tutte in quelle lacrime che stava versando.

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