I Party Pony

Ricapitolando, Alba e Nadia erano ferite ma si stavano riprendendo, tutti gli altri invece erano stanchi, molto stanchi.
La polvere dorata dei mostri iniziò ad alzarsi e a vorticare e una voce echeggiante tuonò -La mia potenza è insuperabile! Non potete sconfiggermi-.
Il mostro si plasmò d'avanti a noi.
Tre teste, una di drago, una di cane e una di leone, un corpo di un animale omprecisato in parte metallico e in parte di pelle con varie sfumature di pelliccia le zampe di aquila e di drago, la coda era un enorme pitone. Dalla schiena spunta vano delle ali da pipistrello e i denti erano delle enormi zampe, gli occhi erano rossi e parevano due torce.
Impugnammo tutti le nostre armi, anche Nadia e Anita si alzarono.
Non eravamo però in condizioni di combattere contro un mostro così.
Un belato.
Mo voltai senza abbassare l'arco che era puntato sulla prof, quello che vidi mi sollevò il morale.
Pino, che era senza pantaloni e mostrava le sue zampe caprine, era alla testa di un mucchio di centauri muniti di arco e di una maglietta con su scritto Party Pony.
Il mostro non ebbe nemmeno il tempo di ruggire che si trovò un centinaio di frecce sulla schiena, così pareva quasi un porcospino. Luisa le si avvicinò e le staccò la testa con la spada -Così impari a mettermi 6- il mostro svanì.

Un centauro con i capelli radi e una barba incolta si avvicinò a noi accompagnato da Pino -Dove venire al Campo Mezzosangue- belò Pino -Si- confermò il centauro -Siete in pericolo- -Lei è Chirone, vero?- Chiese Marika -Si, ma non è questo l'importante- ri spose il centauro -Ormai anche loro sanno che siete semidei, dovete venire al campo dove
sarete addestrati- Chirone fischiò e 14 pegasi atterrarono (uno dei quali era BlackJack) -Salite sui pegasi- disse Pino serissimo -Vi porteranno al campo, noi vi seguiremo via mare-.

Marika salì su BlackJack -Si BlackJack, quando arriviamo ti do una caimbella- quel pegaso pensa sempre alle ciambelle, peggio di Homer Simpson.
Quando fummo tutti sui pegasi questi iniziarono a volare diretti a Long Island.
Il volo fu bello, tolti il fatti che io Lorenzo e Anselmo soffriamo di vertigini (come diamine può Anselmo soffrire di verteigini? Chi sa, forse solo quando è molto in alto), il "mio" pegaso color caramello che si chiamava Caramello (che fantasia eh?) era forte e quindi non avevo paura di cadere, la parte più bella del viaggio però fu l'arrivo.

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