Tiro al Bersaglio e Altri Passatempi Cretini







«DUE DRAGHI! DUE DRAGHI CI ATTACCANO!!!» Urlò un contadino mentre fuggiva disperato dalle fiamme.

Ridendo, Koywoo gli atterrò agilmente di fronte trasformandosi in ragazzo.

«Sbagliato, buon umano. Un drago e una signora dei draghi...» Non fece in tempo a finire la frase che il pover'uomo svenne per lo spavento. «Oh, per tutte le squame piumate, è morto!» Disse Ko, sconvolto. «Non immaginavo che i bipedi fossero così fragili...»

In quell'istante, una squadra di Signori dei Draghi comparve lontano all'orizzonte e non potei fare a meno di chiedermi come diamine avessero fatto a rispondere così in fretta alla domanda di soccorso; ma non avevo tempo per pensare, dovevamo filarcela. Scesi in picchiata verso Ko, e, senza lasciargli il tempo di trasformarsi, lo afferrai per le spalle dirigendomi a tutta velocità nella direzione opposta ai nostri inseguitori.

«Terra verde, Runa! Ho ucciso un umano!»
Avrei voluto alzare un sopracciglio in risposta alla sua disperazione, ma in questa forma non ne avevo manco mezzo.

"Non è morto, Ko." Gli comunicai. "E' solo svenuto." Credo.

«Ma se s'è accasciato senza vita davanti ai miei occhi!»

"Si, beh, in effetti svenire significa proprio questo. Accasciarsi. Un po' come addormentarsi all'improvviso."

«Ah. E capita spesso, agli esseri umani?»

"Boh, a me non è mai successo.", ammisi. "Terra verde?"

«È una specie di modo di dire di noi draghi» spiegò. «Un po' come per gli umani 'santo cielo'.»

Ok, erano due anni e mezzo che lo conoscevo e questa non l'avevo mai sentita. Gli lanciai uno sguardo perplesso. Grosso errore, perché per farlo mi dovetti accartocciare su me stessa: avevo sempre avuto poca dimestichezza col lungo collo da drago, o meglio con tutto il corpo da drago in generale, e finii dritta in un albero.

«Waaaah!» Ko non la prese bene. «D'accordo, d'accordo, me la sono inventato! Ora basta!»

"Scusa." Con un po' di fatica ripresi quota.

«Nulla... Ma non è un po' rischioso andare verso la città?»

"Città?" Scrutai l'orizzonte. "Dannazione!" In un istante capii cos'era successo. Era evidente che la squadra che arrivando verso di noi non aveva risposto a una domanda d'aiuto dei contadini (e come avrebbe fatto in così poco tempo?), ma piuttosto doveva essere stata di ritorno da qualche missione quando si era imbattuta in noi. Sempre che ci avessero visto, cosa di cui non ero certa.

Erano abbastanza lontani, e sicuramente avrebbero preferito aiutare i contadini piuttosto che seguirci senza avere molte possibilità di raggiungerci; ma se fossimo finiti troppo vicini alla città e qualcuno ci avesse visto sarebbe stato un problema. Maledii il mio senso dell'orientamento praticamente inesistente e d'impulso mi gettai verso il basso. Qualche istante dopo emersi da un cespuglio nel bosco, tutta dolorante, nella mia forma originale, vale a dire umana.

«Ahi, ahi, credo sia meglio per l'incolumità di entrambi se smettessi definitivamente di fare il drago. Non sono portata.»

«Oh, sono tutte scuse.» Mi arrivò la voce di Ko dall'alto di un albero. «Non sopporti la sconfitta. Quante balle di fieno hai bruciato?» Chiese con sguardo di sfida.

«Una e... un... comignolo...»

«HA! Le case sono penalità! Dieci a zero per me!» Agitò le braccia esultante, lasciando la presa dall'albero a cui era aggrappato, cosa che lo fece cascare a terra con un tonfo.

«Tutto ok?» Chiesi.

Mi arrivò uno «Sghfnnnh» mugugnato in risposta.

«Lo prendo come un no.»

Me lo caricai sulle spalle come un sacco di patate e mi avviai verso la città.

Visto che Ko sembrava essersi ripreso, lo salutai in prossimità delle porte di Madracorn e mi affrettai per la mia strada. Non mi voltai nemmeno a guardarlo mentre volava verso la città dei draghi; avevo troppa fame.
Era da un po' che non passavo del tempo con lui. Da quando avevo compiuto diciotto anni, le cose erano diventate più impegnative; non ero più una semplice recluta dell'accademia bensì una Guardia Cittadina, e in quanto tale avevo Responsabilità.
Ugh, erano passati solo sei mesi e già mi avevano stufato.
Non avevo quasi mai tempo per me, e il rispetto che i miei superiori pretendevano bruciava mia pazienza sempre di più, logorando inesorabilmente la mia anima.
Finalmente, però, avevo ottenuto la mia prima settimana libera e niente mi avrebbe impedito di trascorrerla insieme a Ko.
Come ai vecchi tempi.

    Entrai nella locanda dei miei dal retro, direttamente in cucina. Mia madre era lì, sola, e, volta verso il fuoco, non si accorse di me. Il chiacchiericcio del locale adiacente riempiva la stanza, segno che questa sera avevano molti clienti.
Volevo proprio evitare che mi incastrassero per servire ai tavoli o cose del genere, così, furtiva, sgraffignai qualche coscia di pollo e sgattaiolai di nuovo in strada, diretta a casa mia. La camminata attraverso la foresta mi aveva prosciugato le forze; non avrei retto un minuto di più.

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