Fatemi indovinare: Un'altra nuova conoscenza?
L'espressione dell'uomo si addolcì quando vide il volto gonfio della Iena bionda.
«Lys!» Le andò incontro lui, a braccia aperte. «Oh, Lys! Cosa ti è successo?»
«Sigurd?» Disse lei mentre veniva abbracciata a tradimento. «Sigurd, si può sapere cosa diamine ci fai qua?»
Lui non si scompose. «Quante volte devo dirtelo che non dovresti uscire in città da sola? Sei fortunata ad avere me a guardarti le spalle. Cosa ti è successo?» Ripeté.
«Niente,» rispose la ragazza. «E quello che faccio non sono affari tuoi. Ho tutto sotto controllo, puoi benissimo andartene.»
Per un breve momento vidi brillare una scintilla di speranza.
«Hanno rissato!» Si intromise l'oste. «Nel mio locale!» Grazie tante, Gino.
«È vero, Lyss?» Insistette il Signore dei Draghi. Lei non rispose e il taverniere continuò.
«L'ho vista! Ha cominciato lei,» disse l'infame, puntando l'indice tremolante verso di me. «Lei ha sferrato il primo pugno!»
Ci fu un silenzio tombale e tutti gli sguardi vennero puntati su di me. Le guardie, tutti visi familiari, mi fissavano sconvolte. Una muta domanda era chiaramente leggibile sui loro volti: «Sei impazzita?»
Deglutii a disagio. «Mi sembra un'esagerazione», cominciai, «Avrò anche sferrato il primo pugno, è vero, ma la violenza, quella vera, verbale, è iniziata ben prima, e non a causa mia! Io ero tranquilla a farmi i fatti miei quando-»
«Mettetela in una delle vostre celle,» Mi interruppe Sigurd, prendendomi per una spalla e spingendomi verso le tre guardie. «Vi farò sapere cosa dovrete fare di lei domani. Vieni, Lys,» aggiunse in tono più dolce. La ragazza roteò gli occhi, ma lo seguì fuori dalla locanda.
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«Mi dispiace,» disse la Guardia più anziana mentre mi metteva le manette.
«Cos'hai combinato, Runa?» Chiese poi un'altra, più giovane, sulla strada verso il quartier generale.
«Ma che ne so! Quella ha iniziato ad insultarmi e non ci ho visto più. Sono spacciata, vero?»
«È normale. Provocare è quello che fanno quei palloni gonfiati della classe nobiliare; non servirà come attenuante. Sei in un bel guaio, Runa.»
«Eh, grazie...»
Quando rimasi sola nella piccola cella una stretta mi attanagliò lo stomaco. Prestai a malapena attenzione alle parole di conforto che la Guardia che mi aveva accompagnato fino a lì mormorò prima di andarsene.
Aggressione aggravata a Signora di Drago. Avrebbero potuto condannarmi a morte per molto meno. Se anche fossi riuscita a scampare la pena capitale, sarei finita in prigione. Sicuramente avrei perso il lavoro...
Cosa avevo avuto in testa? Mi sarebbe toccato fare una fuga all'ultimo minuto, trasformandomi in drago davanti a tutti, e allora ciao, vita civilizzata. Sarei invecchiata in delle caverne cibandomi di topi e insetti, sempre che i Signori dei Draghi non mi avessero catturato prima. Non comunicai con Ko, quella sera. Non avrei saputo cosa dirgli senza fargli capire che qualcosa non andava, e non volevo farlo preoccupare, o, peggio, spingerlo a fare qualcosa di impulsivo e stupido. Anche se quella era più la mia specialità.
Tirai fuori dalla tasca la spilla che ero riuscita a rubare alla Iena durante la rissa nel bar. Speravo che non se ne fosse accorta, perché un'accusa di furto era proprio quello che mi mancava. Ma non era stata colpa mia, quest'affare mi era praticamente rimasto in mano...
La porta della cella si aprì con un forte clangore metallico che mi fece sussultare. Ero sveglia da ormai qualche ora, e per l'ansia non ero più riuscita ad addormentarmi.
Il mio capo, Clay, fece un passo dentro, sospirando.
«Davvero, » cominciò, «a uno verrebbe da pensare che una persona, dopo averla scampata al pelo una volta, cerchi di fare attenzione in futuro, di mantenere quel minimo di autocontrollo ed evitare rischi stupidi... Tu invece sembra che te li crei.» La sua voce era calma, ma i suoi occhi tradivano la sua furia.
«Mi spiace,» dissi.
«Lo spero bene,» sbuffò. La sua espressione si addolcì un poco.
«Ringrazia di avere una fortunata sfacciata,» cominciò. «La nobildonna non vuole sporgere denuncia, nega tutto quello che affermano i testimoni e la sua parola vale molto più di quella di chiunque altro.»
Sbattei le palpebre incredula. «Sul serio?»
«Fidati, stento a crederci io stesso. Probabilmente è troppo umiliante per lei essersele fatte suonare da una Guardia, in quanto Signora di Drago.»
«Capisco», annuii. Gli occhi di Clay si ridussero a due fessure.
«Non ti vedo particolarmente sorpresa.»
«Sorpresa di cosa? Sapevo che era una Signora di Drago. Non avrei preso a pugni un civile.»
«Fammi capire,» Clay prese a massaggiarsi le tempie, e la vena sulla sua fronte iniziò a pulsare. «Non solo tu sapevi di avere a che fare con una signora di rango nobiliare, ma addirittura eri consapevole si trattasse di un membro dell'Ordine, l'organizzazione più potente del regno, macché, del mondo intero, e la tua prima reazione è stata quella di prenderla a pugni?»
«Beh, se la metti in questo modo, mi fai sentire davvero stupida.»
«Bene,» dissi. «Sei una Guardia, mi aspetto un certo autocontrollo. Non puoi reagire violentemente ogni qualvolta che qualcuno è moderatamente sgarbato con te.»
«"Moderatamente" non è esattamente l'aggettivo adatto.»
«Non m'importa quanto fosse moderato o meno l'insulto, Runa!», sbottò Clay, per poi fare un respiro profondo e riacquisire la calma che lo caratterizzava. «Hai potenziale, come guardia. Sei forte in battaglia e più sveglia di quello che sembri, lavori bene con la squadra e rendi facile volerti bene. Ma se vuoi continuare a essere una guardia, devi lavorare sulla tua impulsività. Non posso avere una guardia là fuori con una miccia corta e altamente infiammabile. Finora ho sempre chiuso un occhio perché sei giovane, ma non sarà così per sempre. Devi crescere, maturare. Imparare a scegliere le tue battaglie. Mi capisci?»
«Sì...», borbottai, una nuvola nera improvvisamente sopra la mia testa.
«Sì, come?» Clay alzò le sopracciglia.
«Sì, signore», dissi, sforzandomi di dissimulare la rabbia. Clay non se la meritava, ma non potevo controllare l'effetto delle sue parole su di me.
Lui mi sorrise, finalmente, un sorriso paziente e comprensivo, un sorriso che diceva che tutto sommato mi capiva. Un sorriso che avrebbe fatto dimenticare la rabbia di qualunque persona normale. Se solo io fossi stata così.
«Bene, su. Andiamo, lavoreremo sulle tue scuse facendo colazione.»
«Scuse?»
«Per la signora di drago.»
«Oh, capisco...» Mi alzai in piedi, mesta. «Immagino siano d'obbligo. Non è un problema, posso farlo, scriverò una lettera di scuse formali, contrita ma riverente, con tanto di frasi fatte e roba del...»
«Runa,» mi interruppe Clay. «Le scuse gliele devi fare di persona. Ti stanno aspettando di sopra.»
Fu come se mi avesse tirato uno schiaffo. Forse meno doloroso, ma altrettanto umiliante.
«Ma, Clay...»
«Niente "ma, Clay". Ritieniti fortunata ad essere viva. Un civile non lo sarebbe stato altrettanto.»
«Ma è così umiliante...» Protestai.
«Questa è proprio la ragione per cui vogliono che tu lo faccia.»
Sbuffai. Uffa.
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Nel prossimo capitolo:
Violenza verbale e l'inizio di un mistero misteriosissimo.
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