Capitolo Ventisette
Non avrebbe mai potuto immaginare che Ludovica iniziasse a uscire con Giancarlo senza nemmeno dirglielo. E la cosa che più la sconvolgeva era che lui avesse manifestato dell'interesse anche per lei. Si sentiva mortificata.
"Ma non te l'aveva detto?" riprese Paola, stanca del suo silenzio. Selvaggia scosse il capo. "Strano, domenica ci ha asfissiate con questa storia!"
"Domenica?"
"Ah, vero, tu non c'eri. Ci siamo viste per un aperitivo e ha iniziato a parlare di come lo avesse incontrato per strada e di come le avesse chiesto di prendere un caffè insieme, e poi da lì ha iniziato a uscirci tutte le sere..."
"E perché non ne ha parlato durante questi ultimi giorni?"
Paola assunse un'espressione dispiaciuta. "Beh... aveva detto che forse piaceva anche a te e non voleva ferirti."
A quel punto Selvaggia non capì più se quello che provava fosse risentimento o delusione. Si domandava se invece Ludovica avesse taciuto per nasconderle qualcosa. Ma la consapevolezza che Giancarlo non era interessato a lei e che molto probabilmente era esattamente come lo aveva descritto la prima volta, solo un pavone che ama mettersi in mostra, la punse al centro del petto.
Perché fosse venuto a cercarla in facoltà se già usciva con una ragazza rimaneva un mistero. Per chissà quale motivo non ce lo faceva a tenere un piede in due staffe.
"A quanto pare aveva ragione." Paola la riscosse dalle sue elucubrazioni.
"Su che cosa?"
"Vuoi dirmi che la tua aria assente non ha niente a che fare con Giancarlo e sul fatto che piace anche a te?" La pelle del viso di Selvaggia arrossì e un sorrisetto di compiacimento si disegnò sulle labbra di Paola. "Non c'è più bisogno che mi rispondi."
***
Arrivata in facoltà entrò nell'aula con la testa tra le nuvole, camminava senza badare a dove metteva i piedi. Quella storia di Giancarlo la assorbiva completamente. In diciannove anni di età non si era mai innamorata in quel modo, aveva avuto solo piccole cotte passeggere che svanivano dopo appena una settimana. Si poteva dire che sotto quell'aspetto non aveva ancora vissuto e la sconcertava il fatto che il primo ragazzo di cui si fosse innamorata era in pratica il ragazzo di una delle sue migliori amiche. Anche se era consapevole di conoscere Ludovica da pochissimo tempo, se ne era affezionata istintivamente.
Si sedette a un banco qualsiasi, accorgendosi vagamente degli altri alunni prendere posto accanto a lei. Quando entrò il professore salutando l'intera classe si riscosse dal suo mondo e alzò di scatto la testa per rispondere al saluto. D'istinto, si voltò verso il ragazzo seduto alla sua sinistra e il cuore le fece un balzo in gola. Cosa ci faceva Giancarlo di nuovo accanto a lei?
Questa volta aveva lasciato i suoi capelli sciolti, liberi di ondeggiare ad ogni movimento che compiva, catapultando così l'attenzione di Selvaggia su quelle labbra sottili e distese nel solito sorrisetto sexy.
"Finalmente ti sei risvegliata. Dov'eri? è già un po' che sono seduto qui."
Selvaggia boccheggiò alcuni istanti prima di rispondere. "Cosa ci fai qui?"
Il sorriso del ragazzo si fece ancora più esteso: "Pensi che un semplice rifiuto possa farmi desistere dal farti la corte?"
La pelle già paonazza divenne ancora più rossa, il che non fece altro che accrescere il sorriso di lui.
***
La risposta che gli diede lo rese ancora più sicuro che anche lei era interessata. Ed era proprio questo il punto: non capiva perché continuasse a respingerlo. Ne sapeva qualcosa di linguaggio del corpo, e quello che le diceva quello di lei era chiaro: l'interesse c'era anche da parte sua. Perché con le parole voleva fargli capire il contrario? Quando aveva scoperto che era la compagna di stanza di Manuela aveva cercato di sfruttare la situazione. La bionda li aveva lasciati soli per appena pochi istanti e tanto gli bastò per leggere chiaramente l'interesse nei suoi occhi verdi. Purtroppo, sua madre lo aveva chiamato urgentemente e dovette scappare, ma non si era arreso.
I messaggi contraddittori che gli mandava erano una sfida per lui, non poteva rifiutare. Quel rossore delizioso che le vedeva apparire su quella pelle candida era un richiamo troppo forte, e quasi poteva sentire il battito del suo cuore farsi più insistente anche standole semplicemente seduto accanto. No, non poteva tirarsi indietro a un semplice rifiuto, doveva conoscerla meglio!
Selvaggia si voltò di nuovo per seguire il professore, anche se non aveva ancora iniziato la lezione, ma la confusione era palese sulla sua faccia. Continuava a spostare lo sguardo in modo nervoso da un punto all'altro della stanza, senza mai posarsi su qualcosa di particolare, e il rossore non accennava a diminuire. Un po' gli dispiacque per lei, era evidente la sua confusione, ma al tempo stesso quell'atteggiamento lo divertiva. Quella ragazza lo affascinava in un modo che non riusciva a spiegarsi.
Ristette in silenzio per tutta la lezione, sperando che ciò potesse calmarla, fingendo di interessarsi nonostante la storia dei rapporti tra stato e chiesa lo annoiasse terribilmente. Conosceva già tutta quella solfa e tra l'altro quel professore aveva una voce così baritonale che unita alla spiegazione lenta di cose noiose era soporifera per lui.
***
Selvaggia era impegnata in una lotta interiore per cercare di ignorare il ragazzo seduto al suo fianco, ma ogni respiro che emetteva e ogni minimo movimento che faceva calamitavano la sua attenzione. Quando finalmente la lezione finì dovette fare uno sforzo sovrumano per alzarsi velocemente e scappare fuori dall'aula.
Balzò in piedi di scatto e afferrò velocemente tutte le sue cose prima di precipitarsi fuori dalla porta. Ma lui la seguì altrettanto velocemente nel corridoio e la tallonò per un bel pezzo senza aprire bocca.
Per Selvaggia fu davvero troppo!
Frenò di colpo, furibonda e imbarazzata al massimo. "Si può sapere cosa vuoi da me?" La stava facendo esasperare.
La reazione di Giancarlo fu molto diversa da quella che chiunque si sarebbe aspettato da lui. Dopo un'iniziale sorpresa per la brusca frenata, le si avvicinò guardandola fisso negli occhi.
"Perché mi scappi?"
Selvaggia, miracolosamente, sostenne il suo sguardo, anche se il rossore non la abbandonava mai.
"Perché ti conosco e non mi piaci."
Si voltò con impeto e si allontanò, lasciandolo per l'ennesima volta da solo al centro del corridoio.
*
Giancarlo la osservò camminare tra gli altri ragazzi finché non riuscì più a scorgerla, ma non tentò di seguirla ancora. Era evidente che quello fosse l'approccio sbagliato con lei.
Tornò sui suoi passi rimuginando su come potesse avvicinarla senza farla scappare. La cosa prometteva di essere davvero divertente; in fondo l'uomo è un cacciatore e più la preda è difficile e più si impunta per catturarla.
*
Selvaggia si rifugiò nell'aula della lezione successiva, sedendosi in uno dei banchi in fondo, in un posto nascosto alla vista di chi entrava dalla porta. Restò fremente a guardare l'entrata, finché non fu certa che Giancarlo non la stesse più seguendo. Ma quando la porta fu chiusa e più nessuno sarebbe entrato da lì non seppe se esserne felice o delusa.
L'aperto interesse di lui la lusingava e per questo ce l'aveva con sé stessa. Non credeva che potesse essere così debole. Da una parte avrebbe voluto allontanarlo da lei definitivamente, dimenticarsene e magari avere la possibilità di conoscere qualcun altro, da un'altra desiderava poterlo conoscere apertamente e scoprire come sarebbe lasciarsi stringere da quelle braccia forti e muscolose. Al solo pensiero arrossì come una scema. Era davvero fuori controllo!
Afferrò il suo vassoio di cibo e insieme alle sue amiche si avvicinò al tavolo che occupavano di solito. Paola e Daniela sembravano aver fatto pace e si sedettero accanto per discorrere del ragazzo di Daniela. Si ritrovò a mangiare fianco a fianco con Ludovica, anche se si erano salutate a malapena e avevano cominciato a mangiare in silenzio.
Era sempre più confusa, non sapeva cosa fare. Era combattuta se rivelare a Ludovica ciò che era successo quella mattina con Giancarlo o lasciare che vincesse il rancore che provava nei suoi confronti, dato dal fatto che l'aveva tenuta all'oscuro di aver cominciato a uscire con lui, e aspettare che si accorgesse da sola che tipo fosse. Per il momento stava vincendo il rancore. Se ne rendeva conto, ma non voleva farle capire quanto fosse essa stessa presa da quel ragazzo.
Se le avesse parlato di ciò che era successo con lui, Ludovica avrebbe sicuramente preteso di conoscere i dettagli e sicuramente si sarebbe tradita in qualche modo. Non era abituata a mentire.
Si sentiva in trappola.
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