In anteprima per voi, lo sguardo di Vanessa. 😂
Come chi è Vanessa? Leggete fino in fondo e capirete
Selvaggia camminava spedita lungo la strada verso il luogo dell’appuntamento con Matteo. Si sentiva profondamente in colpa per aver mentito a Giancarlo, ma proprio non se la sentiva di parlargli di Matteo e correre così il rischio che venisse a sapere del suo passato. Sapeva che in questo modo stava sbagliando ma era più forte di lei.
Un’accusa di omicidio, anche se prosciolta, continui a sentirtela addosso come una seconda pelle.
Si ricordava perfettamente le frasi e gli scherni che le buttarono addosso dopo quell’esperienza quando camminava per strada, quando la memoria dell’accaduto era ancora fresca nelle menti della gente e perfino i ragazzi come lei se ne ricordavano, quando era appena stata adottata da Michele e la maggior parte dei suoi compagni, se non tutti, la guardavano come se fosse stata un mostro. Non avrebbe mai potuto sopportare di vedere quello stesso sguardo negli occhi di Giancarlo.
Nei pressi del supermercato vide Matteo da lontano, fermo di fronte all’entrata dello stesso, intento a guardarsi attorno. Era difficile da non notare data la sua statura, era diventato di quasi una spanna più alto di lei… e lei era alta per essere una donna.
Si avvicinò per farsi vedere da lui, e un sorriso sincero distese le fattezze di quel viso amico. Non avrebbe mai potuto dimenticare quel bambino dolce e particolare che le era stato vicino in quell’orfanotrofio, e anche se adesso era diventato un bel ragazzo di venti anni, per lei sarebbe rimasto sempre quel ragazzino dai capelli ricci e il buffo modo di scherzare.
“Sono davvero felice che tu sia venuta.” La salutò baciandole le guance.
“Anch’io…”
Matteo la guardò per un attimo negli occhi con un’espressione che lei non seppe decifrare, tra il serio e il sognante; le sembrò di scorgere una luce strana in quegli occhi chiari, ma sparì subito.
Le sorrise, impacciato. “Andiamo, voglio farti conoscere un mio amico.”
Le fece strada fino a un portone di una palazzina popolare, distante un paio di vie parallele, e salirono delle scale in pietra poco meno fatiscenti rispetto a quelle dove abitava Giancarlo. Nella tromba delle scale si avvertivano le voci di alcuni ragazzi e persino il pianto di qualche bambino arrivare dagli altri portoni presenti. Matteo sembrava non sapere cosa dire, ogni tanto le rivolgeva uno sguardo timido e si affrettava a salire. Aprì un portone al quarto piano laccato di bianco, stranamente moderno rispetto al resto dei portoni del palazzo, e la invitò a entrare in un simpatico ingresso. Una scarpiera bianca era a lato della porta, con un grazioso tappetino con un gattino stampato. Una piccola poltroncina in vimini anch'essa laccata di bianco era collocata in un angolo e vicino c’era un piccolo tavolino tondo con sopra una pianta grassa in un minuscolo vaso. Il pavimento era bianco con striature grigie, anche il muro era bianco ma con dei brillanti che si vedevano a seconda della luce. Per il resto c’erano solo un paio di quadri, colorati e astratti, e un attaccapanni.
In silenzio, e con un sorriso divertito in faccia, la scortò fino a un salotto con un televisore a schermo piatto e un divano a tre posti con penisola. L'arredamento moderno strideva con il resto del palazzo. Seduto a un computer contro il muro era seduto il ragazzo grosso che era con lui al supermercato, intento a scrivere qualcosa alla tastiera, dando le spalle all’entrata del salotto. Si voltò lievemente in modo da notare il ritorno di Matteo e subito riportò l’attenzione allo schermo di fronte a sé.
“Sei tornato! Sei da solo, vero?” Ridacchiò divertito. “Lo sapevo che la strafiga della tua amica non sarebbe venuta… figurati se una come lei considera uno come te!”
Matteo fece sentire un colpo di tosse forzato: “Che dici, se ti do abbastanza corda alla fine ti ci impicchi?”
L’altro fece una risatina derisoria ma non ribatté, troppo intento a scrivere alla tastiera. Selvaggia sorrise a Matteo e si avvicinò alle spalle dell’amico al computer:
“Può darsi che l'amica strafiga non sia voluta venire però sono venuta io…”
A quel punto il ragazzo si bloccò con le mani sulla tastiera e si irrigidì. Lentamente si voltò e vide Selvaggia che gli sorrideva, in piedi dietro di lui.
“Oh… io credevo che… ero convinto che…” Balbettò.
“Non fa niente!” Rise ancora lei. “Piacere di conoscerti, sono Selvaggia.” Gli tese una mano.
“Io… sono… ehm…” si bloccò mentre gliela stringeva, per un attimo dimentico perfino del suo nome.
“Lui è molto felice di conoscerti,” proruppe Matteo, divertito. “Almeno, a giudicare dalla sua faccia da ebete è così. Comunque si chiama Fabio.”
Fabio chiuse la bocca di scatto, risentito dalle parole dell’amico, ma i due si misero a ridere e piano piano si accodò a loro.
Normalmente Selvaggia si sarebbe sentita a disagio a restare da sola in una casa con due ragazzi, ma per lei Matteo era come un fratello e sentiva istintivamente di potersi fidare. Non ci misero molto a rilassarsi e a rivangare il passato...
"Quando quella bastarda di Ilaria ti tagliò i capelli l'avrei uccisa. Solo per rovinarti l'adozione!"
Le parole di Matteo toccarono un tasto dolente. Quello che aveva appena raccontato era un aneddoto che precedeva la sua adozione con i Caruso e non voleva rivangare quella storia.
"Già... Lei che fine ha fatto, lo sai?" Cambiò argomento.
"No. Era ancora là quando me ne sono andato." Si strinse nelle spalle.
"Certo che questa Ilaria era davvero una vipera." Fabio azzannò il panino che si era fatto preparare. "Secondo me è rimasta lì fino alla maggiore età. Appena la vedevano anche gli adulti scappavano!"
Gli altri due sghignazzarono divertiti.
"Però non era brutta, da quel che mi ricordo." Aggiunse Matteo.
"Non sia mai che ti scappi detto davanti a Vanessa!" Fabio alzò le mani, come se si stava arrendendo. "Dio ce ne scampi!"
Selvaggia spalancò gli occhi, incuriosita. "Chi è Vanessa?"
Fabio indicò l'amico. "La sua ragazza!"
“Quindi sei fidanzato!”
Matteo arrossì visibilmente. “Sì… è un po’ che stiamo insieme…”
“Mi fa piacere, e lei adesso dov’è?”
“È al lavoro, fa la parrucchiera in fondo alla strada.”
“E com'è? Come vi siete conosciuti?"
“Beh... Carina... Ma la conoscerai a breve, dovrebbe tornare a casa da un momento all’altro!”
Matteo sembrò chiudersi a riccio e assunse un atteggiamento strano, come se si vergognasse di qualcosa.
Calò un silenzio impacciato, rotto solo dal rumore delle dita di Fabio sulla tastiera. Matteo non riusciva più a guardarla e Selvaggia non riuscì a capirne il motivo. Si guardò attorno e si avvicinò a Fabio.
“Che cosa stai facendo al computer?”
Guardò lo schermo, ma era una pagina contenente una sfilza di numeri e codici per lei indecifrabili.
Fabio guardò per un attimo Matteo, in evidente difficoltà a rispondere alla domanda. Non ricevendo nessuna risposta si voltò impacciato verso di lei.
“Che studi hai detto che stai seguendo?”
“Giurisprudenza. Perché?”
Ci pensò un po’ su, indeciso se risponderle o meno, ma dato il suo tergiversare Matteo prese la parola.
“Beh… non so quanto tu possa capirne di computer, ma… io e Fabio siamo due specie di hacker.”
Selvaggia sgranò gli occhi, incredula. “Davvero?”
Matteo annuì. “Beh… sì. Con poche informazioni possiamo rintracciare una persona ovunque nel globo o conoscere tutto di lei se ne ha traccia in rete. Possiamo entrare nei siti protetti e…”
“Potreste anche entrare, che so, nel sito della polizia?”
“E non sarebbe la prima volta!” proruppe Fabio ridacchiando: “Qualche mese fa presi una multa per essere entrato con la macchina in zona ztl e me la sono tolta.”
Selvaggia rimase a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettata che l’amico facesse queste cose.
“Ma è contro la legge!”
Matteo le si avvicinò congiungendo le mani davanti a sé, come se pregasse. “Non vuoi fare la spia, vero? In fondo non facciamo del male a nessuno, non rubiamo e non mettiamo nei guai altre persone. È solo un nostro hobby.”
Lei rimase a fissarlo di stucco, cercando di capire quali ripercussioni potesse avere una cosa del genere. Se quello che dicevano era vero e non facevano male a nessuno, per quale motivo imparare a scoprire i segreti delle persone?
“Beh… io credo che se la gente volesse far sapere certe cose personali non le metterebbe sotto chiave, le lascerebbe di libero accesso a tutti, che so, magari sui social… non credo che se sapessero che qualcuno spia le loro cose personali e le divulga sarebbero contente.”
“Ma noi non facciamo niente di tutto ciò, mica divulghiamo le informazioni personali delle persone!" Matteo sembrò offeso. "Non siamo banditi informatici, siamo vendicatori… e poi, vabbè, a volte succede che cambiamo alcune cose a nostro beneficio, ma non facciamo del male a nessuno.”
“In che senso siete vendicatori?”
“Nel senso che, se è possibile, facciamo anche del bene. Alcuni mesi fa il fratello di un nostro amico aveva tagliato tutti i ponti con la sua famiglia e se ne era andato chissà dove. Aveva cambiato identità e aspetto fisico solo per non farsi riconoscere, ma il padre era disperato per la sua scomparsa, non sapeva come fare e noi siamo riusciti a ritrovarlo. Adesso sembra che si siano riavvicinati.”
Matteo tentò di convincerla che erano dalla parte dei buoni. Selvaggia si immerse nella sincerità di quegli occhi azzurri e i suoi divennero di colpo più dolci e morbidi. Sorrise, ormai convinta della buona fede dei due amici.
La porta dell'ingresso si aprì e si richiuse, attirando l'attenzione dei presenti in salotto. Dall'ingresso entrò una bellissima ragazza con dei lunghi capelli mossi, neri e vaporosi, di bassa statura ma con un fisico grazioso e truccata in maniera perfetta, avvolta in uno spolverino beige con un paio di tacchi alti ai piedi.
“Credo che domani pioverà, il tempo si sta guastando!”
Avvisò senza accorgersi della presenza di Selvaggia. Appoggiò la borsa su una poltrona e si allentò la cintura dello spolverino. Stava per toglierselo e alzò la testa verso il salotto, bloccandosi di colpo.
“Oh… non sapevo che avessimo visite.”
“Ciao, tesoro.” Matteo si alzò e le andò incontro con un dolce sorriso, posandole un bacio sul naso. “Vorrei presentarti una mia vecchia amica. Selvaggia.”
Selvaggia si alzò in piedi per stringere la mano alla padrona di casa. Questa la guardò incuriosita, ma subito la sua espressione si ghiacciò per un istante, come se avesse ricordato qualcosa di spiacevole.
“Ah… Selvaggia…” Sussurrò stringendole la mano.
“Mi fa piacere di conoscerti, Matteo mi ha parlato di te.”
Selvaggia cercò di smorzare quella tensione. Il sorriso di Vanessa le era sembrato finto sin da subito ma finse di non notarlo.
“Ah… anche a me ha parlato di te…”
“Davvero?” Selvaggia ne fu sorpresa.
Non si aspettava che Matteo avesse parlato di lei con la sua ragazza… o forse era solo una scusa, solo un modo per rompere il ghiaccio, esattamente come aveva fatto lei.
A quel punto Fabio si alzò dalla sua postazione e si affiancò a Selvaggia.
“Devo ritenermi fortunato, allora, hai compreso anche me nella parola ospiti?”
Vanessa fece fatica a staccare gli occhi da Selvaggia per posarli su di lui.
“Tu passi più tempo qui che a casa tua, direi che definirti ospite sia quasi un insulto.” Scherzò in modo pungente, generando risatine divertite tra i due maschi presenti.
Si staccò da Matteo levandosi completamente il suo spolverino beige, mostrando un vestito corto e all’apparenza costoso, e si allontanò in direzione della camera da letto, con l'evidente intenzione di riporlo nell’armadio.
Rimasta sola con i ragazzi Selvaggia sorrise, d’un tratto timida. “Io… credo che sia arrivato il momento di andare.”
“Ma come? sei arrivata meno di un’ora fa!”
Fabio era sorpreso quasi quanto l’amico, che era rimasto a fissare Selvaggia senza riuscire a spiccicar parola.
“Sì, lo so… ma devo studiare.” Si affrettò a rispondere.
Afferrò velocemente il suo giacchetto e baciò l’amico sulla guancia, sorrise a Fabio e, non lasciando a nessuno dei due modo di ribattere, si allontanò verso la porta.
“Ci sentiamo presto. Ciao.”
Si ritrovò a camminare da sola in mezzo alla gente, anche se con il pensiero era rimasta a casa del suo amico. All’improvviso si era sentita un’estranea in quella situazione, e in un certo senso lo era, ma non si aspettava l’occhiata di sfida che le aveva lanciato Vanessa. Era una situazione del tutto nuova per lei e non credeva che la ragazza di quello che lei considerava un fratello potesse dimostrarle una così forte avversione. Era abituata alle occhiate d’astio, la gente aveva la pessima abitudine di giudicare le persone prima ancora di conoscerle, con lei in modo particolare… e Vanessa sembrava conoscerla.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top