Capitolo Settantuno
Riccardo entrò in caserma carico di nuove aspettative e speranze, sorrideva genuinamente a tutti mentre salutava i colleghi e si dirigeva verso l'ufficio in cui prestava servizio. Non notava neppure le occhiate sbalordite alle sue spalle.
Roberto, che non perdeva mai occasione per deriderlo, era seduto alla sua scrivania quando se lo vide passare davanti. Osservò la sua espressione sorridente e beata e subito si alzò in piedi per raggiungerlo e gli diede una pacca rumorosa tra capo e collo.
"E finalmente te la sei fatta, vero? Di' la verità!"
"Ahia! ma sei pazzo?" Sbraitò massaggiandosi la nuca e guardandolo di traverso.
"Se io sono pazzo tu sei un gran paraculo! Alla fine la mora ha ceduto, eh? Te la sei portata a letto, finalmente!"
"Non dire stronzate! E anche se fosse non verrei a dirlo a te."
"Però lo hai fatto, vero?"
"Non sono affari tuoi!"
"Certo che lo hai fatto, altrimenti perché avresti quella faccia da ebete rincoglionito?" Sghignazzò, puntandogli un dito contro.
"Io non ho nessuna faccia da ebete!"
Roberto alzò le mani in segno di resa. "Certo, certo! Ma pensa agli amici quando ti sarai stancato di lei, va bene?"
L'occhiataccia di Riccardo lo ricacciò dov'era, senza fargli smettere di sghignazzare come un cretino.
L'altro si massaggiò il collo prima di dirigersi verso la sua scrivania. Appena si sedette, il sorriso estatico rispuntò sulla sua faccia.
La sera prima Selvaggia aveva acconsentito a farsi accompagnare a casa in auto dopo che si era fatto trovare fuori da locale ad attenderla. Per tutto il tragitto era rimasta in un silenzio carico di tensione, talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi nemmeno quando lui si era fermato davanti al cancello del suo cortile.
"Siamo arrivati." L'aveva risvegliata.
Selvaggia aveva alzato la testa di scatto guardandosi attorno. "Grazie..." Aveva borbottato, senza accennare a scendere dall'auto.
Era rimasto perplesso per alcuni istanti. "Va tutto bene? C'è qualcosa che ti turba?"
Lei lo aveva guardato timidamente e nei suoi occhi lui aveva letto di nuovo incertezza, ma anche fiducia... E, cavolo, se non gli era sembrato un déjavù.
"Vorrei che tu sapessi che con me puoi parlare di tutto, se hai qualcosa che ti crea problemi vorrei che ti confidassi con me. Sarei felice di aiutarti."
"Il fatto è che—"
Aveva preso a dire, ma lui l'aveva interrotta.
"Sì, lo so, non ti conosco, ma nemmeno tu conosci me. Ma questo è il motivo principale per cui vorrei tanto entrare nella tua vita... E poi è uno scambio alla pari: ci conosceremo gradualmente a vicenda. È un bel compromesso, no?"
Selvaggia aveva fatto sentire una risatina. "Però qualcosa di te io già la conosco bene."
"Ah sì? E quale?"
"Che se vuoi una cosa sei così cocciuto che cerchi di ottenerla anche dopo un rifiuto."
Gli aveva sorriso e lui era rimasto talmente imbambolato di fronte a quel sorriso che non si era reso conto quando lei si era allungata verso di lui per lasciargli un casto bacio sulla guancia. "Buonanotte," gli aveva sussurrato, prima di scendere dall'auto e sparire oltre quel cancello.
Quando era tornato nel suo appartamento era ancora stordito da quel bacio. Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che pensare a lei e a quel dolce e ingenuo contatto che avevano avuto... Oltre che a immaginarsi continuamente quegli occhi stupendi e talmente espressivi da abbagliarlo.
***
Per Selvaggia la sera in cui Riccardo l'aveva accompagnata a casa si era trasformata in una battaglia contro se stessa. Appena aveva varcato la porta del suo appartamento si era lasciata prendere dall'ansia. E adesso cosa sarebbe accaduto? Cosa avrebbe significato per lei cominciare una relazione con un ragazzo dopo tutto quello che le era successo? E, di nuovo, si domandò che cosa avrebbe fatto lui se un giorno fosse venuto a conoscenza del suo passato.
Aveva cominciato a camminare su e giù lungo il piccolo soggiorno, di fronte al suo divano. La televisione spenta mandava il suo riflesso in continuo movimento, mentre Luke aveva cercato di attirare la sua attenzione camminandole tra i piedi, dopo aver ricevuto un calcio senza che lei se ne accorgesse, aveva deciso di rannicchiarsi su un cuscino del divano e osservarla da lì, in attesa che si calmasse e potesse dargli un po' di cibo.
Aveva continuato nel suo movimento ripetitivo per un po', chiedendosi se avrebbe fatto bene a fidarsi di lui, o se, appena scoperto la verità, l'avrebbe trattata diversamente. Fino a quel momento si era manifestato dolce ed estremamente premuroso, era la prima persona, lì a Milano, con la quale sentiva di poter essere se stessa, con la quale si sentiva a suo agio e protetta. Senza accorgersene si era fermata in mezzo alla stanza, ricordando quegli occhi azzurri e profondi che la guardavano con dolcezza, trasmettendole serenità... e anche una certa emozione. Aveva già sperimentato quello stesso sentimento, in passato, di fronte a un paio di occhi molto simili...
Quando, quella mattina, si era risvegliata addosso al petto di lui si era sentita viva, emozionata. La sua vicinanza in un contesto come quello, invece di mandarla su tutte le furie le aveva fatto perdere il lume della ragione; aveva sentito il cuore aumentare la sua corsa e la facoltà di parola le era sembrata mancare.
Qualcosa di morbido e caldo le accarezzò i polpacci all'improvviso, risvegliandola dal suo mondo onirico; abbassò la testa, Luke la guardava con la coda diritta facendo sentire un miagolio. Sorrise al gatto, prendendolo in braccio.
"Vieni, oggi ti do i bocconcini di pollo più buoni."
Lo accarezzò e si diresse a prendere la scatoletta di cibo. Come se avesse capito il linguaggio della padrona, Luke prese a fare le fusa.
Alla fine della giornata, come faceva sempre, si sedette sulla sua sedia preferita a osservare il cortile interno in cui viveva, in silenzio, avvolta nei suoi pensieri.
Il ricordo di Giancarlo era ancora vivo in lei, non poteva negarlo, ma il pensiero di Riccardo era come una scossa elettrica dritta al cuore, che la faceva sentire viva, che le comunicava il suo bisogno di lasciarsi il passato alle spalle e di vivere la sua vita appieno, come una qualsiasi ragazza della sua età. Le faceva ricordare di avere solo venti anni, e che aveva ancora tutta la vita davanti.
***
Stava per finire il turno e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Se pur di settimana, il lavoro in un pub era comunque stancante; non aveva un minuto di relax, correva continuamente da un punto all'altro del locale come una pallina di un flipper, riusciva a sedersi alcuni minuti solo il tempo di una sigaretta.
Quella sera, poi, era particolarmente demoralizzata, nonostante i suoi buoni propositi e la voglia di tornare a vivere. O almeno di provarci. Riccardo non si era fatto vedere.
Aveva sperato per tutto il tempo di vederlo apparire stretto nella sua giacca di pelle nera e nei suoi jeans che gli fasciavano il fondoschiena in maniera invitante, o anche con la divisa da Carabiniere, che gli dava quel fascino particolare che la attraeva in modo inspiegabile. E invece niente.
Scoccata l'ora e finito di ripulire il locale, si rifugiò nel retro per togliersi il grembiule da lavoro e rimettersi i suoi indumenti normali, ormai aveva perso le speranze di poterlo vedere per quella sera, era troppo tardi perché anche un tipo come lui si avventurasse fin lì... Forse aveva cambiato idea e la sua continua reticenza lo aveva allontanato. Il pensiero la demoralizzò, ma non poté che farsene una colpa; se fosse stata in lui non avrebbe voluto uscire con una musona come lei!
Con un sospiro di rassegnazione indossò il giacchetto e, dopo aver salutato i suoi colleghi, uscì nel vicolo dalla porticina sul retro. Si era alzato un venticello fresco e si tenne alzato il colletto con una mano mentre avanzava lentamente lungo il vicolo sporco. Continuava a guardare in basso immersa nei suoi pensieri ridondanti quando un'ombra le oscurò la visuale. Anche stavolta c'era Riccardo, che la guardava dispiaciuto.
"Ciao! Ho avuto da fare con il lavoro, stasera, non mi sono potuto liberare, se no avrei sicuramente fatto un salto al pub prima che tu staccassi. Sono ancora in tempo per portarti a casa?"
La sorpresa fu evidente sul viso della ragazza, dove un sorriso spontaneo le illuminò gli occhi e distese le labbra. Tornò subito seria, cercando di non mostrarsi troppo felice della sua presenza.
"Credevo che per stasera non saresti venuto," confessò.
Non osava dire che sperava di rivederlo, sarebbe stato come confessare i suoi sentimenti e per lei era ancora troppo presto.
Riccardo mise le mani in tasca e fece alcuni passi verso di lei. "C'è stata un'emergenza sul lavoro e anche chi era già a casa o a riposo è stato chiamato per una riunione urgente. Non potevo evitarlo."
"Certo, capisco."
A questo punto si avvicinò ancora e le porse il braccio piegato, aspettando che lei lo afferrasse con una mano.
"Quindi, lascia che ti accompagni a casa."
Questa volta Selvaggia non riuscì a reprimere un sorriso. "Dov'è la tua macchina?"
"Niente macchina, ho pensato di fare due passi. Ti va?"
Aveva detto sul serio? Non rispose ma si sentì ricaricare di nuove energie di fronte a quello sguardo. Si aggrappò a lui infilando una mano nell'incavo del suo braccio e cominciarono a camminare in silenzio, l'uno a fianco all'altra, lungo la strada deserta.
Avvertì il suo profumo sulla giacca di pelle, misto ad un vago odore di bagnoschiuma; doveva essersi fatto la doccia prima di venire da lei. Averlo così accanto e camminare a braccetto con lui la fece sentire strana, emozionata, di una sensazione paragonabile a una droga. Quella sua aria dolce e sensuale, mescolata a un'espressione seria, lo rendeva estremamente affascinante. Cosa che lei aveva notato subito, dovette ammettere, ma non voleva esprimerlo né a parole né sottoforma di pensiero, le sarebbe sembrato tradire la memoria di Giancarlo.
Ed ecco che il ricordo del vecchio amore riaffiorò di colpo, come un monito morale che sembrava additarla come peccatrice per aver deciso di vivere la propria vita con un altro uomo. L'immagine di Giancarlo le si materializzò davanti agli occhi, facendole provare un forte senso di colpa. Di scatto si staccò da Riccardo, si fermò lungo il marciapiede facendo fermare anche lui, che la guardò confuso.
"C'è qualcosa che non va?"
Lei rimase a guardare davanti a sé senza rispondere, non sapeva cosa dirgli, come giustificare il suo gesto e il profondo senso di colpa che l'aveva invasa.
Lui rimase a fissarla confuso per alcuni istanti. Decise di prendere in mano la situazione. Le si piazzò davanti e le mise le mani sulle spalle.
"Ehi, guardami, Selvaggia, che ti succede?"
Lei alzò lo sguardo per un attimo ma non riuscì a mantenerlo sui suoi occhi. "Io..."
Lui appoggiò allora entrambe le mani sulle sue guance, cosicché Selvaggia tornò istintivamente a guardarlo negli occhi.
"Non devi temere niente quando sei con me, non lasciare che ci sia qualcosa che ti impedisca di fare le tue scelte."
L'accorato appello la costrinse a reprimere i sentimenti negativi, si immerse nel blu dei suoi occhi, caldi e avvolgenti e, miracolosamente, ebbero l'effetto di farle passare qualsiasi senso di colpa.
La guardava concentrato, vicinissimo, senza battere ciglio per cercare di rassicurarla. Rimasero a fissarsi negli occhi per diversi istanti, quel tanto che bastò a Selvaggia per riuscire a scacciare dalla sua mente l'immagine ormai divenuta ingombrante di Giancarlo e sostituirla con quella del ragazzo che le stava di fronte.
Studiò il suo volto per poterlo imprimere nella sua mente: quegli occhi tremendamente belli, grandi e profondi, quelle piccole rughe di espressione che lo rendevano maturo e serio, quella bocca carnosa e quel leggero accenno di barba che gli dava quel tocco virile che non guastava.
Decisa a vivere quell'esperienza fino alla fine, avvicinò il viso, fissandogli le labbra in un gesto di improvviso coraggio. Arrivata a pochi centimetri dalla sua bocca si fermò per guardarlo negli occhi e chiedergli silenziosamente il permesso. Il permesso per baciarlo, per toccarlo, per premere le proprie labbra sulle sue e manifestare così la gratitudine che nutriva nei suoi confronti e che fino a quel momento non era riuscita a manifestare minimamente.
Riccardo sembrò meravigliato dal suo gesto, ma non ci pensò due volte prima di coprire la distanza che lei aveva lasciato in sospeso.
Fu come un'esplosione di fuochi d'artificio, nei loro cuori e tutt'intorno a loro. Le loro bocche si cercarono, esplorandosi con curiosità e timidezza, per lasciare subito il posto all'eccitazione. Semplice e pura voglia di stare insieme e condividere il gesto più intimo che possa esistere tra un uomo e una donna.
Spazio autrice:
Capitolo leggermente neutro, non succede un gran ché, se non alla fine. Avrebbe potuto essere molto più movimentato se Selvaggia non fosse stata così frenata dal suo passato prima di decidere di lasciarlo alle spalle.
Avrà ritrovato la felicità?
Assicuratemi che vi sto facendo emozionare, e vi sto facendo vivere la vita di Selvaggia. Fatemelo sapere con qualche commento. Per ogni autore è di estrema importanza avere un riscontro con i propri lettori!
Un bacio per uno e un grazie per seguire questa storia. 💋
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top