Capitolo Settantacinque
Di fronte a due cartoni di pizza e a due lattine di Coca Cola, Riccardo e Selvaggia si accinsero a consumare la loro prima cena insieme, nel tavolo da cucina che li vedeva seduti ai due estremi a poco più di un metro di distanza.
Luke, che aveva ricevuto dei croccantini extra, se ne stava a leccarsi le zampe sul divano, facendo fusa rumorose. I due cominciarono a tagliare ognuno la propria pizza e il gatto attirò l'attenzione di Riccardo:
"Come fa quel gatto a mangiare così tanto?"
"Ah, non lo so." Selvaggia si portò alla bocca un pezzo di pizza e iniziò a masticare. "Fortuna che gli ho dato la possibilità di uscire e muoversi, se no sarebbe diventato ciccione già a un anno di età."
"E come fa a uscire ed entrare a suo piacimento?"
"Dalla porticina!" Indicò in fondo alla porta. "Non mi piaceva che divenisse un gatto casalingo, che non si sposta dal divano, così gliela feci fare dopo un mese dal suo arrivo."
"Ed è tanto che ce l'hai?"
"Direi un anno... Lo trovai nel cassonetto quando tornai a casa dopo il mio primo giorno di lavoro al pub."
"Nel cassonetto?" Era sbalordito.
"Già, assieme ai suoi fratellini, ma lui era l'unico ancora vivo."
Tornò a guardare il gatto con un'espressione dispiaciuta. "Povero micio! Come fa la gente ad abbandonare dei gattini in quel modo?" Selvaggia non rispose e si strinse nelle spalle. "Ma in fondo la gente è capace di abbandonare anche i figli, non dovremmo sorprenderci di niente, ormai."
A quelle parole Selvaggia sentì come un colpo di frusta, ne rimase scossa, e restò per alcuni secondi immobile, con l'insana paura che le chiedesse del suo passato. Non voleva rivelarglielo e non sapeva se sarebbe mai stata pronta a farlo.
Riccardo non si accorse della sua espressione e continuò il suo ciarlare come se niente fosse: "Ti manca la tua Sicilia?"
Lei lo guardò di scatto, credendo di aver capito male. "Come?"
"Tu non mi hai detto niente ma dal tuo accento si sente che sei siciliana. Ho lavorato in Sicilia per quasi tre anni, quindi lo riconosco bene il tuo accento. Sembri palermitana. Mi sbaglio?"
Selvaggia tirò un grosso respiro prima di rispondere. "No, non ti sbagli."
Finalmente Riccardo si accorse del suo disagio e decise di non fare altre domande.
"Quando ho lavorato in Sicilia ero ancora all'inizio della mia carriera, ero un semplice carabiniere, ma ho accumulato molta esperienza." Prese un pezzo di pizza con la forchetta e se lo portò alla bocca. "Ho anche lavorato a un caso di omicidio."
"Ah... Wow..." Bofonchiò lei, cercando di manifestarsi interessata all'argomento.
Quello era un campo minato e proseguiva con cautela mentre gli rispondeva, aveva una paura folle.
"Sì! Pensa un po', forse potresti ricordartelo, una donna aveva ucciso il marito e aveva cercato di far ricadere la colpa sulla figlia adottiva."
Selvaggia si bloccò con le posate in mano, il cuore a mille e senza respirare, mentre Riccardo continuava a mangiare senza accorgersene.
"Quella stronza le aveva messo in mano un fucile e le aveva fatto sparare al padre mentre dormiva, circuendola con la scusa che lui avesse un tumore e fosse in fin di vita." Fece una faccia schifata. "La ragazzina aveva solo dodici anni, ti rendi conto?"
Questa volta il cuore di Selvaggia si fermò, in preda al terrore. Lui sapeva! Cosa avrebbe fatto, adesso? Prese un profondo respiro per calmarsi e tentò di non fare trasparire nessuna emozione.
"E non sai cosa successe dopo a quella ragazzina?" Aveva la voce tremante.
"No. Fortunatamente la giustizia prevalse e fu la donna a venire arrestata, per quanto ne so sta ancora scontando la sua pena. Ma della ragazzina non ho più saputo niente."
Bevve un sorso della sua lattina e sembrò tuffarsi nei ricordi di allora come se non fossero affatto sgradevoli.
"Mi ricordo che tra me e lei si era instaurato uno strano rapporto di fiducia. La trovai sul suo letto in stato di shock e fui l'unico a riuscire a strapparle qualche reazione. Quando mi guardò per la prima volta aveva gli occhi così pieni di dolore che non potrei scordarlo mai."
Selvaggia tremava, incapace di guardare il suo interlocutore. Stava parlando di lei!
"Però vidi anche una forza sconosciuta in quegli occhi che mi affascinò." Riccardo spostò l'attenzione su di lei. "Erano meravigliosi, intensi. Erano verdi come i tuoi..."
Anche Selvaggia alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono, incatenandosi tra loro. Spinta dai ricordi, si immerse in quel blu chiarissimo e, con gli occhi della mente, li rivide nitidi come allora. Quegli stessi occhi che le trasmisero sicurezza e protezione con la sola forza dello sguardo erano di nuovo davanti a lei, che la fissavano. Ritrovò quella stessa sicurezza, rendendosi conto che quel dolce e bellissimo carabiniere che l'aveva salvata era di nuovo davanti a lei, e questa volta la stava guardando con una luce ancora più forte. Il cuore le si inclinò, continuando a battere di una nuova emozione. Non credeva che lo avrebbe ritrovato o che si sarebbe ricordata di lui...
Senza distogliere lo sguardo, Riccardo si alzò dal tavolo e le si avvicinò, porgendole una mano e facendola alzare dalla sedia. Selvaggia si ritrovò ad alzare la testa per continuare a guardarlo negli occhi, mentre, vicinissimo, lui le passò le dita tra i capelli, la fermò sulla sua nuca e si avvicinò per baciarla.
L'emozione di quel bacio smosse qualcosa nel profondo di Selvaggia, si sentì estraniata dal resto del mondo, sperò ardentemente che non finisse mai. Si chiese distrattamente se anche lui l'avesse riconosciuta ma non riuscì a darsi una risposta. In preda all'istinto posò entrambe le mani sul suo petto, avvertendo il calore del suo corpo attraverso la stoffa della camicia, e prese a spogliarlo della giacca.
Lui la lasciò fare, lasciando che la giacca cadesse a terra. Le accarezzò lentamente un braccio fino alla spalla, in un gesto che le fece venire i brividi.
Cominciarono a muoversi verso la camera da letto, in un tacito invito che nessuno dei due aveva espresso ma che entrambi avevano accettato.
La carezza di lui si fece più audace, spostandosi lungo tutto il fianco, accarezzando lievemente il seno e la pancia, con dita leggere e delicate. Le scostò nuovamente la maglietta e arrivò a toccare la pelle nuda.
Il fuoco nel petto di lei avampò a quel contatto, finché non cominciò a sbottonargli la camicia, un bottone dopo l'altro. Appoggiò le mani aperte sul suo petto nudo, avvertendo i peli corti sui palmi e lasciando che il suo calore le si irradiasse lungo le braccia. Accarezzò i suoi muscoli tonici, gustando con le dita quella pelle liscia e soda. La sensazione di sentire il suo corpo forte e caldo vibrare sotto le dita le diede una scossa che si riverberò fino al suo inguine, alimentando la sua passione.
Senza che se ne rendessero conto si ritrovarono nella camera da letto. Smisero di baciarsi, ma solo per il tempo necessario per finire di spogliarsi, guardandosi come si guarda un qualcosa che si brama prepotentemente.
Quando si ritrovarono nudi l'uno di fronte all'altra, nessuno dei due sentì imbarazzo, nemmeno Selvaggia, che era ad appena la sua seconda esperienza. Le sembrò del tutto normale essere lì in quel momento con lui.
Riccardo la osservò con occhi luminosi e famelici, facendola sentire incredibilmente bella. Si avvicinò per baciarla di nuovo e a Selvaggia sembrò che il cuore stette per esploderle nel petto.
Senza rendersene conto, si ritrovarono nel letto, sotto le coperte leggere di mezza stagione, esplorando ognuno il corpo dell'altra senza timore ma con rispetto.
Le mani di lui accarezzarono il corpo di lei con venerazione e stupore, incredulo che in lei potesse esserci così tanta bellezza. Assaggiò la pelle liscia e candida della pancia, sentendola vibrare di vita sotto le sue dita. Salì verso i seni, tondi e perfetti, gli sembrò l'essenza della bellezza. Quel capezzolo rosa spiccava verso l'alto, non poté fare a meno di stuzzicarlo e vederlo inturgidirsi ancor di più. Spostò lo sguardo su quegli occhi verdi e splendenti, colmi di desiderio, e di colpo si sentì perduto.
Tornò a baciarla con passione, la situazione divenne rovente, e da rovente incandescente. Senza essersene reso conto si ritrovò disteso sopra il corpo nudo di lei e quel contatto e quel calore lo fece sentire un uomo nuovo.
La fece sua dolcemente, facendosi spazio dentro di lei come se ne avesse pieno diritto. Un diritto che lei gli aveva concesso.
Un'onda di sensazioni indistinguibili li invase, lui cominciò a muoversi subito, completamente avvolto da lei.
*
Un dolcissimo e delicato dolore si disperde nel ventre di lei, per lasciare posto alla beatitudine che la loro unione le avrebbe regalato.
In un attimo di lucidità, Riccardo uscì a malincuore da lei, lo guardò spaesata ma subito dopo tornò con un preservativo. Non ci aveva nemmeno pensato e un po' se ne vergognò. Senza dire niente si distese nuovamente su di lei, che lo riaccolse senza senza remore, tornando in breve tempo allo stesso feeling che avevano ottenuto prima.
Le bocche si fusero, nascondendo quel gioco erotico in cui le loro lingue erano occupate. L'aria si riempì in breve tempo della fragranza dei loro corpi e dei loro gemiti.
Movimenti lenti e sensuali accompagnarono i loro respiri, accelerando gradatamente di velocità. Riccardo afferrò le cosce di lei, le alzò il bacino e premette ancor di più al centro della sua femminilità, aumentando l'intensità della loro unione.
Selvaggia si puntellò coi talloni e i gomiti e tentò di dettare un ritmo più veloce, muovendo il bacino in spinte concentrate verso la sua mascolinità. Lui perse la testa e stette quasi per scoppiare. Le afferrò le cosce e la fece rallentare, stendendosi con tutto il corpo su quello caldo e sudato di lei. Appoggiò i gomiti ai lati della sua testa mentre il movimento si fece ancora più profondo e coinvolgente. Si incatenarono con gli occhi e con il cuore, tornando a baciarsi, affamati.
I cuori battevano all'unisono, vicini, fino a rendere la passione impossibile da sopportare. Le mani di lei si posarono sui muscoli tonici della schiena di Riccardo, lasciando lievi scie rosse con le unghie. Il dolore aumentò il piacere, che portò Riccardo a spingere con più veemenza dentro di lei. I seni appuntiti giocherellavano con i peli del suo petto, aumentando il gioco dei loro corpi. Glieli prese tra le mani, stringendo i due capezzoli tra le dita e facendola genere di piacere. La situazione divenne insostenibile per entrambi, facendoli esplodere come una miriade di fuochi d'artificio.
Riccardo scivolò fuori da lei, stendendosi al suo fianco e abbracciandola sotto le coperte, portando lentamente il respiro a un ritmo normale. Restarono avvinghiati sotto le coperte, tra sudore e respiri concitati, cercando di riprendere fiato e tornare lentamente sulla terra. Selvaggia scostò la testa dal suo petto e lo guardò, posando una mano sulla guancia liscia, in una carezza possessiva. Riccardo coprì quella mano con la propria e si chinò per baciarla, come a sigillare la loro unione. Nessuno dei due aveva mai vissuto un'esperienza talmente appagante.
***
Con una mano, Riccardo giocherellava distrattamente con i capelli di lei, ancora nuda e avvinghiata al suo corpo altrettanto nudo, con la testa poggiata sul suo petto. Erano entrambi rilassati sotto quelle stesse coperte testimoni di tanta passione. I vetri alle finestre erano appannati e l'aria calda della stanza era intrisa dei loro sapori e dei loro umori. Con l'altra mano la teneva per una coscia, la gamba piegata sulle sue: non voleva interrompere quel contatto.
Lei si lasciava coccolare ad occhi chiusi, non pretendeva nient'altro dalla vita. Si sentiva felice come non le succedeva da troppo tempo, e se fosse stato per lei sarebbe rimasta in quella posizione per tutta la vita. Con un dito giocherellava coi peli del suo petto, ascoltando il ritmo del suo cuore regolare e forte.
Interrompendo quel silenzio estatico, il cellulare di Riccardo prese a squillare dalla tasca dei suoi pantaloni.
"E adesso chi diavolo è?"
Lamentandosi, si staccò da lei e lo recuperò, si sedette sul letto e rispose.
"Pronto?" Aveva la voce impastata. "Sì, sono io."
Selvaggia restò a osservarlo ascoltare la persona dall'altra parte della linea. Era seduto completamente nudo e le sembrò perfetto. Aveva un fisico invidiabile: muscoli sodi e scattanti, mani grandi e spalle larghe.
"Certo, sarò lì puntuale."
Era sicuramente una chiamata di lavoro, cosa che a lei non interessava. Si soffermò sulla mascella ben delineata, fino alle labbra carnose e, come ormai sapeva, incredibilmente dolci.
"Sì, la riunione che abbiamo avuto l'altro giorno serviva a questo, no? A quell'uomo non succederà niente. Né a qualunque membro della sua famiglia che dovesse presentarsi, d'altronde."
Questa strana frase la incuriosì. Riccardo continuò a discorrere con chissà chi per alcuni istanti e la conversazione stava iniziando a essere un po' troppo lunga per i suoi gusti, ma dal tono della sua voce intuì che non stava parlando con un suo superiore e questo le diede la libertà di mettersi sulle ginocchia, avvicinarsi a lui e appoggiare il seno sulla sua schiena, abbracciandolo da dietro.
A quel contatto inaspettato, Riccardo le afferrò una mano e tentò di concludere la telefonata. "Ok, Cudicini, di' pure che per me non ci sono problemi. Ora devo lasciarti."
Dall'altro capo del telefono sembrò che qualcuno protestasse contrariato, ma Riccardo deviò le sue parole e riuscì a porre fine alla discussione. Si gettò su di lei, buttandola sul letto e stendendosi sul suo corpo. Risero insieme e si scambiarono un tenero bacio sulle labbra.
"Il tuo collega sembrava un po' insistente, eh?"
"È solo nervoso perché tra pochi giorni dobbiamo fare da balia a un boss moribondo."
"Mmm, sembra pericoloso..." Ammiccò, avvicinandosi e riprendendo a baciarlo.
Lui ne approfittò per avvolgerla tra le braccia e stendersi meglio su di lei. Scivolò di nuovo nella sua femminilità calda e umida, riprendendo a muoversi a un ritmo sensuale. Focoso.
Si amarono nuovamente durante tutta la notte. Si addormentarono sfiniti, ancora avvinghiati l'uno all'altra come se, inconsciamente, nessuno dei due permettesse all'altro di allontanarsi.
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