Capitolo Quarantaquattro
Ok... Forse in questo capitolo non capirete ciò che vi sfuggiva al capitolo precedente, ma spero comunque che vi piaccia... 😉
Saliva le scale del palazzo in cui abitava Giancarlo e non riusciva a pensare ad altro che all’espressione mortificata di suo padre mentre gli urlava contro di essere il solo responsabile per la morte del signor Siriani.
Non avevano mai litigato prima di questa situazione, avevano sempre avuto un rapporto molto bello, gioioso e rispettoso. Aveva sempre creduto che quell’uomo che le aveva salvato la vita fosse incapace di commettere qualsiasi reato, lo aveva sempre visto come una sorta di eroe che riusciva a difendere chiunque grazie ai suoi poteri… Ma invece non era riuscito a ribattere all’accusa che gli aveva mosso, e quando gli aveva chiesto di darle una giustificazione per quel che aveva fatto, non era stato in grado di risponderle.
In un colpo solo tutte le sue sicurezze erano crollate, lasciandola frastornata.
Era scappata da quella casa per non dover più vedere la sua faccia che la guardava supplichevole, non riusciva più a sopportarlo. Adesso aveva bisogno di una spalla su cui piangere e qualcuno con cui sfogarsi. Aveva impedito a Giancarlo di andare con lei ma lui le aveva assicurato che sarebbe rimasto a casa e che avrebbe potuto tornare da lui in qualsiasi momento se ce ne fosse stato bisogno. E adesso non vedeva l’ora di gettarsi tra le sue braccia.
Bussò alla sua porta, ansiosa, aveva le lacrime pronte a esondare. Appena Giancarlo aprì la porta si tuffò su di lui, scoppiando a piangere in silenzio. Lui l'abbracciò premuroso, guidandola verso la sua camera e chiudendo la porta dietro di lei. Le massaggiò la schiena e di colpo iniziò a singhiozzare.
“Shh… basta ora. Calmati.”
Selvaggia continuò a piangergli addosso senza riuscire a parlare, trattenendo il respiro e singhiozzando apertamente. Lui la guidò fino al suo letto dove la aiutò a sedersi. Pianse per cinque minuti buoni, finché esaurì tutte le sue lacrime e prese un grosso respiro.
Giancarlo la scostò da sé per guardarla in faccia. “Ti senti meglio?”
Annuì e prese un fazzoletto dalla sua borsetta. A quel punto Giancarlo ridacchiò.
“Direi che è un po’ tardi per quello.”
Selvaggia lo guardò senza capire e lui si indicò la maglietta completamente zuppa delle sue lacrime. Aprì la bocca, mortificata.
“Scusa tanto… non me ne sono accorta.”
Lui scoppio a ridere, forse veramente divertito, o forse solo per distrarla, fatto sta che la contagiò e anche lei si unì alla sua risata.
Si strinse nelle spalle e si tolse la maglietta. “Non importa, posso stare anche senza.”
La gettò su una sedia e si passò una mano sul petto. Selvaggia seguì il suo gesto, catturata dalla sua pelle nuda e dai muscoli ben visibili.
“Scusa, ti dà fastidio?”
Lei scosse la testa ma distolse lo sguardo. Non era il momento di pensare a certe cose, si disse.
“Hai voglia di parlarne?”
Lui cercò di stemperare la tensione, ma Selvaggia scosse nuovamente la testa.
“No… non ho voglia di parlarne.”
“Vuoi qualcosa da bere? Un bicchier d’acqua… un caffè…”
“No… grazie.”
“Ok…”
Uno strano silenzio scese su di loro, imbarazzante e opprimente. Giancarlo la distrasse e fece passare le dita tra i suoi capelli.
“Ehi!”
Alzò svogliatamente gli occhi su di lui. “Ehi…”
“Cosa posso fare per farti stare meglio?”
Selvaggia non seppe cosa rispondere e scosse la testa, niente poteva tirarla su di morale in quel momento. Si sentiva tradita e umiliata… il mondo che conosceva non era più lo stesso.
Giancarlo continuò ad accarezzarle i capelli. Lei chiuse gli occhi e piegò la testa verso la sua mano. Spostò le carezze dai capelli al viso e, senza rendersene conto, le si avvicinò.
Selvaggia aprì gli occhi e se lo ritrovò incredibilmente vicino, tanto da coprire tutta la sua visuale. I suoi occhi scuri e intensi la fissarono per diversi istanti, finché non coprì anche quel poco spazio che li separava e unì le loro labbra in un lungo bacio.
Selvaggia avvertì il sapore del fumo di sigaretta mischiato a quello del caffè e le sembrò il sapore più buono che avesse mai assaggiato. Si avvicinò a sua volta e intensificò il bacio, che divenne molto più passionale e coinvolgente di quanto si aspettasse. Appoggiò le mani sul suo viso e si sentì avvolgere dalle sue braccia.
I cuori iniziarono a battere più velocemente, portarono il sangue in zone del corpo proibite. Le mani cominciarono a esplorare punti nascosti, aumentando la smania che aleggiava nell'aria.
Giancarlo la spinse dolcemente e si distese con lei su quel piccolo letto sfatto, tra le lenzuola stropicciate. Quella volta c’era qualcosa di diverso dal solito. Quella volta Selvaggia rispondeva alle sue carezze col suo stesso impeto, come non aveva mai fatto.
Le mani di lui si insinuarono sotto la sua maglietta, arrivarono al suo seno e trattenne il respiro. Un liquido caldo le fluì al centro della sua intimità, rendendola di colpo smaniosa.
Lui si fermò per un attimo a la guardò, come a chiederle tacitamente il permesso. Senza rompere il contatto visivo, Selvaggia si sfilò lentamente la maglietta, rimanendo in reggiseno di fronte a lui.
Ormai si era lanciata, aveva bisogno di sentirsi viva e amata, ora che suo padre l’aveva profondamente delusa non aveva più intenzione di comportarsi come si deve.
L'espressione di Giancarlo era di puro stupore, di appagamento. Sotto il suo sguardo il cuore di Selvaggia divenne un tamburo inarrestabile, lo sguardo con il quale la stava ammirando la faceva sentire bellissima, speciale; era una sensazione a cui avrebbe potuto abituarsi facilmente.
Si tolse con lentezza anche i jeans, facendolo arretrare per agevolarle l'operazione. Ignorò l’imbarazzo quando si tolse il reggiseno e gli slip, mostrandosi completamente nuda sotto gli occhi famelici di Giancarlo, che aveva iniziato a respirare più velocemente. Gli occhi di lui carezzarono la sua pelle in posti dove nessuno aveva mai posato lo sguardo. Un'emozione febbrile e intensa la invase sotto quell'esame.
Voleva donarsi a lui nel modo più completo, e sotto il suo sguardo si sentiva scoppiare.
Giancarlo si alzò in piedi senza staccare gli occhi da lei e prese a spogliarsi velocemente. Si tolse i calzini e i pantaloni del pigiama. Si tolse i boxer e Selvaggia deglutì a quella vista, sentendosi le gote avvampare.
Si distese vicino a lei e coprì entrambi con la sua coperta. Poggiato su un fianco, appoggiò una mano sulla sua pancia, sentendola vibrare sotto le dita. I loro corpi si sfioravano, si toccavano, donando a Selvaggia sensazioni nuove, intense. Lui si chinò per baciarla e quel bacio divenne subito rovente, incendiandoli entrambi. Salì con la mano fino a seguirne il contorno del seno. Lei gliela afferrò e la trattenne, sentendo un fuoco dentro di sé, un vuoto che bramava di essere riempito.
Lo sentì giocare col suo capezzolo e credette di non riuscire più a farcela, le sembrò di non poter resistere oltre a quella tortura. Lo spinse verso di sé, bramando quel contatto ancora sconosciuto, ma lui la frenò e si staccò dalle sue labbra. Le sorrise, malizioso, e abbassò le labbra sul suo collo, facendole assaporare sensazioni nuove, dolci, entusiasmanti.
Lo sentì scendere lungo la sua pelle, mordicchiando e bagnandola con la saliva, finché la sua bocca non arrivò al suo capezzolo e lo prese tra le labbra, iniziando a succhiarlo avidamente.
Se prima credeva di non poter resistere oltre adesso pensò seriamente che si sarebbe disintegrata.
Lo supplicò, piagnucolò, e finalmente Giancarlo si piazzò tra le sue cosce, facendosi spazio con un ginocchio. Riprese a baciarla e a stuzzicarla e, senza chiederle il permesso, la fece sua.
Selvaggia fu sorpresa da un'intensa scarica di dolore, e si irrigidì. Giancarlo rimase immobile su di lei, con gli occhi chiusi e il cuore a mille. Poco a poco il dolore si affievolì e si rilassò. Fu a quel punto che lui iniziò a muoversi.
Il movimento le parve dapprima ripetitivo, si sentiva scomoda e doveva ancora abituarsi alla sensazione di averlo dentro di sé. Lui tornò a baciarla, a stuzzicarla con le mani, senza smettere di spingere, aiutandola a ritrovare la concentrazione necessaria.
In pochi minuti, la magia delle sue mani fecero il resto e ritrovò quella smania indecifrabile. La situazione divenne presto insostenibile, Giancarlo continuava a muoversi su di lei, facendole sentire un dolce dolore nel ventre che andava ad affievolirsi sempre più, finché scomparve del tutto.
Iniziò a rispondere alle sue spinte e questo mandò in rovina il povero Giancarlo. Avvertiva il suo fiato pesante vicino all'orecchio, mentre cercava di riprendere quelle sensazioni assaggiate prima, ma non ci volle molto per portarlo al limite, e di colpo si allontanò da lei.
Si rovesciò sulla sua pancia, sotto gli occhi esterrefatti e insoddisfatti di Selvaggia.
“Oddio, perdonami… Non sono più riuscito a resistere.” Bofonchiò, col fiato grosso.
Le passò dei fazzoletti dal compdino e si distese accanto a lei, cercando di riprendere fiato. Selvaggia non sapeva cosa dire mentre si puliva. Per lei era stato tutto bellissimo, elettrizzante, anche se poco appagante. In realtà non sapeva cosa avrebbe dovuto provare e, nonostante non si sentisse completamente realizzata, era lo stesso felice.
Mugolò di piacere e appoggiò la testa sulla sua spalla, ascoltando il ritmo innaturale del suo respiro.
Giancarlo la abbracciò e la strinse a sé, dandole un bacio sulle labbra.
“La prossima volta andrà meglio…” Sospirò.
Lei non sapeva a cosa si riferisse ma chiuse gli occhi, godendosi quel momento di pace. Era riuscita a dimenticarsi di suo padre e della sua vita andata in pezzi. Era felice di essere riuscita a fare il grande passo. Si sentiva finalmente un’adulta, sentiva di amare Giancarlo e fu decisa a dirglielo.
Alzò la testa per farlo, lui aveva gli occhi chiusi e un’espressione estremamente rilassata, le sembrò quasi che dormisse. Allungò timidamente una mano per accarezzargli una guancia. Per tutta risposta la sbirciò con un occhio, ma lo richiuse subito senza muoversi, godendosi quelle carezze. Con un dito seguì il contorno del suo viso, passandolo prima sulla fronte distesa e sulle palpebre chiuse. Arrivò fino al naso, tracciandone il profilo, e sulle labbra, sottili e morbide. A quel punto Giancarlo aprì la bocca e le afferrò il dito con i denti, con delicatezza, e lo morsicò senza farle male.
Per Selvaggia fu come una scarica di endorfine. Sentì una scossa all’interno della sua pancia, in profondità, e una nuova smania si impossessò di lei. Il suo respiro si fece di colpo più pesante. Liberò la mano e scese lungo il suo collo, accarezzando quella pelle liscia e calda. Scese ancora lungo i pettorali, dove alcuni peli incorniciavano i muscoli definiti del petto. Segui quelle linee decise e mascoline fino all'addome, dove i peli sembravano invitarla verso un punto ben preciso del corpo di lui.
Avvertì di nuovo quel vuoto.
Giancarlo afferrò la sua mano e la tenne ferma sul suo corpo. Aprì gli occhi, lucidi e caldi, colmi di passione.
“Credo che per te sarei sempre pronto…”
Si voltò verso di lei e prese a baciarla.
Ma Selvaggia non restò ferma questa volta. Senza nemmeno sapere cosa stesse facendo, lo spinse a distendersi nuovamente sulla schiena e montò sopra di lui. Sentire il suo corpo duro e virile sotto di sé la fece sentire potente. Cominciò a muovere il bacino in maniera sensuale, i capezzoli contro il suo petto e gli occhi chiusi, aumentando l’eccitazione di entrambi in un modo che non credeva possibile.
“Selvaggia… ti prego, non così…”
Non lo sentì nemmeno, non aveva nessuna intenzione di fermarsi.
A quel punto, senza cambiare posizione, Giancarlo prese le redini della situazione e fece in modo di incastrare meglio i loro corpi, affondando in lei anche in quella posizione. Selvaggia si sentì pervadere da una sensazione completa e devastante, molto più forte di quanto provato prima. Imitando i suoi gesti iniziò a muoversi. Lui l'afferrò per i fianchi, costringendola a rallentare. Lei corrugò la fronte ma lui sorrise.
“Lascia che mi premunisca.”
Si staccò da lei sotto i suoi occhi confusi, per poi aprire il cassetto del suo comodino ed estrarne un profilattico. Dopo che lo ebbe indossato tornò nella posizione di prima. Selvaggia assunse un sorrisetto malizioso e tornò a stendersi su di lui. Non aspettò che guidasse lui l’operazione e lo afferrò allo stesso modo.
*
Giancarlo non riuscì a restare calmo a lungo. Selvaggia era come una tigre, sembrava nata per fare solo quello. Si muoveva su di lui in modo ritmico e sensuale, coinvolgendolo a livello sia fisico che mentale. Una cascata di capelli rossi gli coprì il viso quando si chinò per baciarlo, isolandoli dal resto del mondo. I suoi movimenti sembravano così naturali che stentava a credere che fosse la sua prima volta. Riconobbe finalmente quel fuoco che aveva intravisto in lei in quell'aula di psicologia e che non vedeva l’ora di conoscere personalmente.
Si lasciò andare a quella dolcissima sensazione di unirsi a lei, osservò quel corpo dalla pelle chiara muoversi su di lui sempre più velocemente, finché non la vide esplodere di un orgasmo violento, sussultando su di lui come una scarica di fuochi d’artificio. Fu davvero troppo per il proprio controllo e la seguì a ruota, sentendosi appagato per la seconda volta e profondamente esausto, ma felice.
Selvaggia si tuffò su di lui con il fiatone, e lui la avvolse con dolcezza, mentre si accomodava al suo fianco cercando di riportare il respiro a un ritmo regolare. Lentamente si addormentò tra le sue braccia, e ben presto la imitò.
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