Capitolo Diciassette
Selvaggia trascinò la sua valigia fino al piano di sotto del cascinale di campagna, faticando un po' per il suo peso. Un anno prima, non aveva con sé alcuna valigia; l'unica che avesse mai posseduto era rimasta nella villetta dei Caruso, così come tutte le sue cose. Ma durante l'anno di convivenza con i Russo come minore sotto custodia cautelare, aveva ricevuto molti vestiti in regalo, alcuni erano semplici eredità delle ragazze che avevano ospitato prima di lei, altre fu la stessa Lucia a comprarglieli. Inoltre, aveva imparato a confezionarsi da sola piccoli ninnoli da indossare al collo, fatti di lana o di altro materiale resistente, aiutata dalla stessa Lucia che le aveva insegnato alcune tecniche per creare piccoli gioielli con le proprie mani.
La vita con i coniugi Russo si rivelò essere una delle esperienze più preziose e meravigliose che potesse vivere. Pur non essendo i suoi genitori naturali l'avevano trattata come una figlia, amandola e istruendola come meglio potevano. Erano degli amici, ma la proteggevano come dei genitori. La vita a stretto contatto con gli animali l'aveva aiutata ulteriormente a superare i suoi momenti bui dovuti alla brutta vicenda in cui era coinvolta, grazie al duro lavoro a contatto con gli animali e alla natura, ebbe l'opportunità di non fossilizzarsi sui suoi problemi. Dare da mangiare alle bestie e ricevere da loro un affetto del tutto sconosciuto fu per Selvaggia un regalo inaspettato ma bellissimo.
Lucia osservò la ragazza alzare di peso la valigia per scendere gli ultimi scalini e finalmente si decise ad andarle incontro.
"Vuoi che ti dia una mano?"
"Per arrivare fino alla macchina?" Selvaggia la squadrò con un cipiglio ironico. "Non ti preoccupare, credo di potercela fare da sola, non sia mai ti stanchi troppo!"
Lucia ridacchiò. "Non dirmi che pesa! Non ti facevo così debole."
"Già che c'eri potevi aspettarmi accanto all'auto."
"Così ti avrei aperto lo sportello, e avrei finito per fare tutto io!"
"Non sia mai!" Ribatté sarcastica.
Le due si guardarono negli occhi per alcuni istanti, entrambe con divertimento e tristezza nello sguardo, scoppiarono a ridere per i loro discorsi stupidi e si abbracciarono. Selvaggia si staccò da lei e abbassò subito lo sguardo per non far notare i suoi occhi lucidi, afferrò nuovamente la valigia e si avvicinò alla macchina che la stava aspettando.
Lì, in piedi ad attenderla, c'era Antonio, che la fissava con ammirazione e affetto. Quest'ultimo le prese la valigia dalle mani e la caricò nel bagagliaio della macchina. Si voltò verso di lei e, senza dire una parola, la abbracciò.
Selvaggia si sentì avvolgere da quelle braccia forti e poderose, si sentì incredibilmente protetta, e fu ancora più difficile per lei trattenere le lacrime. Si sciolsero dall'abbraccio e si scambiarono uno sguardo significativo, senza dire niente.
Accanto al marito apparve Lucia, con gli occhi lucidi e lo sguardo commosso. "Torna a trovarci quando vuoi, sarai la benvenuta. Sempre!"
Selvaggia annuì, senza riuscire a ribattere assolutamente niente. Il suo sguardo rifletteva esattamente quello lucido di pianto della donna e non voleva mettersi a piangere proprio in quel momento. Si voltò verso il suo avvocato, che era rimasto in silenzio ad attenderla, fece un cenno di assenso e salì sulla macchina. Chiuse lo sportello e subito si affacciò al finestrino per un ultimo saluto alla coppia, mentre l'avvocato saliva in macchina a sua volta e metteva in moto.
I due tutori continuarono a salutarla con ogni più caro augurio, e lei promise a sé stessa che non si sarebbe mai dimenticata di loro, e anche mentre la macchina aveva ormai imboccato la strada sterrata che si allontanava dalla casa dei Russo, Selvaggia rimase affacciata al finestrino continuando a scuotere la mano nella loro direzione, finché non svoltò dietro a una curva e non li vide più.
Tornò allora a sedersi composta con un grosso respiro, gonfiando il petto alla ricerca del coraggio che sentiva mancarle. Le sembrava che un capitolo della sua vita si fosse appena concluso, e anche se alla fine ne era uscita sana e salva, si sentiva addosso molti lividi. Era stata un'esperienza che l'avrebbe segnata per sempre, che si sarebbe ricordata per tutta la vita.
"Tutto bene?" Chiese d'improvviso l'avvocato senza distogliere l'attenzione dalla strada.
Lei lo guardò, perdendosi ancora per un secondo nei suoi pensieri. "Sì... tutto bene." E tornò a guardare la strada davanti a sé.
Era un giorno veramente triste per lei, l'avvocato era diventato per il momento il suo tutore, giusto il tempo in cui l'avrebbe riportata all'orfanotrofio di Suor Maria. Ma ormai Selvaggia era convinta che. più nessuna coppia di coniugi l'avrebbe voluta come figlia adottiva. Ormai era macchiata, sporca di un delitto orrendo, e anche se era stata giudicata non colpevole da una giuria, da un giudice e dallo Stato attraverso un processo durato mesi interi, si sarebbe comunque sentita per sempre sporca.
Anche se poteva dire di essersi lasciata alle spalle quella brutta esperienza, era ancora fresca nella sua memoria e sapeva che il ricordo non l'avrebbe abbandonata tanto presto.
Durante i primi cinque mesi del processo, durante i quali la signora Margherita aveva continuato ad accusarla di essere l'assassina del marito, le indagini dei carabinieri avevano portato a una nuova scoperta e furono ritrovate delle confezioni di laudano in un cassonetto a due isolati di distanza dalla villa dei Caruso, sostanza conosciuta per non lasciare tracce nell'organismo se presa in piccole dosi ma tanto efficace da lasciare chi ne fa un uso costante in uno stato di continua confusione mentale e spossatezza fisica, inoltre, era apparso quel testimone improvviso, un uomo che si era definito amico di vecchia data del defunto. Aveva chiesto e ottennuto di venire ascoltato come testimone informato dei fatti. Dall'espressione della donna si capiva che la signora Caruso non lo conosceva affatto ma era comunque infastidita dalla sua presenza.
Lo sconosciuto aveva un aspetto particolare, con un paio di baffi neri e completamente calvo, possedeva degli occhi incredibilmente scuri e profondi. Si poneva con padronanza e proprietà di linguaggio, i suoi modi di fare erano estremamente formali, esattamente come quelli di un avvocato.
Una volta seduto per dare la propria deposizione, e aver posato una mano sopra una copia del vecchio testamento, aveva dichiarato di dire tutta la verità e si presentò come un detective privato. La sua deposizione ribaltò completamente le carte in tavola.
"Ho conosciuto il signor Caruso tempo prima che adottasse Selvaggia, in quanto ho lavorato negli uffici della sua banca per conto di terzi. Lo aveva visto spesso prima che accusasse dei malesseri fisici ed era tremendamente felice di avere adottato quella ragazzina dolce e bella."
Esattamente come la deposizione della segretaria, anche la sua aveva portato le persone a mormorare rumorosamente in sala.
"Mi parlò della sua vita matrimoniale, che era ormai arrivata a capolinea," la sala aveva iniziato a mormorare frasi sempre più sconcertate e il giudice aveva dovuto riportare l'ordine con il martello. "Mi disse che avevano adottato quella ragazzina perché lui credeva che avrebbe aiutato la moglie ad addolcirsi, ma quest'ultima dimostrò invece di essere dapprima apatica nei confronti della figlia adottiva e poi dispotica, iniziando a vessarla con richieste assurde e frequenti."
A quel punto c'era stato di nuovo fermento nella sala, l'avvocato della signora Caruso aveva obiettato quelle parole e la stessa Margherita si era alzata in piedi di slancio, accusandolo di mentire. Il giudice aveva faticato non poco per riportare l'ordine e a far risiedere la signora al suo posto. Per Selvaggia era una vera pena sentire quelle parole.
"Lo stesso Sebastiano mi aveva pregato di indagare sulla moglie," aveva ripreso a dire l'uomo in un momento di calma. "Confessandomi di aver paura per sua figlia, perché sapeva che la moglie la vessava."
A quel punto Margherita non era più riuscita a starsene zitta e si era alzata in piedi di nuovo:
"Si sta inventando tutto!" Sbraitò. "Tutto ciò che ha detto non è vero e molto probabilmente non ha nemmeno conosciuto mio marito, è la prima volta che lo vedo."
A quel puntoo sconosciuto aveva deciso di far parlare i fatti, o meglio, tutto il materiale che era riuscito a ottenere investigando su di lei. Nonostante le proteste della donna il giudice aveva voluto vedere il materiale in possesso di quell'uomo, riuscendo finalmente a zittirla dato che sembrava particolarmente nervosa. Gli avevano portato un piccolo portatile con una chiavetta usb, nella quale c'era una traccia audio in cui era stata registrata la voce della signora Caruso che parlava con un uomo di sconosciute generalità, affermando di aver fatto credere alla figlia adottiva che il marito fosse affetto da un tumore al cervello, e che grazie a lei si sarebbe finalmente sbarazzato di lui e avrebbero potuto ereditare tutti i suoi soldi. Era evidente che l'uomo con lei fosse il suo amante. Tali accuse erano sostenute anche da delle foto, anch'esse presenti all'interno della stessa chiavetta usb. In tali foto si vedeva chiaramente la signora Caruso in atteggiamenti intimi con un uomo ripreso di spalle ma che chiaramente non si trattava del marito. In altre fotoancora, l'uomo stava passando alla donna delle fialette contenenti, molto probabilmente, la sostanza che l'aveva aiutata a mettere fuori uso il marito per inscenare la malattia agli occhi della figlia. Il ritrovamento degli auricolari acustici ad opera del Carabiniere Felici all'interno della villa Caruso avevano posto nell'intera questione, insieme al fatto che lo stesso Carabiniere aveva affermato di aver visto gli stessi auricolari nelle orecchie del defunto e che, in un attimo di disattenzione, probabilmente la moglie era riuscita a togliere per nasconderli tra i cuscini della poltrona dove erano stati ritrovati.
A quel punto, l'avvocato di Selvaggia aveva preso la parola, mostrando al giudice il referto medico post mortem del signor Caruso, dove era indicata la causa del decesso, ovvero lo sparo in mezzo alla fronte, ma che oltre a quello il signor Caruso era perfettamente sano. La donna aveva mentito.
Margherita non aveva saputo cosa controbattere a un'accusa del genere, non poteva continuare a professarsi innocente di fronte a quelle prove evidenti. Venne accusata di circonvenzione di incapace, quale Selvaggia come minorenne ignara dei marchingegni da lei messi in atto, e di omicidio di primo grado, condannandola a una pena di trent'anni di reclusione.
A Selvaggia non sembrarono vere le parole del giudice che la dichiarava innocente dall'accusa di omicidio.
La sorpresa più grande fu quella di non riuscire più a trovare l'uomo che era riuscito a scagionarla grazie alla sua dichiarazione. Una volta chiuse le porte dell'aula e terminato il processo, di quell'uomo non vi fu più alcuna traccia.
Adesso Selvaggia stava per riprendere la sua vita dal punto in cui l'aveva lasciata, prima ancora che i coniugi Caruso la adottassero. Era decisa a dimenticare il prima possibile l'avventura vissuta con quella donna orrenda, ma non avrebbe mai potuto dimenticare l'uomo che per primo le dimostrò il vero amore di un padre. Sebastiano Caruso sarebbe vissuto per sempre con lei nel suo cuore.
L'avvocato stata guidando da più di un'ora, Selvaggia si riscosse dalle sue elucubrazioni e si accorse che la strada che stavano percorrendo non le ricordava affatto quella che portava all'orfanotrofio.
"Ma dove stiamo andando?"
L'uomo la guardò per un secondo, riportando subito l'attenzione alla strada. "Ma come, la signora Russo non te l'ha detto?"
Selvaggia fu completamente presa in contropiede. Scosse la testa, confusa.
"Sono sicuro che te ne ha parlato ma nell'euforia del momento non ti ricordi." Le sorrise e la guardò per un attimo. "Sei stata adottata."
Rimase a bocca aperta, fissò il profilo dell'uomo accanto a lei e il cuore prese a martellare nel petto, non poteva crederci!
Davvero qualcuno aveva deciso di volerla come figlia?
***
Tutto è bene quel che finisce bene. Grazie a questo signore dai modi educati e rigidi la posizione di Selvaggia si è sollevata ed è stata prosciolta da ogni accusa, e come se non fosse abbastanza, pare che qualcuno l'abbia appena adottata a sua insaputa.
Ma chi ha potuto adottare una ragazzina mentre questa era coinvolta in un caso simile?
Lo scoprirete se tornerete il prossimo lunedì
Vi ricordo di regalarmi una stellina se questo capitolo e la storia vi sta piacendo.
Un bacione a tutti!
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