23.1 La spada nel fango


Era stato necessario attendere alcuni giorni per aspettare che Claudio si fosse ripreso del tutto, giorni che Stella e Arturo avevano impiegato per esercitarsi insieme nel duello e che Flora, che sembrava aver raggiunto una nuova consapevolezza di sé, aveva utilizzato per farsi spiegare dalla guaritrice come preparare alcuni impasti utili per le ferite. Anzi, era stata proprio lei a occuparsi del taglio che l'Estate aveva riportato a un braccio, sotto la supervisione vigile della guaritrice. Dopo aver rivolto delle occhiate di biasimo al mercenario, si era adoperata per aiutare la sua amica.

Quel giorno si erano svegliati molto prima dell'alba. Flora aveva iniziato a camminare su e giù per la sua camera, temendo che il prossimo corridoio sotterraneo li avrebbe condotti dritti nell'Autunno e che ad aspettarli avrebbero trovato proprio Raissa.

Non l'aveva mai incontrata e non era sicura di essere pronta. Anzi, lei si sentiva impreparata a qualsiasi cosa avrebbe dovuto affrontare quando le si sarebbe trovata di fronte. Se la ruxunica era in grado di padroneggiare la magia, come avrebbe potuto lei contrastarla? Lei? Lei che fino a qualche settimana prima non era neanche certa che esistesse e che non si trattasse di favole antiche?

Sentì bussare alla sua porta e, quando la aprì vide Stella.

«Sono pronta, tu?»

Flora annuì e prese la sua sacca da viaggio, prima di seguire la sua amica, che stringeva l'elsa della spada che Arturo aveva scelto per lei tra quelle che erano custodite nel tempio. La sua mano tremava, anche lei sentiva che nell'Autunno non avrebbero avuto la strada spianata verso le profezie.

Sempre che il corridoio ci porti davvero lì.

Raggiunsero Claudio al piano sotterraneo del tempio.

«Arturo è già sceso... Ma non se ne va senza di noi» aggiunse ridacchiando. Poi si accorse che le due nobili erano tese e tornò serio. «Sbrighiamoci, dai.»

Lui e Flora si incamminarono davanti a Stella, che chiudeva il gruppo. Avanzarono a passi veloci, incontrando Arturo poco più avanti, intento a guardare una parete del corridoio, uguale a quello che aveva percorso per arrivare al tempio di Vudeli.

«Ci sono anche qui?» gli chiese l'Estate.

Il mercenario annuì. «Sì, questa mi sembra ametista.» Provò a scrostare il muro, sotto cui si poteva intravedere un bagliore violaceo, ma questo sembrò opporgli resistenza.

«Non si toglie» constatò Claudio. «Eri sceso prima per vedere questo?»

«Sì. Sospetto che per toglierlo da qui abbiano usato qualche incantesimo... oppure qualche formula alchemica. Lì» e indicò un punto vicino sotto cui sembrava esserci un topazio «la pietra deve essere stata tolta e risistemata in un secondo momento.»

Flora aguzzò la vista, ma non riusciva a vedere nulla di strano. Scrollò le spalle, nervosa.

«Non sarebbe meglio andare?» chiese.

«Sì, hai ragione» disse Arturo, incamminandosi verso la nuova uscita che il sotterraneo avrebbe svelato loro.

Claudio scosse lievemente la testa, prima di affiancarla alle spalle del soldato. «Dovresti smetterla di avercela sempre con lui» mormorò all'orecchio della principessa Primavera. «Soprattutto dopo quello che ci ha detto.»

Lei non ribatté, perché non aveva nulla da obiettare. La confessione di Arturo e la natura nascosta del suo rapporto con Deianira avevano davvero colpito la nobile defica, ma lei non voleva mostrarlo a nessuno. Aveva compreso per quale motivo il suo istinto le suggeriva di fidarsi di lui, eppure preferiva non dargliela vinta tanto facilmente.

Anche se Raissa ha cercato di ucciderlo insieme a Deianira.

Arrivarono velocemente alla fine del corridoio e Flora trattenne il respiro nel vedere il mercenario aprire la porta davanti a loro. Lo seguì insieme agli altri e Stella la richiuse alle loro spalle.

Sulle loro teste scendeva una pioggia scrosciante, tanto che in pochi istanti furono completamente zuppi. Erano finiti in mezzo a un bosco in cui, tuttavia, le foglie degli alberi non riparavano chi si trovava al di sotto.

Arturo si guardò intorno e poi fece cenno agli altri di fare silenzio, prima di nascondersi dietro a un masso e invitare i tre a seguirlo lì.

«Ci sono dei soldati?» bisbigliò Stella, con pragmatismo. Fu difficile udire le sue parole, perché il suono della pioggia le sovrastava.

Lui annuì. «Non hanno fatto in tempo a vederci. Ce ne sono due davanti l'ingresso del tempio, altri due che stanno pattugliando intorno. Forse ce ne sono altri sul retro e da qui non si vedono. Claudio, che fai?»

Il defico si era sporto oltre il nascondiglio improvvisato e, con una mano a riparare gli occhi dall'acqua che cadeva incessante, scrutava davanti a sé, in direzione del luogo sacro. Rimase immobile per alcuni secondi, in cui Flora trattenne il fiato: se i soldati autunnici si fossero accorti della sua presenza, sarebbero accorsi lì.

E ucciderlo per loro non è così difficile.

Il suono fitto della pioggia attutì i passi di Claudio che, di ritorno dai suoi amici, sussurrò: «Sono a coppie, ma fanno sempre lo stesso percorso. Quindi c'è qualcun altro.»

Arturo si spostò, ringraziando la selva di arbusti che lo riparava, seguito con gli occhi dagli altri tre, che però non accennavano a muoversi.

«Sei pronta?» chiese Claudio.

Flora si fermò appena in tempo dal rispondere, perché si era accorta che la domanda non era per lei.

«Non lo so» sussurrò Stella, stringendo nervosamente l'elsa della spada.

Il mercenario uscì dalla selva e si avvicinò al tempio, seguito da lontano dai compagni di viaggio, che non si persero nulla delle sue azioni, nonostante la pioggia che continuava a cadere incessante. C'era un soldato a terra e lui non ci pensò un secondo, prima di trafiggere con un colpo al petto.

La Primavera trattenne il respiro e si portò una mano alla bocca. Aveva ucciso, e l'aveva fatto di fronte a loro.

Arturo avanzò di un altro passo e, senza che gli altri capissero come, tanto era stato veloce, un altro corpo devoto agli Autunno cadde a terra. Si guardò intorno, in cerca di qualcuno che non c'era, poi ritornò dagli altri e bisbigliò: «Ci sono altre due coppie, dovremo essere bravi. Claudio, ti consiglio di andare davanti all'entrata e di distrarre quelli che sono lì, mentre io e Stella ci occupiamo degli altri due. Stai attento a non farti ammazzare.»

«E io?» gli chiese Flora.

«Tu resta qui» disse il soldato. «Anzi, tieni a portata di mano qualcuno di quegli unguenti. Potrebbero servirci.»

Lei annuì, e iniziò subito a frugare nella sacca da viaggio. Toccò le fialette in vetro in cui la sacerdotessa di Vudeli le aveva fatto versare quei medicamenti oleosi. Claudio le diede una pacca sulla spalla, come a infonderle coraggio e fiducia, mentre Stella e Arturo lasciarono il nascondiglio, dirigendosi verso il retro del tempio.

«Bene, io vado.»

La voce dell'amico le giunse distante, come se non fosse stato davvero lui a parlare, tanto si era concentrata nel fissare gli altri due che si allontanavano. Si scosse appena, per seguire anche Claudio con lo sguardo: lui si avvicinò a quei soldati e si grattò il capo, con l'atteggiamento di chi deve iniziare un discorso ma che non sa da dove partire.

«Mi sono perso» disse. «Come faccio a tornare a una via principale?»

Flora si portò le mani al viso, incredula, stentando a credere alle proprie orecchie. Uno dei due uomini, tuttavia, sembrò crederci, tanto che iniziò a dare delle spiegazioni allo sconosciuto, a un volume di voce così basso che lei non poté udire. Lo vide agitare le braccia, noncurante della pioggia che lo colpiva impunemente.

Nella visuale della Primavera si affacciò anche una spada e udì il suo clangore nello scontro con una lama nemica. Arturo era spinto all'indietro da un altro combattente, ma poi affondò un colpo, che ferì l'altro alla spalla, in un punto lasciato scoperto dalle cotte di metallo da cui sembrava avvolto. Quello barcollò, e il mercenario poté sferrare un ultimo assalto e affondargli la punta della spada nel collo.

La scena non era passata inosservata neanche ai due soldati con cui stava parlando Claudio: quello che solo un secondo prima gli forniva le indicazioni l'aveva piantato lì per attaccare Arturo; l'altro sfoderò la sua lama e la puntò contro il giovane defico.

Prima che potesse fare quell'unico passo che gli avrebbe permesso di assalirlo e, certamente, di ucciderlo, fu trafitto alla schiena da Stella, che era arrivata senza che quello se ne accorgesse.

Lei ritrasse la spada dal suo corpo, tremando, e la lasciò cadere a terra. Claudio la raccolse e le si avvicinò, prima di abbracciarla e di sussurrarle qualcosa all'orecchio.

Infine, anche Flora uscì dal nascondiglio, dopo aver osservato in silenzio, e il suo amico le porse l'arma usata dall'Estate.

«Tranquilla, va tutto bene... Hai fatto la cosa giusta» lo sentì dire, ma Stella tremava ancora. Flora avrebbe desiderato esserle di conforto, di aiuto, ma comprese che il suo intervento non avrebbe cambiato nulla: Claudio era la persona giusta per consolare chi era stravolto come lei.

Arturo si sbarazzò facilmente dell'ultimo uomo rimasto e si ricongiunse agli altri. Lanciò un'occhiata alla Primavera, che si strinse nelle spalle, mentre la pioggia che cadeva sulle loro teste si faceva meno fitta.

«Forse è meglio andare» disse lei, rivolta ai suoi due amici. Raccolse la spada che aveva usato Stella per trafiggere il soldato, e la passò al mercenario, poiché era meglio che la tenesse lui.

Stella avanzò ancora scossa sotto il colonnato che circondava il tempio, ancora tremante per il freddo e per la consapevolezza di aver ucciso. Teneva il capo chino, e gli occhi fissi verso il basso, scossa.

Claudio rimase al suo fianco, senza essere sicuro di come comportarsi. Con la coda dell'occhio scorse Flora e Arturo bussare alla porta del tempio e rimanere fermi in una silenziosa attesa.

«Va tutto bene» le sussurrò ancora, e si forzò ad accarezzarle la schiena fradicia. L'acquazzone riprese vigore e lo scroscio avrebbe sovrastato le loro parole, se qualcuno avesse parlato.

Così immersi in quel silenzio, non si accorsero che l'ingresso era stato aperto e che una donna di mezza età li scrutava incuriosita. Lo sguardo della sacerdotessa si posò sui corpi dei soldati a terra e si portò una mano sulle labbra, comprendendo che i visitatori non erano semplicemente tali.

«Dovreste entrare» disse, attirando la loro attenzione.

«Loro» precisò Arturo. «Io devo fare in modo che nessuno... che nessuno veda cos'è successo qui.»

Lei annuì. «Chiamo un paio di sacerdoti per aiutarti, voi altri fate presto.»

Claudio posò una mano sulla spalla dell'Estate, incitandola a camminare fino all'interno del tempio del Sole. Lei lo seguì insieme a Flora, lasciando il mercenario solo all'esterno, senza sapere cosa avrebbe fatto di quell'uomo che lei aveva ucciso.

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