19.3 Il mercenario tradito


«Non avremmo dovuto tenerglielo segreto» stava dicendo Stella con tono concitato. Sembrava che stessero discutendo da parecchio tempo, dietro quella porta, ma Flora si era appena accostata per ascoltare. Sapeva che la sua reazione alla scoperta di Claudio era stata esagerata, eppure si sentiva ferita. Avrebbe dovuto dirglielo.

Non siamo amici? Io mi fidavo di lui, mi sono sempre fidata... e se invece nascondesse altri segreti?

«Avevamo alternative?» chiese Arturo, con evidente nervosismo.

«Sì» gli rispose Claudio. «Non sembrava importante, ma sono cambiate tante cose in così poco tempo. Neanche io avevo dato tanto peso a quelle visioni... pensavo solo che fossero una stranezza, tutto qui. Eppure non è come credevo. Io non volevo dirlo neanche a voi, è qualcosa di più grande di me, che non so gestire, ma che sta venendo fuori da solo.»

«Non è colpa tua» provò a rincuorarlo l'Estate. «Ma non volevo che si arrivasse a... Insomma, se quella profezia parlava davvero di noi, cosa è accaduto? Noi abbiamo solo vissuto quel terremoto...»

Il cuore di Flora le saltò in gola. La scossa era stata leggera, ma c'era stata e lei ci aveva riflettuto su parecchio, prima di concludere che poteva essere qualcosa che aveva a che fare con quei poteri che ancora non padroneggiava con piena consapevolezza. Era spaventata da sé stessa e da quello che, suo malgrado, era in grado di fare. Se un semplice momento di rabbia aveva fatto tremare la terra e l'aria attorno a lei, cosa avrebbe potuto fare in un momento più grave?

Lo ignorava e una piccola parte di lei non era certa di voler conoscere la risposta. Per evitare, però, di mettere in pericolo gli altri senza volerlo, aveva deciso di raggiungerli alla stanza in cui stava riposando Claudio, ancora debole dopo la visione che aveva avuto.

Ancora non riesco a crederci...

«Non possiamo farci nulla» stava dicendo proprio lui. «Noi sappiamo solo che le profezie anticipano davvero quello che accadrà, ma non possiamo sapere se si riferiscono a cose che sono già successe o no... Forse è stato un caso che ne abbiamo trovata una che sembra ci riguardi, perché le altre non mi sembra che abbiano a che fare con noi...»

«Se ne ho interpretata bene un'altra» lo interruppe Stella, «c'è un riferimento a quello che ha fatto Laura Autunno con i Draghi Bianchi. Ma le altre potrebbero parlare di persone comuni, non di... Be', non di nobili.»

«Pensi che sia un male?» le chiese Claudio, con una voce dolce che Flora non gli aveva mai udito.
«Non proprio, ma così è più difficile sapere se si sono avverate o meno» spiegò lei. «Ed è meno semplice capire quali scartare tra quelle di cui dobbiamo preoccuparci.»

La Primavera, ancora fuori dalla porta, si abbandonò a un sospiro pensieroso. Non aveva pensato che quella ricerca sarebbe diventata un enigma di interpretazione e selezione: da quando erano partiti, era sempre stata convinta che avrebbero trovato la profezia, anche se non tanto facilmente, ma non che in mezzo a una foresta di versi si sarebbe ritrovata costretta a utilizzare delle armi che non possedeva per uscirne più forte e, soprattutto, con la consapevolezza di sé. Da una parte la spaventava l'idea di Raissa, che l'aveva designata come sua antagonista per una ragione che andava al di là della rivalità tra le loro famiglie, dall'altra non osava immaginare cosa sarebbe stato di lei una volta conosciuto il testo di quella profezia che le vedeva l'una contro l'altra.

Trasse un profondo respiro per infondersi un po' di coraggio. Era andata lì per un motivo ben preciso, non per origliare le parole dei suoi compagni di viaggio.

Bussò alla porta accostata: attraverso uno spiraglio vedeva Claudio a letto, che sfogliava il libro delle profezie.

«Sì, sì, entra» disse il suo amico che, al vederla comparire, mutò la sua espressione distesa. «Flora, non pensavo fossi tu!»

«E chi sarebbe dovuto essere?» domandò lei.

«La guaritrice» rispose lui, scrollando le spalle.

Flora guardò gli altri, anche loro sorpresi di trovarla lì.

«Ti dobbiamo delle scuse» esordì Stella. «Non avremmo dovuto tenerti all'oscuro di quello che sapevamo.»

«Non eravate voi due a dovermene parlare» ribatté lei, seria, accennando anche ad Arturo. Poi infisse i suoi occhi chiari in quelli grigi dell'amico di Nilerusa, che annuì.

«Senti, Flora, io non pensavo che fosse una cosa di importante...» provò a dire lui. «Mi succedeva ogni tanto di vedere qualcosa, non credevo di essere un Veggente! L'ho capito solo quando ho letto il manoscritto di Ennio Estate... E tu eri così nervosa, come avresti reagito se ti avessi detto cosa avevo scoperto?»

«Esattamente come ha fatto» rispose Arturo, pacato. «E nessuno la biasima per questo.»

«Tu che parli di biasimo?» rise la Primavera, illuminandosi. «Non credo proprio che tu te lo possa permettere, non con quello che non ci dici ma che potrebbe metterci in pericolo.»

Aveva pronunciato con calma quelle ultime parole. Il mercenario l'aveva portata, suo malgrado, al discorso a cui lei voleva arrivare: scoperchiare i segreti reciproci. Aveva compreso, osservando il comportamento degli altri tre, che nulla unisce più un gruppo di una confessione. E il fatto che quello di Claudio fosse venuto alla luce le aveva instillato nella mente l'idea che ognuno dei quattro ne condividesse uno di quell'importanza. Anche se, a quanto lei sapeva, Stella non ne possedeva.

«Io non vi metto in pericolo» si difese il soldato.

«E allora dicci da dove proviene la tua spada» ribatté Flora.

Lui scambiò un'occhiata dubbiosa con gli altri due, soffermandosi in particolar modo sul defico.
«Io mi fido di te, anche se scoprissi che in passato hai ucciso per Raissa» sentenziò quest'ultimo.
Arturo sorrise appena. «Non è andata proprio così.»

La primaverese inarcò le sopracciglia, come se con il suo fare severo potesse indurlo a parlare e a spiegare a lei e agli altri la verità. «Dobbiamo sapere. Tu puoi anche pensare che non sia importante, ma lo è. Guarda lui» e, nel dirlo, indicò Claudio a letto «come si è ridotto per queste profezie! Chi dice che Raissa sia meno pericolosa?»

«Sinceramente, non sono spaventato né dal mio destino né da Raissa» commentò il mercenario. «Ma i tuoi poteri sconosciuti possono essere un ottimo motivo per parlare. Non voglio che un altro terremoto faccia crollare il tempio.»

«Io non faccio crollare proprio niente» ribatté lei, ferma.

«Oh, smettetela, eh!» esclamò Claudio. Guardò Stella, che ancora non aveva preso una posizione tra i due.

«Cerchiamo di stare calmi» disse allora l'Estate, confortata dall'incoraggiamento del defico. «Arturo, tu raccontaci come quella spada è arrivata nelle tue mani. Flora, per favore, lascialo parlare, altrimenti non lo sapremo mai.»

Lei fece una smorfia di disappunto, ma non ebbe nulla da aggiungere. Nonostante quel battibecco, avrebbe avuto quello che desiderava.

Arturo appoggiò la schiena contro il muro, e portò istintivamente una mano all'elsa di quella spada, che aveva suscitato perplessità sul suo conto sin dal primo momento.

«Ho servito sotto gli Autunno» disse, alternando lo sguardo sui compagni di viaggio. «Faccio parte di un gruppo di mercenari del Pogudfo e qualche volta ci hanno ingaggiati. Sono sempre stato una persona discreta e lo è anche il modo in cui porto a termine le mie missioni. E questo...» tentennò, ma strinse con ancora più convinzione lo stemma e proseguì. «E per questo mi hanno affidato molto spesso incarichi delicati e segreti. Ho dovuto scortare delle spie degli Autunno in luoghi lontani, sorvegliare coloro che all'interno della corte di Ruxuna erano possibili traditori... E sì, Claudio, ho anche dovuto uccidere, ma non per conto di Raissa.»

Lui, interpellato, chinò il capo. Forse non si aspettava davvero quella confessione, ma apprezzava che ne avesse parlato.

«Poi una volta, questo inverno, mi è stato ordinato di accompagnare la regina e una delle principesse a un tempio di Crasio, nel Rosonebro. Non che mi allettasse l'idea, perché era un compito banale che avrebbe potuto svolgere chiunque al mio posto, ma Amelia aveva chiesto proprio che ci fossi io. E lei, all'ultimo minuto, ha avuto un impegno nel Ruxuna che le ha impedito di partire insieme a noi. Così sono partito da solo insieme a Deianira...»

«Deianira?» esclamò Stella. «Quindi tu l'hai vista? È davvero così cagionevole come si dice?»

Arturo fece un lieve cenno di assenso. «Sì, è cagionevole, ma non è l'unico problema.»

«Perché, che è successo?» gli chiese Claudio, stupito.

«Nel Vatovo, poco dopo aver passato il confine, abbiamo subito un'imboscata. Ho avuto la fortuna o l'abilità, mettetela come vi pare, di riuscire a respingere tutti, ma uno degli assalitori aveva preso Deianira e se non fosse inciampato nella fuga... Lei sì, ha avuto molta fortuna a liberarsi dalla sua presa e a scappare verso di me.»

«E poi, l'hai ucciso?» lo incalzò Stella.

«Prima dovevo sapere chi li aveva mandati perché, anche se non li conoscevo di persona, avevo riconosciuto nel loro modo di usare la spada le mosse e l'abilità di altri mercenari» Arturo si morse la lingua, prima di anticipare la domanda che l'Estate o il defico gli avrebbero posto. «Erano lì per Deianira, con l'ordine di ucciderla... E quell'ordine proveniva da Raissa e Amelia. Forse speravano di sbarazzarsi anche di me, dopo avermi avuto per tanto tempo al loro servizio. Questo ancora non lo so.»

«Amelia e Raissa avrebbero voluto la morte di Deianira?» domandò Flora, riflessiva. «Deve esserci un motivo.»

«Lei non me ne ha parlato. Ci sono alcune cose che non conosco nemmeno io... Ma quando siamo arrivati nel Rosonebro, lei ha chiesto al sacerdote di Crasio che ci ha accolti se poteva farmi avere una spada nuova, che si adottasse a me... Ne usavo una non mia in quel viaggio. Per questo sulla mia spada c'è inciso lo stemma degli Autunno. Nel combattimento sono rimasto ferito, quindi c'è voluto qualche giorno perché tornassimo nel Ruxuna.»

Claudio aveva ascoltato con attenzione e quando Arturo tacque di nuovo, volle sapere il seguito di quell'avventura. «E quando siete tornati cosa è successo?»

«Di comune accordo abbiamo deciso che non avremmo detto niente a nessuno, ma Amelia era sconvolta quando ci ha visti. Forse si aspettava che ci avrebbero ucciso, forse che tenessero la figlia in quel tempio per il resto della sua vita...»

«Quindi tu avresti dovuto accompagnare Deianira lì e lasciarcela per sempre» dedusse Flora. «In alternativa alla vostra morte nel frattempo.»

Il mercenario annuì. «Sembra di sì.»

«Melissa e Ruggero non ne sapevano nulla?» chiese allora l'Estate.

«No, infatti loro ci accolsero come avrebbero fatto normalmente. Ma Melissa iniziò a sospettare qualcosa, tanto che mi avvicinò e mi chiese di dirle cos'era accaduto davvero. Ho cercato di ripeterle la stessa storia che io e Deianira avevamo raccontato al resto della corte, ma non mi credette. E quindi è andata dalla sorella.»

«E l'ha scoperto» concluse Stella.

Lui annuì di nuovo. «Credo che quello sia solo stato l'inizio dei problemi interni, come li chiamano loro.»

«Se tra di loro c'è un po' di tensione, va a vantaggio di tutti gli altri» meditò l'Estate, riflettendo. «Perché se in futuro questa tensione non sarà svanita, le loro azioni e le loro decisioni saranno più lente... Per questo si sono fermate al Loavi?»

Arturo scrollò le spalle. «Sono qui con voi, non ho idea di cosa sia successo nel continente. So solo che io ero sulle tracce di Melissa quando mi sono ritrovato a fare da scorta a lei.» Indicò Flora, che non si offese per il modo in cui lui l'aveva coinvolta nel discorso.

La Primavera, infatti, era immersa in altri pensieri in quel momento. Non aveva motivo di dubitare del mercenario, non più, almeno, visto che Raissa aveva attentato alla sua vita. Quello che le sfuggiva era altro...

«Tra te e Deianira c'è qualcosa, vero?»

Il soldato mantenne il controllo, ma lei vide la sua agitazione interiore. E come non vederla? Si dibatteva confuso tra il desiderio di tenere celato il suo segreto e l'imbarazzo di essere stato scoperto.

Non mi inganni, io so come indagare il tuo animo.

«Oltre a qualche parola e alla mia assoluta fedeltà a lei, no» disse, ma fu chiaro a tutti che quella non era la risposta completa.

Vedo che tu la ami e che non sai se lei potrà ricambiarti.

E Flora distinse nitido davanti ai suoi occhi perché lui era stato tanto vago, perché non si era disfatto di quella spada nonostante l'accusa che gli attirava, perché continuava a negare di essere fedele agli Autunno.

Perché lo è solo a una di loro.

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