19.2 L'azzurro nel mare
Da quando erano saliti sulla loro nave, ormai governata da Raissa, Bianca non aveva più visto suo fratello. Era stata abbandonata in una cabina in cui mancava persino un letto in cui dormire senza svegliarsi con i dolori alla schiena, il legno del pavimento era scomodo e non adatto a lei. Le avevano lasciato le mani legate, togliendole solo il bavaglio, come se volessero assicurarsi che arrivasse viva a destinazione. Quella stoffa ruvida, tuttavia, era ancora al suo niveo collo, sgradevole ornamento da poter tirare su al momento opportuno.
Sciocco da parte loro, chiunque ci avrebbe uccisi subito.
L'aveva pensato durante la prima notte lì e durante tutte le ore trascorse in quella prigione improvvisata. Un incapace capitano guidava il vascello facendolo scontrare con i flutti marini, come se non avesse idea di come si tenesse un timone. Non riusciva a credere che Raissa non avesse uomini all'altezza di quel compito. Più di una volta era stata sbalzata nel sonno, quasi che gli Autunnali provassero del sincero divertimento nel vederla in quello stato. Quando una volta al giorno le portavano da mangiare degli intrugli maleodoranti, questi le venivano serviti da un soldato che sorrideva alle sue espressioni di disagio mal trattenuto. Nessuno le rivolgeva la parola, né li sentiva parlare tra di loro, ma era certa che loro considerassero un gioco da infanti prendersi cura di lei.
Non aveva mai sofferto i viaggi attraverso il Litil, e non avrebbe dato a Raissa la soddisfazione di vederla sofferente; anche se la nemica non si era mai avvicinata a lei. Sospirò, cercando di non perdere la ragione tra quelle quattro pareti e circondata da uomini silenti. Non era certa che quei soldati l'avrebbero lasciata intatta fino al loro arrivo, ovunque fosse la meta prefissata: era stato uno dei primi pensieri che le avevano attraversato la mente e non riusciva a capire come mai quelli erano reticenti a qualsiasi contatto fisico. Se la loro futura regina era tanto spietata con chi non era suo alleato, non li avrebbe privati del piacere che avrebbero potuto prendere da una prigioniera, tanto più se nobile e in salute. Tra le tante cose strane che aveva notato, c'era anche quella.
Ma io so bene che il vederci nell'incertezza del futuro, anche il più imminente, è ciò che vuoi. O forse ti servo intoccata?
L'avrebbe usata come merce di scambio? Sapeva di essere una preziosa, che molti avrebbero voluto per sé, non per il suo ruolo politico all'interno del Pecama: come diceva sempre Roberto, il loro regno era tanto piccolo che in pochi se ne curavano; era la sua intelligenza a essere preziosa, perché era in grado di scoprire tutte le strategie degli altri. Da quando aveva iniziato a viaggiare per il continente tra le varie corti, per occuparsi dei pochi affari che tenevano in piedi l'economia del suo regno, aveva avuto modo di intessere rapporti con i nobili di quasi ogni regno e teneva una corrispondenza regolare con i giovani futuri principi e principesse di Lancobe, Agloeto e Nutixa. In più di un caso aveva saputo ben consigliare gli altri, ed era certa che la voce sul suo ingegno si fosse diffusa.
Il legno della nave sobbalzò ancora, riscuotendola dalle riflessioni e facendola ricadere su un fianco. Posò le mani a terra, fece forza per sollevarsi e si trascinò sul pavimento fino a mettersi seduta con la schiena contro la parete vicina. Così, nel caso di un altro errore del timoniere, avrebbe evitato di procurarsi ulteriori lividi sulla pelle candida. Ma udì un suono metallico, simile a quello di un'ancora tirata giù. Che si fossero fermati in mezzo al mare?
Non dovette attendere molto, perché la porta della cabina si aprì ed entrarono due soldati, che la sollevarono con un paio di strattoni dal pavimento, correndo il rischio di farla cadere di nuovo, e la condussero fuori, dove c'erano altri uomini di Raissa, che la scortarono sopra coperta.
Vuole farmi annegare qui, dove nessuno mi ritroverebbe mai?
Quel pensiero orribile le attraversò la mente, ma non si conciliava con quello che era accaduto nei giorni di viaggio: perché assicurarsi la sua sopravvivenza per poi ucciderla? Per sadico senso di divertimento? Per averla tenuta intrappolata come una formica e poterne disporre a piacimento?
L'unica cosa che so di lei è che non è prevedibile. Devo essere pronta a tutto, anche a questo.
Salì gli ultimi scalini con il cuore in gola al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco. Per pochi istanti le si arrestarono i pensieri, e lei si concentrò su quello che aveva intorno. La notte avvolgeva il vascello e la luna calante illuminava a malapena i volti coperti dei soldati Autunnali.
Uno dei soldati si avvicinò a lei e le sistemò il bavaglio a coprirle le labbra sottili, stringendo il nodo dietro la sua testa. Bianca credette che fosse arrivata davvero la sua ora, perché intorno al vascello non c'era altro che mare, una distesa placida e inerte, e se Raissa avesse davvero deciso di sbarazzarsi di lei, lì era sicura che nessuno l'avrebbe recuperata. Le avrebbe lasciato dei funerali a sepolcro vuoto.
Non dovette attendere molto per conoscere la sua sorte, perché la voce gelida dell'Autunno le graffiò le orecchie.
«Portate qui anche lui.»
La principessa De Ghiacci sentì il cuore salirle in gola, come se spingesse per uscirle dalla bocca e smettere di pulsare per proprio conto prima che venisse costretto.
No, non voglio che Roberto lo veda.
Un uomo la strattonò ancora, spingendola verso un lato del ponte della nave, in modo da farla trovare dal lato opposto rispetto al pontile. Solo così poté vedere distintamente Raissa, che indossava un mantello leggerlo a ripararla dalla frescura della notte, mentre lei era lasciata a braccia scoperte, come si trovava nel momento in cui era stata catturata. Ma Bianca non sentiva il freddo, non quando una paura ben più grande l'aveva avvolta, annebbiandole la mente.
L'Autunno si voltò a guardarla, con un macabro sorriso dipinto sul volto, come se le sue labbra, scure nella notte, fossero state abbellite da un pittore dai gusti cupi. Si avvicinò alla De Ghiacci e allungò una mano per accarezzarle la guancia. Sapevano entrambe che quel gesto infastidiva la principessa del Pecama, perciò Raissa insisteva nell'instaurare con lei un contatto fisico che la degradava. Bianca non poteva tirarsi indietro, perché sostenuta dal soldato alle sue spalle che le bloccava i movimenti, ed era costretta a sopportare di essere trattata alla stregua di una bambola inerme. Provò a divincolarsi, ma era senza forze e il suo movimento fu lento e impacciato.
«Povera ragazza» commentò Raissa. «Credi davvero che metterò fine a tutto questo? Per te è solo l'inizio, mia cara.»
L'altra le rivolse un'occhiata glaciale, che cercò di caricare con quanto più odio poteva. Non aveva mai odiato nessuno, ma l'atteggiamento dell'Autunno che andava a colpire i suoi punti deboli la infastidiva e lei sembrava divertirsi parecchio in quel gioco delle parti.
Le due furono distratte da un tonfo sordo che provenì da sottocoperta. Si udirono dei passi svelti risalire le scale e subito comparve Roberto con le mani ancora legate, ma senza il bavaglio che impediva alla sorella di parlare. Lui le guardò, sorpreso di trovarle lì.
«Che sta succedendo?»
«Prendetelo» ordinò invece Raissa ad altri soldati, fino a quel momento rimasti nascosti nel buio della notte.
Il principe respinse uno degli uomini con un calcio, ma non poté nulla contro gli altri cinque che lo accerchiarono. Uno di loro lo costrinse a mettersi in ginocchio, e lui alzò il viso verso l'Autunno.
«Sembrava troppo facile riuscire a scappare così» commentò Roberto amaramente.
Lei non ribatté, ma si avvicinò al De Ghiacci a passi lenti e gli stampò uno schiaffo sulla guancia.
Lui rimase stordito da quel gesto improvviso, tanto che abbassò il capo abbandonando la sua solita e canzonatoria aria di sfida. «La pagherai cara per questo- biascicò soltanto, mentre un filo di sangue gli colava dalla bocca.
Raissa non si scompose da quelle parole: era ancora lei a tenere in pugno i due nobili. «Imparerai che la ribellione è sempre punita. O meglio... permetterai alla nostra cara Bianca di impararlo. Tiratelo su.»
I soldati strattonarono il principe, sollevandolo in piedi e l'Autunno estrasse una spada da sotto il mantello, puntandola verso di lui, che prima strabuzzò gli occhi, poi scoppiò a ridere.
«Vuoi davvero uccidermi? E pensi che te lo lascerei fare senza opporre resistenza?»
«Io non ucciderò proprio nessuno» ribatté lei, secca. «Sarai tu ad ucciderti.»
Fece un cenno a uno dei soldati, che si apprestò a legare alle caviglie del principe un sacco pesante, che sembrava contenere farina.
Bianca si sentì venire le forze venire meno e fu certa che, se non ci fosse stato quell'uomo muto a sorreggerla, sarebbe crollata sul pontile della nave. Non poté muoversi, non poté dire nulla nel vedere Raissa spingere suo fratello a salire sulla passerella puntandogli la spada tra le scapole, tanto che gli avrebbe lacerato le vesti se lui avesse fatto un movimento sbagliato.
Guardò i passi del fratello su quel legno allungato fuori dal vascello, e le sembrò eterno. La nave oscillava a ogni movimento di Roberto che, in un equilibrio precario, le dava le spalle. Bianca non capiva, o non voleva capire cosa stava accadendo, le sembrava irreale, si sentiva stordita come in un sogno, incapace di muoversi, di pensare, di ragionare... L'unica cosa che poteva fare era rimanere con gli occhi fissi sul fratello minore che avanzava, incontro alla distesa nera, che la luna puntellava di riflessi argentei.
«Qui finisce, mi fai tornare indietro?» scherzò lui, ma Raissa salì sulla passerella, sbarrandogli il passaggio per un ritorno a bordo.
«No» rispose secca, incitandolo con la punta della spada ad andare incontro al suo destino.
Roberto si fece serio e deglutì, guardando prima quel mare placido sotto di lui, poi il volto della sorella coperto per metà ma con quegli occhi che non riuscivano a celare il terrore.
«Mi dispiace, Bianca» disse, prima di buttarsi giù e sparire alla vista.
L'urlo di lei superò la stoffa che le copriva il volto e riecheggiò attorno ai presenti. Si liberò dalla presa del soldato, che si era fatta debole, e accorse al bordo opposto della nave. Quasi cadde, ma non le importava.
Ti prego, fa' che non sia vero, ora risalirà, ora tornerà su e si metterà a dire una delle sue scemenze irriverenti... Ti prego, Luna.
Non sollevò lo sguardo verso l'argentea divinità che risplendeva sopra le loro teste, nel trionfo del suo segreto che non concedeva se non a pochi adepti, nonostante il culto diffuso anche tra chi non aveva una religiosità profonda, come la De Ghiacci.
Le sembrò di vedere una figura che si muoveva sotto le onde quasi immobili, ma che non risalì, anzi, lei temette di essersi illusa di aver solo immaginato di poterlo guardare un'ultima volta. Continuò a tenere gli occhi fissi sul mare, con il battito del cuore che le rimbombava nel petto e che le scuoteva tutto il corpo, un tamburo percosso dall'incredulità. Ma Roberto non tornò in superficie e lei credette di morirne.
No... no.
Si sostenne al bordo in legno, solo per non dare la soddisfazione a Raissa di vederla disperata. Trattenne l'impulso di chiudere gli occhi e di cercare solo di ascoltare ancora una volta la sua voce; ma lui non parlò più.
«Se avesse saputo stare al suo posto, sarebbe ancora vivo.»
Bianca si voltò lentamente, lo sguardo assottigliato di chi sta per lanciare un dardo avvelenato. I suoi impulsi erano contenuti, come sempre, nonostante non potesse controllare il disprezzo che l'Autunno le suscitava. Più del dolore per Roberto, sentiva l'odio per Raissa ribollirle nelle vene, pulsare tanto da ridarle un po' di colorito sul volto pallido. Più del dolore, era forte l'umiliazione dei polsi legati, della bocca che non poteva parlare, del divertimento che l'altra si stava prendendo di lei, della sua sofferenza, del vederla ridotta come una bambola di porcellana rovinata dall'incuria di un viaggio andato male.
«Ora sai cosa succede a chi osa ribellarsi a me» disse ancora la principessa di Ruxuna, scendendo dal pontile della nave, dopo essersi assicurata che il De Ghiacci non sarebbe tornato in superficie.
Bianca fece un passo verso di lei, senza sapere di preciso cosa fare, ma un colpo alla nuca le fece perdere i sensi e si accasciò sul legno del vascello.
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