CAPITOLO QUINTO-Codardo
Il gruppo era sparso per la stanza: nessuno aveva molta voglia di parlare.
I due gemelli erano sicuramente i più tranquilli, nelle loro nuove culle.
Newt, stanco di quell'atmosfera così tesa e seria, entrò nella valigia. Si fermò un attimo nel suo ufficio: stava accadendo di nuovo. Sarebbero dovuti tornare a combattere, come l'ultima volta. A rischiare la vita, come l'ultima volta.
Certamente “Newt Scamander” e “rischio” si trovavano quasi sempre nella stessa frase, ma non riusciva proprio a togliersi quelle parole dalla testa.
Aveva girato il mondo in lungo e in largo. Aveva visitato nidi e tane. Aveva cercato anche di salvare una bambina… dall'essere un Obscuriale.
Non ce l'aveva fatta.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma Melody gliel'aveva sempre ricordata. Così ottimista, così intelligente… ma la Lestrange era più forte.
Gli venivano i brividi a pensare che anche lei aveva rischiato…no, non ci doveva pensare.
Rovistò tra le boccette sul primo scaffale a destra, finché non ne raggiunse una: l'unica che non conteneva un liquido.
Tolse il tappo e prese ciò che la fiala conteneva: no, ne era certo, non ce l'avrebbe mai fatta. Doveva acquisire un po' di sicurezza in più, o quell'anello sarebbe rimasto lì per sempre.
Ci aveva pensato molto, nonostante non avesse incertezze: doveva, voleva dare quell'anello proprio a Tina. Il punto era farlo: dopo che Leta lo aveva fatto soffrire, si era quasi ripromesso di non innamorarsi mai più. E invece ci era cascato di nuovo. Ma stavolta sarebbe andato tutto per il verso giusto, lo sentiva.
Prese l'immagine di suo fratello: lui avrebbe già agito senza pensarci due volte. Tutti avevano sempre pensato che avrebbe dovuto prendere l'esempio dal maggiore, ma Newt non ci aveva nemmeno mai provato.
Si rigirò l'anello tra le mani, stringendo le labbra. Poi lo mise di nuovo nella fiala.
Si sentiva un codardo. Ma cosa avrebbe fatto poi, se avesse scoperto che Tina sapesse solo prendere come aveva fatto Leta?
«Ancora?! Sono passati anni, caro».
Newt si girò di scatto verso Queenie, che stava scendendo le scale della valigia, e arrossì:
«Ti prego, non leggermi nella mente» la implorò.
«Cercherò di seguire le tue indicazioni, ma hai comunque bisogno di aiuto» replicò lei, avvicinandosi al Magizoologo.
«È…è già imbarazzante così, Queenie» disse lui, abbassando lo sguardo sul tavolo.
«Non sarò io a dirglielo, Newt» sentenziò lei, dopo un po' «Dovrai farlo tu. Ma se vuoi un consiglio da amica, dovresti avere capito che bisogna cogliere l'attimo, se ce l'hai davanti a te».
Rimasero di nuovo in silenzio.
«Gr-» iniziò Newt, ma un tonfo gli fece salire il cuore in gola «Che suc-?».
Non completò la frase, perché Queenie lo prese per un braccio e uscirono di corsa dalla valigia, chiudendola velocemente. Il mago fece appena in tempo a parare una Fattura.
«I bambini!» urlò Queenie, correndo vicino alle loro culle.
«QUEEN!» gridò Jacob, prendendola per le spalle «PRENDI I GEMELLI E SCAPPA!»
«VIENI CON ME!» rispose lei.
«VA'!» ripeté lui, correndo vicino a Newt.
«JACOB!» esclamò.
I bambini avevano iniziato a piangere, come prima. Queenie si Smaterializzò fuori dalla casa e si sedette con i due piccoli in braccio, bagnandoli con le sue lacrime.
«Spostati, Jacob!» ordinò Newt, cercando di proteggere l'amico e di individuare chi stesse provocando un simile bagliore di luce davanti ai suoi occhi.
«E cosa dovrei fare? Lasciarti morire qui?» rispose lui, provando ad avanzare.
«Se te ne vai, ti prometto che non morirò!» replicò.
La luce si spense e una bacchetta fin troppo familiare venne puntata verso Jacob. Newt corse davanti a lui, guardando Gellert Grindelwald con aria di sfida.
«Scamander! È quasi un piacere rivederti!» fece Grindelwald, con il tono agghiacciante che, a quanto pareva, non aveva perso in quegli anni «Spostati e non ti toccherò con un dito».
Newt non rispose e rimase fermo, con gli occhi ridotti a fessure. Si infilò il suo calzino in tasca, così come l'anello che alla fine aveva afferrato di nuovo.
«Che ti importa di un semplice Babbano? In America era tutto più bello, sbaglio? Non si poteva nemmeno stringere amicizia con quegli esseri… e chi lo faceva veniva severamente punito, vero, signorina Goldstein?» fece il Mago Oscuro, avvicinandosi a Tina e toccandole la guancia.
Lei fece per tirargli un pugno in pieno viso, ma lui la fermò un attimo prima:
«Non voglio toccare voi maghi» disse suadente «Anzi! Mi aiuterete nella nuova Era…la mia»
«Te lo puoi scordare, brutto gargoyle!» esclamò Adrian, cercando anche lui di colpirlo. Il Mago Oscuro lo buttò a terra e il ragazzo perse i sensi. Come se stessero giocando a “causa-effetto”, Grindelwald cadde all'indietro, e presto si ritrovò la bacchetta di Tina contro la testa, e quella di Melody alla gola.
«Non ci provare più» disse la ragazza.
«Toh! Non ti hanno ancora uccisa, signorina Lestrange? Quanto sono arrabbiati gli abitanti del villaggio da uno a dieci?» chiese il Mago Oscuro.
«Va meglio di quanto pensi. Scavando abbiamo ritrovato dei reperti che risalgono al Medioevo, abbiamo ricostruito la mia casa e ho intenzione di farla diventare un museo. Ho anche aiutato ad aprire una scuola e il popolo del villaggio è diventato molto colto» raccontò lei, con una punta di orgoglio nella sua voce.
Era vero: in quegli anni aveva coltivato il suo desiderio di rendere il misero posto dove aveva vissuto un ambiente tutto nuovo. Newt cominciava a pensare che vedesse il futuro, pur odiando Divinazione.
«Oh! Ma che piacere udire queste deliziose parole! Mi scalda il cuore, signorina Lestrange» commentò sarcastico lui.
«Vattene» disse il Magizoologo, decidendo di acquisire un gergo più informale.
«La Pietra» disse Grindelwald «Sento la sua presenza chiaramente. Dov'è?» domandò, ancora a terra.
Nessuno rispose. Newt vide Melody vacillare: Adrian la portava sempre con sé, nella sua tasca. Anche in quel momento.
«Ditemi dov'è e nessuno si farà male» ripeté, calmo «Toccatemi e la persona che la nasconde patirà».
«Ce l'ho io» disse Credence, avanzando.
«Cred-» iniziò Melody.
«No» la fermò, facendo una carezza alla sorellastra «Non ti preoccupare» poi fece alzare Grindelwald e cominciò a frugare in tasca, mentre il Mago Oscuro sorrideva.
«È dentro questa scatola. E ora può torturarmi» disse, consegnando una sorta di sfera all'uomo.
«Come la apro?» fece lui, seccato.
«Può buttarla sul pavimento… ma si fidi di me, è lì» spiegò.
«E se non ci credessi?»
«Ci creda».
Grindelwald non fu per nulla convinto dall'affermazione di Credence, e buttò a terra la sfera. Subito, un odore sgradevole riempì la stanza, insieme a una nebbiolina altrettanto puzzolente.
«GENIALE!» urlò Melody, ridendo.
«LE CACCABOMBE TORNANO SEMPRE UTILI!» risposero Credence, Phineas e Sebastian, scoppiando a ridere.
Grindelwald imprecò e tornò ad attaccare Newt, mentre Melody si fiondava al fianco di Adrian.
«Adrian Hills! Riesci a sentirmi?» chiedeva, scuotendolo.
«Mel! Ti sento, ma così mi fai venire il mal di mare!» esclamò lui, prendendo di nuovo conoscenza e alzandosi.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, i loro visi vicinissimi… poi un botto.
Il pavimento cominciò a tremare e una sorta di vortice dorato si formò al centro della stanza, iniziando a risucchiare qualsiasi cosa che nella stanza non fosse fissa. Grindelwald era sparito, così come l'odore e la nebbiolina della Caccabomba.
Tutti si aggrapparono a qualcosa per resistere, ma il vortice non spariva.
Era come se stesse aspettando…
Newt guardò Tina e poi Melody. La ragazza si girò verso di lui:
«NO, NON CI PROVARE!» urlò lei.
«RICORDAMI!» le rispose soltanto lui, lasciando andare la presa.
Il vortice si chiuse.
E Newt Scamander non c'era più.
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