CAPITOLO QUARANTOTTESIMO - Occhi di Salamandra
Newt arrivò in cima alla collina sfinito dalla corsa: continuare così fino al porto era un'idea alquanto stupida, lo sapeva bene. Per questo aveva deciso di farsi dare un passaggio da un suo caro vecchio conoscente, un amico di sua madre che faceva il Passaporta Tout da quando ne aveva memoria.
«Guarda un po' chi ha portato a riva la marea!» esclamò con la sua solita voce tuonante e rauca Jack Livingston. La corta barba bianca stava iniziando a crescere, e i suoi occhi chiarissimi occhi azzurri spiccavano sul suo viso, sprizzando energia da tutti i pori, malgrado l'età certamente avanzata dell'uomo. Indossava una maglietta a righe bianche e azzurre, tipiche dei marinai, e un paio di pantaloni marroncini altamente stropicciati. Tra le labbra teneva una pipa che tremolava al minimo movimento della sua bocca, rendendogli complicato il comunicare con gli altri.
Se non avesse fumato e avesse avuto un accento americano, avrebbe benissimo potuto essere la versione anziana di Jacob.
«Salve, signor Livingston» lo salutò frettoloso il Magizoologo «Qual è la fermata più vicina al porto?».
L'uomo ci pensò su soffiando del fumo fuori dalla sua pipa, per poi rispondere:
«C'è una fermata in un paesino lì vicino, ma dovrai prendere il treno. Sono circa dieci minuti» lo rassicurò, vedendo la sua espressione sconcertata.
«D'accordo. Lì».
Il signor Livingston sfoderò la bacchetta e borbottò qualcosa sottovoce, puntando la bacchetta contro il secchio che sarebbe servito da Passaporta, per poi rivolgersi a Newt:
«Dieci secondi» disse.
Il Magizoologo strinse la presa sulla valigia: il cuore stava iniziando a battergli all'impazzata, e il secchio non contribuiva a calmarlo, dal momento che aveva iniziato a traballare.
«Cinque…».
Cinque secondi. Doveva correre di nuovo. Non poteva permettersi di perdere il treno.
«Due…».
Il mago si preparò e prese un respiro.
«Uno…».
Newt mise un piede nella Passaporta, che lo risucchiò immediatamente. Avvertì uno strappo all'ombelico e si ritrovò sul retro di una stazione, giusto in tempo per avvertire il richiamo di un capotreno:
«IN CARROZZA!».
No. NO.
Corse all'interno e vide un treno partire dal binario dove si trovava lui. Lanciò un'occhiata al tabellone degli orari: dannazione, era quello che gli serviva.
Ricominciò a correre cercando di farsi notare in tutti i modi. Capì che non ci sarebbe mai riuscito.
Non poteva perderlo, no: Tina sarebbe tornata a New York e lui non l'avrebbe più rivista.
Gli venne un'idea. All'improvviso, come una stella cadente. Era un'idea folle, ma ci doveva provare.
Si Smaterializzò in mezzo al binario e si aggrappò alla maniglia sul retro del treno.
Era vivo. Molto bene, era un punto a suo favore.
Sperò che la nave non stesse partendo proprio in quel momento. Cosa avrebbe fatto in quei dieci minuti? Sarebbe resistito?
Sentì un pizzicorio alla guancia sinistra.
«Ehi, Pickett» lo richiamò dolcemente «Come stai? Mi sei mancato, sai?».
L'Asticello gli si accoccolò sulla spalla:
«Presto ti racconterò tutto. Ma ti devo chiedere di startene nella valigia, quando arriviamo. Ti va?» chiese.
La Creatura gli fece una pernacchia, e Newt non riuscì a trattenere un sorriso:
«Beh, allora stai nel taschino. Per favore».
Pickett si arrese e si intrufolò nella tasca della camicia bianca del Magizoologo, visibilmente scocciato.
«Grazie» mormorò lui, sporgendosi per vedere dove fossero.
Il treno iniziò a frenare, finché non si fermò del tutto e, una volta a terra, Newt ricominciò a correre.
Arrivò al porto in men che non si dica, e iniziò a cercare Tina tra quelli che gli sembravano migliaia di persone. Non ce l'avrebbe mai fatta.
Poi, Pickett uscì di nuovo dal taschino, e iniziò a correre tra i piedi della gente:
«Pickett! Ti farai uccidere, così!» esclamò il Magizoologo, cercando di stargli dietro. La Creatura si intrufolò nella manica di una donna che si stava incamminando verso la nave.
Tina iniziò a muovere il braccio, avvertendo qualcosa di strano.
Newt colse l'occasione e, con un ultimo scatto, afferrò l'arto dell'Auror, che si girò verso di lui, sorpresa.
Pickett, intanto, tornò soddisfatto nel taschino.
«Non salire su quella nave, ti prego» le disse, evitando il contatto visivo e concentrandosi sul ciondolo grigio della donna.
«Com'è, quando si ribalta la situazione?» domandò lei, guardandolo dritto negli occhi «Io ho rispettato la sua decisione di tornare a Londra, signor Scamander. E ho rischiato tutto per seguirla, un anno dopo. E ogni volta che si allontana da me, sembra trovare un'altra. Finora è andata così: e se lei se ne andasse per sempre, cosa mi rimarrebbe? Dopotutto, però, ha ragione: non è tradimento, perché noi non stiamo insieme. Parlare di questi argomenti mi mette incredibilmente a disagio, perciò ora mi lasci andare e…».
«Mi vuoi sposare?».
Tina lo guardò confusa, rilassando il braccio ancora bloccato dalla presa delicata del Magizoologo.
«Come, scusa?» chiese, avvicinandosi di un passo.
«Ti prego, non farmelo ripetere un'altra volta» mormorò lui, guardando le punte dei suoi piedi.
L'Auror era esterrefatta:
«Io non… suppongo di non aver capito bene» disse, scuotendo la testa. Intanto, senza che nessuno dei due se ne fosse accorto, la mano del Magizoologo era scivolata a prendere quella dell'Auror.
«Hai ragione, hai ragione» ammise lui, ricordandosi della scatoletta che aveva nell'altro taschino della camicia. La afferrò e la aprì, rivelando l'anello che aveva inseguito nel Corso dei Sospiri «Mi vuoi sposare?» ripeté.
Tina non riusciva a rispondere.
«Ti prometto che non sparirò più. E non ti tradirò mai» aggiunse lui, cercando di convincerla.
Solo in quel momento l'Auror sembrò realizzare quanta strada il Magizoologo aveva fatto per arrivare da lei. Il suo respiro, infatti, era ancora irregolare per la lunga corsa che aveva fatto, i suoi capelli spettinati e la valigia a terra.
«Sì» replicò di getto.
«…sì?» chiese lui, alzando uno sguardo sul viso della donna.
Lei annuì, un sorriso raggiante dipinto sul suo volto:
«Sì. Certo che sì» ripeté, mettendogli le mani sulle spalle e alzandosi a baciarlo.
Sì staccarono dopo pochi secondi, o forse giorni, e rimasero in silenzio a studiarsi l'un l'altra, sorridendo impacciati.
«Sai» disse Newt, decidendo di rompere quel silenzio di tensione «I tuoi occhi sembrano quelli di una Salamandra».
~My space~
FINALMENTE. PORCO CRONO, ASPETTAVO DI PUBBLICARE QUESTO CAPITOLO DAL PRIMO DI PREOCCUPATI E SOFFRI DUE VOLTE!
BALLIAMO LA MACARENA TUTTI INSIEMEEEEH!
*i grilli ballano grillando*
See y'all next week, guys!
Camy ❤🎶
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