CAPITOLO QUARANTAQUATTRESIMO - Metropolvere

«A Baker Street! In fretta!» esclamò Melody, entrando nell'ufficio di Silente «Katie e gli altri hanno bisogno di aiuto!».
Il professore non rispose nemmeno e si lanciò a recuperare la ciotola in terracotta in cui era contenuta della Metropolvere.
Per fortuna, Queenie, Jacob e Skender erano vicini, e l'urlo della Lestrange aveva solleticato il loro udito. Si precipitarono anche loro nella stanza, i bambini che piangevano tra le braccia della madre.
«Non ci pensare nemmeno, Queen» disse fermo il Babbano «Stiamo tornando al discorso dell'ultima volta».
«Non vi lascerò morire così! Hai idea di quale peso sulla coscienza mi rimarrebbe se...»
«Farò del mio meglio e non morirò, amore» la rassicurò lui, frettoloso «Siamo forti e...».
«...e abbiamo i rinforzi» concluse Adrian, facendo il suo ingresso seguito dagli studenti che facevano parte dei Traditori, con le bacchette già sfoderate e gli sguardi fieri.
«Ma ci sono dei bambini!» lo rimproverò Melody, indignata «Non possiamo permettere che rischino la vita!».
«Ce ne siamo andati di casa con la scusa di un campo estivo a Hogwarts per combattere, signorina Lestrange. E ora vogliamo farlo» ribatté la ragazzina dai codini rossi di prima che sembrava capitanare il gruppo.
«Ma...» la risposta le morì in bocca. Era l'ultima persona ad essere autorizzata a fermare dei bambini dal combattere. Anche lei lo aveva fatto, alla loro età.
Si girò verso Silente mordendosi il labbro: era a un bivio.
Il professore scosse la testa:
«Solo i maggiorenni» disse.
Tra i Traditori ci furono mormorii di dissenso, così Melody prese di nuovo la parola:
«Calmatevi, tutti quanti. I maggiorenni che vogliono combattere, sono liberi di seguirci. Minorenni, ascoltatemi: i Grifondoro attueranno delle misure di sicurezza intorno tutta Hogwarts. I Tassorosso raggrupperanno gli Elfi Domestici e li porteranno al sicuro nella Stanza Va' e Vieni. I Corvonero avvertiranno i quadri di tutto il castello e chiuderanno i passaggi segreti ormai conosciuti. Infine, i Serpeverde dovranno appellare tutti i fantasmi e chiudere le finestre delle varie Torri e della Guferia. Tutto chiaro?».
«Cristallino!» esclamò la bambina dai codini rossi.
La Lestrange accennò un sorriso e si girò verso Silente, che annuì calmo.
Velocemente, i minorenni dei Traditori uscirono dalla stanza, pronti ad andare ad eseguire i compiti a loro assegnati.
«Un momento» disse Newt, mettendo una mano sulla ciotola di Metropolvere, come se stesse fermando Silente dall'usarla «Manca Tina! Tina non è qui!».
«Datti una mossa, allora!» lo incitò Jacob, spingendolo verso la porta.
«Oh, giusto. Ora è tutto a posto» li avvertì Melody «Era sotto...»
«...veleno. Sì, lo sappiamo. È particolarmente facile leggere i tuoi pensieri, Mel» commentò Queenie, con gli occhi arrossati. Non voleva restare a guardare.

Ragiona, Newt, ragiona. In Guferia fa troppo caldo. Nei sotterranei è troppo umido. Le aule sono chiuse. Non sa la parola d'ordine dei Grifondoro. È una donna bellissima, energica, dagli occhi incredibilmente simili a quelli di una salamandra, dai piedi sottili e... intelligente. Ma certo, intelligente!
Iniziò a salire le scale velocemente, implorando loro con la mente di non cambiare. Avrebbe solo perso tempo. Bene, se in alto a sinistra c'era la Torre dei Grifondoro, voleva dire che quella a destra era la Sala Comune dei Corvonero.
Corse di nuovo per le scale e, finalmente, arrivò a destinazione.
Prima ancora che gli venisse posto l'indovinello, chiuse gli occhi: non vedere, lo aiutava a concentrarsi.
«La mia vita può durare qualche ora,
Quello che produco mi divora.
Sottile sono veloce, grassa sono lenta
E il vento molto mi spaventa.
Chi sono?».
Beh, si aspettava qualcosa di più magico.
Aveva in mente molte Creature la cui vita sarebbe potuta durare qualche ora, e che erano spaventate dal vento. Ma non concordavano con il resto dell'indovinello.
Pensò a qualcosa di molto Babbano. Provò a mettersi nella mente di Jacob: cosa poteva avere in casa che era spaventato dal vento? Probabilmente il fuoco. Una fiamma. Una...
«...candela!» esclamò, incrociando le dita della mano destra.
Quando riaprì gli occhi, notò di avere l'ingresso libero. Sospirò sollevato ed entrò. Eccola: era seduta sul divanetto, ad osservare la statua di Corinna Corvonero.
«Tina, io...»
«Perché sei qui?» chiese lei, senza nemmeno girarsi.
«Ti posso spieg...»
«Ripeto: perché sei qui?».
«So che non vuoi as...»
«Sei venuto qui perché ti sei accorto che quella donna è una brutta persona e hai improvvisamente deciso di tornare da me?»
«D'accordo, te ne parlerò più tardi. Dobbiamo andare a Baker Street» cedette alla fine il Magizoologo.
Non appena la donna posò gli occhi su di lui, spostò lo sguardo a terra. In men che non si dica, Tina si era alzata e stava uscendo a testa alta dalla stanza. Newt la seguì.
Fu impossibile, per entrambi, proferire verbo. Sentiva il cuore battergli in gola, e non riusciva a calmarsi. Non sapeva bene come e cosa dirle: forse stava pensando che lui preferisse veramente i viaggi a lei. Eppure non era così: avevano persino viaggiato insieme!
Le si avvicinò abbastanza per sfiorarle la mano, ma lei rifiutò l'invito. Prese, invece, la bacchetta dal cappotto, occupando l'impugnatura.
Perfetto, le avrebbe davvero parlato dopo.
Entrarono nell'ufficio di Silente. Jacob era già sparito con la Metropolvere, così come i Traditori maggiorenni. Newt cercò con lo sguardo la sua valigia.
«Terrò io i tuoi animali, caro» lo rassicurò Queenie, ancora prima che lui parlasse «Io, Diana e Altair staremo con loro».
Tina abbracciò in fretta la sorella. Si mormorarono qualcosa velocemente, ma fecero quasi fatica a staccarsi.
Poi, anche lei sparì nel camino. Silente e Skender - da quando era così silenzioso? - li imitarono. Rimanevano Newt, Melody e Adrian.
«Sta finendo la Polvere» osservò Adrian «Va', Newt. Vi raggiungeremo».
«Come...?» chiese Melody.
«Ora vedrai» rispose il ragazzo.
Newt annuì, non totalmente sicuro di fidarsi di Adrian. Insomma, sì, era un bravo ragazzo, ma... no, era proprio un bravo ragazzo. Doveva accettarlo: un'altra persona gli stava scivolando fra le dita.

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