CAPITOLO QUARANTACINQUESIMO - La Battaglia di Baker Street (pt.1)

«Non ho ancora capito come arriveremo a Londra» ammise per l'ennesima volta Melody con un sospiro. Aveva posto quella domanda a Adrian centinaia di volte, ma lui continuava ad evitare di rispondere.
«Ora vedrai» replicò, alzando gli occhi al cielo, probabilmente stufo di quel terzo grado che la ragazza gli stava facendo ed entrando nella Foresta Proibita. Faceva sempre più freddo, e il sole stava calando.
«Senti, non vorrei disturbarti, ma mentre noi esploriamo Hogwarts come se non l'avessimo mai fatto in vita nostra, a Baker Street avranno già iniziato a combattere. E, non per essere pessimista, magari abbiamo perso qualcuno di caro. Vogliamo darci una mossa e...».
Adrian le mise una mano sulla bocca.
«Fimatifo» cercò di commentare lei, ma il ragazzo la interruppe portandosi due dita alle labbra ed emettendo un sonoro fischio.

Melody decise di non ribattere.
E, in effetti, fu la scelta migliore che potesse fare, dal momento che rimase inevitabilmente a bocca aperta.
«Ehi, Bames! Tutto bene?» chiese Adrian, accarezzando... un Thestral.
Un Thestral.
Bames il Thestral.
Da dove era saltato fuori?
«È tuo» disse la Lestrange, in tono affermativo, quasi non fosse una domanda, ma una certezza.
Lui annuì, senza mettere di carezzargli affettuosamente il muso.
Anticipò il quesito della ragazza:
«Non te l'ho mai detto perché sapevo che mi avresti chiesto come mai riuscissi a vederli».
Dopo un attimo di insicurezza, Melody rispose:
«Avrei pensato alla battaglia a Parigi... insomma, ricordi cos'è successo».
«Già, lo ricordo» ribatté lui «Ma riuscivo già a vedere i Thestral. Non sei stata l'unica a perdere una sorella, Mel.
«Avevo un fratellino. Era piccolo, biondo, dagli occhi azzurri. Un po' come te, ma lui aveva i capelli più chiari dei tuoi, e lo sguardo meno vissuto. Amava correre, giocare. Gli volevo un bene immenso.
«Avevo undici anni quando successe. Eravamo in giardino, e stavamo saltando per il prato. Aveva appena quattro anni. Ricordo poco quel momento, ma rammento che si era avvicinato un Nundu in libertà. Scoprimmo dopo che era scappato dall'allevamento di Saint James, nella via parallela a casa mia.
«Beh, stavo scappando da Lorence - mio fratello - perché avevo passato il turno a lui. Non mi accorsi, in primo luogo, di quello che stava succedendo. Ma sentii l'urlo contento di mio fratello... Adrian, c'è un leoncino!
«Mi girai terrorizzato verso di lui, ma il Nundu gli aveva già soffiato il suo alito fatale. Vidi cadere Lory come cade una foglia d'autunno. Gridai a pieni polmoni. In quel momento arrivò la sicurezza. Era comunque troppo tardi. Per questo evito sempre quella parte della valigia di Newt, quando ci entro. E per questo vedo Bames» raccontò, la voce tutt'altro che ferma.

Melody restò in silenzio. Non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto dare la colpa a qualcuno, ma non poteva. Questa volta, era davvero colpa di una Creatura.
Gli mise una mano sulla spalla e sussurrò:
«Mi dispiace, Adrian. Mi dispiace tantissimo».
Lui annuì, inspirando e buttando fuori l'aria dalla bocca in un soffio.
«Forza. Avranno già iniziato a combattere, no?» chiese, riprendendo le parole della ragazza.
«Ah, dovremmo salire su Ba-».
Prima che potesse completare la frase, Adrian l'aveva presa per la vita e l'aveva sistemata sul dorso del Thestral.
La ragazza si attaccò al collo della Creatura, attenta a non fargli male.
Poi, il ragazzo salì davanti a lei, così che dovette aggrapparsi a lui per non fare una brutta caduta.
«A Baker Street, bello» disse Adrian, tirandogli una pacca affettuosa sul dorso.
Bames prese la rincorsa e si alzò in volo, sfidando il vento e dirigendosi a Londra.

Quando Newt uscì per strada, raggiungendo gli altri, restò accanto a loro a guardare un numero immenso di figure vestite di nero che alzavano le bacchette, creando scie luminose che andavano a congiungersi creando una barriera tutt'intorno alla strada. Doveva essere un Repello Babbanum o qualcosa del genere.
«Ormai è tardi per scappare senza combattere. Lasciamoli finire» gli spiegò Silente, osservando la grande cupola magica che si andava creando. I suoi occhi erano coperti da un velo di preoccupazione, un fatto raro da vedere sul grande Albus Silente. Sembrava stesse cercando qualcuno con lo sguardo, forse Grindelwald. Ora che ci pensava, l'aveva sempre chiamato Gellert. Per nome.
Peccato che non ci fosse Queenie: probabilmente, lei sapeva già tutto.
«I ragazzi!» esclamò Tina sottovoce, indicando due ragazze - che Newt non aveva mai visto, ma dovevano essere Gladys e Katie - e i Furfanti in un angolo, con le bacchette di alcuni seguaci al collo.
«Direttamente da Hogwarts» si intromise una voce agghiacciante.
Grindelwald si fece largo tra i maggiorenni dei Traditori, che rabbrividirono: non si erano accorti di lui.
Era bravo a mimetizzarsi, ad entrare nelle menti delle persone per arrivare al loro livello e trasportarle dalla sua parte. Gellert Grindelwald non era pazzo: era intelligentissimo.
«Dovresti aver imparato, Gellert, che non c'è motivo per cui un adulto non dovrebbe aver timore o bisogno di un bambino» gli fece notare Silente, guardandolo con un'espressione improvvisamente calma.
«Albus Silente…» iniziò il Mago Oscuro, ma prima che potesse dire altro, qualcosa gli arrivò in testa, facendolo cadere a terra.
«Che succede, Grindelwald? Bames è uno zoccolo duro?» gli urlò Melody, ridendo come una bambina, sul dorso di un Thestral, attaccata ad Adrian.
«Ecco la mia sorellastra!» replicò Credence, che approfittò della distrazione del seguace che lo teneva a bada per tirargli una gomitata nello stomaco e trasformarsi in Obscurus.
Tutti i vicini - tranne Gladys, Katie e i Furfanti -, scapparono dall'altra parte della via, impauriti.
Poi, quando tornò normale, porse la mano a una delle due ragazze - che, quindi, doveva essere Gladys -, dicendole:
«Questa volta non ho una rosa, Mademoiselle».
«All'attacco!» gridò Grindelwald, stufo e irato, rialzandosi e tuffandosi su Newt, che parò la prima Maledizione.

Passarono pochi istanti da quell'urlo, e Katie si trovò di fronte a un ragazzo pressoché della sua età. Le pareva si chiamasse Henry Travis Jr. Aveva frequentato Hogwarts anche lui, ma non era una delle persone migliori che la ragazza avesse mai incontrato.
Lui sembrò volerla attaccare, ma si ritirò e la spronò:
«Che aspetti? Lancia qualcosa!».
«Non faccio mai il primo passo! Inizia tu, non voglio farti veramente del male» rispose lei, nervosa, la sua presa sempre meno ferma.
«Beh, non…».
Il ragazzo sembrava non sapere cosa rispondere.
«Sei un codardo, allora» lo stuzzicò lei «Un codardo che è passato dalla parte sbagliata per non morire!».
«Io voglio farvi del male» ribatté lui, il viso arrossato.
«No che non lo vuoi» sentenziò lei, allontanandosi «E per questo ti lascerò un'ultima possibilità».

~My space~
Ci tenevo a dedicare questa serie di capitoli sulla Battaglia alle mie salamandre _AresInVeins_ e Una___potterhead, che mi sopportano e supportano tantissimo.
Byeee
Camy❤🎶

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