CAPITOLO DICIOTTESIMO-Il Museo Del Mistero

Tina poteva sentire i suoi piedi chiederle di fermarsi e riposare.
In tutta la sua carriera di Auror non aveva mai camminato tanto.
Stavano cercando un museo dal nome impronunciabile, ma sembrava essere dall'altra parte di Berlino. Il clima era silenzioso, a parte per qualche chiacchiera tra Credence e Phineas.
Sebastian non sembrava proprio in vena di parlare. Teneva lo sguardo a terra, come se i suoi piedi fossero improvvisamente diventati interessanti.
Perfino Gladys se ne stava zitta, probabilmente cercando di non pensare alla stanchezza. Katie, dal canto suo, era probabilmente l'unica che riuscisse a concentrarsi su tutto fuorché la missione, dato che guardava incuriosita la valigia di Newt nelle mani di Melody.
Quest'ultima si guardava intorno con sospetto, come se chiunque stesse per attaccarli.
Tina, invece, leggeva ogni singola insegna che vedeva, sperando che si trasformasse all'improvviso nel nome complicato che Silente aveva scritto loro.
Con grande sorpresa di tutti, fu Sebastian il primo a rompere il silenzio:
«Credo sia palese, ora» disse.
Melody si girò:
«No» sentenziò.
«Se rispondi così, vuol dire che lo hai pensato» replicò lui.
«E tu come fai a saperlo?».
L'uomo indicò con un cenno del capo Phineas, che fece un debole sorriso.
Melody non seppe bene come rispondere: odiava quando lui o Queenie le leggevano la mente.
«Beh, se vi degnaste di spiegare non sarebbe male» commentò Tina.
«Mel aveva pensato di dividerci...» iniziò Sebastian.
«È stato un pensiero fugace. Un'idea stupida. Andiamo avanti» lo interruppe la ragazza, girando di nuovo i tacchi e facendo qualche passo.
«No, avevi ragione» la fermò Tina.
«Cosa?!» fecero in coro Gladys e Katie.
«Voi due siete inquietanti» mormorò Credence, provando ad alleggerire la situazione, senza ottenere risultato.
«Camminare in gruppo è prematuro. Siamo sette: un gruppo da quattro e uno da tre» rispose l'Auror «Intanto camminiamo: stiamo perdendo tempo».
«Io capisco che vogliate essere più sicuri, ma... non potrei perdonarmelo se anche uno di voi...».
Un fatto che Newt per primo aveva notato in Melody era che quando la ragazza pensava a Leta i suoi occhi diventavano incredibilmente simili a quelli della sorella, perciò non fu difficile per Tina capire che stesse ricordando la donna e Theseus.
«Abbiamo i calzini» rammentò Credence, tirando fuori dalla tasca la sua calza e agitandola.
«Giusto» osservò Phineas «Non li hai creati per nulla, sbaglio?».
«Non credo sia necessario» mormorò Katie, quasi impercettibilmente, puntando il dito verso l'enorme edificio che si ergeva davanti a loro.
Ricordava particolarmente un tempio greco, ma il fatto sorprendente era che l'intera costruzione fosse fatta di...
«Avorio» sussurrò Gladys, a bocca aperta.
«No, non è avorio» la corresse Melody.
Il cuore di Tina perse un battito quando vide il pallore del viso della ragazza e la presa sul manico della valigia stringersi.
«Sono becchi di Tuono Alato».
A quelle parole, l'insegna strana che era scritta sul capitello della costruzione cambiò da Amreucusnaim a Arcani Museum.
«Sempre questo "Arcanus". Sempre "Misterioso" di mezzo» sbuffò Phineas.
«Beh, quando avremo finito qui potrai chiamarlo Musée des Rêves, tanto per lasciare il tuo segno. Chissà, magari un giorno avrai una linea di Rêves» commentò Credence, guardando Gladys come se si aspettasse una reazione. La ragazza continuò a fissare il museo.
«Non ci sono Tuoni Alati lì dentro, vero?» chiese Katie, guardando la valigia.
Melody scosse la testa e Tina rispose:
«L'ultimo lo ha liberato cinque anni fa a New York».
«Ma quanto ci avranno messo per costruire un simile edificio?» domandò Gladys.
«Spero che abbiano usato Engorgio» mormorò Tina «In modo da ingrandire i becchi e usare meno Tuoni Alati possibile...».
La voce dell'Auror si spezzò. Era terribile pensare a delle povere Creature catturate e maltrattate. Per un attimo fu contenta del fatto che Newt non fosse lì con loro.
Melody preferì non rispondere:
«Credo che Grindelwald amerebbe questo posto sia come prigione che come punto di ritrovo. Entriamo?» chiese.
Ci fu qualche cenno di assenso e i sette iniziarono ad avvicinarsi all'entrata.
Una donna dalle forme giunoniche li accolse:
«Buonasera» disse, anche se erano in pieno giorno «Posso avere i vostri nomi?».
Tutti si guardarono incerti:
«Ehm...»
«Lestrange» tentò Melody, stringendo le labbra.
«Lestrange? Qual è stata la prima parola che il nostro signore, Grindelwald, le ha rivolto?» domandò.
La ragazza spalancò gli occhi:
«Io...mi ha detto "Buonasera"» disse, cercando di ricordare il giorno in cui il Mago Oscuro era comparso nella sua villa nello Yorkshire.
«Sbagliato» replicò la donna e, con un gesto della mano, scaraventò via tutti e sette.
«Diamine, Mel!» esclamò Credence «Hai la memoria un po' corta!».
«Sta' zitto, Cred» lo ammonì lei, rialzandosi «Non riesco a capire...».
Qui perfino i Furfanti diventarono seri: Melody Lestrange odiava non capire o non sapere.
«Forse ti ha detto altro e tu non hai sentito...» azzardò Katie.
«Non avrebbe avuto senso» sospirò Tina «Stando a quanto mi hai raccontato, non c'era altra persona in casa se non tu e...»
«Ma certo!» esclamò la ragazza, portandosi una mano alla fronte «Parla di Leta!».
«Beh, siamo fritti. Leta è morta, Melody» ricordò Sebastian, rabbrividendo alla vista della somiglianza dello sguardo della ragazza a quello della sorella.
«Non siamo del tutto fritti, invece» rispose lei, con lo sguardo di chi ha in mente una pazzia.

«Muoviti!» esclamò Credence.
«Sto arrivando, aspetta!» replicò Melody.
«Questa valigia non passerà inosservata, specialmente se sei dentro di essa» commentò Gladys.
«Ho detto che sto arrivando, siate pazienti! Che diamine, Newt, sei un Magizoologo, non un esperto di Pozioni! Oh, eccola... ci sono!».
La ragazza salì i gradini e uscì dalla valigia con in mano sei fiale.
Tina ne prese in mano alcune per alleggerire il carico:
«Polisucco?» chiese.
La ragazza annuì.
«Mel» iniziò Sebastian «Leta è... non è più tra noi. Per la Pozione Polisucco serve...»
«Un capello» disse Melody, agitando una delle fiale.
«Vuoi dirmi che quelli sono dei capelli di un cadavere...e che qualcuno lo deve ingurgitare?» chiese Gladys, guardando disgustata la fiala.
Melody annuì di nuovo:
«Lo farò io, se volete. Ma qualcuno deve impersonare Theseus».
«Theseus?!»
«Theseus».
«Ma perché Newt doveva tenere dei capelli nella sua valigia?» domandò Phineas, senza capire.
«Perché sapeva. Sapeva che sarebbero tornati utili, o non avrebbe preparato la Pozione Polisucco» spiegò Tina, con una punta d'orgoglio nella sua voce.
«Ma sono morti!» esclamò esasperata Katie.
«Non li hanno registrati» rispose Melody in tono gentile, guardando le fiale «Se l'è bevuta subito, quella donna, quando le ho detto di essere una Lestrange. A quanto pare, a Grindelwald non piace ricordare Leta, dato che... beh, sappiamo tutti come è...finita».
Rimasero in silenzio per un po'.
«E Theseus?» chiese Sebastian.
«Somiglia abbastanza a Newt. Potrebbe mandare giù anche il fatto che stia cambiando davvero e che stia decidendo di fare parte del Lato Oscuro» disse «E ora muoviamoci. Quella donna ci vuole Obliviare» disse.
«Perché?» domandò Gladys.
«I seguaci non sono così fieri da andare in giro dicendo di esserlo» spiegò Tina, guardando la donna-Giunone che scrutava la piazza cercandoli.

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