Capitolo 4 - Scoperta
Esco dall'ospedale a pezzi. Ogni fibra del mio corpo, trema. Rabbia e dolore mi divorano a poco a poco. La donna che ho finalmente ammesso di amare, mi ha lasciato. La persona che avevo fatto divenire la mia sottomessa mi ha spezzato in due. La cosa folle è che la colpa dei miei errori, non ha scaturito tutto questo trambusto, anzi semplicemente siamo arrivati alla conclusione stessa che entrambi ne abbiamo commessi. Adesso, la creatura che cresce dentro di lei è tutta una scoperta. Per me, è tutto così surreale. Sono padre tutt'oggi di due meravigliose creature, ma chiedermi se quello che Allie porta in grembo sia mio, rimane un mistero. Però, nonostante mi ponga questa domanda, non posso fare a meno di pensare che soltanto io sono rimasto al suo fianco. La domanda è: Lei per me, lo avrebbe fatto? Risposta: Forse no, Lucas. Sospiro e frustato salgo in auto. È scappata via da me, prima di tutto questo. Sono certo, anzi sicuro che se fosse stata al mio posto non avrebbe accettato di stare al mio capezzale, in attesa di sapere cosa il futuro le avrebbe preservato.
Vado al bistrot e cerco di gettarmi sul lavoro. Cucino silenziosamente e parlo soltanto per sbraitare ordini. Senza mai staccare gli occhi, dai fornelli che brulicano di buon cibo un pensiero fa luce dentro di me; sapere se veramente mi ha tradito con Robert. Sentire con le mie stesse orecchie, se lei veramente lo ha commesso. Beh, come io ho fatto con lei. A disagio per quei pensieri, torno alla mia cucina.
I piatti escono veloci e senza intoppi. Dopo due ore e un quarto dall'inizio del turno, mi concedo una piccola pausa e bevo un sorso di caffè preparato da Liv. Da dopo quella accesa e forte discussione abbiamo ristabilito e messo in chiaro il nostro rapporto. Noto che assieme c'è un muffin ai mirtilli, le do un morso e me lo assaporo. "Delizioso." Lancio un'occhiata al telefono prima di riprendere e vedo che è arrivata un'email da Meg. L'apro e scorro incuriosito.
Da: Meg Conrad Peterson
A: Lucas Peterson
Data: 6 Settembre 2021 23.52
Oggetto: Intervista riuscita
Buonasera Chef,
Ti-inoltro l'intervista avvenuta qualche settimana fa su GQ. Ti prego di scorrere fino in fondo troverai interessante anche l' allegato. Che dire: Congratulazioni! Sei ufficialmente fidanzato. Idiota!
Buonanotte. La tua ex che deve sempre badare alle tue stronzate.
Meg Conrad
"Che cazzo… "
Scorro e compare una foto di me ed Allie che ci ritrae felici. Siamo fuori dal suo appartamento, con lei stupenda e meravigliosa nel suo abito rosso. Ed io, aggraziato e sicuro di me, che le apro la portiera ammaliato e con lo sguardo pienamente perso.
Sfilo il grembiule e chiedo a Liv di occuparsi altri dieci minuti dei miei piatti. Esco sul retro con la mia sigaretta e cerco di schiarirmi le idee prima che mi esplodono. "Perfetto!"
<< Cazzo!>> Adesso tutti i giornalisti e la stampa pensa che abbia una relazione. Devo proteggere Allie e la mia famiglia. Se andassero in ospedale, potrebbero scoprire la sua gravidanza e poi tutto il resto. Devo escogitare qualcosa. Mentre aspiro la mia sigaretta elettronica, vengo sopraffatto da un enorme senso di tristezza. Poco dopo, Pedro fa il suo ingresso e si avvicina a me senza dire una parola. Mi appoggia una mano sulla spalla e sospira. << La mia vita è un enorme e fottuto casino. >>
<< Sei ridotto uno straccio Peterson. >>
<< E infatti, lo sono. Mi sento così… >>
<< Che succede? >> Sospiro.
<< Io e Allie… Beh, mi ha lasciato. >>
<< Cazzo! Mi dispiace amico mio. Non sapevo ancora nulla. >>
<< Anche a me. Sospiro e riprendo: Beh, questa notte cioè stamani mattina appena si è svegliata ed ha ripreso un po coscienza, mi ha chiesto alcune cose ed io, non ho saputo mentire. >> Sorrido amaramente.
<< Sai Lucas… Vedrai che se deve essere, sarà… >>
<< Io non credo… >> Non aggiunge nient’altro. Semplicemente, restiamo in silenzio. Ammirando il Tamigi e guardando la ruota che gira e fa luce nell'oscura e buia città. Rientriamo in cucina e cerco almeno per la prossima ora e mezza di non pensare. Voglio finire il turno e dedicare il mio tempo a ciò che amo fare: cucinare.
È tardi quando finalmente riusciamo a chiudere. Un nuovo pensiero mi attanaglia, non voglio tornare a casa. Dove solo l'eco del mio respiro parla e dove i miei oscuri pensieri fanno ritorno. Salgo in auto e deciso a scoprire la verità, l'indomani avrei parlato con Robert. Devo scoprire cosa c'è stato. Se davvero tra quei due, è riemersa la scintilla.
Quando arrivo a casa l'appartamento mi appare ancora più buio del solito. Non tornavo quì da quella notte. Ormai da più di due settimane, non ero più tornato. Il mio luogo sicuro era a fianco ad Allie. Mi portava il cambio Pedro e non volevo allontanarmi da lei neanche per un secondo. Mentre percorro l'enorme open space del mio salotto/cucina, rivivo nella mia mente quella sera per un breve e intenso istante. Ho un tuffo al cuore. Ripercorro di nuovo, lei che esce e se ne va da me furiosa. Delusa e senza saper cosa dire. Inorridita dall'uomo che aveva ammesso di amare. Soffoco. Il panico si prende una parte di me. Mi dirigo impaurito verso la mia camera da letto. Accendo la luce e mi fermo sulla soglia. Vengo sopraffatto dalla disperazione. "Oh, piccola… Mi dispiace." Sospiro. Cosa posso fare? Mi passo una mano fra i capelli ed elaboro una nuova strategia. Devo riaverla. Lei è mia. Però, prima di fare qualcosa di cui potrei pentirmi, devo sistemare la faccenda. "Chi è il padre?" Prendo cuscino e coperta dall'armadio e torno in salotto. Dormirò qui. Non li. Non in quella stanza. Almeno non per il momento. Mi sistemo sul divano allungabile e poi mi corico. Ripenso alle sue parole. Allie, ha ragione. In questo momento, dobbiamo mettere un po' di distanza. Solo una volta compresa la mancanza e la lontananza stessa, sapremo e capiremo se possiamo stare assieme. Se un "noi", possa esistere. Mi rannicchio e chiudo gli occhi nella speranza di prendere un poco di sonno e riuscire a riposare quel tanto che basta. Ma i pensieri e le colpe sono troppe. Ho fatto un gran casino. " Non mi vuole più. È vero. Ma io sono ancora qui. E voglio restare."
Mi aggrappo a quest'ultima certezza e alla fine mi addormento.
Mi suona il telefono e mi sveglio di colpo. "Allie?" Un altro tuffo al cuore mi porta di nuovo da lei. No, è Meg.
<< Ehi… >> Rispondo alquanto brusco e ancora assonnato.
<< Di ottimo umore testa di cazzo. >>
<< Cosa vuoi?>> Chiedo di nuovo. Fa una pausa impercettibile, poi riprende in maniera più professionale.
<< Smith del Times… Beh, vorrebbe un' incontro. >>
" Cristo! Al diavolo i giornalisti."
<< Che cazzo vuole quel coglione? >>
<< Semplicemente te. Vuole un'intervista. >>
<< Assolutamente no. Meg, ricordi? >>
<< Si, certo. Non è certo un santo. Ha spalato merda quando ci siamo separati ed eri nel tuo momento buio. Ma se rifiuti, gli darai ragione. Lucas se davvero tieni alla tua carriera devi proteggerti. Smentire le voci. Fallo per la tua relazione… Per Allie. >> Sospira.
<< Allie è in pericolo? >>
<< Non lo so. Ma devi proteggere anche noi e te soprattutto. >>
<< Vi amo, lo sapete. >>
<< Lo so. >>
" Figlio di puttana."
<< Ok, oggi pomeriggio. Organizza la cosa. Ma Meg, esigo da quel bastardo le domande e nessun trucco del cazzo. Lui è veleno. >>
<< Va bene. Ti manderò un'email. E… Lucas… Vestiti bene. >>
<< D'accordo. >>
<< Ok. A dopo. >> Riaggancio.
Il fatto che mi stia ancora leccando ogni singola ferita, non aiuta. Però, sono la mia famiglia ed è per loro che faccio tutto questo.
Chiamo Xavi e mi faccio dire dove vive Mr bastardo. "Chiedile, come sta Allie?" Devo farlo. Ne ho bisogno.
<< Ah, Xavi prima di… >>
<< Dimmi… >>
<< Come sta? >>
<< Arrabbiata, triste e confusa. Ma si sta rimettendo poco alla volta. >> Sorrido tristemente. " Mi manca."
<< Bene. >>
<< Senti… Mi dispiace per voi. >>
<< Anche a me, credimi. >>
<< Ti credo. Ah, quando avrai la risposta del test? >>
<< Mi chiamavano loro, ma credo tra una settimana circa o poco più. >>
<< Mmm… Capito. Spero… >>
<< Cosa? >>
Sospira e prende coraggio in unica frase.
<< Pregherò che sia tuo. >> Sorrido.
<< Grazie Xavi. >>
<< A presto Chef. >>
Mi infilo in doccia e mi lascio travolgere dal tepore dell'acqua sulla pelle. Per un attimo dimentico tutto. Chi sono. Cosa sono. Per cosa e per chi lotto. Per un breve attimo, mi sento solo vuoto e sgombro. Nessun problema e niente che si rifletta sulla mia vita. Mi lascio semplicemente avvolgere, a questa beata sensazione di totale calma. Esco mezz'ora dopo, rigenerato. Una volta vestito, bevo un sorso di caffè e poi esco. Ma nuovamente i pensieri tornano ad insinuarsi, e rimugino sull'intera ed estenuante giornata da cui non potrò sottrarmi. Mi sento dannatamente infelice e senza più uno scopo. Mentre sono in macchina diretto a casa del bastardo ex marito manipolatore di Allie, chiamo Meg.
<< Ehi… >>
<< Quattro e mezzo allora? >>Dico immerso nel traffico.
<< Si. Mi raccomando. >>
<< Perfetto. >>
<< Lucas, leggi l'email. >>
<< Ovviamente. Smith non l'avrà vinta questa volta. >>
<< Stai tranquillo. Ci vediamo più tardi al bistrot. >>
<< A dopo. >>
Dopo una notte un po 'insonne e travolto dai fantasmi dei miei errori, mi sento stanco morto. Ma non è il momento. Adesso, devo capire un po' di fatti e cose e l'arma migliore è: la lucidità. Mi sposto verso nord, salendo sulle colline che costeggiano la città. Nel comune di Candem si trova la collinosa Hampstead. Meno sfarzosa rispetto agli altri quartieri, ma ugualmente piena di storia e lati artistici. Famosa perlopiù, come sobborgo di intellettuali, artisti, musicisti e scrittori. A suo tempo, è stata anche zona di residenza di Freud durante il suo ultimo anno di vita. "Pazzesco."
Entro nel vialetto e rifletto su cosa Allie provava nel vivere qui. Capisco immediatamente perché abbia scelto le colline e il verde. In Italia era circondata dai paesaggi, dalla natura, i boschi e i suoi amati girasoli e penso che Robert almeno su questo punto, abbia ceduto a compiacere il suo dolce capriccio.
Scendo dall’auto e mi dirigo verso l'enorme portone. Mi guardo attorno e intuisco la vita passata della mia bellissima bambolina. Lei era: "la moglie trofeo." Come una volta mi disse. In effetti non aveva tutti i torti. Almeno su questo è stata sincera. Suono il campanello ed attendo un minimo rumore. Vengo accolto pochi istanti dopo, dalla governante.
<< Buongiorno, desidera?>>
<< Buongiorno. Cerco il Signor Wilson. È in casa?>>
<< Mi scusi… Lei chi è?>> Chiede perplessa.
<< Un conoscente. Mi chiamo Lucas Peterson. E… >>
<< Attendi qui, per favore. >>
<< Certamente. >> Scompare lasciando il portone aperto. Entro senza timore all'ingresso. Nell' attesa mi guardo attorno cercando di scorgere possibili indizi o frammenti di lei. Ammiro porcellane, vasi decorati e fiori freschi, ma niente che possa darmi risposte. Qualche minuto dopo, un Robert energico e brioso, mi compare di fronte. Congeda la donna e mi porge una stretta di mano. Perplesso ricambio e gli porgo un falso e tirato sorriso. << Lucas… Cosa ti porta qui? >>
" Sul serio? Stai calmo. Respira Peterson."
<< Sono qui perché necessito di alcuni chiarimenti. Possiamo parlare. >> Dico fermo e in tono deciso.
<< Ho delle riunioni a breve, ma dieci minuti posso averli. Accomodati. >>
" Troppo gentile e disponibile." Lo prenderei a schiaffi se potessi. Inoltre, scopavo la sua bellissima e meravigliosa moglie che per giunta adesso è pure incinta.
"Forse di mia figlia."
Mi conduce in un grande salone. In stile antico e legno scuro. Il camino enorme in pietra è adornato di trofei e medaglie. Con la coda dell’occhio scorgo una sua foto. "Allie."
È il loro matrimonio e lei nel vestito bianco e vaporoso, sorride timida e felice attraverso l'obbiettivo della fotocamera. Cerco di restare calmo ed attendo una sua mossa.
<< Accomodati. Vuoi qualcosa da bere?>>
<< No grazie. Sono soltanto le dieci e trenta del mattino. Non è troppo presto? >>
<< Credimi non è mai troppo. >> Sorride e si versa del brandy. Mi accomodo su una delle poltrone di pelle nera e tamburello le dita sulle ginocchia nervosamente.
"Che orrore. Meglio una Guinness."
<< Come vuoi. >> Conclude e si siede a sua volta con il bicchiere colmo di alcool e ne beve un sorso.
<< Allora … Cosa ci fai qui? >> Dice con tono deciso. Bene. Dritto al punto. Tocca a me.
<< Sei stato a letto con Allie qualche giorno prima dell'incidente? >> Dico colmo di rabbia dentro. Sorride. Beve un altro sorso e poi riprende.
<< Oh, mio caro Chef… Veramente vuoi saperlo? Sei geloso della tua sottomessa o della tua nuova fidanzata? >> Dice divertito.
L'ira cresce e sale. Mi sta provocando e cerco di non cadere nella sua trappola. È solo un modo per farmi perdere le staffe e cedere alle sue provocazioni.
<< Dimmi cosa è successo? Adesso. >> Dico furioso.
<< Va bene. Ma tranquillo Chef, in fondo tu ti scopi mia moglie, no? >> Sorride nuovamente.
"Giuro che lo riempio di schiaffi."
<< Allora… >>
<< Beh… Cinque settimane fa, Allie mi ha chiamato una sera. Era sconvolta e fuori di sé. Mi ha incolpato della sua vita e di come in passato abbia cercato di trarre un beneficio nell'avermi scelto. Cinque anni persi, dietro una persona e un uomo capriccioso. Certo, non sono un santo. Non voglio giustificare che in questo matrimonio non abbia commesso errori, ma l'ho conosciuta per me è stato ossigeno puro. Amavo la ragazza scontrosa e piena di sé che appariva all'esterno. Ricordo quando abbiamo iniziato a frequentarci. All'epoca appena iniziato il college, Allie stava attraversando un brutto periodo della sua vita. I genitori erano da poco deceduti e i soli rimasti erano la zia che viveva in Italia, quindi troppo distante per un ulteriore appoggio e Xavier. Lui era sempre stato importante. Il suo punto fermo è l'unico che fosse veramente in grado di farla ragionare. Quella giovane ragazza, poteva dare a qualsiasi persona, del filo da torcere. >> Sorride e beve un altro sorso. In balia dei ricordi, si lascia travolgere da quei affusolati pensieri che gli ricordano la mia attuale: "donna."
"Cazzo cosa mi prende?" Mi schiarisco la voce.
<< Ehm… Quindi vi siete veramente amati per un periodo… >> Sorride nuovamente. Si strofina un labbro e poi riprende.
<< L'amo tutt'oggi Chef. Ma una cosa ho capito: adesso lei non è più mia. >>
<< Beh … Sulla carta, sì. >> Rispondo irritato.
<< La storia non è finita… Sai, dopo la telefonata furibonda, lei si è presentata qui. Voleva che firmassi alcuni documenti che attestavano la fine del nostro matrimonio. >>
<< Capisco. >> Rifletto e mi strofino la fronte. Ma lui riprende, vuole che io sappia e deduco dal suo viso quanto gode nel vedermi così.
<< L' ho fatta accomodare. Era ubriaca e arrabbiata. Penso, con chiunque gli fosse attorno. Mi disse: Voglio sentirmi libera. Da te. Da Lucas. Voglio prendere ciò che sono diventata e costruire una nuova me. Migliore. Sorrisi. Poi presi le carte e le firmai. Inizialmente ero irritato perché un'altra uomo che non ero più io, aveva reso Allie inerme e senza scudi inattaccabili. Ma notai quanto era nervosa, confusa e forse triste. Tu le piaci più di me e questa cosa mi fa morire e impazzire dentro. Perciò dopo averle restituito i documenti, lei si è alzata e mi ha guardato per un breve istante seria e poi si è avvicinata a me. Pensavo volesse tirarmi uno schiaffo invece, mi ha baciato.
"Cazzo. Davvero Voglio sentire?"
Rimango in silenzio, nonostante l'enorme disagio. Robert continua. È preso ormai dal racconto e certo non vuole smetterla. Non ho scelta. Devo ascoltare. Devo sapere.
Ho ricambiato. Lei era diversa però, era già allora cambiata e non se ne era nemmeno accorta. Il bacio poi, è diventato focoso e ardente. Più intenso di come lo ricordavo. Erano tre lunghi anni che non mi toccava più. Solo io ancora cercavo un contatto, ma con una lunga e amara serie di respinte. >>
<< Ehm… SE fosse tuo. Cosa farai?>>
<< Beh, sinceramente non ne ho la minima idea. Però un motivo ce l'avrei: provare ad essere un marito migliore. >>
<< Tu l'ami ancora? >> Chiedo allarmato.
<< Non lo so. Ma tutto può accadere. Invece… Tu? >> Sorride. Non voglio rispondere. Poi, a lui. No. Continuo a tamburellare nervosamente le dita delle mani appoggiate sulle mie ginocchia. Questo coglione continua ad innervosirmi e mi sono stancato del suo spettacolo da bravo uomo d'affari. Inoltre, non voglio certo parlare con lui di questo. Mi alzo e riprende: << Beh, adesso non resta che aspettare il test di paternità ed infine, la decisione finale spetterà ad Allie, non credi mio caro Chef? >> Sorride nuovamente. Alla fine si alza anche lui e finisce l'ultimo sorso. Prima di congedarsi. << Se non ti dispiace, il lavoro mi attende. >> Usciamo dalla sala prima io e poi lui. M'incammino verso l'uscita sapendo ormai la via ma prima che sparisca della sua vista conclude: << Lucas… >> Mi volto rabbioso ed attendo.
<< Che vinca il migliore. >> Non rispondo alla provocazione di bassa qualità ma semplicemente esco dalla porta e lo lascio a gongolare da sé.
"Spero che quel coglione, non sia il padre. "
Mi dispiace solo della brutale e squallida scoperta: Allie si è scopata Robert. Butto fuori il fiato Fisso incredulo le colline di fronte a me e per la prima volta da molto tempo, ho paura.
Per lei. E per me, se dovessi perderla sarà stato tutto un enorme sbaglio. Essermi aperto a lei, a cosa è servito? Forse a niente. Forse l'ho già persa.
Buonasera 💋
Ecco a voi, un nuovo ed entusiasmante capitolo. Cosa ne pensate? Gessi ❤
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