Capitolo 2 - Ricominciare

Vengo svegliato da qualcuno che bussa alla porta e compare il detective Morris. E’ l’ultima persona che in questo momento vorrei vedere. Allie è stata operata una settimana fa. La notte di quel maledetto incidente. Stanno cercando di indagare su chi possa essere stato. Per il momento, il sottoscritto, Xavi e Robert, siamo stati i primi sospettati. 

“Ovvio!”

<< Mi spiace disturbare. Speravo di poter parlare con la Signorina Morgan. >> 
<< Detective come può vedere lei stesso, la mia donna e futura fidanzata non è nelle condizioni attuali di poter rispondere alle sue domande. >> Mi alzo, per cortesia. Voglio solo che se ne vada. Per fortuna, resta poco, anche se mi da nuove informazioni che vanno a mio favore. Scagionandomi dai sospettati. Mi dice che l’auto è intestata ad un uomo di nome, James Corrad. Le telecamere all'incrocio però, hanno evidenziato una donna alla guida, ma poco altro per il momento e data la scarsa visuale. 

<< Signor Peterson, mi chiedevo se qualcuno che possa già conoscere, nutre rancore nei suoi confronti. Sua moglie per esempio, potrebbe essere? >> 
<< Cosa vuole dire? Eh? Se ne vada, per favore. >> 
<< Mi scusi. Sono domande che devo fare. Non posso fare altrimenti. >> 
<< Detective, che io sappia no. Perchè? >> Chiedo allarmato. 
<< Pensiamo possa essere stato più di un semplice incidente. >> 
<< Cosa? >> 
<< Signor Peterson, non si preoccupi tornerò quando la signorina Morgan si sarà svegliata. Qui è al sicuro. Per il momento. La lascio riposare. A presto. >> Dice. 
<< Grazie, detective. >> 

Mentre il signor Morris lascia la stanza vengo sopraffatto da un impeto di rabbia. 

“Chi diavolo può essere? Chi può avercela tanto con me?” 

Penso alle donne avute in passato, ma le escludo ognuna a priori. 
Arriva la Dottoressa Louise. << Come va? >> 
<< Io bene. Sono preoccupato per la mia fidanzata. >> Sospiro. 
<< Non si preoccupi, sono qui apposta per darle un’occhiata. >> 
Mi faccio da parte e lascio che la visiti. 
<< Be’ ehm.. Per quanto riguarda la gravidanza?>> Chiedo restando vago. 
<< Va tutto bene. La piccola è una guerriera e cresce in salute. >> 
<< Almeno lei. >> Dico con il cuore che batte forte. 

Ormai è di nuovo mattina. E’ il quinto caffè che bevo. Se continuo così, sarò un morto vivente. Purtroppo, la Dottoressa Louise di neurologia, non ha detto niente che già non sapessi. Ci vuole tempo e tanta pazienza, ma io non ho né più tempo e tantomeno la pazienza. Inoltre, al suo risveglio potrebbe non ricordare cose o persone e spero che non sia così. Voglio che ritorni da me. Voglio abbracciarla e stringerla al mio petto. Prego ogni giorno, che possa rivedere i suoi occhi dolci e meravigliosi riflessi nei miei. 

Meg arriva verso le otto e mezzo con un cambio e il carica batteria del mio telefono e la colazione. L’abbraccio e mi chiedo se sia un’offerta di pace e un nuovo capitolo per noi. 
<< Ti ringrazio. Non dovevi disturbarti. >> 
<< Ringrazia Liv, per la colazione. >>  
<< Senz’altro. >> Sorrido. 
<< Come sta? >> Chiede guardando in angolo Allie. 
<< Tutti i parametri sono buoni. Stiamo solo aspettando che si svegli. >>
<< La polizia, cosa dice? >> 
<< Probabilmente, ti verranno a cercare. Pensano sia stato voluto. >> 
<< Sul serio? >> 
<< Già. Proprio così. Il detective dice che possa essere qualcuno che ce l’abbia con me. Ma ancora non hanno molti indizi in merito. >> 
<< Merda. Può essere Rose? >> 
<< Impossibile. La notte dell’incidente…. >> Mi soffermo e rivivo a velocità’ pazzesca quelle immagini che mi hanno distrutto la vita. Per una scopata. L’ultima scopata con quella donna, mi ritrovo a piangere al capezzale di quella che realmente amo, voglio e desidero al mio fianco. 
<< Lucas? Cosa è successo? Chiede allarmata. Puoi dirmelo, lo sai… >>
<< Io ero con Rose quella notte. Allie è entrata. Le avevo dato le chiavi del mio appartamento, ma non sapevo che mi avrebbe fatto una specie di sorpresa. Poi è entrata in camera da letto e ci ha beccati. >> Meg scoppia a ridere istericamente. 
<< Io, non ci posso credere… Ma che cazzo ti dice il cervello? Eh? >> E’ arrabbiata.
<< Lo so. Hai ragione. Ci sono cascato e per giunta, una seconda volta. Però, amo Allie. Sul serio. >>
Mi suona il telefono. E’ Pedro. “Merda, ora no.” 

<< Dimmi. >>
<< Ci sono giornalisti e fotografi, fuori dall’edificio. Non uscire per il momento. >> 
<< Va bene. >> 

“Oh, no. Cazzo!” 
<< Che succede? >> Chiede Meg. 
<< Teste di cazzo fuori. >> 
<< Miseria. Cosa farai? >> 
<< Resto qui. Ci fosse bisogno, ti chiamo. >> 
<< Amie e Sam? Stanno bene? >> 
<< Per il momento si. Sono da mia madre. Si occupa lei oggi di portarli a scuola. >> 
<< Va bene. >> Sospiro. 
<< Non scoparti altre donne, per favore. Per una volta, tienilo nei pantaloni Peterson. >> 
“Cristo!”
<< Ci proverò. >> 
<< Ti voglio bene, stronzo. >> 
<< Pure io. Ci sentiamo più tardi. >> Annuisce e se ne va. Poco dopo Xavi e Pedro arrivano e irrompono nella stanza. 
<< Buongiorno, ragazzi. >> 
Mi salutano con cenno di capo, e Xavi va dritto verso Allie e le prende la mano. 
<< Come sta oggi? >> 
<< Stazionaria. >> Xavi stringe le labbra. 
<< Non ne posso più. Allie! Allie! Adesso, svegliati. >> 

“Dio! Non c’è bisogno di urlare. Sono stanco e con cinque caffè in corpo. Ma comprendo la sua frustrazione, quindi cerco di restare calmo.”
<< Ci ho provato pure io Xavi. La dottoressa mi ha assicurato che si sveglierà quando sarà il momento. Per adesso, bisogna solo aspettare. Adesso tocca a lei, fare il resto del lavoro. >> Annuisce. Si siede a fianco a lei, e le accarezza la mano dolcemente. 

Per pranzo ho mangiato un sandwich preparato da Liv. Era buonissimo. Dovrò ringraziarla. Nonostante le incomprensioni, di qualche settimana fa, sono felice che il nostro rapporto sia migliore. Bussano alla porta. 
<< Avanti! >> Esulta Xavi. 
<< Con permesso. >> Una donna dai capelli castano chiaro, fa il suo ingresso avrà una settantina d’anni all’incirca. Non è molto alta, e indossa un cardigan bianco e un vestito fiorellato. I capelli sono semi raccolti e il lieve trucco le valorizza gli zigomi perfetti e lineari. 
<< Zia Mary! >> 
<< Xavi, piccolo mio. >> Si abbracciano e piangono gioiosi alla vista l'uno dell’altro. Parlano in italiano e comprendo poco ciò che dicono. Sicuramente cose affettuose. 
<< Ehm … Si avvicina a me. Piacere, sono la zia di Allie. Tu, devi essere Lucas. Vero? >> 
<< Sì, signora. >> Mi da un abbraccio inaspettato. La guardo assente e meravigliato da quel gesto così affettuoso e amorevole. “Mi conosce? Sa chi sono? “ 

<< Parla sempre di te Allie. Mi chiama tutte le sere. >> Sorride. 
<< Sul serio? >> Dico meravigliato. 
<< Si. Le piaci tanto. >> Sorride e mi accarrezza una guancia. Le porgo un sorriso imbarazzato e la faccio accomodare a fianco di Allie. Parla per un po’ nella sua lingua madre e anche se non comprendo le sue parole so per certo che sono cose belle e di una zia che vuole solo il bene della propria nipote. In fondo è come se fosse sua madre. Il sangue che le scorre dentro, porta una parte di ciò che la stessa madre le ha trasmesso e donato. Sorrido e dentro di me cresce un desiderio immenso, di volerla conoscere sempre di più. Xavi interrompe il flusso dei pensieri e mi sussurra: << Le sta parlando dei suoi amati girasoli e di come le manca averla con lei in Italia. Qualche settimana fa, si erano chiamate in merito al casolare sulle colline. >> 
<< Si, Allie mi aveva accennato qualcosa qualche mese fa. >> Sussurro. 
<< Già. Purtroppo avrebbe voluto intestarlo solo a suo nome; ma i soldi non sono bastati tra la libreria e il resto delle spese. Dopo il matrimonio con Robert, era intestato ad entrambi, ma il divorzio e la firma delle carte a ribaltato le carte. Quindi per il momento l’unico beneficiario resta quella testa di cazzo. >> 
<< Capisco. Mi dispiace che non possiate fare niente. So quanto Allie tiene a quella casa. Ogni suo frammento di felicità risiede lì, in quel vecchio casolare. Sai, anche io come Allie ho le stesse origini. Entrambi italiani. Ma a dispetto di lei, io so ben poco di tutto quello che ho potuto ereditare in un mio lontano passato. Ho viaggiato molto e mi sono sposato giovanissimo. Poi, i figli e dopo vari spostamenti in Europa, il divorzio ha messo fine a tutto. >> 
<< Ti posso capire, ma poco su questo. La mia famiglia vive tutt’oggi in Argentina e non passa giorno che non sento le loro voci. Mia madre, mia nonna e la mia famiglia sono ciò di più caro. Quando ho conosciuto Allie, mi ha accolto come fosse la mia seconda famiglia. Calorosa, solare e gioiosa. Poi, poco dopo l’ingresso in università è accaduto l’incidente e tutto il suo mondo si è ampiamente capovolto, sgretolandosi giorno dopo giorno e prendendo decisioni affrettate e senza giudizio. Io, come amico ho cercato di essere, perlomeno per quel che potevo essere, una parte di quel mondo che ormai non esisteva più. Un amico, un fratello, una spalla su cui potersi aggrappare, almeno nei suoi momenti più bui. >>
<< Tu, hai fatto ciò che potevi. Xavi, grazie a te è riuscita ad andare avanti. Casomai, con degli intoppi nel percorso, ma è sopravvissuta a tutto quello schifo che ha dovuto subire. Lei, non era sola. >> 
<< Vero. Si, lei aveva me. >> Dice malinconico. 
<< No, lei avrà sempre te. >> Annuisce e sorride lievemente. E’ la prima volta che riesco a parlare con Xavi e devo ammettere che mi devo ricredere. E’ una persona, che difende e ama fino in fondo. Per Allie, è un specie di ancora che tiene a galla tutto quello che potrebbe portarla ad arrendersi. 
<< Grazie mille, Lucas. >> Sorrido e le stringo dolcemente  una spalla in segno di affetto. 

Mi avvicino a Mary silenziosamente. Prega e pronuncia dentro di lei qualcosa. Poi, si fa il segno della croce e pone un bacio sulla fronte all’amata nipote. 

<< Signora Mary, restate immagino che restiate a Londra, giusto? >> Le chiedo e lei annuisce. 
<< Avete bisogno di un passaggio? >> 
<< Non ti preoccupare caro, chiamo un taxi. >> 
<< Tranquillo Lucas ci penso io. Irrompe Pedro. Tanto devo fermarmi al locale. >> 
<< Ti ringrazio. >> Ci abbracciamo velocemente e prima di sembrare troppo emotivo mi volto verso Mary. 
<< Forza e Coraggio. Allie è forte. Lo è sempre stata, ha bisogno del tempo. Il suo tempo. Giusto? >> Chiede e sorride. << Si, è vero. >>  

Vado giù al bar e prendo un insalata. La caprese è alquanto penosa, ma cerco di mettere qualcosa nello stomaco, prima che mi divori di quel poco che mi resta. Chiamo Meg verso le otto e trenta. Parlo con Sam ed Amie e mi lascio travolgere dalla loro giornata e loro storie. 

Quando torno in stanza da Allie, ormai è quasi buio fuori. Sono le nove passate e mi rendo conto soltanto adesso, della giornata piena di emozioni che è appena trascorsa. La zia di Allie è molto dolce. Non parla correttamente l’inglese, ma è a suo modo una donna amorevole e affettuosa. Allie è fortunata ad averla nella propria vita. La guardo e mi perdo in quel viso spento e assente. E’ ancora nel suo dolce e frivolo mondo. << Oh, piccola… Torna da me. Mi dispiace, per ogni cosa. Sono un idiota. Ma, per favore, svegliati e apri quegli occhi tanto belli. Mi manchi. Io… Ti amo… >> Le bacio la fronte e appoggio la testa a fianco a lei. 

Sento un leggero tocco, dita che sfiorano i miei capelli e in quel sogno stupendo, mi lascio toccare e mi crogiolo in esso. “Cazzo.” Mi sveglio di colpo e mi raddrizzo. Allie mi guarda con quei suoi occhioni marroni. Il cuore mi pulsa dentro e scoppia di gioia. Lei è qui. Lei è viva. Non sono mai stato così felice di vedere quegli occhi impressi nei miei. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top