Tra le braccia dell'assassino
Forza Jane. Mi faccio coraggio, mentre cammino a passo svelto nel sottobosco. Non era una buona idea muoversi col buio della notte, ma sentivo che non dovevo rimanere nella capanna.
Con la coda dell'occhio vedo del fuoco muoversi tra la vegetazione. Devono essere le torce del gruppo di Trevor. Già lo sento rimproverarmi dicendomi qualcosa tipo: "Strabiliante quanto le persone facciano esattamente quello che dici loro di non fare".
Avanzo tra il rigoglioso tappetto erboso, spostando con le braccia le grandi foglie che mi sbarrano il cammino. Stringo la lancia fino a farmi sbiancare le nocche e la torcia, per evitare che mi scivolino di mano. Ma era come farsi largo in qualcosa di denso e avvolgente.
Un fruscio mi fa voltare improvvisamente verso una direzione diversa. «Tarzan?» chiamo sottovoce. Torno a guardare verso le luci arancioni ma sono sparite.
Ora il fruscio si è spostato sopra di me. Alzo lo sguardo tra le chiazze nere stellate che si scorgono tra i rami meno fitti.
Che diamine! Punto la torcia per farmi luce, ma vedo soltanto piante.
Si avvicina. Il fruscio si avvicina. Mi metto a correre, senza pensare a dove sto andando. Sentendo le foglie che mi schiaffeggiano la pelle, le liane che cercano di afferrarmi e il terreno che vuole farmi inciampare.
Il fruscio mi sta inseguendo. Corro più veloce.
Ora è più vicino.
Corro ancora. Ho il fiatone. I polmoni cominciano a bruciare. Ma non posso fermarmi.
Finché incontro il vuoto. Un passo in più e sarei caduta in un precipizio che mi sbarra la strada. Il fiume molti metri al di sotto scorre veloce tra le rocce levigate dall'acqua.
Il fruscio. Lo sento alle mie spalle. Mi volto e i miei occhi ne incontrano un altro paio. Piccoli e rossi, al centro di una massa di pelo scuro.
La luce lunare la illumina facendola assomigliare ad un enorme bozzolo di bruco.
Ma ad una seconda occhiata mi accorgo che è vivo. Si muove. Respira.
Si tratta di un pipistrello. Un pipistrello enorme, grande la metà di me. Ha qualcosa tra le fauci. Gli punto la torcia sul muso e quello invece di spaventarsi, si avvicina. Sembra arrabbiato, infastidito dal mio gesto. Abbasso la luce a terra e scorgo che ha le zampe sporche di sangue. Rosso e fresco e non credo sia il suo.
Jane. Sembra chiamarmi. Come cavolo fa a sapere il mio nome?
Janeeeee. Come cavolo fa a parlare?
Faccio un passo indietro, ma mi ricordo che alle spalle ho il precipizio. Lui ruspa con gli artigli a terra. Non ho mai ucciso un animale, nemmeno un uomo, e mai ho pensato di farlo. Gli punto la lancia contro, minacciandolo in qualche modo. Ma ancora una volta non sembra spaventarsi.
Vattene! Penso nella mia testa, sperando che basti a intimidirlo.
Ma invece lui si avvicina e a poca distanza dai piedi posa un guanto. Un guanto blu in lattice, imbrattato di liquido cremisi. Una guanto simile a quelli che usa Tarzan.
Soffoco un grido e rimango come pietrificata. Sento le gambe diventare gelatina.
Calmati.
Deglutisco. Mi impongo di restare tranquilla. Se sente che ho paura lui mi attaccherà.
Ma adesso tutto mi è chiaro.
Così sei tu il colpevole.
Ci guardiamo, ci sfidiamo.
Lui sembra quasi annuire con la testa, come se mi leggesse nel pensiero. Poi spalanca le grandi ali. Assomigliano quasi a due tende scure e irregolari. Mi mostra i denti bianchi e aguzzi, scintillanti nei bagliori lunari come due gioielli, e si avventa anche su di me.
Emette un rumore stridulo, molto simile alla frenata improvvisa di un autobus, e noto che qualcosa gli cola dalla bocca. Sembra bava trasparente ma il suo odore è molto simile a quello di un veleno.
Deglutisco. Cercando di farmi trovare pronta all'impatto con quell'animale.
Urlo in cerca di aiuto. Ormai è su di me. Sento il vuoto cingermi la schiena e non riesco a credere che quel pipistrello mi abbia appena spinta con una tale forza nel precipizio.
Mi afferra per la canottiera con le zampe, rompendola mentre cadiamo.
Il mio cuore è così veloce che quasi mi sembra di non riuscire più a sentirlo.
Janeeee. Continua a rimbombarmi il mio nome nelle orecchie. La lancia mi sfugge di mano e la mia vista si sfoca, mentre l'oscurità sembra avvolgermi con una velocità famelica.
Jane.
Jane.
Jane.
Prego in cuor mio che smetta.
J...
La voce si muta improvvisamente.
Ecco, ormai è finita.
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