Sangue... Ovunque!

Osservo la foresta dall'ingresso della capanna che condivido insieme ad Alexandra, la guida.

Gli alberi sono stranamente silenziosi. Nessun rumore ne inquieta le cime. Nonostante il rosso del tramonto colori ancora le ultimi luci prima della sera. Gli animali non dovrebbero dormire a quest'ora. Forse qualcosa li spaventa nella foresta. I tronchi sembrano colonne scure che si assottigliano durante l'arrivo della notte.

«Questo posto mi mette i brividi e a me di solito la natura piace» commento tra me e me, mordendomi le labbra. Mentre sento la mia sicurezza scemare e nascondersi in un angolo remoto della mia mente.

Mi massaggio le braccia, strette intorno al mio busto e noto Tarzan che si sta fumando una sigaretta, appoggiato accanto al muro di una capanna. Guarda verso di me, incuriosito da qualcosa.

«Che hai da guardare?» dico ad alta voce verso di lui.

«Oh nulla» ridacchia. Soffia il fumo dalla bocca, che poi si alza verso l'alto come una sfumatura biancastra del vento.

«Fa male fumare».

«Dicono tutti così».

Delle urla fanno terminare il nostro discorso su due piedi. Entrambi giriamo il volto verso il villaggio. Delle persone stanno correndo al fiume e decidiamo di seguirle.

Tra le intricate capanne coi tetti di paglia si è fermato un piccolo gruppo di uomini. Le donne in disparte piangono, coprendosi il viso con le mani.

«Che è successo?» chiedo. Ma ovviamente nessuno di loro mi risponde. Trevor si fa strada tra gli uomini spingendoli e io lo seguo, stando dietro di lui. 

Ad un certo punto si blocca e io per poco non gli vado a sbattere contro. «Perché ti sei fermato?».

Lui non risponde. Rimane come impietrito. Gli ultimi raggi di tramonto si specchiano nelle acque del fiume, rendendo le increspature delle onde quasi argentate. Il vento fresco si mescola alle litanie che cominciano a cantare le persone attorno a noi.

Le guardo confusa percependo un'immensa tristezza nella loro voce, così decido di sbirciare oltre la spalla di Trevor. Sulla sponda del fiume sono accasciati dei corpi morti, tra cui intravedo anche quelli appartenenti a dei bambini. Dei rigagnoli rossi scorrono sull'acqua laddove la carne ne tocca la liquida superficie. Anche la terra ne è impressa, quasi fosse stata una spugna.

Mi porto una mano alla bocca, nascondendo il volto dietro la schiena di Trevor. Nascondendo alla mia vista quegli occhi vitrei, privati ingiustamente della vita.

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