Capitolo 30 Tu ora Ascolti
Sono trascorsi quattro giorni, quattro giorni che ho passato insonne, con i sensi di colpa, con il voltastomaco ma soprattutto da sola. Ian non si è più fatto sentire e nemmeno vedere e sinceramente nemmeno io gli ho più scritto, sebbene ogni qualvolta che prendo il telefono vado nella sua chat, inizio a digitare un messaggio, che poi cancello. Non posso farlo, l’ho già ferito abbastanza, lui mi ha dato il suo cuore e confessato il suo amore e io l’ho tradito, proprio come sua moglie. In più a farmi stare peggio, ci si sono le sue parole che si ripetono nella mia mente come un mantra, impedendomi di pensare ad altro. È la verità, sono una ragazzina viziata, immatura e come lei. Le sue parole mi hanno ferito eppure io l’ho ferito molto di più.
Caleb non si fa vedere da quella mattina, sebbene mia madre mi chiede ogni volta dove sia e del perché non torna a casa, e io sono troppo orgogliosa e impaurita per poterlo cercare. Ancora non riesco a capacitarmi di quello che è successo, che mi sono ubriacata e che ho tradito l’uomo che amo con il mio migliore amico.
Controvoglia guardo la sveglia e decido di alzarmi dal letto, indosso la vestaglia e uscendo dalla camera, mi accorgo della porta aperta davanti alla mia camera…Caleb! Temporeggio per qualche secondo dondolandomi sui piedi per poi prendere coraggio, bussando sulla porta spalancata. Caleb che mi dà le spalle mentre rovista nell’armadio all’improvviso si ferma «ciao» mormoro a voce sommessa «possiamo parlare?» chiedo mentre lo osservo prendere un bel respiro, prima di girarsi verso di me «parla» mormora osservandomi attentamente «ti volevo chiedere scusa per quello che è successo, non dovevo bere quella sera, ero troppo sconvolta quella e ho sbagliato» la sua mascella scatta e svia il mio sguardo «Meg…» dice ma io lo fermo «aspetta fammi finire…avevi ragione, mi devo prendere le mie responsabilità, perciò accetta le mie scuse e comprendimi…tu sei il mio migliore amico e quando mi hai detto di quella notte…non ci volevo credere, ma ci ho pensato molto e non voglio perdere la nostra amicizia» mormoro, notando i suoi occhi improvvisamente lucidi «Caleb?» lo chiamo avvicinandomi, ma lui allunga le mani impedendomi di toccarlo «ti ha lasciato?» chiede e l’improvvisa domanda mi spiazza «sì…l’ho tradito, era il minimo che poteva fare…ma forse è meglio così» bugia…una grossa bugia…non posso fare a meno di lui, ogni cellula del mio corpo lo cerca, lo vuole, ma ormai lui non c’è più.
Una lacrima gli scende lungo la guancia riportandomi alla realtà «scusami…» confusa lo osservo mentre lui si lascia cadere sul letto «ti ho mentito…quella notte non è successo nulla, quando siamo tornati a casa, ti ho portato in camera e tu ti sei tolta i vestiti mettendoti sotto le coperte» fa una pausa mentre dei flashback compaiono nella mia mente «e ti ho chiesto di stare con me e di non lasciarmi da sola» mormoro, mentre la verità mi colpisce in pieno viso, stringo i denti e lo guardo mentre i miei occhi si riempiono di lacrime «mi hai mentito! Tu sapevi la verità e per tutto questo tempo mi hai fatto credere di essere venuta a letto con te!» si alza e si avvicina, ma questa volta sono io ad allontanarmi «perché l’hai fatto! Perché mi hai fatto credere una cosa del genere?» sussurro ma ormai la mia voce sembra impastata e strozzata dai singhiozzi «perché io ti amo Meg…» a quelle parole reagisco e senza controllarla, la mia mano colpisce la sua guancia «allora Caleb non sai cosa vuol dire amare, perché amare non vuol dire far soffrire l’altra persona, proprio il contrario» il mio sguardo cade dietro alle sue spalle e solo ora vedo le sue valigie «bravo vattene, perché non voglio più vederti» mormoro con rabbia per poi uscire dalla stanza per correre nella mia a vestirmi, devo parlare con Ian, non mi interessa se non vuole più sapere nulla di me, ma almeno deve conoscere la verità, che non l’ho tradito. Senza guardarmi indietro scendo velocemente le scale e mi fiondo in auto.
Quando arrivo nel vialetto di casa Black per un attimo ho un colpo al cuore, ricontrollo per l’ennesima volta che l’auto di Cristal non ci sia e mi avvicino a passo felpato alla casa, per poi andare verso il retro. Una volta Berry mi ha fatto vedere dove nascondono la chiave di scorta, per sbaglio eravamo usciti a fare una passeggiata e avevo dimenticato le chiavi in cucina, ma prima che iniziassi a chiamare Cristal chiedendogli perdono, lui aveva alzato un vaso e mi aveva dato una chiave «problema risolto» aveva detto per poi avviarsi verso la porta.
Guardo i cinque vasi davanti a me e inizio ad alzarli uno ad uno, finché non vedo una piccola chiave sporca di terriccio. L’afferro pulendola e mi avvicino alla porta, nella speranza di trovare solo Ian in casa, visto che c’è solo la sua auto. Faccio scattare la serratura e lentamente entro nella cucina, nessuna luce accesa, all’improvviso questa bravata mi sembra così stupida e illegale che per un attimo esito, forse dovrei scrivergli che sono qui, ma mi ignorerebbe, meglio coglierlo di sorpresa impedendogli di scappare. Senza più paura mi addentro per il salone per poi salire su per le scale, so benissimo dove si trova, nel suo studio, dove tutto è iniziato.
Esitante busso alla porta, mentre costringo alle mie gambe di rimanere ferme immobili «avanti» dice la sua voce, afferro il pomello della porta che sembra scottare nelle mie dita, mentre ruoto il polso per aprire la porta. Lentamente avanzo nella stanza che è uguale a come l’ho vista l’ultima volta, e lui e proprio dove me lo aspettavo, seduto sulla sua poltrona in pelle con i gomiti sulla scrivania, eppure nei miei pensieri lui non mi rivolgeva questo sguardo «cosa ci fai qui?!». Non mi aspettavo baci e abbracci, ma nemmeno uno sguardo così truce e sprezzante «devo parlarti» sussurro all’improvviso senza coraggio «di cosa Meghan? Del fatto che sei andata a letto con un altro? Del fatto che senza nemmeno lasciarmi spiegare hai scelto liberamente di chiudere la nostra storia?» chiede con tono serio, mentre si alza dalla poltrona e con passi lenti mi raggiunge. I suoi movimenti sono tesi e sento una strana freddezza appena me lo ritrovo davanti, alzo lo sguardo incapace di parlare sotto al suo sguardo di ghiaccio. Lo guardo in attesa di una carezza, di un qualsiasi segno di pace, ma quando apre la porta per farmi uscire, lo fisso sconcertata «vattene» sussurra come se gli costasse pronunciare quella semplice parola, che in me scatena una rabbia repressa. Con velocità gli sfilo la porta dalle mani e la faccio sbattere per poi chiudere a chiave, afferrando poi quest’ultima, infilandola nella tasca dei jeans «e invece tu ora mi ascolti, visto che anche tu te ne sei andato senza prima farmi spiegare» la sua mascella scatta, ma con la mano mi incita a continuare «quella mattina mi sono ritrovata nel letto con Caleb, entrambi in intimo, ma non ricordavo nulla della sera precedente» vedo le sue spalle irrigidirsi «hai bevuto?!» mi incolpa e io annuisco «come pensi che mi sentissi dopo l’interrogatorio da parte di tua moglie e lo scoprire di New York…mi sono sentita in imbarazzo, sola e presa in giro» nei suoi occhi vedo passare un velo di tristezza che poi sparisce e ritorna la rabbia «questo non cambia il fatto che sei andata via con lui per poi finirci a letto» scuoto la testa e faccio un respiro profondo trattenendomi dal tirargli uno schiaffo «Caleb mi ha fatto credere che avevamo fatto sesso…ma in realtà abbiamo solo dormito insieme, ora lo ricordo…non è successo nulla con lui». Ian mi guarda sorpreso per qualche secondo, per poi indietreggiare «questo non cambia il fatto che quando le cose si sono complicate tu sei corsa da lui Meg» nervosa mi riavvicino a lui e gli punto un dito contro al petto «ricordati che anche tu sei scappato via» i suoi occhi trovano i miei e finalmente mi sembra di tornare a respirare dopo giorni in apnea «io ti sto chiedendo scusa, ho fatto un errore…tu non sai quanto mi sei mancato» il suo sguardo si addolcisce e la sua mano trova la mia guancia lasciandoci una dolce carezza «mi sei mancata anche tu amore mio» prima che possa controllare il mio corpo, mi ritrovo in punta di piedi a baciarlo, con le braccia intorno al suo collo. Lui non esita a ricambiare e mi prende in braccio facendomi incrociare le gambe intorno ai suoi fianchi, ma all’improvviso si stacca e mi guarda come se si vergognasse «ti chiedo scusa anch’io…quello che ti ho detto…» sussurra e io gli poso un dito sulla bocca «eri arrabbiato Ian, non nego che quelle parole mi abbiano ferito, ma ti perdono» mormoro accarezzandogli il viso dolcemente, per poi tornare a baciarlo mentre lui mi posa sulla scrivania «sembra quasi un déjà-vu» sussurro «ma questa volta non scapperò via» i suoi occhi a sentire la mia voce, brillano di lussuria mentre le sue mani mi stuzzicano, mi sfidano, toccando il mio corpo «ricordo che mi avevi parlato di alcune fantasie…vorrei proprio sapere quali siano» un ringhio sommesso gli esce dalla gola mentre mi mangia con gli occhi «stai giocando col fuoco ragazzina» lo afferro dalla cravatta e lo attiro a me «non ho paura del fuoco» si china a baciarmi e sto quasi per sentire le sue labbra sulle mie quando un voce lontana ma familiare attira la nostra attenzione. Cristal è in casa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top