Capitolo 4

Margaret

"C'ero io qui Meg, c'ero io cazzo! "...
Ho cercato di non guardarlo ma adesso non ci riesco, devo guardare i suoi occhi per sapere cosa prova davvero, sollevo i miei occhi sui suoi e ci vedo una rabbia cieca che mi blocca il respiro in gola.

In fondo non è questo che pensavi Meg?
Che tutti ti odiassero?
Beh di certo lui ti odia!

Mi manca il fiato, sento un peso sul petto farsi sempre più forte , inizio a tremare incontrollatamente mentre il cuore martella nel mio petto come se volesse esplodere.
Mi alzo e per miracolo le gambe mi reggono, arrivo barcollando alla vetrata, ho la terribile sensazione che i miei polmoni abbiano smesso di pompare aria.
Respira Meg respira...
Non dovrebbe essere così difficile! Lo fai da quando sei nata!
Mi sembra di impazzire, il mio cuore sta per deflagrare, gli occhi mi bruciano di lacrime.
Devo andare via da qui, come mi è venuto in mente di tornare , come può mio padre avermi costretta a sopportare questo strazio?
Come ho potuto pensare che non mi avrebbe distrutta rivedere Elli, rivedere questo posto, rivedere l'unico uomo che io abbia mai amato, come ho fatto ad essere così ingenua.
Non sto bene, ci sono ancora tantissime cose che hanno bisogno di essere sistemate dentro di me, e adesso che non sono a Milano non posso più mentire, non posso più far finta che vada tutto bene, non posso mentire a me stessa .
Ho visto i suoi occhi pieni di odio e questo non lo posso cancellare, questo io non lo posso sopportare...

Alzo la testa per cercare un briciolo di aria, provo chiara la sensazione di annegare.
Sento i polmoni bruciare...

Dio mio come si fa a respirare?

Sto per esplodere, forse sto per morire.

Sento le sue mani sulle spalle, e mi appoggio a lui, ho paura di non riuscire a stare in piedi ancora per molto.
" Va tutto bene, tutto bene, io sono qui non sei sola, concentrati sulla mia voce so che puoi farlo, concentrati sulla mia voce e respira, respira insieme a me Meggy...brava così, pensa a cose belle, a quando intrecciavi i capelli di Elli sul dondolo, al profumo della torta alle mele di mia madre, la tua preferita... Pensa a cose belle e segui la mia voce torna qui da me..." la sua voce è calma e decisa, sa esattamente cosa sta facendo.
" Luca... non...." Vorrei parlare ma non ci riesco.
" Non riesci a respirare lo so piccola, sono qua, ci sono io, respira insieme a me ok? Segui me...Inspira, espira, così brava..."

Ci mettiamo un pò ma poi il mio respiro torna regolare, i polmoni non sono più sul punto di esplodere, il cuore rallenta...
Vorrei guardarlo, vorrei che i suoi occhi mi riportassero indietro ma non riesco ancora a girarmi, non posso ancora permettere che lui mi guardi, che veda la sconfinata angoscia in cui vivo.

Luca inizia a muovere le mani sulle mie spalle , mi accarezza la schiena nuda, mi sfiora piano ma non lascia mai la mia pelle, continuo a respirare seguendo il ritmo dei suoi respiri, terrorizzata che  le sue carezze facciano ricominciare la tachicardia e la fame d'aria provate prima. Cerco di divincolarmi dalla sua presa ma non mi lascia andare, mi abbandono al suo tocco, a quello che mi fa sentire...

Spiegamelo tu Luca com'è possibile che ti sento ancora così tanto...

Ho avuto il primo attacco di panico dieci anni fa appena arrivata a Milano, ero convinta di morire, non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. Quando poi erano diventati troppo frequenti mio padre aveva acconsentito a pagarmi uno psicologo. La terapia mi aveva salvata, non avevo un attacco di panico da cinque anni.
" Dopo che sei andata via gli attacchi di panico erano diventati i miei unici amici ." Luca interrompe il flusso dei miei pensieri, non sembra più arrabbiato adesso, il suo tono è addolorato. Le sue parole mi annientano.

Non riesco a trattenere le lacrime, io non piango mai non so davvero cosa mi stia succedendo.
Piano una consapevolezza si fa strada dentro di me: devo andare, non posso piombare di nuovo nelle loro vite, non posso fargli ancora male, devo tornare a Milano.
" Non sei stata tu Meg, non è stata colpa tua, mi mancavate e basta, ed ero troppo solo ed incazzato... adesso però girati, devo vedere che stai bene."

Mi afferra i fianchi e mi obbliga a girarmi, mi blocca con la schiena appoggiata alla vetrata e ringrazio Dio per questo vetro freddo contro la schiena mentre dentro sto bruciando.

Lui è troppo vicino, i suoi bellissimi occhi nocciola fissi sui miei che mi penetrano dentro, mi studiano, mi svuotano e mi riempiono insieme.
Come solo Luca è mai stato capace di fare.
E io non posso, non voglio guardarlo, non voglio vedere ancora odio dentro di lui, non posso sopportarlo.
Poi lui mi prende il mento e mi alza il viso, vuole che lo guardi, dentro i suoi occhi non vedo più odio ma qualcosa di ugualmente potente... sembra desiderio.

Rimaniamo fermi così , le sue mani sui miei fianchi, occhi nocciola dentro occhi verdi , è ancora lui il  ragazzo di cui ero innamorata, ha gli occhi più stanchi, i tratti più definiti, e un accenno di barba che vorrei disperatamente toccare, stringo i pugni fino a farmi male per soffocare quell'istinto.

E' assurdo, siamo sotto lo stesso tetto da un'ora e sto già impazzendo dalla voglia di rannicchiarmi tra le sue braccia e farmi cullare per sempre, rischio di dare di matto, devo andare via da lui.

Mi stacco dal vetro, faccio qualche passo incerto e poi prendo le sue mani che sono fisse sui miei fianchi e le sposto via da me. Un gesto così semplice che mi costa uno sforzo immane.
" Adesso torno a letto, sono stanca. Grazie per..."
Non so neanche per cosa lo sto ringraziando...
Per avermi fatto anelare alla ricerca di un suo abbraccio?
Per avermi ricordato quanto lui sia dannatamente bello? Non che l'avessi dimenticato...
Per avermi fatto pentire di qualsiasi decisione io abbia mai preso nella mia vita nel giro di trenta minuti?

Io ti odio Luca...

" Ti riporterò sempre indietro Meg, non ti lascerò sola a vagare in quella tua stupenda ma incasinata testolina, non ti lascerò annegare nel dolore. Lo avrei fatto ogni minuto di ogni fottutissimo giorno se solo tu ti fossi fidata di me!"

Mi fanno male, le sue parole mi bruciano il cuore.

" Luca tu sai! Lo sai perché  non sono rimasta!"
Non è possibile, mi sembra di essere tornata indietro di dieci anni, e mi rivedo distrutta ma decisa davanti al cancello di questo stesso albergo mentre cercavo di spiegargli che non potevo rimanere lì, non volevo rimanere lì, non potevo guardarlo negli occhi un minuto di più, mai al mondo avrei potuto rimanere con lui, mai avrei potuto permettere che mi toccasse , che mi baciasse, mai avrei accettato di sentirmi viva tra le sue braccia, perché io non potevo, non volevo, odiavo essere viva!
"Volevo solo non essere ancora viva, solo non sentire il mio cuore battere ancora, e invece lui batteva vicino a te il mio cuore batteva. Andare via da te era l'unico modo per smettere di sentirmi viva."
Lo confesso come fosse la cosa più facile del mondo, in realtà è la prima volta che lo ammetto anche a me stessa, non faccio di nuovo l'errore di guardarlo però.
Torno a letto senza dire un'altra parola. Sarà una notte lunghissima.

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