Capitolo 19

Luca

Non credevo di essere un uomo così debole, non riuscirei a gestire quest'albergo se non fossi fermo, risoluto e inflessibile.
A diciotto anni avevo affrontato un dolore enorme per un ragazzo della mia età, incomprensibile per chi aveva vissuto tutta la vita senza sapere il dolore cosa fosse e a quel dolore ero sopravvissuto, pieno di ferite ma in piedi.

E adesso bastano due occhi verdi e perfetti per farmi crollare.

Quando dieci anni fa avevamo deciso di stare insieme mi ero sentito forte, invincibile, avevo creduto che con lei al mio fianco nulla sarebbe stato impossibile.

Adesso tutto va al rovescio.
So di amarla e mi sento sull'orlo di un precipizio, totalmente consapevole che un solo passo può portarmi all'inferno.

Volevo che anche lei capisse di amarmi ancora, con quell'ottimismo tipico degli innamorati credevo che sarebbe bastato quello, che anche lei mi amasse.

E poi tutto è crollato, dopo averla stretta tra le mie braccia, dopo aver sentito di nuovo le sue perfette labbra sulle mie , anche se solo per un attimo, la verità mi è piombata addosso come un macigno, una verità che non riesco a sopportare: lei ha una vita a Milano.

Potrei spaccare tutto, potrei persino riprendere a fumare...

Ho sentito nitidamente il mio cuore frantumarsi, e non è stato il pensiero che avesse un altro uomo, non ho pensato per un solo attimo che avesse un ragazzo a Milano, mi sento morire perché non avevo calcolato che lei avesse qualcosa a cui tornare.

Ho creduto di essere Dio, il padrone del suo destino, o un principe sul cavallo bianco pronto a liberare la principessa dalla torre in cui era stata imprigionata.

Ma non avevo calcolato che Meg non è mai stata prigioniera a Milano, che ha passato dieci anni in quel suo esilio autoimposto, dieci anni in cui ha vissuto, in cui i suoi perfetti dannatissimi occhi si sono poggiati sul mondo, in cui le sue morbide labbra hanno articolato parole, in cui la sua stupenda e incasinata testolina ha formulato pensieri.

E per la prima volta da quando l'ho rivista  ho sentito dentro quanto amarla fosse inutile, quanto volerla accanto a me per sempre fosse impossibile.

Per la prima volta in dieci anni mi sono arreso al fatto di averla persa...

Perché è questa la verità eh? Stupido coglione...tu l'hai sempre aspettata...

Lei è qui davanti a me, mi guarda ma so che non mi vede, è persa nei suoi pensieri, pensieri che vorrei disperatamente poter leggere.

Ma davvero sono pronto a stare così per sempre?

Davvero voglio vivere per sempre con la sensazione di essere incompleto?

È davvero così?
Questa ragazzina è davvero l'unica che potrà mai completarmi?

Cerco di pensare ad un futuro senza di lei, cerco di pensare al ristorante che arriverà, mi sforzo di immaginare questa casa piena di bambini, ma poi li guardo meglio e mi accorgo che hanno gli occhi di Meg.

Dio l'ho aspettata così tanto.

E adesso che è davvero tornata da me io mi arrendo alla paura...

Che idiota che sei...

" ... nessuno è te, nessuno lo è mai stato e nessuno lo sarà mai...nessuno avrà mai i tuoi occhi, le tue labbra, nessuno mi farà sentire a casa solo stringendomi."

"Non ci sarà mai niente perché non ho mai amato nessuno...io ho amato solo te..."

Le sue parole mi risuonano dentro, siamo in questa stanza in cui mi sono precipitato come una furia uno davanti all'altra, in silenzio, e so che dovrei andare via adesso, so che dovrei mettere un pò di distanza tra di noi, so che non posso resistere se continuo a starle così vicino.
Cerco la forza di allontanarmi da lei, e il mio corpo compie un movimento impercettibile verso la porta, una piccolissima rotazione del busto, inconsciamente come se i nostri corpi fossero legati da un filo invisibile, Meg si avvicina, non mi sta guardando, non lo volontariamente, il suo corpo segue semplicemente il mio. Ed è quel piccolissimo movimento che mi suggerisce la verità, lei è una parte di me, lei è dentro di me, è lì da sempre, nascosta tra le pieghe della mia anima, c'era ancora prima che mi rendessi conto di amarla, prima che la baciassi per la prima volta. È una parte di me consistente come un arto, indispensabile come un organo, vitale come il sangue. Ed io sono dentro di lei, in quel cuore frantumato in mille pezzi in qualche modo ci sono ancora io.

Che genere di incantesimo mi hai fatto ragazzina?

'Fanculo queste cazzo di paure!
Salto nel vuoto, io lo faccio quel passo verso il precipizio, se ci sei tu in quest'inferno amore mio non può essere che il paradiso.

Le prendo il viso tra le mani, e le mie labbra sono sulle sue, lei spalanca gli occhi, poi si lascia andare...la bacio, la divoro, la respiro, la amo, la venero...

Dieci anni di rabbia, di sogni, dieci anni senza di lei, senza me stesso...è tutto in questo bacio...
Le dico che la amo, che questi anni senza di lei sono stati inutili, che vivere senza di lei non è vivere, che non sono me stesso lontano da lei, le dico tutto in un bacio...

Si stacca da me ed è ancora quella ragazzina, quella che un giorno sul mio letto dopo il nostro primo bacio mi chiese "cos'era?"...
" È ancora come allora...talmente grande da far paura - rispondo a quello che non ha detto - ...ma io non ho più paura Meg."

La stringo, tengo una mano sulla sua nuca, lei posa il viso sul mio petto, in quel posto solo suo, dove può sentire il mio cuore battere solo per lei...

" Mi sento ancora quella ragazzina che non sapeva come gestire tutto questo..."
Lo sussurra sul mio petto, la mia bambina spaventata, che non sa di essere forte come una roccia, che non sa di poter affrontare qualunque tempesta, perché io la terrò a galla sempre...
" Non lo dobbiamo affrontare...solo vivere...solo concedercelo..."

La vedo annuire... sento il cuore così pieno che ho paura che esploda...alza la testa e mi fissa poi si avvicina e mi bacia, piano, poggia le labbra sulle mie e le accarezza piano con le sue, le dischiude e la sua lingua mi esplora, morde piano con i denti il mio labbro, e questo bacio lento cambia ritmo. In un attimo le mie mani sono su di lei, le sue su di me, le bacio il collo e il suo respiro diventa pesante, lei infila le mani sotto la mia maglietta , quel contatto manda in tilt tutte le mie terminazioni nervose, ne afferra il bordo e cerca di sfilarmela. Metto le mani sulle sue e la fermo. Mi stacco da lei e mi ci vuole tutto l'autocontrollo del mondo. Mi manca il fiato.

" Vai via?" Chiede ma non sembra sorpresa.
" Si" è davvero l'unica cosa che riesco a dire.
" Vorrei che non lo facessi" sussurra senza staccare gli occhi dai miei.
" Non posso..." le bacio la fronte e vado via, lo faccio perché se rimango ancora qui non riuscirò a fermarmi e non posso, non posso rovinare tutto solo perché non riesco a controllare il desiderio viscerale che provo per lei. O forse è un istinto di auto conservazione il mio, di sopravvivenza, perché quando farò di nuovo l'amore con Meg, non se ma quando, sarò perso per sempre.

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