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Yūri

La finale libera del Grand prix ha superato di gran lunga le mie aspettative. Dopo la piccola discussione avuta con Victor riguardo la mia decisione di abbandonare il pattinaggio, il giorno dell'ultima finale, eravamo abbastanza freddi l'uno con l'altro. Non erano bastate quelle due proposte allettanti che mi aveva fatto Victor, il discorso pattinaggio era ancora irrisolto, e nel mio coach si poteva ben percepire della tristezza mista a frustrazione. Ero in qualche modo rassegnato, sapevo che recuperare il mio punteggio pressoché non molto alto, sarebbe stato impossibile, e che con fatica sarei riuscito a guadagnarmi un posto sul podio.
Ma ero comunque pronto ad esibirmi, a portare la mia coreografia sulla melodia di Yuri in Ice, e per farlo avevo bisogno di Victor, e del suo solito incoraggiamento.
Non era necessario continuare ad essere arrabbiati e delusi, entrambi avevamo disperatamente bisogno di un contatto sincero. Le mani di Victor, il suo respiro su di me, e i suoi occhi vitrei che mi coloravano l'anima; è stato merito suo se, straordinariamente, mi sono aggiudicato il secondo posto, con un punteggio superiore al record personale di Victor.
Quando mi sono fermato, con il braccio destro disteso per aria, in direzione di Victor, in lacrime, ho capito quale sarebbe stata la decisone più giusta. Avrei continuato a pattinare, lo avrei fatto con Victor. Per me, per lui, ed anche per Yurio, perché durante la sua esibizione -che si è guadagnata la medaglia d'oro!- mi ha trasmesso un impeto di forza e determinazione. E pensare che tempo prima, quando mi aveva sorpreso a piangere in bagno, sbraitandomi contro che non sarei mai stato capace di concludere nulla. Adesso è parte integrante della mia vita, è una di quelle persone che ricorderai per sempre, che riuscirai a metterne un pezzetto in tasca, per portarlo ovunque.
Victor continuerà ad essere il mio coach, ma allo stesso tempo, riprenderà a pattinare, anche se fare entrambe le cose gli darà sulle spalle un peso enorme e una fatica molto più grande.

E allora ci siamo esibiti insieme. Senza riuscire a spezzare i nostri sguardi, ormai insieme come due anelli della stessa catena. Tutt'intorno a noi c'è lo spazio; siamo comete che danzano nella vastità dell'universo, circondate da stelle, pianeti, satelliti, galassie. Siamo pronti ad esplodere insieme, a brillare in uno spettacolo unico e mozzafiato, di quelli a cui chiunque vorrebbe assistere.
Siamo luce e buio, siamo infinito e niente, siamo cosa semplice e cosa impossibile.
Siamo due nomi, due corpi, due anime, due individui unici, ma collegati dallo stesso sapore che ci percorre le labbra, ormai indelebile su di noi.
Sul ghiaccio, quando pattiniamo, c'è freddo, ma siamo noi stessi a crearlo. Si dice che due innamorati insieme accendendo un fuoco bollente, capace di incendiare qualsiasi cosa, un po' come l'Eros. Io e Victor invece siamo il ghiaccio, siamo sostanza solida e chiara, immobile e tranquilla. Noi due, insieme, sappiamo essere freddo straordinariamente affascinate e perfetto.
Fare l'amore è in assoluto la cosa che più ci unisce, creando un sentimento incredibilmente inteso, ma non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che emanano i nostri corpi e le nostre anime quando pattiniamo insieme. È come se stessimo facendo l'amore, quello vero, ma volteggiando sul pelo dell'acqua congelata.

Corro affiancato da Makkachin sul marciapiede che mi conduce alla fermata dell'autobus, dove Victor e Yurio mi stanno aspettando. Partiremo per la Russia, sto per abbandonare la mia casa e trasferirmi in un paese del tutto nuovo per me. Ma non ho paura, dentro di me non traspare malinconia o nostalgia nei confronti delle mie radici, perché è con Victor che voglio stare, e ogni posto con lui, per me è casa.
Starò a casa sua, e questo per me non è che un sogno che diventa realtà. Per quanto io e Victor siamo, adesso più che mai, complici l'un l'altro, certe volte non riesco ancora bene a realizzare che, proprio io, abbia l'onore di stare insieme all'idolo che per tutta la mia infanzia mi ha portato ad essere quello che sono oggi. Insomma, vivere a casa di Victor Nikifirov non è una cosa che capita a chiunque, e ancora, vivere con lui nei panni del fidanzato dolce e innamorato mi lascia ancora oggi sotto shock.
Victor mi chiama, con un sorriso tremendamente bello e luminoso. Yurio è il solito scontroso, con il cappuccio della felpa sulla testa, e le braccia incrociate. Mi sento sereno, felice, e penso che nulla possa andare storto adesso.
Il pullman arriva esattamente quando mi fermo difronte a Victor, giusto perché sono abbastanza ritardatario. Yurio è già salito, ignorando completamente quelle che per lui sono irritanti smancerie fra me e Victor. Makkachin si lascia sfuggire un allegro latrato, seguendo con dei saltelli Yurio sul mezzo di trasposto.
Victor mi accarezza il viso, pallido ma allo stesso tempo arrossato dalla fatica della corsa che mi ha lasciato il fiato corto.
«Yūri...» inizia, sorridendomi con il suo tono basso e intenerito. Gli sorrido con le labbra serrate, annuendo e facendo scivolare i miei occhiali da vista sulla punta del naso.
«Grazie.» continua.
«Per cosa?» gli domando scherzosamente, muovendomi frettolosamente sul posto, perché, di questo passo perderemo l'auto.
I capelli che sembrano fili d'argento ondeggiando sulla sua fronte, per un freddo soffio di vento proveniente dal mare. Oggi è estremamente pallido, con la punta del naso e delle orecchie rosse, sicuramente per il freddo che c'è fuori. Le labbra sono lucide e umide, così invitanti e belle sul suo viso.
«Per essere la cosa più bella della mia vita.» risponde, assottigliando con dolcezza lo sguardo.
Aggrotto la fronte, sono commosso quanto intenerito da questa sua risposta, ironico, perché è esattamente il motivo per cui voglio ringraziarlo anche io.
Vorrei tanto baciarlo, ma lui si volta goffamente verso la portiera scorrevole del pullman, con un profilo irresistibilmente tenero e ingenuo. Mi afferra il polso, tirandomi dentro il caldo mezzo di trasporto, dove prendiamo posto dietro i due sedili occupati dalla posizione molto comoda di Yurio, che ha già gli auricolari alle orecchie, e Makkachin beatamente accucciato tra le sue gambe.
«Giusto!» sbotta Victor sorpreso, facendomi scattare nella sua direzione con espressione confusa.
«Ho dimenticato di dirti la novità!» si volta verso di me, chinando il capo da un lato: «Mi sono iscritto al concorso di campionato mondiale di pattinaggio di figura, della International Skating Union, che si terrà in autunno. Mi servirà tutto il tuo sostegno.» mi ammicca, dolcemente. Non so' cosa mi emozioni di più, se il fatto che Victor ritorni a pattinare, oppure che mi voglia al suo fianco.

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