22
Yūri
Il tempo continua a scorrere, inesorabile e caparbio, lasciando alle sue spalle macchie indelebili di dolore e nostalgia. Victor continua a parlarmi della coreografia che intende realizzare per me, della base musicale soprattutto, non riesce a smettere di far accenno a quell'angelo a cui dovrei aggrapparmi per renderlo felice. Solo che io sono troppo stanco per riprendere a spiccare il volo.
Non mi alleno dalla sera dell'incidente, non ho nemmeno il tempo di dormire a casa, e l'idea di dover ritornare sui pattini non mi entusiasma per niente, ma devo sorridere e assecondare Victor, che ha bisogno di uno spiraglio di luce a cui aspirare tra tutto questo oscurità.
L'unico lato positivo di questo lungo trascorrere di giorni è che si sono trasformati in mesi, che hanno favorito la lenta ma visibile guarigione di Victor.
Oggi è il gran giorno; toglieranno le ingessature alle gambe di Victor e proveranno a farlo mettere in piedi.
Non riesco ad immedesimarmi nel suo stato d'animo, credo sia eccitato, ma terrorizzato allo stesso tempo. Io glielo ripeto sempre, di non avere paura. La paura è per quelle persone fortunate che non hanno nulla per cui lottare, Victor invece prende a pugni la vita ogni istante, combattendo una guerra infinita contro il suo dolore.
Stiamo in silenzio mentre il medico e due infermiere di mezza età spiegano sinteticamente ciò che succederà in futuro; assimilo le loro spiegazioni ormai abituali con poco interesse e tanta stanchezza, concentrandomi maggiormente sui movimenti delle due donne nei confronti delle gambe di Victor.
Con estrema delicatezza e pacata calma, iniziano a liberare le sue gambe dall'impasto candido annidatosi sui suoi arti da tanto -troppo- tempo.
Victor geme, stringe i pugni e strizza gli occhi, ma non emette un solo lamento. Soffre, ma mi rendo conto che la rassegnazione a questa tortura ingiusta ha ormai preso il sopravvento in lui.
Infine, dopo un gioco minuzioso di giri e impacchi tiepidi alle garze, le gambe di Victor sono libere di respirare.
Hanno un colore rossastro, che ha del tutto macchiato il candido colorito bianco della sua pelle delicata e morbida. Le ginocchia hanno un'aspetto tumefatto e una visibile differenza l'una dall'altra, mentre lungo le sue cosce snelle e rigide si estendono due grosse cicatrici ai lati dei fianchi.
I punti sono stati tolti da quasi una settimana, ma le piccole macchie arrossate lungo il solco sporgente e umido persistono dolorosamente.
I piedi tremano, le caviglie sono rigide e asciutte, permettendo ai tendini magri del dorso arrossato di mettersi in evidenza, creando un'insieme disastroso e terribilmente imperfetto di cicatrici e pelle.
Sono le gambe di Vicotr, ed in un modo o nell'altro, tutti dobbiamo accettarle.
Gli occhi azzurri del russo corrono velocemente lungo tutta la superficie di pelle sofferente e rossa dei suoi arti inferiori, consentendo al suo viso di rilasciare solamente dei deboli respiri a labbra semichiuse.
No, non è shock quello che gli percorre il viso, e nemmeno disperazione; non riesco a leggere il piccolo inverno che si sta scatenando nei suoi occhi chiari.
Deglutisco, avvicinandomi al suo fianco dopo avergli lasciato pochi istanti per constatare da solo la propria situazione e percepire tutti i dettagli che via via andranno a modificarsi con il tempo.
Quelle grosse pieghe sporgenti diventeranno bianche e profonde, il rossore tutt'intorno ai polpacci, alle caviglie e alle ginocchia scomparirà, ma la tristezza sul suo volto rimarrà immutata per il resto della sua vita.
«Victor, è tutto okay.» dico, con tono basso e timoroso, accarezzandogli la guancia magra e scavata con le nocche. Lui trema sotto il mio tocco, lasciandosi scappare un solo sospiro tremolante.
«È tutto così diverso, così orribile e...»
«Speciale.»
Arriccia il naso in maniera quasi buffa, alzando il capo verso di me, domandandomi:
«Speciale?»
«Già, dopotutto le cicatrici non sono qualcosa di così tremendo; sono come dei tatuaggi dallo stile astratto che ti ricordano quanto puoi essere forte.»
Mi stringe la mano, facendomi percepire il gelido metallo del suo anello tra le dita. Serro le labbra e lo scorgo dall'alto verso il basso, con alcune ciocche di capelli neri sulla fronte che mi infastidiscono.
«Yuuri io non potrò mai più essere la persona di cui ti sei innamorato, non potrò mai più allenarti, o anche solo venirti incontro con passo veloce.»
Sorriso, una riposta silenziosa che nasce spontanea sulle mie labbra. Mi chino alla sua altezza, poggiando i gomiti sul bordo del materasso, accarezzandogli la pelle con il mio respiro caldo e fin troppo familiare per lui.
«Credi ancora che mi importi di tutto questo? Puoi fare qualsiasi cosa Victor, puoi ritornare a camminare, puoi persino ritornare a pattinare. Non lasciare che il tuo dolore abbia la meglio su di te. Tu hai ancora tantissime cose da fare, non farti fermare da qualcosa che puoi battere.»
«E se non ci riuscissi? Se fossi troppo debole?»
«Allora lotterò io per te. Non riuscirò a guarirti, ma impegnerò tutto me stesso per farti star meglio.»
So' che un "meglio" purtroppo sarà difficile da costruire, ma è l'unica cosa che riesco a dire. Victor lancia un'altra occhiata fugace alla sua opera di dolore quasi terminata sulla sua pelle, sorridendo amaramente, ma con un pizzico di speranza in voce;
«Sai una cosa? Sono certo che Yurio avrà da lamentarsi davvero tanto per il disastro che ho addosso!»
Sorrido, lasciandomi avvolgere dalla debole serenità che ci accarezza in un istante.
Il medico ci ha riferito che ritornerà tra circa due ore per far abituare Victor alla sensazione di movimento libero delle sue gambe, così da provare a camminare già questo stesso pomeriggio.
Yurio entra nella stanza disgustosamente bianca con il suo solito broncio aggressivo, sgranando debolmente lo sguardo alla vista del gran cambiamento di Victor;
«Allora ti hanno tolto davvero quella zavorra puzzolente. Devo dire che hanno fatto un lavoro pessimo con le cuciture...»
Io e il russo ci guardiamo di sfuggita rispondendo al commento del ragazzo con un sorriso basso, mentre Yurio ci fissa con curiosità e disappunto.
Dal giorno del suo compleanno e dall'appuntamento con Otabek il suo umore è cambiato in maniera preoccupante. Non mi sorprende il fatto che non voglia raccontarci nulla della loro serata, e nemmeno che in questo periodo sia abbastanza stanco e arrabbiato -come tutti del resto-, ma non riesco a tranquillizzare la sensazione di premura e timore che ho nei suoi confronti. È interessato a quel ragazzo dalla finale del Grand Prix, mi insospettisce che non proferisca parola di un episodio così particolare.
Victor sembra leggermi nel pensiero, più sfacciato e sicuro delle mie intenzioni, dice con tono dolce:
«Ci sono problemi di cuore con Beka?»
Yurio diventa improvvisamente paonazzo, rispondendo con un ringhio alto e aggressivo;
«Che ti importa? Credo sia una fase adolescenziale, no?»
«Oh Yurio, è normale, tutti ci siamo passati.» gli rispondo con calma.
«Non ho bisogno di una lezione di educazione sessuale da voi due, è cose se fossi adottato.»
Victor si porta una mano alla fronte, scrollando la testa con profondo rancore e delusione interiore;
«Oh cielo, chi te l'ha detto?»
«Pensa un po' a ricucirti le gambe con la pinzatrice piuttosto che uscirtene con queste rivelazioni inaspettate.» risponde severo Yurio, ma più calmo.
«Ci preoccupiamo per te, non è soltanto Victor quello a star male.» dico.
Victor simula un'espressione di ovvio sarcasmo abbastanza buffo, concentrandosi sulla figura intimorita e spenta del ragazzo biondo in piedi poco distante da noi due.
«Se ci tenete così tanto a farvi i fatti miei...sappiate che non è successo nulla di grave, solo che io e Otabek, beh ecco...»
Yurio si tormenta il labbro, con gli occhi ancora bassi in terra.
«Racconta, coraggio.» Victor riesce sempre ad ammaliare tutti, mettendo a proprio agio anche il più duro dei testardi, come il minore.
«È da quasi una settimana che non sta più a casa, perché dalla sera del mio compleanno siamo rimasti freddi e silenziosi l'uno con l'altro, e gli ho proposto di andare a stare in hotel...»
«E perché?» la domanda di Victor ha un tono melodioso che potrebbe benissimo trasformarsi in musica.
«Perché...perché mi ha baciato...»
Un silenzio inquietante avvolge me e Vicotr, che ci scambiamo una fugace occhiata brillante, per poi esplodere in un urlo di estrema eccitazione. Yurio sospira, e quasi provo tenerezza nei suoi confronti, perché forse la nostra reazione è un tantino esagerata...
Victor non riesce a star fermo sul posto, tanto che le sue gambe, ormai libere dalle medicazioni, gli premettono di compiere delle piccole flessioni delle articolazioni, che di certo non sono indolori.
«È quasi come una fiaba!» Victor applaude velocemente con le labbra a cuore; «C'era una volta un cavaliere, di nome Otabek, che baciò la principessa Yuri per salvarla dalla sua rabbia!»
«Che razza di idee ti passano per la testa?!» sbotta lui in riposta, a voce alta, mostrando i canini.
Mi metto tra i due russi, fermando Yurio con le mani in cerca di calmare la sua ira.
«Okay...Victor, credo che dovremo ritornare ad essere seri. Yurio perché hai reagito in quel modo? Credevo ti piacesse Otabek...»
«Lo credevo anch'io, anzi, m-mi piace ancora, soltanto che non me l'aspettavo da parte sua...» balbetta, rispondendo alla mia domanda con grande stupore da parte mia e di Victor, che per la prima volta ci stiamo imbattendo in un dialogo calmo con Yurio.
«Devi fare ciò che più ritieni giusto, e soprattutto assecondare i tuoi sentimenti. Guardaci un po', non ti piacerebbe essere come noi due?»
La domanda di Victor suscita grande sdegno sul viso di Yurio, che appare disgustato buffamente. Scuote il capo lentamente con tono stanco e irritato;
«Non proprio, voi siete quasi disgustosi. E poi quando andate a letto insieme...dovete sapere che le pareti di casa sono davvero tanto sottili.»
«Passeremo a questo discorso quando tu e Beka inizierete a farvi più intimi, per adesso approfondiamo la discussione del bacio.»
«Okay, grazie per i vostri amabili consigli, ma credo che possa bastare per oggi.» Yurio abbassa il capo, stanco e rassegnato, quando la mano di Victor gli afferra improvvisamente il polso con fatica. Il ragazzo barcolla colto di sorpresa, spinto dalle braccia di Victor vicino al suo petto, studiando una posizione più o meno comoda per poterlo abbracciare senza rischiare di intaccare nelle sue gambe.
Con mia grande sorpresa noto che l'espressione di Yurio non è imbarazzata o burbera come al solito, al contrario, è sereno e malinconico. Poggia una guancia sulla spalla di Victor, che fa lo stesso con la sua testa bionda, massaggiandogli la schiena con le mani ancora percosse da diversi lividi violacei.
Non bisogna aggiungere altro, Victor sa esattamente quello che deve fare per tirare un po' su Yurio, che tra le sue braccia sembra quasi un bambino.
Sento il cuore battere forte e gli occhi grandi mi si annebbiano di emozione, che a Victor appare dolce, mentre a Yurio disgustosamente ridicola. Mi infiltro in quella specie di abbraccio leggero e poco ordinato, ritrovandomi con le mani strette sulla schiena magra di Yurio e il viso immerso in quello di Victor.
«Credo che oggi parlerò con Otabek e chiarirò questa faccenda, magari chiedendogli di tornare a casa...»
Io e Victor annuiamo, prima di essere interrotti con imbarazzo dalla sagoma bianca e confusa di un medico.
Ci ricomponiamo finché possiamo, mentre l'uomo si avvicina a noi sistemando gli occhiali da vista sul naso.
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