capitolo 8 - Vicky
È lunedì, giorno di palestra nuova. Non so come mi sono ricordata la strada.
Parcheggiata la macchina, nello stesso posto di venerdì, esco dall'auto e guardo un po' in giro, ci sono già due moto e due macchine.
Tiro fuori la sacca dal baule e la metto sulla spalla.
Ripercorro la rampa in discesa, il tunnel e mi ritrovo davanti la porta della palestra dove si allenano Mark e compagni.
Guardo l'ora: venti e venti.
Sono più che puntuale, strano!
Prendo un bel respiro, ho bisogno di coraggio, afferro la maniglia ed entro.
I primi che mi guardano sembrano non riconoscermi.
Voglio morire per l'imbarazzo.
Avanzo e li saluto timidamente appoggiando la mia borsa per terra vicino a quelle degli altri.
Comincio a togliermi il giubbotto, la sciarpa e li lascio entrambi sulla panca di legno vicino alla parete così, mi tengo impegnata.
"Hey, che bello, sei venuta!"
Chi mi raggiunge è Anna, visibilmente contenta di vedermi. Porta i capelli biondi raccolti in una coda bassa e alcune mollette le fermano le ciocche ai lati.
Rilasso finalmente le spalle e ricambio il saluto.
"Ciao. Visto che l'altra volta non sono morta ho deciso di tornare"
Ci sorridiamo.
"Aaah, ecco chi sei! La ragazza di venerdì. Ben tornata! "
Questa volta è uno dei gemelli ad avvicinarci, non ricordo se Andy o Sam. Sono talmente uguali, non voglio sbagliare, così mi limito ad un: "ciao".
Mi guardo in giro, non vedo il ragazzo che sembra un marine, probabilmente, sarà a dare lezioni di fitboxe.
Al sacco lungo, intento a tirare calci, c'è Nick in pantaloni della tuta neri e t shirt stesso colore. Mi saluta con un sorriso e un cenno della mano poi si asciuga la fronte usando un angolo della maglietta. Da lì, fa capolino un lembo di pelle liscia e, su una parte del muscolo addominale, è disegnato uno scoprione nero lungo circa quindici centimetri.
Non vedo Mark.
Vuoi dire che sono così fortunata che oggi... che so... è malato!?.
Sento sbattere la porta d'ingresso.
"Sensei, hai visto chi è tornata stasera?"
Come non detto: la gramigna non muore mai!
Nick mi indica con la mano mentre il sacco ancora dondola di fianco a lui.
"C'è Vittoria"
Si ricorda il mio nome! Sono stupita.
Non ho ancora il coraggio di voltarmi per incrociare lo sguardo di Mark perché avverto, nuovamente, una certa agitazione allo stomaco al pensiero di incorciare quegli occhi da guerriero. Magnetici e letali.
Sento si sta avvicinando, decido di girarmi.
Guarda verso di me come se fossi trasparente e passando vicino, mormora un, "ciao", molto stiracchiato.
Mi limito a un sorriso che non vede: è già passato oltre.
Lancia la sua borsa per terra, si toglie il giubbotto nero. Sotto ha una felpa grigia con cappuccio e pantaloncini stesso colore fino al ginocchio. Questa volta, sul polpaccio, c'è un tribale; ennesimo tatuaggio. Si allunga sempre di più la serie di disegni che ho visto fino a ora ricoprirgli il corpo.
Continua a ignorarmi.
Hey mr simpatia, guarda che sei tu che mi hai chiesto di venire!
Lo penso, ma non ho ovviamente il coraggio di dirglielo.
Decido di fregarmene.
Cambio le scarpe, metto la bandana così i capelli, raccolti in una coda alta, se scappano non mi daranno fastidio.
Oggi avevo voglia di colore, ho messo i pantaloni rosso scuro che hanno un elastico alto intorno alla vita e spesso, lo devo rigirare su se stesso per evitare che, la parte in fondo alla gamba, finisca sotto le scarpe.
Quando siamo tutti pronti, si dà inizio al riscaldamento. Sopra continuo a tenere la mia solita felpa nera preferita.
Prima o poi, giuro, la sbatto in lavatrice per disinfettarla!
Qui dentro non fa nè caldo nè freddo, ma preferisco riscaldarmi un po' prima di levarla e comunque, non mi sento ancora a mio agio. Dato ha le maniche piuttosto lunghe, afferro i polsini tra le dita come se fosse la mia coperta di Linus.
Cominciano a correre e mi aggrego: ultima posizione.
Il ritmo è sostenuto, ma non resto indietro.
Ogni tanto Mark, che corre con noi in capo alla fila, urla gli esercizi.
Alterniamo crunch, addominali, piegamenti sulle braccia.
Anna mi precede, è decisamente in forma, ma le sto dietro.
Ogni tanto ci sorridiamo, ma nessuno fiata. Durante uno degli ultimi giri, il caldo mi costringere a togliere la felpa, la lancio sulla panca, resto con una maglia senza maniche bianca.
Dopo trenta minuti finiamo la corsa, ma passiamo ad altri esercizi.
Tiriamo pugni coi pesi.
Mi avvicino alla rastrelliera dove ce ne sono di varie misure, tutti in fila ordinatamente e ne scelgo un paio gialli di due chili... Non voglio mica strafare!
Appena mi volto, ho Nick di fronte.
Alzo lo sguardo per vederlo meglio in faccia, sta scuotendo la testa in segno di diniego.
"No, no. Quelli sono solo di bellezza, devi prendere questi."
Togliendomi quelli gialli dalle mani, al loro posto, me ne lascia due blu da tre chili e mezzo.
"Ma..." cerco di protestare.
Si mette un dito sulle labbra, negli occhi un'aria divertita, "Sshhh, guerriera, non si discute"
Sono a bocca aperta.
GUERRIERA!?!
Dopo una lunga sezione di pesi, passiamo a esercizi con calci a ripetizione ai sacchi, pugni, ancora calci, ancora pugni.
"Pausa!" Ci dice Mark dopo un'altra mezz'ora abbondante.
Signore grazie!
In alcune occasioni ho incrociato il suo sguardo, l'iride verde dei suoi occhi ha lo strano potere di ipnotizzare. Forse si aspetta che ceda, ma non ho nessunissima intenzione di dargli la soddisfazione di vedermi mollare.
Sono stanca, forse siamo solo a metà degli allenamenti, ma tengo troppo a questo sport per gettare la spugna al primo accenno di fatica.
"Mettete le protezioni e scegliete uno sparring patner", ordina a tutti.
Anna non ha dubbi, sceglie me.I gemelli insieme, Nick va con Mark.
Adesso è il momento della vera kick.
Ci togliamo tutti le scarpe per poter essere più comodi e restiamo a piedi nudi.
Facciamo una serie di combinazioni pugni, calci.
Non mi sono accorta, ma Mark si è fermato a guardare me e sua sorella.
"Signorine, volete anche un caffè?"
Noi ridiamo. Lui no.
Alza la voce, "Muoversi, fate pena!"
Resta a braccia conserte, i muscoli delle spalle ben delineati. Ha una maglietta grigio scuro aderente al torace e posso intravedere i contorni dei suoi pettorali. A giudicare dalle sfilacciature dei giro maniche, non mi stupirei di sapere che le ha strappate in uno di quei momenti di delicatezza che tanto lo contraddistinguono.
I suoi occhi sono decisamente seri, ha le sopracciglia leggermente corruciate.
È un ragazzo attraente, ma se sorridesse di più invece di fare sempre il sostenuto, sarebbe ancora più bello!
"Alza di più quel calcio!"
Ce l'ha con me.
"Di più. Devi essere precisa" , "Non lasciar andare la gamba dove vuole", "Ti ho detto più precisa!" "Non ciondolare con la testa quando tiri i pugni", "Dai, non dormire!".
Mi sta col fiato sul collo, cerco di fare come dice, ma pare nulla gli vada bene.
All'ennesimo richiamo, passandosi una mano tra i capelli, scuote la testa e se ne va sbuffando.
Sinceramente sono demoralizzata, tutti quei rimproveri mi hanno fatto sentire una principiante.
Anna se ne accorge, togliendosi il paradenti sorride e bisbiglia: "Hey, non prendertela. È un po' orso, ma vuol dire che ci tiene"
"Aaa sii! Cavoli, non l'avrei mai detto, pensa se gli stessi antipatica."
Scoppiamo a ridere e la tensione del momento si scioglie.
Mark mi fulmina. Sono convinta di non andargli a genio, anzi, direi che la mia presenza gli dà fastidio, ma è lui ad avermi portato qui.
Sono le dieci passate, la lezione finisce.
Sono ancora in mezzo alla palestra, ho finito di togliere le protezione e una voce mi affianca.
"Stanca?" A chiedermelo è Nick con un sorriso divertito e sguardo indagatore, mentre le sue dita scorrono tra i capelli biondissimi.
"Abbastanza direi", tolgo la bandana dalla testa.
"Ottimo. Tutta salute." Si mette a ridere dandomi un pugnetto alla spalla.
Alzo le sopracciglia poco convinta della sua affermazione.
"Aah certo, se lo dici tu!"
Intanto ci avvicina anche Anna, si scambiano un sorriso. Uno di quelli complici, affettuosi. Un gesto intimo tra loro due e mi sento un po' il terzo incomodo.
"Ragazze, vi saluto, vado in doccia."
Nick ci lascia.
Sciolgo i capelli e me li pettino velocemente con la mano dirigendomi con Anna verso la panca dove ho lasciato la mia roba.
"Purtroppo, se vuoi farti una doccia anche tu, Vicky, c'è solo uno spogliatoio, bisogna aspettare che loro finiscono"
Indica i ragazzi mentre stanno raccogliendo protezioni e fasce.
"Caspita che cavalieri!!" sorrido, "ma non importa, non ho dietro le cose per lavarmi, farò a casa"
Qualcuno mi tocca un braccio richiamando la mia attenzione.
"Ti ho visto in forma! Sei riuscita a starci dietro "
"Grazie... Andy"
Sparo a caso, perché stasera portano i pantaloni lunghi e non vedo i loro tatuaggi.
"No, io sono Sam"
"Ops, avevo il cinquanta per cento di possibilità e ho sbagliato, ma siete così uguali", mi giustifico sorridendo.
"Ti svelo un segreto", sporgendosi verso di me prosegue, "io sono quello bello!"
Scoppiamo a ridere, devo dire che nessuno dei due è niente male. Bel fisico, occhi scuri, profondi, sorriso gentile.
Ma dove sono capitata!
Se dovessi avere qualche amica single credo le farei fare un giro da queste parti. Ci fosse stata la Giulia del corso credo, si sarebbe incatenata alla porta per non andarsene via.
Intanto, vedo Anna e Nick che se la ridono. Lei ha gli occhi a cuore, mi sa che qui qualcuno ha una cotta per il biondino.
Sorrido tra me.
Recupero le cose e saluto tutti.
Non vedo Mark, sarà già sotto la doccia.
Meglio, probabilmente ignorerebbe il mio saluto.
"A mercoledì!" sorride Anna.
Rispondo alzando il pollice ed esco.
Oggi ho avuto poco a che fare con Mr. Simpatia, almeno non mi ha trattata male tutto il tempo, potrei ritenermi contenta.
Poco prima di salire in macchina il mio telefono vibra e suona avvisandomi di un messaggio. Faccio scivolare due dita dentro la tasca del giubbotto e tiro fuori il cellulare: è da parte di mia sorella.
- Ciao, tutto bene? Da tanto che non ci vediamo, se domani per pranzo non lavori, mangiamo insieme? Ti va? -
Sbuffo un po'. Sinceramente, l'idea di mangiare sentendo lei vantarsi perché il suo capo la elogia o di quanto il suo lavoro sia importante e di grande responsabilità, non mi fa immensamente felice.
Vorrei veramente non accettare. Però, bussa nella mia testa quell'altra me: d'altronde è pur sempre tua sorella e non la vedi da un po'.
Quindi che faccio?
Quello che faccio sempre: rispettare il protocollo e fare la cosa che gli altri si aspettino da una brava ragazza giudiziosa.
Penso veloce ai miei turni, domani potrei essere libera, così le rispondo,
- va bene, dimmi dove e quando -
- per le 12.30 al ristorante sotto il mio ufficio, ok? -
Conosco quel posto e non mi piace un granché, non fanno molte cose da mangiare che incontrano i miei gusti, ma quando mia sorella decide è inutile ribattere perché la prenderebbe come un'offesa, quindi, è fatica sprecata proporle un posto diverso, è abituata comandare.
- ok a domani -
- a domani -
Accendo la macchina e torno a casa.
*****
Chiudo la porta. Alex non è sul divano e nemmeno in cucina.
Vedo la luce della camera da letto accesa. Sara' già sotto le coperte.
Percorro il corridoio che mi porta verso la camera e lo sento parlare a bassa voce.
Al telefono a quest'ora?!?
Entrando si accorge di me e alza il tono.
"Sì sì... Va bene domani ti porto quei campioni... Ok? Certo, certo anche i prezzi!... Buona notte! "
Chiude la conversazione.
Sorride, un sorriso calmo, timido. Si avvicina e mette le mani sui miei fianchi.
"Scusa, cose di lavoro"
Mi bacia e le sue labbra sottili sanno di zucchero.
"A quest'ora?! Ma sono quasi le undici, possibile che non ti lascino mai in pace. Sei troppo buono." Lo tiro in un abbraccio e faccio in modo di riuscire ad appoggiare il mio mento sulla sua spalla.
"Lo sai com'è..." sussurra al mio collo cominciando a baciarlo.
Mi aiuta a togliere il giubbotto che cade per terra poi, una mano, sale sotto la felpa.
Lui è stato il ragazzo della mia prima volta.
Avevo ventunanni, un po' fuori gli standard comuni, ma non credo esista un'età giusta, credo esista il ragazzo giusto e il momento giusto.
Soprattutto, fino a quel momento, non ho avuto un vero e proprio ragazzo. Non sono mai stata bella e non mi sono mai sentita tale. I miei coetanei hanno sempre preferito di gran lunga la mia compagna di classe. Una bambina dai bellissimi occhi azzurri e lunghi capelli biondi, una bambola. Io, invece, occhi grandi nocciola e capelli castani, che mia mamma mi teneva a caschetto, non ero paragonabile. In più, ero talmente timida e silenziosa da risultare antipatica.
Un giorno, stufa di venire sempre ignorata o tenuta da parte, ho rotto quel guscio sotto cui mi trovavo da troppo tempo e ho lasciato che la mia anima parlasse per me.
Alle superiori, le mie compagne di classe, decisamente più sveglie e mi hanno trascinato nella loro compagnia. Piano piano ho imparato a essere più chiaccherona, ho cominciato a uscire anche la sera. Loro sono restate le amiche smaliziate di sempre, io un po' meno, ma sicuramente mi sono sentita più viva, ero parte del mondo.
Molto hanno fatto anche le mie esperienze di lavoro/studio all'estero, mi sono servite a prendere più coraggio. In più anche il mio fisico è cambiato, migliorato.Certo, resto nel profondo una timidona, ma ora è un po' diverso.
Quando ho deciso di compiere questa esperienza, Alex mi ha rispettato, non ha forzato la mano e quando ci siamo trovati da soli, durante un week end nella sua casa in montagna, ho deciso che era il momento. Certo, l'imbarazzo ha preso il sopravvento ma lui ha saputo gestire la situazione.
D'altronde, ha più esperienza di me.
È stato delicato.
"Fammi almeno fare la doccia", protesto debolmente, "sono tutta sudata"
"Mi piace l'odore di selvatico"
Scoppiamo a ridere, dopodiché mi spinge verso il letto togliendomi la felpa che se ne va insieme alla maglietta. Stando ancora in piedi, mi aiuta a sfilare i pantaloni. Le sue mani, ansiose, mi percorrono il corpo, lo accarezzano, slacciano il reggiseno.
La sua bocca scorre sul collo, l'incavo della spalla. Abbandona per un attimo l'esplorazione e si sfila la camicia slacciando solo i primi tre bottoni facendola passare dalla testa. I pantaloni, con gesto veloce, li ripiega su se stessi appoggiandoli sul comodino.
Il suo corpo è bello, non troppo muscoloso, snello.
Torna da me per un abbraccio, per un bacio che mi sigilla la bocca. Una mano si insinua nei miei slip e scendono.
Ormai nuda, mi sdraio sul letto, tento di coprirmi con un braccio o di nascondermi nel suo corpo appoggiato sopra di me. Stare davanti a lui così perfetto, mi mette sempre agitazione. Alex lo sa e, nel tentativo di farmi rilassare, con gesti studiati e controllati, comincia ad accarezzare la coscia poi si sposta verso l'interno, risale arrivando nel mezzo del mio corpo. Afferro il labbro tra i denti soffocando un gemito di piacere. Mi vergogno tantissimo sentendomi più vulnerabile che rilassata.
Vorrei poter far uscire i gridolini che sento in gola, ma preferisco restare, in silenzio, a occhi chiusi come faccio sempre. Se mi parlasse, in questi momenti, forse riuscirei a essere più tranquilla, probabilmente è solo colpa mia e della mia timidezza. Non abbiamo mai sollevato il problema.
Forse va bene così a entrambi!
Nel frattempo, messo il preservativo, lui è dentro di me e a un ritmo costante si muove su e giù. Ci baciamo, apro gli occhi per incontrare i suoi, ma è come guardare attraverso un vetro, dietro c'è il vuoto.
Raggiunge l'apice, soddisfatto, si mette su un fianco, ci guardiamo. Un dito traccia il contorno del mio viso e sorridendomi sussurra, "Sei bellissima".
Un ultimo bacio ed esce dal letto andando a farsi la doccia. Sento un gran freddo e uso il copriletto per coprire le nudità. Mi sarei aspettato che chiedesse di fare la doccia insieme, ma ultimamente sembra ignorarmi.
Decido di attendere che finisca di lavarsi per poi farla anche io.
Guardo il soffitto e una voce maliziosa arriva a disturbarmi: "il miglior sesso della mia vita".
Sorrido al ricordo della faccia di Giulia quando ha detto questa frase, sono fortunata perché credo di averne già la possibilità con Alex... giusto?
Eccolo che torna, si rimette gli slip e indossa i pantaloni del pigiama e la maglietta, si infila sotto le coperte.
"Non vai a farti la doccia?"
Annuisco. "Aspettavo finissi."
Mi bacia sorridente. Ha lo stesso sguardo di quando mi ha sedotto la sera del nostro primo incontro.
"Buona notte"
Torna a mettersi su un fianco dandomi la schiena, quella è la sua posizione preferita per addormentarsi.
Scivolo fuori dalle coperte, sento di nuovo un gran freddo sia fuori che dentro, ma non so spiegarmelo. Faccio spallucce, passerà e guardo ancora una volta il viso perfetto di Alex.
Sono fortunata perché dice di amarmi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top