capitolo 58 - Mark
Mi rendo conto, con mia grande sorpresa, che non c'è stato giorno che non ho pensato a lei. Non riesco sinceramente a spiegarmene le ragioni però un fatto è sicuro: ogni sera, prima di addormentarmi, davanti ai miei occhi compare la sua immagine sorridente. Devo confessare che fino a questo momento sono passato da una ragazza all'altra con grande facilità, ma condividere con lei il mio tempo è davvero quello che voglio.
Non mi dispiace giocare a convincerla sui miei sentimenti, ma sono ancora dubbioso sull'insistere che si lasci andare a quello che c'è tra noi perché non so dov'è il suo punto di rottura e, in tutta franchezza, non so nemmeno dov'è il mio. Vicky mi piace, davvero, a letto e fuori. Da parte mia sto facendo di tutto per farle trascorrere dei bei momenti cercando di fare un passo alla volta come mi ha chiesto ed è per questo l'ho invitata fuori per una cena e dopo sono rimasto a pomiciare sulla soglia di casa sua quando l'ho riaccompagnata anche se, in verità, le avrei strappato di dosso i vestiti e l'avrei fatta mia sul sedile posteriore della macchina. Vederla su quei tacchi mi ha mozzato il fiato. Vicky riesce a trasformarsi, a emanare quel qualcosa di misterioso che mi tiene all'erta. Siccome non ho passato più di un weekend con la stessa ragazza, per me, abbiamo quello che più si avvicina a una relazione. Per lei, invece, non so.
"Accidenti, Mark, adesso ho proprio bisogno di una sigaretta." Distolgo l'attenzione dal disegno che sto tatuando e spengo la macchinetta guardando il cliente.
Sorrido leggermente. "Certo. Facciamo una pausa." Allontano la sedia e appoggio gli strumenti sul tavolino dietro di me. Non mi capita spesso di tatuare persone sopra i sessant'anni, ma Carlo ha perso da poco il suo unico figlio per colpa di una leucemia fulminante e ha voluto imprimersi per sempre il suo volto sul corpo. Il disegno è abbastanza elaborato anche se il punto in cui lo ha voluto non è tra i più sensibili, questo, è il suo unico tatuaggio e non è abituato. "Vai pure a fumare. Ci rivediamo tra cinque minuti."
Appena il cliente usce dalla stanza vengo raggiunto da Nick. "Hey, tutto a posto da queste parti?"
"Sì, non manca molto. Carlo è uscito per una pausa sigaretta." Intanto pulisco gli aghi e li metto a sterilizzare.
"Io invece ho finito e vado a casa da tua sorella che mi sta aspettando per una seratina romantica a base di..."
"Ti prego," alzo la mano bloccandolo, "risparmiami i dettagli, è pur sempre mia sorella e non vorrei sentire i vostri sordidi piani."
Sorride. "A proposito, com'è andata la cena con Vittoria?"
"Tutto bene." Resto sul vago e mi giro verso il tavolo dandogli le spalle.
"Accidenti, amico," lo sento muoversi e quando torno a guardarlo è a braccia conserte, "fosse stata un'altra avresti commentato con qualcosa di stupido o volgare invece ti limiti a un tutto bene. Allora la nostra guerriera ti piace proprio."
Mi gratto la nuca un po' a disagio, "Cosa vuoi che ti dica? È stato come rivedere una vecchia amica, come se ci conoscessimo da sempre. Abbiamo parlato di tante cose ed è stato", mi stringo nelle spalle, "piacevole. Più che piacevole."
"Ottimo. Sono contento che hai deciso di fare le cose seriamente con lei, se lo merita e, amico," mi raggiunge appoggiandomi una mano sulla spalla, "te lo meriti anche tu. Vicky è la ragazza giusta."
Semplicemente annuisco perché non ho nulla di più da aggiungere. Nick ha ragione, è solo che lei ha bisogno di una spinta in più per rendersene conto una volta per tutte.
"Allora che ne dici se usciamo tutti e quattro insieme una delle prossime sere?" Prosegue il mio amico.
Arriccio i lati della bocca, "Ho provato a convincerla proponendoglielo, ma alla sola idea si è irrigidita, non si sente pronta per affrontare questa cosa, per ammettere con esattezza cosa siamo l'uno per l'altra."
"Capisco che per lei non sia facile. Catapultata nella tua vita forse non sa come prenderti, ha paura di chissà quale reazione se si lascia andare veramente."
"E di cosa dovrebbe aver paura? Non saprei." Alzo e riabbasso una spalla. "Mi sto comportando da bravo ragazzo e non perché mi obbliga qualcuno ma perché lo voglio. Fino adesso ho espresso i miei sentimenti per lei meglio che ho potuto eppure mi sembra sempre che si irrigidisca intimorita."
"Ti conosco da una vita, Mark, so che tipo sei. Non è me che devi convincere ma lei. Cerca di non essere troppo irruento. Forse è questo che la spaventa."
Mi punto il petto con un dito. "Irruento? Io?" Nick annuisce con accondiscendenza mentre io continuo, "E comunque avresti dovuto vederla l'altra a sera a cena, ti assicuro che cercare di non essere irruento è stato davvero difficile. Dio, era così sexy su quei tacchi, con quell'aria sofisticata ma nello stesso momento timido. È bellissima e, Nick, ti assicuro che c'è la sto mettendo tutta per non saltarle addosso come un maniaco perché mi manda in corto." La mia espressione diventa un insieme di panico ed eccitazione mentre il mio amico ride di gusto. "Ascolta, ti consiglio di parlarne con lei. Magari stiamo sbagliando tutte e due. Però sono convinto che tu e lei nonostante sembriate il giorno e la notte, o come il sole e la luna, avete qualcosa che vi rende inseparabili. Siete come i pezzi di un puzzle che, incastrandosi perfettamente, danno vita al disegno completo."
Non so perché, ma lo sguardo cade sul mio tatuaggio dell'infinito incompleto e comprendo in pieno le parole del mio migliore amico.
Poi prosegue, "A proposito, hai saputo quando può partire per Londra?"
Muovo la sedia facendo perno coi piedi e rispondo, "Per telefono mi ha detto che ha parlato col direttore della sua scelta e la cosa dovrebbe essere definitiva tra tre o quattro settimane al massimo. Il tempo di sistemare le pratiche."
"Bene, così non dovrai aspettarla molto dopo che sarai partito tu."
"Già. Ho provato a convincere Steve a darmi ancora qualche settimana, ma ha bisogno di me con urgenza perché è già programmato il viaggio a Miami per incontrare gli investitori e non può rimandare."
"Dai, tanto saranno solo poche settimane."
Continuo nervosamente a muovere la sedia avanti e indietro. Purtroppo sono costretto a partire per Londra prima di lei, ma nè io nè Vicky possiamo cambiare la cosa al momento, però poi, finalmente, potremmo stare insieme come è giusto che sia.
"Adesso, dottor Stranamore, è meglio se te ne vai da Anna prima che decida di prenderti a calci."
"Hey, ma cosa ti ho detto?"
"Niente, niente." Intanto lo spingo fuori dalla stanza nello stesso momento in cui Carlo torna per finire il disegno. "Porta un bacio a mia sorella."
Nick sorride alzando le sopracciglia, "Farò anche di meglio."
"Piantala!" E mimo un calcio nella sua direzione. "Sparisci", concludo.
Riprendo posto sulla sedia girevole e Carlo fa altrettanto sulla poltrona.
Lo guardo, "Tutto a posto, Carlo? Ricominciamo?"
Annuisce poi aggiunge, "Grazie, Mark. Guardavo il disegno ed è bellissimo. Non potevi fare un ritratto di mio figlio più perfetto. Sei davvero un mago con gli aghi."
Mi limito a sorridergli perché vedo i suoi occhi lucidi per la profonda commozione.
Riprendo il lavoro, ormai non manca molto, poi sento giungere la voce di Nick dall'ingresso mentre scambia delle battute con una voce femminile che riconoscerei tra mille. È arrivata.
Stamattina sono riuscito a strapparle la promessa di passare finito il turno garantendole che saremmo stati lontani da occhi indiscreti. È stato un pochino difficile convincerla e mi è sembrata un po' titubante all'inizio, ma poi ha accettato ed è finalmente qui.
Così mi congedo da Carlo e vado verso l'ingresso dove è rimasta sola.
Senza dire nulla mi avvicino perché l'unica cosa che voglio ora è poterla stringere.
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