capitolo 57 - Vicky
Ho sempre pensato di essere una ragazza abbastanza forte per le decisioni che fino adesso ho preso nella vita, ma in realtà sono vulnerabile e complessa e la situazione con Mark ne è una prova. Mi accorgo di quanto sia in conflitto con me stessa quando stiamo insieme. Lui vuole stare con me e passare del tempo insieme, ma se gli ingranaggi del mio cervello iniziano a girare comincio a chiedermi quanto di me stessa concedere, quanto tenere al sicuro, quanto lasciare andare. So che è un ragazzo speciale e che si sta sforzando di rendere tutto semplice, ma quello che gli ho detto corrisponde alla verità. Mi dà fastidio pensare che fino a ieri ero con Alex e condividevo con lui il suo appartamento. Eppure non posso ignorare il mio cuore quando batte impazzito per una carezza di Mark, un suo sguardo, un suo tocco. Nessuno bacia come lui. Almeno nessuno che ho mai baciato prima. Sembra sempre che cerchi di renderlo il miglior bacio della mia vita, che voglia dirmi con le labbra e la lingua le cose che non riesce a dire a parole. Mi intontisce e il mio cuore batte forte.
Il sesso non è esattamente qualcosa che ho cercato prima di Mark, ma è stato impossibile allontanarmi da lui. Voglio dire, non sono una vergine, ma ho imparato che l'atto in sè tende a concentrarsi più sul ragazzo che su di me, e questo mi ha reso troppo ansiosa. Ho avuto una relazione con un ragazzo che ho sempre pensato fosse bravo, ma bravo non è stato sufficiente per poter portare avanti una relazione e con lui il sesso è stato piacevole nella migliore delle ipotesi. Quello con Mark invece non è piacevole, è bollente, da far venire le vertigini, porta a livelli di coinvolgimento che mi sconquassano. Ho provato troppe emozioni, esposta in un modo che non ho previsto, e non sono sicura di poter gestire quello che ho visto nei suoi occhi color smeraldo. Sono stata felice che le luci fossero spente.
L'ho voluto, eccome se l'ho voluto. Non ho mai desiderato così tanto un uomo nudo accanto a me come con Mark e poi adoro il modo in cui lui mi guarda, il suo compiacimento e la sua soddisfazione quando arrivo a superare il limite di quel piacere a cui solo lui è riuscito a portarmi senza farmene vergognare.
Dopo aver lasciato casa sua ieri, quando sono salita in macchina, il mio cuore ha cominciato a fare le capriole ripensando alle ore passate insieme. So, in fondo, che devo lasciare andare un po' di cose a cui mi sto aggrappando con tenacia e cercare di vivere questa relazione con serenità come mi ha suggerito Mark.E poi stasera c'è il nostro appuntamento.
Da alcuni minuti ho ricevuto un suo messaggio, scrive semplicemente: sto arrivando, ma ancora una volta il mio corpo freme e ho la sensazione che piccoli pezzi del mio cuore vogliano balzare fuori dal petto. Anche stamattina, al mio risveglio, ho trovato un suo messaggio molto scarno: Buongiorno, ragazzina, ma mi ha illuminato la giornata e sorridere come un ebete.
Mi guardo un'ultima volta al lungo specchio rettangolare appeso alla parete della camera degli ospiti che Anna mi ha fatto trovare pronta quando, ieri, mi sono presentata a casa sua con due trolley riempiti con le mie ultime cose.
Rientrare nell'appartamento di Alex, l'altro giorno, è stato strano ed è salito un enorme groppo dalla gola che mi ha impedito di deglutire, nel momento in cui, a passi decisi, mi sono avviata verso quella che è stata la nostra camera. Per fortuna lui non era in casa. Al mio messaggio, dove lo avvisavo della visita, ha risposto di chiedere le chiavi al custode perché lui sarebbe stato fuori in bicicletta. Stupidamente la mia mente si è chiesta se fosse una ennesima bugia, ma anche se non avrebbe dovuto importarmi, un po' lo fece. Il pensiero di sentirmi una ladra mi ha accompagnato per tutto il tempo che mi sono trattenuta in casa sua così ho pensato a Mark e alle sue parole: lasciare che sia il cuore a guidarmi e non i miei pensieri autodistruttivi. Ho sorriso poi, istintivamente, i denti hanno afferrato il labbro inferiore ricordando quel momento con lui.
La presenza di Anna, che fa capolino nella stanza, mi riporta al presente e al mio imminente primo appuntamento con suo fratello al quale sono in ritardo; tanto per non perdere il vizio.
"Hey, che ne dici di indossare queste?"
La mia amica agita un paio di scarpe nere con tacco.
Sgrano gli occhi. "Quelle? Anna, non so se sono in grado di portarle."
Si avvicina appoggiando le scarpe a terra. "Provale, e vediamo come ti stanno, se poi ti sono scomode le cambi." Mi sorride mentre si stringe nelle spalle.
Riluttante obbedisco poi guardo il risultato, sia la mia figura che quella di Anna, ora, sono riflesse insieme nello specchio e ripenso a ieri quando ho distribuito i vestiti tra l'armadio e i cassetti che ho trovato al suo interno cercando di decidere cosa avrei indossato per stasera. Mark non mi ha dato indizi su dove andiamo per cena, ma so di voler far colpo su di lui così, mentre ieri raccontavo ad Anna, sdraiata su quello che nei prossimi giorni sarà il mio nuovo letto, di come si sono evolute le cose tra me, Mark e Alex ho provato alcune combinazioni arrivando a ciò che indosso stasera: una camicia classica impreziosita da una stampa bianca e nera infilata in un'altrettanto classica gonna stretta in ecopelle nera e ora, ai piedi, a rendermi più grintosa, gli stivaletti neri con tacchi killer di Anna.
Nel vedere i nostri corpi riflessi il bel viso rotondo della mia amica si illumina per un sorriso sincero, "Mio fratello resterà a bocca aperta, così non ti ha mai vista." Inevitabilmente le mie guance cominciano a scottare per il sangue che è affluito in un attimo colorandole di un leggero rosso.
Anna mi afferra per le spalle e fissandomi dallo specchio, "Fidati, amica mia. Sei uno schianto. È Il vostro primo appuntamento deve essere speciale." Non posso fare a meno di abbracciarla, coi tacchi la supero di diversi centimetri e i suoi capelli biondi mi solleticano il naso. "Grazie, sei davvero un'amica speciale."
Non potrò mai sdebitarmi con lei che mi ha accolto in casa senza pensarci un secondo, che ha ascoltato i miei dubbi e la rabbia, a cui ho dato voce, nei confronti di Alex, e miei, per essere stata cieca. Per tutto il tempo mi ha incoraggiata ad andare oltre, a pensare al mio trasferimento a Londra per costruire un nuovo futuro, per di più, in compagnia del ragazzo per cui il mio cuore fa le capriole.
"Faccio tardi", le dico quando mi sgancio dal nostro abbraccio. I suoi occhi verdi luccicano commossi.
"Vai, ragazzina, il bel principe azzurro ti aspetta." Alzo gli occhi al cielo quando la sento usare lo stesso nomignolo di suo fratello.
Infilo il cappottino nero e in un unico gesto libero i capelli rimasti impigliati al suo interno lasciandoli ricadere sulle spalle, li sposto dietro le orecchie e recupero la borsa.
"Tu cosa farai stasera?", chiedo ad Anna mentre mi segue lungo il corridoio verso la scalinata di legno che congiunge il piano superiore a quello inferiore dell'imponente appartamento del padre.
"Vado da Nick." Alza le sopracciglia con aria curiosa. "Voglio sapere come hanno reagito i ragazzi alla novità."
Deglutisco. Essere sulla bocca di tutti è imbarazzante.
Afferro la maniglia della porta d'ingresso e mi volto per un ultimo saluto. "Dai un bacio a Nick da parte mia e... non aspettarmi alzata", poi scoppio a ridere della mia stessa battuta, Anna fa altrettanto aggiungendo, "Anche tu." Poi mi segue fino all'ingresso di casa e resta sull'uscio con aria soddisfatta intanto che pigio il bottone di chiamata. Quando l'ascensore apre le sue porte, Anna mi blocca un secondo prima di sparire definitivamente dalla sua vista. "Hey, Vicky," mi volto a guardarla, sul suo viso un sorriso sincero, "lui questa volta è quello giusto. Fidati." Resto a fissarla per una frazione di secondo soppesando le sue parole poi annuisco alzando il pollice in segno di ok e non aggiungo altro. Vorrei potermi lasciare andare, ma una parte di me suona sempre un campanello d'allarme ricordandomi di stare coi piedi per terra.
Nel frattempo le porte si richiudono e l'ascensore comincia la sua discesa verso il pian terreno.
Sono così emozionata che ho paura che, di fronte a Mark, non riuscirò a proferire alcuna parola. Inspiro profondamente ripetendomi di stare calma e di non osare, per alcun motivo, strofinarmi gli occhi altrimenti il trucco smokey, che mi ha fatto la mia amica, mi farà sembrare un panda. Altro che Cenerentola.
Un leggero suono del campanello e le porte dell'ascensore si riaprono annunciando che sono arrivata a destinazione. Vacillo sui tacchi coi primi passi, poi raddrizzo il corpo, inspiro nuovamente e proseguo verso l'enorme entrata di vetro ed eccolo lì. Intravedo la figura di Mark appoggiato al cofano della jeep e tutto il mio training autogeno, fatto fin'ora, va a farsi benedire.
Accidenti, non so come devo agire. Cosa dovrei fare adesso che è qui? Dirgli solo Ciao, saltargli addosso come un vampiro, baciarlo o cos'altro? È vero, siamo già andati oltre il primo bacio, ma eravamo nell'intimità di casa sua, soli. Ora mi sembra tutto così strano come sotto una luce diversa.
Con mano tremante apro la porta d'ingresso del palazzo e gli vado incontro. Indossa semplicemente un paio di jeans con degli anfibi scuri e un giubbotto di pelle nera, ma, Dio, è così affascinante.
Appena scendo i primi gradini, dei quattro che ci separano, mi viene incontro. Mi blocco, le ginocchia tremano e non per colpa dei tacchi, sfodera quel sorriso ampio con cui fa innamorare un sacco di donne, me compresa e non so più se sto respirando quando si china infilando la mano sotto i miei capelli e guardandomi dritto negli occhi sussurra: "Sei splendida." Poi mi lascia un lungo bacio sulla bocca e la barbetta, appena accennata, mi pizzica piacevolmente la pelle.
Quando sento il calore del suo corpo e il suo profumo allontanarsi riapro gli occhi ed è ancora qui con me, non sto immaginando nulla, lui c'è veramente e mi ha appena baciato senza remore, senza timori e con tutta la naturalezza di questo mondo come se fosse la cosa più ovvia da fare.
"Hai fame, ragazzina?", chiede.
"Sì." La mia voce esce leggermente stridula e Mark si mette a ridere. Di nuovo mi sento mordere dall'imbarazzo e mi schiarisco la voce cercando di riprendere il controllo. Mentre ci avviciniamo all'auto riesco ad aggiungere, "Dove mi porti?"
"Perché? Ha importanza dove andiamo?" Il suo tono è leggermente duro.
Oddio, mi sento già un stupida, ho fatto una domanda sbagliata e distolgo lo sguardo dal suo che mi fissa da sopra il tettuccio della jeep ed entro in macchina.
Quando entrambi siamo seduti lo guardo con il panico negli occhi, Mark appoggia la mano sulla mia gamba e sorridendo aggiunge, "Scusa, anche io sono piuttosto nervoso stasera. Non ho mai passato più di una notte con la stessa ragazza e ancora meno ci sono uscito a cena."
Sentirgli dire queste cose e il calore della sua mano sulla pelle mi fa venire solo una gran voglia di spogliarlo e fare l'amore con lui, qui, adesso e mandare a rotoli il nostro appuntamento.
Lo vedo sorridere sornione quasi avesse capito, dal mio sguardo diventato lascivo, le mie intenzioni per lo sviluppo della serata, poi aggiunge, "Andiamo in un ristorantino fuori città."
Annuisco. "Bene, spero facciano grigliate miste di carne." Alza gli occhi al cielo poi scoppiamo a ridere.
Lo so benissimo che si ricorda dei miei gusti in fatto di cibo, ma ho bisogno di una battuta per sciogliere il ghiaccio e rendermi meno nervosa.
Un secondo dopo, Mark accende il motore e ci dirigiamo fuori città.
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