capitolo 56 - Mark
Lancio un mormorio di disappunto sulle sue labbra, ma non mollo la presa. Il suono è sempre più fastidioso e insistente.
Vicky si stacca dalle mie labbra. "Perché non rispondi?"
Mormoro, "Non so neanche dov'è il telefono" e torno sulla sua bocca saldando la presa. So benissimo dov'è e a chi appartiene quella suoneria, ma ho di meglio da fare adesso.
Quella maledetta canzone non si placa. Vicky si scosta dal mio viso cercando il mio sguardo, "Potrebbe essere importante."
"Tu sei più importante e mia sorella può aspettare." Sto per attaccarla di nuovo, ma appoggiando le mani sul mio petto mi allontana. "Allora se è Anna devi rispondere." Alzo gli occhi al cielo e sbuffando la riporto seduta sul ripiano della cucina poi afferro il cellulare che sapevo di aver lasciato lì. Faccio scivolare il dito sullo schermo, inserisco il vivavoce e subito sentiamo la voce allarmata di Anna. "Pronto? Mark ci sei?"
Torno ad accomodarmi tra le gambe di Vicky. "Sì, Anna."
"Ieri Vicky doveva venire da te, l'hai vista?" La sua voce è sempre più agitata e vedo Vicky sgranare gli occhi e portarsi la mano alla bocca in un gesto di terrore. "Con me non si è fatta ancora sentire!"
La precedo sorridendo. "Sì, è venuta qui."
Anna non mi lascia proseguire, "Adesso sai dov'è?" Nel suo tono c'è preoccupazione. "È forse tornata dal suo fidanzato?"
"Ex. Fidanzato." Ci tengo a sottolineare osservando Vicky poi, senza toglierle gli occhi di dosso, continuo, "comunque è qua con me."
Dall'altra parte cala il silenzio e Vicky mi guarda con ansia.
La voce di mia sorella questa volta è più lenta e pacata quando chiede, "Stai dicendo che ha passato lo notte da te?"
"Già."
Nel frattempo Vicky abbassa la testa per la vergogna. Probabilmente si sente in colpa per essere corsa da me, per aver osato fare una cosa del genere, ma qui nessuno la sta giudicando. Istintivamente le metto un dito sotto al mento alzando il suo bel viso e scuoto leggermente la testa in segno di diniego cercando di convincerla a non nascondersi.
Intanto Anna prosegue, "Adesso è lì con te?"
Vicky deglutisce e la sua voce esce tremolante. "Ciao, Anna."
Il mio sguardo resta agganciato al suo cercando di infonderle quel coraggio che si è dissolto nel breve tempo di una telefonata che l'ha riportata nel mondo reale; quello che dobbiamo affrontare insieme.
"Oddio, Vicky, ero così in pensiero."
"Scusami tanto, Anna. Le cose hanno preso una piega diversa da quello che pensavo."
"Tranquilla, l'importante è che tu stia bene e che mio fratello non ti abbia fatto impazzire con i suoi soliti modi rozzi." Questa frase scioglie un po' della tensione negli occhi di Vicky che ride, poi guardandomi con un luccichio felice negli occhi risponde, "Mark è stato un bravo padrone di casa."
Alzo un sopracciglio mentre lei, avvicinandosi al mio viso, prosegue "Comunque sto bene, anzi..." Le sue labbra sono a un millimetro dalle mie quando sussurra, "benone" e il bacio che ne segue sa di speranza, fiducia e felicità.
"Hey, ma era il suono di un bacio quello che ho sentito?"
Vicky ride abbandonando il viso sul mio petto e le mie mani si infilano tra i suoi capelli. Le lascio un bacio sulla testa inspirandone il profumo.
Un gridolino seguito da una risata sono le risposte eccitate e contente di mia sorella che non smette di urlare nel telefono, "Non ci posso credere. Non. Ci. Posso. Credere. Oh ragazzi, sono così felice per voi due. Lo sapevo che eravate destinati." Ride nuovamente. "Lo sapevo. Vicky, voglio conoscere ogni dettaglio."
"Dai, Anna, non esagerare." Vicky cerca di placare l'entusiasmo dell'amica."Non c'è niente da raccontare." Alza gli occhi al cielo.
"Comunque, amica mia, se hai ancora intenzione di venire da me basta che me lo fai sapere."
A quell'invito istintivamente scuoto la testa mimando con la bocca un no nel tentativo di convincerla a restare, ma Vicky mi precede, "Grazie, Anna. Prima devo andare a prendere le cose che ho lasciato da Alex poi vengo da te."
"Ottimo. Ma sei sicura che Mark ti lascerà andare?"
"No, infatti", rispondo per primo.
Una manata mi colpisce la spalla. "Sì, invece" replica Vicky perentoria.
Dopodiché salutiamo Anna e chiudo la conversazione. Nel frattempo Vicky,
silenziosa, scivola giù dal bancone e si avvia verso la sala.
"Hey, già te ne vai?" La seguo.
Recupera il cappotto che la sera prima aveva lasciato sul divano. "Hai sentito, ho un po' di cose da fare ed è ora che torni coi piedi per terra. Comunque, è meglio così. Un passo alla volta" sorride leggermente, ma non mi guarda quando si riveste.
"Che succede?"
"Niente, Mark, è tutto a posto."
Incrocio le braccia al petto mentre mi avvicino. "Sei una pessima bugiarda, ragazzina."
Di nuovo quel sorriso triste, "Davvero. Niente di importante." Affonda le mani nelle tasche del cappotto.
L'afferro per le spalle, "Non c'è niente di cui vergognarsi o aver paura." Poi mi abbasso leggermente costringendola a guardarmi negli occhi, "Parlane con me, Vicky. Sono qua e voglio sapere cosa ti frulla in quella bella testolina."
Inspira abbassando leggermente lo sguardo. "Mi sento da schifo perché mi sono resa conto che è come se stessi ballando sul cadavere ancora caldo della mia relazione con Alex. Solo ieri è finita e io sono già qui con te a fare progetti per il futuro." Scuote la testa passandosi una mano tra i capelli. "Questa cosa mi fa star male."
"Guardami," il mio tono è serio, deciso, nei suoi occhi posso vedere la sofferenza. "Chi ti dice che è sbagliato quello che hai fatto?"
Stringe i lati della bocca. "N-nessuno," balbetta, "lo dice la mia testa."
Accenno un sorriso. "Appunto. Cosa ti dice il cuore, invece?"
Alza gli occhi su di me e si prende un secondo scrutandomi il viso come a volersi imprimere ogni dettaglio poi risponde, "Il mio cuore è al settimo cielo, Mark e non mi sono mai sentita così bene."
Con il dito sfioro il contorno del suo viso dalla linea sinuosa, la pelle chiara. La mia voce esce roca "È questa la cosa più importante. Cerca di non essere sempre razionale, lasciati guidare dal cuore. Ti ho vista, Vicky, in questi momenti passati insieme e ho letto nei tuoi occhi qualcosa di diverso della paura di sbagliare e di essere giudicata. Dovrebbe essere sempre così."
Appoggia la guancia alla mia mano. "Non è facile."
Afferro il suo viso con entrambe le mani. "Cosa fai domani sera?"
Aggrotta le sopracciglia. "Lavoro fino alle sette."
"Allora passo a prenderti da Anna e usciamo... da soli, io e te e basta."
Se vuole che sia un passo alla volta allora questa volta farò le cose per bene poi mi gratto con aria impacciata la nuca. "Sì, insomma, una di quelle cose che si fanno in coppia, come una vera coppia. Non è così che funziona?"
Vicky porta la testa indietro per una risata di gusto e torna a guardarmi appoggiando una mano sul mio petto. "Non c'è bisogno che mi dimostri nulla, Mark."
"Ma lo voglio. Voglio farti capire che ci tengo. Non ho occhi che per te, sei l'unica persona che voglio e nessuno può competere con te. Non mi interessa nessun'altra ragazza. Tu sei quella giusta, Vicky. Non farei mai niente per ferirti perché ferirebbe anche me allo stesso modo. Quindi se non ti basta e vuoi che sia un passo alla volta, così che la cosa possa farti sentire meno in colpa, allora lo farò."
Sorride con di nuovo quel luccichio negli occhi e l'attiro a me, lei si alza sulle punte mentre sospira sulle mie labbra. Ci scambiamo un bacio carico di passione, poi si volta e scivola via dalle mie braccia.
Un attimo prima di uscire mi lancia uno sguardo divertito da sopra la spalla. "A domani sera, Mark" e mi regala un sorriso dolcissimo.
Annuisco e lei soddisfatta esce di casa.
Riuscire a convincere Vicky che quello tra noi è la cosa migliore che possa capitare a entrambi non sarà facile. Non voglio pensi che andare a Londra insieme sia un fuga dalle persone che qui la potrebbero giudicare per quello che ha fatto. Se il suo ex fidanzato si è comportato da infame non è lei che va giudicata per la scelta di averlo lasciato. Vicky è riuscita a fare un cambiamento, è venuta da me lasciando che il cuore la guidasse e non la lascerò sola ad affrontare i suoi tormenti, so come ci si può sentire e sarò al suo fianco che la sua testa lo voglia oppure no.
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