capitolo 51- Vicky

Bene, nell'ultimo capitolo pubblicato abbiamo lasciato Vicky pronta per un viaggio verso casa di Mark in cerca di risposte, ma adesso che è giunta a destinazione le gambe le tremano. Lei è convinta di essere riuscita a mettere della distanza tra lei e Mark quindi vediamo cosa succede adesso che si ritrovano faccia a faccia.

Cuorerubino
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Appena sento il navigatore annunciare: -la tua destinazione si trova ora alla tua destra- vengo assalita dai ricordi dolorosi di quel giorno. Mi rivedo seduta sul marciapiede a piangere per il profondo dolore.
Eppure per lui ho versato lacrime quando ho scoperto che mi voleva solo per una notte mentre per Alex già non soffro più.
Che razza di persona sono? Perché sono sollevata dal sapere che, nonostante nel peggiore dei modi, scopro di non amarlo più.
Perché adesso, che ho di fronte il palazzo dove vive Mark, le ascelle sudano come in agosto sotto il sol leone e un nodo alla gola mi impedisce di deglutire? Di cosa dovrei aver paura? In quest'ultimo periodo ho lavorato su me stessa convincendomi di essere diventata immune a Mark invece il mio corpo dice tutt'altro.
Il rapporto con lui, qualunque esso sia, ha vissuto momenti difficili, tanto per usare un eufemismo. Ma lo strano sentimento che torce lo stomaco quando penso a lui, il sentimento che non ricordo nemmeno quando è  iniziato e che ormai sembra esserci da sempre non sta svanendo con il tempo.

Quando scendo dall'auto non mi pongo nemmeno il dubbio se lui vuole parlare con me, se vengo a disturbarlo, se non è solo in casa. Nienti più indugi, devo avere risposte. Schiaccio il pulsante con il suo nome e il videocitofono si accende segno che la mia immagine ora è riflessa anche dall'altra parte.

"Vicky!?" Sento la sua voce, per quanto metalicca, e le ginocchia cedono.
Faccio uno sforzo per parlare e serro i pugni, "Ciao Mark, scusa ma ho bi..." non finisco in tempo la frase perché un rumore sordo sblocca la chiusura del portone. Con fare incerto ne spingo in avanti una parte e, nonostante lo stomaco in rivolta,  salgo i primi quattro gradini di marmo chiaro. Questa volta uso l'ascensore che ho di fronte, le scale sono il ricordo triste dell'ultima volta che sono stata qui. Premo ultimo piano. Il viaggio sembra eterno perché l'impazienza mi rende nervosa.
Appena esco sul pianerottolo trovo Mark appoggiato allo stipite della porta in attesa; una mano nella tasca dietro dei jeans, la maglietta grigia è al rovescio e stropicciata e come l'altra volta è a piedi nudi. Lo squadro, è così a suo agio, rilassato, ma il volto è serio, "Vicky, che succede?"
Senza guardarlo un minuto di più entro diretta in casa passandogli di fianco e tengo le mani unite perché sono tornate a tremare.
Il salotto è come me lo ricordavo, spazioso, moderno ed ecco là il bel quadro dei due corpi nudi avvinghiati. Anche questa volta penso a quanto siano sexy, ma non volgari, innamorati e passionali. Beati loro!
Senza attendere oltre, ho già perso troppo tempo, faccio subito la temibile domanda. Sposto lo sguardo su di lui fermo davanti alla porta ormai chiusa, è a braccia conserte a pochi passi da me, la t shirt risalta i contorni delle sue spalle forti, inspiro e poi: "Come facevi a sapere che Alex aveva una relazione?"

L'espressione sul volo di Mark sembra non mutare. "Non so di cosa stai parlando." Poi mi passa accanto evitando di guardarmi. Il suo buon profumo è  quasi impercettibile, ma il mio cervello lo registra lo stesso.

"Bugiardo." Replico. Per stasera sono stufa di falsità e prese in giro così rincaro la dose con più determinazione. "Come diamine facevi a sapere," alzo di qualche nota la voce rivolgendola alle sue spalle, "che Alex aveva una relazione con un'altra?" 

A questo punto si blocca lasciando che le belle braccia tatuate ricadono lungo il corpo. L'attesa della sua risposta sembra durare un eternità. Poi sento che trae un sospiro, continua a guardare dritto davanti a sé e, senza voltarsi, risponde: "L'ho visto."

Deglutisco. Non me l'aspettavo, in realtà ho sperato, da qualche parte nel mio cuore, che fosse solo tutta una coincidenza. "M-ma quando?" Balbetto. "Quanto tempo fa?" Non sono in grado di controllare gli spasmi del cuore.

I suoi occhi verdi, quando decide di posarli su di me, sono pieni di comprensione. "Che differenza fa adesso. Se me lo chiedi è perché ormai lo hai scoperto anche tu."

Non importa, sono decisa a continuare, "Da quanto sai questa cosa?" Dalla mia voce traspare una nota isterica. Ora voglio capire. Ne era a conoscenza già da quel giorno?

I suoi occhi si agganciano ai miei, "Da circa un mese, o qualcosa di più."

Metto la mano sulla bocca, "Oddio", sussurro. Io lo scopro oggi mentre Mark sa da più di un mese.
Quanto mi sento stupida.
Non riesco a sostenere il suo sguardo per il troppo peso di sapere che sono solo una povera ingenua.
Guardando il pavimento di parquet della sala proseguo con le richieste, "Dove lo hai visto? E... e chi altri lo sa?" Ho una stretta al cuore per la paura di scoprire che anche altri del gruppo ne sono a conoscenza e di aver fatto la figura della fessa.

"Vicky," usa un tono di supplica, "non cre..."

"Voglio saperlo" replico perentoria, i pugni chiusi.

Mark sbuffa rassegnato e si passa la mano tra i capelli scompigliandoli ulteriormente. "Un paio di volte fuori dal pub vicino al nostro studio mentre si baciavano."
Una coltellata mi trafigge la schiena. Averlo scoperto da sola, solo poche ore fa, è già stato di per sé terribile, ma sapere di essere stata la barzelletta del gruppo è devastante.

Mark continua infliggendo così la stoccata finale, "Lo sa anche Nick. C'era anche lui in una di quelle occasioni."

Sgrano gli occhi, "Fantastico" esclamo alzando le braccia al cielo. "Tutti lo sapevano tranne me. Chissà quante risate ti sarai fatto alle mie spalle!" Ora sì che le lacrime scendono copiose e non posso più fermarle. "Deve essere stato troppo divertente vedere mentre ho cercato in tutti i modi di giustificarlo o mentre ho provato a essere una compagna perfetta." Parlo girando per la stanza evitando i suoi occhi, evitando di stargli vicino. Di nuovo mi sento mordere dalla vergogna.

Si stringe nelle spalle. "Cosa avrei dovuto dirti? Hey, Vicky sai che ho visto quello stronzo del tuo fidanzato sbaciuccarsi con un'altra! E poi? Non mi avresti creduto." Muove la testa quasi con sconforto. "Non mi hai creduto. Ricordi? Ci ho provato e come hai reagito?" Poi il tono si alza. "Accidenti, Vicky." In poche falcate mi raggiunge, il suo corpo caldo emana scintille che posso sentire mentre troneggia su di me. "Eri troppo presa dall'idea che tutto doveva funzionare perfettamente nella tua vita, troppo convinta che la parte dello stronzo fosse tutta mia."

Abbasso la voce, "Non è vero." Ma so che ha ragione eppure, non so più continuare, la mia mente è piena delle troppe bugie che mi hanno circondato in questi giorni e la sua vicinanza è destabilizzante. Continuo a tenere lo sguardo piantato per terra e dando voce ai pensieri aggiungo: "Mi sento così stupida. Come ho potuto non vedere che mi stava tradendo. Era sotto gli occhi di tutti." Scuoto la testa così che i capelli mi ricadono sul viso nascondendo il dolore.

Percepisco un movimento di Mark, "Non dire così, Vicky" e quando rialzo lo sguardo, lo vedo allungare il braccio verso di me nel tentativo di toccarmi, ma mi allontano. Non voglio la sua compassione e non voglio sentire il calore del suo corpo sarebbe troppo difficile da sopportare.

Guardando in giro mi rendo conto che intorno ci sono diversi scatoloni, alcuni già chiusi, altri in attesa di essere riempiti. Lui deve partire e io, come una bambina isterica, sono venuta qui in cerca di risposte a un mio problema.
Cerco di riprendere un po' il controllo. "Scusa, Mark, ti sono piombata in casa interrompendo i tuoi preparativi per il trasloco", indico le varie scatole, "è decisamente meglio se vado" concludo con voce amareggiata. Mi giro verso la porta sentendo un enorme macigno pesare sulle spalle, ma, prima che riesca a muovere un solo passo, il suo braccio questa volta arriva ad afferrare il mio, "Ti prego, aspetta."

Sono costretta a voltarmi, siamo faccia a faccia, ci guardiamo silenziosi, leggo tante cose nel verde cristallino dei suoi occhi ma, "No, Mark. Ho sentito troppe falsità fino adesso, non ho bisogno anche della tua compassione." Libero la presa, lancio un'ultimo sguardo al suo viso e di nuovo cerco la fuga, ma ancora una volta il suo braccio riesce ad afferrarmi la vita mentre l'altro scivola cingendomi da spalla a spalla. Sento distintamente il suo petto che si alza e si abbassa in respiri profondi mentre è appoggiato alla mia schiena, il viso affondato tra i miei capelli. Il calore che sprigionano i suoi muscoli, le rose nere tatuate sull'avambraccio sinistro e il simbolo incompleto dell'infinito sul destro che ricordo perfettamente in ogni dettaglio mi rendono vulnerabile. Sto per scoppiare a piangere di nuovo, è tutto così maledettamente complicato.

"Fermati, Vicky. Lascia che ti spieghi una cosa. Vuoi?"  La sua voce calda e suadente è pacata, calma. Il dolore lascia spazio al puro piacere di poterla sentire ancora una volta. Ogni cellula del mio corpo è appagata anche solo dall'averlo vicino e, semplicemente, annuisco.

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