capitolo 45 - Vicky
La mattina seguente mi sveglio intorpidita. Ho dormito malissimo, incubi hanno perseguitato il mio sonno tutta notte. Ci sono stati momenti in cui ho creduto di essermi inventata tutto, che quello che ho visto e sentito è stato frutto della mia fervida immaginazione. Compreso l'addio a Mark.
Invece, no.
"Che brutta faccia hai questa mattina!" Esclama Alex sorseggiando un caffè mentre faccio la mia apparizione in cucina.
Lui è perfetto, come sempre, nel suo completo blu scuro e il viso fresco e rasato.
"Immagino..." Rispondo con voce roca portando i capelli dietro le orecchie, "Ho dormito davvero male stanotte." Intanto cerco conforto nel mio solito litro di tè e file di biscotti.
Alex prende posto di fronte a me appoggiando un braccio sul tavolo, i suoi occhi grigi mi scrutano con curiosità, deglutisco imbarazzata e sono piuttosto tesa.
Esordisce con: "Non sarà per colpa mia, spero?"
Dopo lo stupore iniziale, aggrotto le sopracciglia, "N-no," balbetto, "perché me lo chiedi?"
"Be', dopo la brutta conversazione di qualche giorno fa al ristorante, e il fatto che ieri sono andato alla riunione, magari continui a credere che ne abbia un'altra." Sorride e io non posso non credere a tutto ciò che dice, poi mi mette una mano sulla guancia. Le sue dita sono leggermente fredde.
Non riesco ad aprire bocca perché affluiscono troppi pensieri tutti insieme ai quali non so dare un ordine logico. I tizi di ieri, il coltello alla gola, il viso sanguinante di Mark, il suo abbraccio caldo e forte, le mie lacrime, la paura, i sentimenti contrastanti che provo per lui e l'affetto che sento per Alex. Così mi limito a scuotere la testa.
"Ok, bene." Taglia corto alzandosi. Lasciando un bacio sulla mia bocca, "Vado in ufficio" prosegue, "Ci vediamo stasera e... nessun impegno." Di nuovo quel suo sorriso smagliante.
"Speriamo" bisbiglio, ma lui non mi sente; è già fuori dalla porta.
Mi dedico ad alcune faccende domestiche dopodiché, mi preparo per andare al lavoro e spero di tenere la mente occupata perché, tra Mark e Alex, ne ho troppe da pensare.
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Il pomeriggio al lavoro è stato movimentato da due gruppi piuttosto numerosi. Uno di spagnoli euforici per l'imminente partita di Champions League e un altro, più mesto, di giapponesi. Direi che le differenze culturali sono state evidenti. Almeno è stato divertente e ho dimenticato la mia vita per un po'.
Sono tornata a casa in tempo per preparare una cena decente, per quanto non ami stare ai fornelli.
Per fare in modo di incontrare gli stessi gusti, stasera, preparo pesce.
Così è più facile: patate a fettine disposte intorno e sotto alle due orate, aromi vari, sale, olio, butto la pirofila in forno e, il gioco è fatto!
Adesso, non mi resta che aspettare e, nella solitudine della casa, vengo assalita nuovamente dai miei tormenti. Comincio a riflettere su Mark e su come l'incontro con lui ha destabilizzato i miei sentimenti per Alex.
Per fortuna non sono andata oltre quello giorno. Il destino ha fatto in modo che venissero subito a galla le sue vere intenzioni.
Non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se fossimo andati avanti e se avessi scoperto, solo il giorno dopo, chi è veramente e cosa vuole veramente? Non me lo sarei più perdonato.
Certo che mi piace stare con Alex, con Mark è semplicemente attrazione fisica. Non sono innamorata di lui.
È già difficile gestire l'attrazione fisica, ma l'amore? Micidiale.
So cosa voglio dall'amore.
L'amore che ti prende nel profondo, che si radica nel cuore, che sboccia da ogni poro. Voglio il giorno dopo giorno, notte dopo notte, anno dopo anno, la casa, la famiglia, le liti, il sostegno, il sesso, tutto.
Perché dovrebbe essere Mark a darmi tutto questo? Perché, quando credo di aver trovato ciò che ho atteso tutta la vita, arriva lui e scombussola i miei piani, le mie certezze. Lui deve essere la persona sbagliata, lui va nella direzione opposta alla mia. Non siamo fatti per stare insieme. Inoltre Alex spergiura di non avere alcuna relazione extra. E io voglio fidarmi. Sono esausta, troppe cose sono successe in questi ultimi mesi, ho bisogno di pace, la mia mente necessita di silenzio, il mio cuore di cure.
Sopraffatta da tutto questo ragionare non mi sono accorta del tempo che è passato perché sento il rumore di chiavi nella porta: Alex è tornato.
"Non ci posso credere" esclamo indossando il mio sorriso migliore solo per lui, "Stasera ceniamo insieme."
"Già." Si avvicina, dopo aver abbandonato giacca e computer sul divano, mi lascia un bacio sulla bocca, poi guardandosi in giro, prosegue, "Che si mangia di buono?"
"Ehm..." Sono leggermente imbarazzata, non sono una grande cuoca, "Pesce."
Mi prende il viso tra le mani, "Ok, chef." Ci sorridiamo.
Durante gli ultimi minuti di cottura, insieme apparecchiamo il tavolo e poi ci sediamo cominciando a cenare, il tutto in un'atmosfera cordiale, serena, pacifica. Ciò che mi ci vuole per riavere fiducia in noi.
"Com'è? Buono?" Chiedo dopo aver atteso il suo primo boccone.
"Non male!" Commenta con tono piatto mentre mastica.
"Tutto qui!?"
"Ok, ok. Non fare quella faccia arrabbiata." Alza le braccia in segno di resa, "Mi piace, è buono. Ho dato la risposta giusta adesso, super cuoca?"
"Direi di sì. Così mi piace di più." Ridiamo, e ancora di più apprezzo questa serata casalinga, quest'aria familiare tra noi due.
"Domani che turno fai?" Continua infilandosi un'altra forchettata in bocca.
"Finisco per le diciannove poi vado direttamente in palestra."
Se trovo il coraggio. "Perché? Hai impegni?"
"No, domani non facciamo gli allenamenti perché ci sono dei lavori di manutenzione al parquet della palestra."
"Bena, allora ti trovo a casa quando torno." Si limita ad annuire.
Finito di cenare va a farsi la doccia, io sistemo la cucina poi mi butto sul divano in attesa che torni pregustando coccole e carezze.
Quando arriva, anche lui si sdraia, ma dall'altro lato del divano, poi guardandomi come se nulla fosse, mi chiede, "Che film è?"
"Dear John."
"Carino." Poi si concentra sulle immagini, o almeno così pare.
Resto un attimo a guardarlo interdetta, silenziosa, perché ancora aspetto che venga a chiedere o a farmi le coccole.
Ho creduto che stasera sarebbe stato diverso, migliore. Una serata come quelle di una volta: accocolati condividendo la coperta, scaldandoci insieme, ma in realtà resta fermo nella sua posizione.
"Alex" mormoro, senza togliere lo sguardo da lui.
"Mmmm" mugugna senza smettere di fissare le scene che scorrono sullo schermo.
Non trovo il modo di dar voce ai miei pensieri, sento come un groppo in gola, ho quasi paura della risposta che potrebbe darmi.
Scuoto la testa, espiro, non mi sono resa conto di essere rimasta in apnea tutto quel tempo e pronuncio un debole: "Niente."
Alex continua a guardare la televisione con aria interessata, io faccio altrettanto e afferrando la coperta cerco del calore.
Finito il film, vado a letto, lui mi segue a ruota, ma una volta sotto le coperte mi dà un bacio veloce, "Buonanotte" sussurra, e si gira su un fianco dandomi la spalle.
Rimango interdetta, di nuovo mi aspetto decisamente un'altra reazione e ancora mi sento ignorata.
Non capisco: è arrabbiato con me, sospetta che nascondo qualcosa e non trova il coraggio di parlare, mi sta punendo per qualcosa che gli ho fatto?
Appoggio una mano sulla sua spalla: "Alex?"
"Mmm."
"È tutto a posto? Intendo..." deglutisco cercando del coraggio, "tra noi?"
Con un movimento lento, stanco, si volta verso di me. Nel buio della stanza cerco i suoi occhi grigi mentre la sua mano afferra la mia. "Ma che domande mi fai?" Il suo tono è pacato, "Credevo avessimo già chiarito. Basta con questa storia, Vicky, adesso dormi." Mi bacia il palmo della mano e torna nella posizione di prima mormorando, "Notte." Poi sento che sbadiglia.
Continuo a rimanere appoggiata su un gomito prendendomi qualche secondo per guardare la sua figura nascosta sotto le coperte: allora è solo stanchezza la sua, non ho nulla da temere.
Mi sdraio e chiudendo gli occhi, cerco di prendere sonno, in fondo ho una notte insonne da smaltire.
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N/A
Tormenti, tormenti... un capitolo di tormenti. Intanto Alex, cascasse il mondo, non smette di mentire e, per giunta, guardandola dritta negli occhi. Che infame!
Spero che gli strafalcioni grammaticali e di punteggiatura non siano troppi anche questa volta.
Cuorerubino
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