capitolo 43 - Vicky
Il pranzo dell'altro giorno, con Alex, si è concluso a monosillabi intervallati da lunghi silenzi poi ci siamo salutati frettolosamente e ognuno è andato al proprio posto di lavoro.
Durante il pomeriggio, ho leggermente sbollito l'arrabbiatura e Alex, dopo essere rientrato a casa alla sera, si è avvicinato per darmi un bacio pacificatore senza aggiungere niente riguardo la discussione delle ore precedenti. La voglia, di riprendere il discorso per poter chiarire i dubbi di entrambi, è stata tanta, ma qualcosa mi ha fermato.
Dove siamo? Intendo, noi, come coppia, dove siamo?
Quando l'ho guardato, dopo il suo bacio, in lui non ho visto una vera traccia di pentimento, ma solo un modo gentile per mettere le cose a posto e non pensarci più. Sento uno strano vuoto e mi chiedo se Alex sarà in grado di riempirlo nuovamente... se, io, sarò in grado di lasciarglielo fare.
Comunque in hotel, in questi giorni, è tornato il general manager Europa che ci tiene sott'occhio da diverso tempo, così, come preventivato, stasera arrivo un po' dopo agli allenamenti.
Nonostante abbia guidato come una pazza, ho quasi trenta minuti di ritardo.
Mi catapulto fuori dalla macchina e, quando comincio a scendere la rampa che porta all'ingresso della palestra, ho la sensazione di non essere sola e la cosa un po' mi inquieta.
La mia camminata si fa più veloce e svolto l'angolo. Guardo indietro, da sopra la spalla, ma il tunnel, scarsamente illuminato, non mi permette una buona visuale. Torno a concentrarmi sulla strada e aumento l'andatura mettendo più distanza tra me e i rumori alle mie spalle.
Sento i passi farsi più decisi e sempre più vicini e cresce la consapevolezza di non essermi inventata nulla. C'è qualcuno dietro di me.
Proseguo senza voltarmi, coprendo, in poche falcate, la distanza che mi resta .
Quando sono ormai arrivata alla porta, con il respiro che si è fatto man mano più affannoso, afferro la maniglia. Il mio cuore batte forte e sussulta nel momento in cui sento: "Ciao, Vicky."
D'istinto aumento la presa sulla porta, per cercare di farmi forza, mentre sono scossa da brividi perché riconosco immediatamente a chi appartiene la voce così bassa e calda.
Realizzare che è di lui che si tratta, scatena le milioni di farfalle che impazzite iniziano ad agitarsi nel mio stomaco.
Non ho il coraggio di voltarmi e un groppo in gola mi impedisce persino di rispondere al saluto.
Lui prosegue lo stesso, "Mi fa piacere vedere che continui ad allenarti, Victor è un bravo istruttore, anche più paziente di me." Lo sento sorridere.
Inspiro, alzo lo sguardo verso il soffitto ricordando quanto diventa bello quando gli si formano quelle leggere rughette ai lati della bocca.
Socchiudo gli occhi, "Già", mi limito a rispondere e le mie dita si serrano ancora di più intorno alla maniglia, diventando quasi bianche, e provo a bloccare i pensieri che arrivano.
"Scusami..." Lo sento muoversi venendo ancora più vicino, e le mie gambe cedono. Poi prosegue, "per quello che è successo tra noi. Sono stato un povero idiota."
Deve aver abbassato la testa, posso quasi vedere una ciocca di capelli biondo scuro posarsi sul suo viso. Non so perché, ma attraverso l'aria riesco a percepire ogni singolo movimento del suo corpo: i suoi muscoli tesi, il sangue che gli scorre nelle vene, sento il suo respiro.
Deve costargli molto doversi scusare, ma se pensa basti questo per farmi dimenticare le sofferenze che mi ha inflitto fino adesso, si sbaglia di grosso. Eppure, mi è così difficile trattenermi dal voltarmi verso di lui e far scivolare le dita sul suo bel viso. Cerco di essere forte e continuo a tenere lo sguardo fisso davanti a me.
"Se non ti volti a guardarmi e non mi saluti, immagino sia perché sei ancora profondamente delusa da me, ma lo capisco."
No, non è così, purtroppo! È perché ho una gran paura che incontrando i tuoi occhi, non sarò più in grado di trattenermi e potrei buttarti le braccia al collo dimenticandomi di tutto.
Continua a parlare solo lui, io non ci riesco. Il mio stomaco è chiuso, attanagliato dai mille sentimenti diversi che provo in questo momento.
"Avrai saputo che mi trasferisco a Londra..." Annuisco, "così non mi avrai più tra i piedi."
Di nuovo un leggero spostamento dell'aria, seguito da uno strano, piacevole calore. Non mi sta toccando, ma la sola idea che possa aver allungato una mano, per sfiorarmi la schiena, accende un fuoco che è di pura passione. La stessa che ho negato con così tanta convinzione il giorno che sono stata a casa sua. Il giorno in cui tutto è cambiato.
"Vicky, io..." è quasi un sussurro, seguito da un momento di silenzio in cui sembra voglia proseguire con il discorso, in realtà taglia corto. "Ora vado..." La sua voce si fa roca, "Ciao, bella guerriera!"
Fino a quel momento ho provato, mordendomi il labbro, a non emettere alcun suono, a non muovermi e le dita non hanno mai mollato la presa dalla maniglia aiutandomi a non venire investita dai sentimenti profondi che provo, ma nulla può contro un cuore in frantumi e una lacrima, amara, scende sul viso. Non ho tempo di prenderla, devo guardarlo. Voltandomi, trovo anche il coraggio di pronunciare il suo nome ancora una volta, "Mark!" urlo con l'illusione di poterlo fermare, ma lui è già quasi fuori dal tunnel e la sua figura alta, forte è un'ombra ormai lontana e, con un cenno della mano, mi saluta.
Un dolore al petto, proprio lì dove il mio cuore spezzato ha cercato, durante tutto questo tempo, di dimenticare, mi fa capire che non ci vedremo più. La vita di entrambi deve proseguire e non ci sarà il piacevole calore della sua presenza che tanto mi ha fatto battere il cuore, tutto ciò è finito.
È stato il suo modo di salutarmi: per sempre.
Sparisce definitivamente dalla mia visuale; ora devo riprendermi in qualche modo. Asciugo le lacrime che, bruciando, hanno rigato il mio viso poi chiudo gli occhi, inspiro profondamente, adesso devo decidermi a entrare dagli altri.
Ormai Mark è lontano e non tornerà.
Apro la porta della palestra dove sono tutti impegnati con gli allenamenti. Lascio cadere a terra la sacca, come se fosse un macigno, e mi cambio le scarpe.
L'atmosfera è triste, c'è troppo silenzio. Mark deve aver già parlato anche con loro.
Nick, i gemelli e Anna mi guardano e con gesti della mano mi salutano. Contraccambio con un sorriso tirato, chissà se sospettano che io e Mark ci siamo visti.
Nel frattempo, Victor rompe l'atmosfera silenziosa, "Dai Vicky, riscaldati con qualche giro di corsa."
Annuisco e cerco di concentrarmi su quello che devo fare, anche se non è facile.
Averlo rivisto ha risvegliato le sensazioni piacevoli che avevo nello stare vicino a lui e ora va tutto seppellito.
Dopo il riscaldamento, mi metto con Anna a fare un po' di guanti, ma entrambe non siamo concentrate. Ci guardiamo in continuazione, nessuna delle due trova il coraggio di parlare per prima.
A un certo punto, vengo chiamata da Victor per fare un paio di round.
Quando siamo di fronte uno all'altro, noto che i suoi occhi sono scuri, tristi, pensierosi e anche il suo sorriso non è quello solito.
"Pronta?" Chiede. Io rispondo con un impercettibile movimento del capo.
"Jab, diretto... Via "
Pum, pum... pum,pum... Vado a ripetizione senza riflettere troppo, sto cercando di dimenticare.
"Jab, diretto, gancio... Via."
Pum, pum, pum... pum, pum, pum... Non voglio pensare.
"Jab, middle kick... Vai."
Pum... pum... Sempre più forte.
Pum... pum... Voglio mandare via i ricordi.
"Jab, diretto, calcio"
Pum, pum, pum... Niente più dolore, niente più sofferenza, niente più rimpianti.
I due round finiscono e sono stati un tentativo, da parte mia, di scacciare i pensieri mentre Victor è restato impassibile.
Dopo i primi tre minuti, entrambi abbiamo cercato scuse per non guardarci, gli sguardi sono stati sfuggenti e, alla fine, mi ha dato il solito amichevole bacio sulla testa accompagnato da un sorriso di circostanza.
"Brava come sempre." Ha esclamato, dandomi poi le spalle, si è allontanato.
Avrei voluto fermarlo, dirgli che so come si sente, per me è lo stesso, ma tutto si è fermato in gola ed è rimasto lì.
Torno alla mia sacca e quando sto togliendo le fascie, Anna è di fronte a me e, senza troppi giri di parole, esclama: "Mark è stato qui."
La sua voce però si incrina e le sue iridi verdi mi fissano restando in attesa della mia reazione.
"Lo so..." la mia amica sgrana gli occhi per la sorpresa, "Mi ha parlato." Deglutisco al ricordo.
Vedo che lei sta per chiedermi qualcosa, ma la precedo, "Si è scusato per ciò che è successo tra noi ed è contento che, nonostante tutto, continuo con gli allenamenti."
Cala un minuto di silenzio in cui Anna
non toglie il suo sguardo, velato di tristezza, dal mio viso mentre io, tormentandomi il labbro, mi guardo in giro nel più totale imbarazzo.
"Tutto ok?" Rompe il silenzio.
Faccio spallucce mettendomi le mani nelle tasche della felpa. "A voi cosa ha detto?"
"Che è deciso ad andarsene, si fermerà ancora qualche giorno per sistemare alcune cose, poi partirà definitivamente per Londra."
Lei è veramente giù, glielo si legge in viso. Sento nuovamente le lacrime pungere. Stringo le mani a pugno dentro le tasche per riuscire a trattenermi.
"Anna, anche questo è per colpa mia. Mi spiace così tanto."La mia voce si spezza, ma cerco di proseguire, "Se non fossi venuta qui, se non fossi..."
"Non dire così,Vicky!"
Victor mi interrompe bruscamente e voltandomi, me lo ritrovo davanti con uno sguardo risoluto, "È lui che ti ha chiesto di venire, è lui che ti ha offesa, è lui che ha deciso di andarsene."
"Ma, Victor, non ti importa che il tuo migliore amico se ne vada?"
"Certo, ma non do la colpa a nessuno. È la vita e nessuno lo obbliga a trasferirsi. Ha deciso che non vuole più avere niente a che fare..." mi fissa.
Credo che quello che sta per dire riguardi me.
Questa volta lo anticipo io: "Non vuole avere più niente a che fare con me, vero? È questo quello che stai per dire?" Abbasso la testa, "Ma lo capisco, ha ragione."
Perché dovrebbe volermi?
Anna allunga una mano nel tentativo di accarezzarmi il braccio, ma la scanso. Raccolgo la mia roba, in un solo gesto veloce, e scappo fuori.
"Vicky, aspetta", la voce della mia amica giunge da lontano cercando di fermarmi, "non è come..."
La sua frase si interrompe perché ho già sbattuto la porta alle mie spalle e nuove lacrime amare riprendono a scendere.
Lui non mi vuole.
Questo pensiero adesso mi logora ancora di più, Mark non ha mai provato nulla per me. Finalmente la cruda verità è svelata, ora è tutto più chiaro, lo ha persino confessato agli altri. L'unica stupida che ha provato qualcosa sono stata io,... e solo io.
Cerco di farmi coraggio, adesso è veramente giunto il momento di voltare pagina, Mark non è mai stato mio e mai lo sarà.
Salgo in macchina, con ancora lacrime che non riesco a fermare.
Alex non mi ha mai fatto piangere, abbiamo avuto qualche litigio, ma niente da farmi stare così male. Con Mark, invece, non faccio altro. È davvero straziante.
Sento il rumore sordo dell'accensione di una moto, alzo lo sguardo dallo specchietto retrovisore, vedo i gemelli andare via, seguiti da Anna che sale in auto e si allontana. Devo farlo anch'io.
Prendo la chiave e la infilo nel blocchetto dell'accensione, ma un altro rumore, questa volta di pneumatici sulla ghiaia, mi distrae nuovamente. Una grosso suv nero mi passa dietro fermandosi bruscamente nel bel mezzo del parcheggio. È un auto che non ho mai visto prima e, quando si aprono le portiere, ne escono quattro tizi. Sono incuriosita perché non sembrano il genere di amicizie che piace ai ragazzi e, sopratutto, perché hanno un'aria poco amichevole.
A passo di marcia, i quattro strani personaggi spariscono velocemente dalla mia visuale scendendo la rampa. Non ci faccio più caso e, con il dorso della mano, mi asciugo il viso.
Adesso cerco il cellulare per vedere se il mio fidanzato mi ha cercato. Riparto da qui, da lui.
Comincio a frugare nelle tasche del giubbotto, ma non c'è. Esco dalla macchina per vedere se è caduto in terra, niente.
Apro il baule e cerco nella borsa tirando fuori praticamente tutto, del telefono nessuna traccia.
A questo punto, non mi resta che tornare in palestra e controllare che non sia da qualche parte. Forse l'ho perso prima nel fuggire in fretta e furia.
*********************************
N/A
Toc, toc... C'è qualcuno?
Be', se c'è ancora qualche anima in ascolto, voglio far sapere che il prossimo capitolo farà vivere a Vicky una brutta avventura che metterà ancora più distanza tra lei e Mark e spero che Wattpad, questa volta, non si dimentichi di salvarmi le cose, come ha fatto con questo capitolo, altrimenti gli tirero' il collo come a una gallina.
Cuorerubino
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top