capitolo 27 - Vicky
Entriamo in una birrificio che non conosco. L'arredamento è piuttosto spartano: grossi tavoli in mogano chiaro, rotondi, sono situati perlopiù al centro mentre intorno, divisi da paratie decorate dello stesso tipo di legno, tavolate con panche. Alle pareti stampe di birrifici di tutte le epoche, lampade industriali, un po' vintage, pendono dal soffitto. Il locale è piuttosto affollato di ogni genere di persone e la maggior parte è riversa lungo il bancone semi rettangolare: chi in piedi, chi seduto su alti sgabelli.
Le quattro cameriere, che vedo affannarsi intorno ai tavoli, cercano di star dietro alle numerose chiamate dei clienti. Indossano uno strano completo: gonna sopra il ginocchio in tessuto tartan nei toni rosso e nero, una camicetta bianca, anfibi e reggono grossi vassoi con ogni genere di panini e tante, tante, birre.
Nick e Mark si sono già diretti verso il bancone con fare deciso. Evidentemente conoscono bene il locale soprattutto, il ragazzo che spilla birre in modo esperto e con agilità.
Appena il giovane li vede, si allarga in un enorme sorriso, mette le mani a cono vicino alla bocca e urla: "Donne, gli stalloni sono in città", poi scoppia a ridere.
Li osservo, consapevole che ogni altra ragazza presente sta facendo altrettanto, mentre si salutano con poderose strette di mano e pacche sulle spalle con il ragazzo delle birre e altri amici presenti.
Io e Anna siamo ancora in disparte, i ragazzi si scambiano alcune battute, una deve essere su di noi perché, un secondo dopo, Mark, Nick e il birraio se la ridono guardando nella nostra direzione.
Sinceramente la cosa non mi va a genio, trascino Anna per un braccio fin dove sono loro, incrocio le braccia al petto: "Qualcosa per cui possiamo ridere anche noi?" Chiedo nel tono più acido che conosco.
"Uuh, nervosetta la tipa!" Esclama il ragazzo delle birre.
Nervosetta la tipa!? Ma che razza di espressione è!
Mark poggia il peso del corpo sugli avambracci tenuti sopra al bancone, ne alza uno puntandolo verso il suo amico, "Manuel, Vittoria... Vittoria, Manuel."
Il ragazzo, non solo nel nome, ma anche nella sua pelle olivastra, nei capelli folti, ricci e negli occhi color cioccolato nasconde un'origine tutta latina.
Allunga la mano, "Ciao, signorina nervosetta."
Sgrano gli occhi.
Ancora?
Con un sorriso tirato, afferro la sua mano e stringo con forza senza distogliere lo sguardo. "Piacere."
Non aggiungo altro, mi basta la sua espressione di stupore e la leggera smorfia del viso che spero di dolore.
Una volta sciolta la presa, appoggia le mani sul bancone sporgendosi verso di me, aggrotta le sopracciglia scrutando con aria indagatrice la mia faccia. "Mark non ha l'abitudine di presentarmi le ragazze con cui esce, anzi, non lo fa quasi mai, quindi tu," incrocia le braccia al petto stringendo leggermente le palpebre, "devi essere decisamente una tipa con le palle."
È questo cos'è? Un complimento?
"o una molto interessante." Conclude ghignando.
Una poderosa manata sulla spalla lo distoglie dal mio viso.
"Amico, per stasera hai parlato abbastanza."
Mark fino a quel momento è rimasto in silenzio ad ascoltarci continuando a stare appoggiato al bancone. Adesso invece, aveva deciso di alzarsi e terminare la conversazione anche a nome mio, ma non è mia intenzione restare muta.
Così riparto al contrattacco, punto il suo amico con il dito indice, "Ascolta Manuel, il fatto che tu sia tanto amico di Mark non ti dà il dir..."
Mark mi afferra la vita da dietro sollevandomi di peso, "È meglio se andiamo a sederci!" Esclama rivolgendo all'amico un ultimo sguardo prima di voltarsi.
"Accidenti! Mettimi giù!" Strillo, cercando di liberarmi scalciando.
La scena suscita una certa ilarità tra i vari presenti e le mie guance avvampano per la vergogna.
Lascia la presa solo quando siamo di fronte a un tavolo vuoto.
"Posso sapere cosa diavolo ti è preso?" Protesto offesa e irritata, soprattutto, perché ho avuto, di nuovo, quella sensazione di stomaco in subbuglio per colpa delle sue mani che si stringono sul mio corpo, "non ho bisogno della balia "
"Lo so, non è per te, è per lui che l'ho fatto. Non credo sarebbe sopravvissuto ad un'altra delle tue frasi acide."
Senza aspettare la risposta prende posto al tavolo. Sono rimasta a bocca aperta.
"Be', cosa fai lì impalata, siediti." Ordina indicando con un gesto del mento il posto di fianco a lui.
La mia rabbia sta per scoppiare. "Ti odio", sussurro a fil di voce mentre sposto in malo modo la sedia su cui mi lascio cadere con uno sbuffo irritato.
Odio anche me stessa, ma non posso dirglielo, è più facile odiare lui e l'effetto che mi fa.
Odio le sue mani calde e forti quando decide di toccarmi, odio i suoi bellissimi, indecifrabili occhi verdi, odio i suoi modi rozzi e quando diventa gentile, sexy e accattivante, ma soprattutto odio quella sorta di libertà e confidenza che si prende con me quando siamo soli.
So che almeno la metà delle donne presenti stasera vorrebbe essere al mio posto, lo noto dagli sguardi e dai visi che si voltano al suo passaggio, ma io non lo voglio, non voglio Mark. Stare con uno come lui è sempre complicato quando ha la parola scopami stampata in viso.
Con Alex è diverso. Anche lui è certamente un bel ragazzo, ma ha quei modi di fare gentili, pacati, che ti danno fiducia. Non ho bisogno e non sto cercando un'avventura, se Alex fosse a casa è con lui che starei stasera. Mi fa sentire serena, la routine del nostro rapporto è piacevole, Mark è solo brividi e pelle d'oca, il piacere di quell'attimo.
"Scusa?!" Mark interrompe i miei pensieri e scruta il mio viso cercando di capire se ciò che ho detto è uno scherzo o sono seria.
Sono seria, caro il mio Mark.
Alzo il tono, "Ti. Odio."
Ti odio e mi odio!
"E perché? "
La cosa non lo scalfigge più di tanto e ridacchia della mia uscita.
Mordo parte del labbro inferiore concentrandomi su ciò che sto per dire: "Sono stufa dei tuoi atteggiamenti dispotici, sempre a darmi ordini: fai questo, fai quello, siediti, muoviti."
Ha un'aria sorpresa, forse non pensava avrei reagito così male, ma dopo quello che è successo oggi nello studio, i suoi ambigui atteggiamenti, lo stare ancora una volta da sola con lui, credo mi abbiano resa veramente nervosetta e adesso, ho bisogno di sfogarmi.
Proseguo: "Mark, non so cosa fare con te, oscilli in continuazione tra l'entusiasmo e l'indifferenza. Un attimo prima sembra vuoi strozzarmi, un secondo dopo, invece, sembra vuoi..." Baciarmi.
Oddio! Cosa sto pensando!
Mi blocco con un nodo in gola. Abbasso immediatamente lo sguardo, sento i suoi occhi su di me e la pelle brucia.
"Cosa voglio secondo te?", la sua domanda è impaziente.
Continuo a non guardarlo, sentirsi una stupida credo sia il minimo considerando il casino in cui mi sono infilata da sola. Ho appena finito di dirmi che è odio quello che provo nei suoi confronti mentre adesso sto usando la parola bacio facendola scivolare in gola come se fosse di fuoco e allo stesso tempo, ghiaccio.
Le sue dita improvvisamente si stringono intorno al mio polso tirandomi verso di sé.
"Dimmelo." Non mi da' tregua.
Se non voglio cadere dalla sedia, sono costretta ad alzare il viso sul suo e ciò che vedo non fa bene né al mio cuore né al mio cervello. Il magnetismo dei suoi occhi verdi è qualcosa di impossibile da evitare.
"Allora?" parla a bassa a voce.
Sono talmente vicino da sentire distintamente il suo respiro caldo sul viso, deglutisco. Il mio polso è completamente sparito tra le dita forti e gentili e il suo guardo malizioso mi dice che ha già capito cosa intendevo.
Non dirlo,Vicky, non dirlo.
"Noo, ma state ancora litigando?"
L'improvviso arrivo di Nick e Anna, che si sono attardati per parlare con il barista, mi spaventa e Mark molla subito la presa.
Per fortuna l'amico ha sempre del tempismo perfetto.
Mark non sembra assolutamente turbato, ma continua a guardarmi. "No, non stiamo litigando, cercavo solo di capire perché Vicky mi odia."
Stringe le palpebre come a voler leggere ciò che provo attraverso i miei occhi o semplicemente, un modo per farmi capire che il discorso di prima è solo accantonato.
"Ti odia? E da quando?", continua Nick sorridendo.
"Da quando ti conosco", aggiungo rivolgendomi esclusivamente a Mark e cercando di riprendere aria.
"Bene, adesso che vi siete chiariti, ordiniamo?" Nick taglia corto.
Accidenti, non solo odio Mark, ma anche la birra.
Quando vivevo a Londra, una sera, feci il battesimo dell'alcool e bevvi così tante pinte da star male per due giorni. Da quella volta, anche solo l'odore mi fa venire la nausea.
Questo, però, è un birrificio quindi, che faccio?
"Tu quale prendi?" mi domanda Anna seduta di fronte a me.
"Non saprei, qualcosa che non sappia troppo di birra, c'è?" Chiedo rivolgendomi alla cameriera che ci ha raggiunto al tavolo interrompendola dal suo analizzare Mark e Nick con aria trasognante.
Alla mia richiesta, gli altri scoppiano a ridere, ma la cameriera pare invece capire la mia esigenza così, dopo aver preso anche il resto delle ordinazioni, ci lascia con un: "Ci penso io".
Intanto l'atmosfera tra noi quattro si fa più rilassata. Sembra una di quelle uscite a coppie programmate, invece che trovarla divertente, però, mi sento a disagio. Penso al fatto che se mi vedesse Alex in questo momento mi sentirei da schifo, vergognandomi da morire. Ma non sto facendo nulla di male. Non dovrei sentirmi in colpa eppure, il mio stomaco chiuso e l'ansia nel petto, dicono il contrario.
Ma che effetto mi fa stare con Mark?
Dovrei ignorarlo oppure odiarlo, invece sono agitata.
Osservo Nick e Anna, seduti vicini, si vede che c'è qualcosa tra loro, l'alchimia di quando si guardano o si parlano è tangibile, sicuramente anche Mark lo ha notato, ma non dice nulla, forse ha deciso di accettare la cosa. Spero vorrà essere meno aggressivo anche con me.
Relego in fondo al cassetto della memoria la discussione di prima e l'episodio allo studio.
Non mi fa bene pensare, e per oggi, ho già parlato troppo.
Continuiamo a ridere tra di noi, cerco di essere rilassata, oltre alle birre, abbiamo ordinato anche qualcosa da mangiare. Loro hamburger, per me, che non amo la carne, una piadina con pomodoro e mozzarella.
La cameriera è stata veloce ed è già di ritorno. Evidentemente essere amici del birraio ha i suoi vantaggi.
La ragazza, quando distribuisce le birre, esclama: "Queste le offre Manuel in segno di pace."
Resto sorpresa del gesto, mi volto e lui è lì, dietro al bancone ad aspettare un mio gesto. Gli sorrido, in fondo non è tutta colpa sua se oggi sono acida, e mimo con le labbra un: grazie.
Manuel alza il pollice in segno di ok e soddisfatto, torna al suo lavoro.
Quando riporto l'attenzione sugl'altri, il cibo è di fronte a me.
"Dovevi scegliere un hamburger, quelli di Manuel sono speciali."
Mark dà un poderoso morso al suo gigante panino e il rosso del sangue, conseguenza di una cottura media che ha richiesto, mi fa rabbrividire.
Distolgo lo sguardo e rispondo: "Non mangio carne."
Prendo un sorso di birra. Buona.
"Vegetariana?"
Annuisco e comincio ad addentare il mio cibo.
"Come mai questa scelta? Sei sensibile agli occhi dolci e teneri dei vitelli?"
Il suo labbro inferiore rosso, carnoso, sporge in fuori in un espressione da cucciolo triste.
Rido per non pensare a quanto vorrei morderlo poi mi getto sulla birra e ne prendo grandi, lunghe sorsate.
Ne ho bisogno, tanto bisogno!
"Non sono mai stata una fan della carne, dei salumi e gli unici formaggi che mangio sono la mozzarella e la ricotta così la scelta definitiva è stata facile e scontata."
"Allora di cosa ti nutri, scusa?" Ha un'aria interessata.
Stringo le spalle e bevo prima di rispondere. "Di pesce, verdure, legumi, frutta. Non muoio di fame."
I suoi occhi non mollano la presa dai miei.
"Se succedesse sarebbe davvero un peccato", sussurra.
Non starà mica flirtando con me!
Naaa, che idea assurda!
Fa il solito gioco del gatto col topo.
Allora perché ho la bocca secca e arida. Devo bere.
Credevo di averne meno nel bicchiere, invece lo ritrovo pieno.
Alzo lo sguardo sorpresa e incrocio quello di Nick, "Ho ordinato un altro giro anche per te"
"Fantastico, grazie." Ma non è entusiasmo quello che esprimo.
A questo punto avrei preferito acqua, per quanto questa birra sia davvero buona. Sopratutto mi agita l'idea di non essermi nemmeno accorta del gesto di Nick tanto ero rapita dalla vicinanza del sensei.
Mark torna a reclamare la mia attenzione, "Però così, ti neghi uno dei piaceri della vita."
"Forse; ma mangiare non è l'unico."
"Hai perfettamente ragione, ragazzina."
Deglutisco imbarazzata, ho la terribile sensazione che l'allusione non sia più rivolta al piacere della carne di mucca.
Bevo e poi ancora, cercando di distogliere l'attenzione e placare l'agitazione.
Accidenti!
"Scopro di non sapere molto su di te"
Sembra una riflessione ad alta voce la sua mentre addenta il suo panino.
Lo guardo a occhi sgranati. Bevo.
O mamma, non vorrà che gli racconto della mia vita,spero!
Un secondo prima, mi ero ripromessa di non farmi più abbindolare dai suoi modi, così, tengo occupata la mente continuando a sorseggiare birra. È stranamente leggera, fresca e placa l'aridità della mia gola.
"In fondo anche io so poco di te, siamo pari." Guardo nel mio piatto, non voglio morire davanti al suo sorriso speciale.
"Adesso so sei vegetariana, anche se non ho mai capito certe scelte."
Uff, non vorrà discutere anche per questo?
Lo ascolto mentre mordo affamata la mia cena.
"Un'altra cosa non so," sento sempre il suo sguardo su di me, deglutisco a fatica il nuovo boccone e temo quello che sta per dire, con Mark mi devo aspettare di tutto, "che lavoro fai?"
Pfiuu, nulla di imbarazzante!
Adesso è lui che addenta il suo panino.
"Non faccio niente di interessante,"
stringo le spalle, il tono della mia voce è piatto e prendo un sorso di birra,
"lavoro alla reception dell'hotel che c'è in centro, tutto qua"
"Non lo perdi mai il brutto vizio di sminuirti?"
Sento la mia pelle tendersi, colpa della sua espressione comprensiva, dolce, sincera.
Sono bloccata nella piacevole sensazione che ciò che faccio e ciò che sono, gli interessi veramente. Di nuovo quella voglia di allungare la mano e far scivolare le dita lungo il contorno del suo viso bello e perfettamente disegnato.
Quando mi ridesto dai pensieri insani, stringo nuovamente le spalle tornando a guardare il mio cibo. Bevo.
Adesso sento l'urgenza di cambiare discorso, "Adesso tu sai più cose di quante non ne sappia io, non è giusto."
Sorride e faccio altrettanto, è contagioso.
"Forza, cosa vuoi sapere di me che ti incuriosisce tanto,"
Lo guardo allibita.
"Su, spara."
Non me lo faccio ripetere due volte e senza rifletterci troppo, esclamo: "Dimmi della cicatrice che hai sul fianco"
Lo sguardo di Mark si fa improvvisamente serio.
Ops! Forse è meglio pensare un po' di più prima di parlare!
"Cambia domanda, è meglio."
Il tono è più duro del previsto e mi maledico per l'idea del cavolo che ho avuto, ora ho rovinato tutto.
Ormai quel che è fatto è fatto quindi
rimango ferma nella mia posizione.
"Mi hai dato carta bianca, adesso voglio sapere. Cosa ci sarà mai da nascondere, una lotta con coltelli?"
Non ride della battuta e comincio a preoccuparmi un tantino.
Il suo viso si fa più vicino al mio.
Ecco dannazione, le mie palpitazioni aumentano.
"Vuoi davvero saperlo?" Il suo sussurro roco è pelle d'oca lungo il corpo e il mio cuore fa una capovolta. Riesco solo ad annuire.
Un mezzo sorriso enigmatico gli appare sul viso. "Sai che poi dovrò ucciderti?"
"Ma piantala", lo allontano con una manata, così vicino fa male. "Chi sei? James Bond?" Cerco di sdrammatizzare perché l'aria è diventata irrespirabile.
"Comunque, ti prometto che un giorno te lo racconto, adesso non è né il luogo né il momento. "
"Cavoli, allora è una cosa seria."
Si volta verso il suo panino mordendo l'ultimo boccone e non risponde.
Ha ragione Anna, quella cicatrice è il marchio indelebile di qualcosa che ha profondamente segnato Mark.
La mia attenzione è completamente rapita dalla sua presenza che non mi sono accorta che Nick ha ordinato il quarto giro di birre. La cameriera aveva decisamente azzeccato con la mia richiesta, la birra ha un buon sapore e la conversazione fitta con Mark mi ha resa nervosa e con la gola sempre arsa tanto da non rendermi conto di averne già bevute tre ma comincio a non sentirmi tanto bene.
"Devo andare in bagno." Dico alzandomi dalla sedia, ma in un secondo comincia a girarmi la testa, i riflessi pronti di Mark mi salvano da una rovinosa caduta.
Le sue mani forti mi stringono le spalle.
"Oddio, scusa" , dico mettendogli una mano sul petto e portando l'altra alla testa.
"Credo che per te sia ora di andare." Mi intima senza mollare la presa.
"No, lascia stare, tra un attimo mi passa".
In verità, anche se mi rimetto seduta, qualcosa continua a muoversi: la stanza!
"Piantala Vicky, si vede che non stai bene"
È vero, non mi sento un granché, ma i suoi modi rozzi, ritornati di prepotenza, li capisco ancora bene purtroppo sono messa troppo male per ribattere.
"Forza, usciamo." Mi aiuta ad alzarmi dalla sedia.
Un suo braccio mi serra la vita tenendomi ancorata al suo fianco, sorreggendomi e istintivamente gli stringo anch'io il fianco rannicchiandomi contro di lui. La sua pelle è calda, sensuale. È una piacevole sensazione!
Anna e Nick ci seguono fuori dal locale e lei è preoccupata.
"Vicky, non hai un bel colore, sicura che non devi vomitare?"
Scuoto la testa, ho solo bisogno di sdraiarmi, ma non lo dico.
Intanto saliamo sulla jeep, questa volta sono seduta di fianco a Mark. Appoggio la testa al finestrino perché faccio fatica a tenerla dritta.
"Devi portarmi alla macchina"
mormoro.
"Ma sei fuori. Non penserai ti lasci guidare in queste condizioni. Dimmi dove abiti "
"No, ho bisogno della macchina, altrimenti domani non so come tornare a riprenderla." Cerco debolmente di insistere.
Anna appoggia una mano sulla mia spalla. "Vicky, non ti devi preoccupare, domani ti porto allo studio e la riprendi."
Vorrei ringraziarla, ma le forze mi stanno abbandonando sempre più.
La testa è pesante, un ronzio continuo non mi lascia concentrare.
"Adesso, dicci dove abiti che ti portiamo!"
Sento la voce Mark sempre più flebile.
"Devi andare verso... verso,"
non riesco a ricordare, è tutto così nebbioso nella mia mente, "bisogna girare a destra", sto biascicando.
Adesso, anche la musica di sottofondo nell'abitacolo diventa sempre più lontana, sempre più debole. E' tutto buio, è tutto silenzio.
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N/A
Ecco, le mancava solo una dose di alcool a rendere ancora più complicata la sua serata. E adesso dove finirà? Speriamo che Anna se la porti a casa con sé o magari si riprende in tempo per dare l'indirizzo di casa. Chissà!
Si accettano scommesse e a chi vince, regalo una birra insieme a Mark😁
Cuorerubino
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