capitolo 23 - Mark
Fa un gran freddo, il sole post - atomico di oggi non è sufficiente a scongelare il ghiaccio formatosi durante la notte per le temperature scese sotto lo zero. Le mani affondate nelle tasche dei jeans e il cappuccio del giubbotto, calato il più possibile sulla testa, non bastano a creare un po' di calore.
Con Nick sono fuori dallo studio in attesa di Victor e Marika. Un altro elemento del nostro gruppo di disadattati. I capelli, da sempre blu e azzurri, le hanno valso l'appellativo di fata turchina e in fondo un po' lo è. Ascolta le nostre tragedie senza giudicare, ma i suoi consigli sono sempre azzeccati. Generalmente taciturna, le sue uscite sono sempre una sentenza a cui nessuno riesce a ribattere.
Dalla vetrina li vedo mentre discutono gli ultimi dettagli per il nuovo tatuaggio sulla coscia di lei; questa volta vuole marchiare il suo corpo con il nome della sua compagna.
Finalmente qualcuno tra noi ha trovato la sua anima gemella.
Nick, intanto, accenna qualcosa riguardo al lavoro che farà nel pomeriggio.
"Quindi pensavo di usare dei colori chiari dando più risalto all'ombra che si crea di lato e lasciare sbiaditi i contorni. Cosa dici, Mark? Può funzionare?"
Io dovrò, invece, pensare al nuovo disegno, che domani in giornata, farò al leader dei Black Cats.
Se quei due però si danno una mossa riusciamo a mangiare un boccone e tornare per tempo.
"Mark, hai sentito cosa ho detto?"
Restare così tanto al freddo mi si sta congelando i sentimenti e anche i sensi.
"Scusa, dicevi? Colori chiari..."
"Lasciare i contorni sbiaditi e..." Nick si blocca, lo vedo fissare un punto alle mie spalle e aggrottare le sopracciglia.
"Di' un po', ma quello laggiù è il tipo di Vicky, o sbaglio?"
Voltandomi, vedo Mr.Polo fuori dal bar dove di solito prendiamo un caffè e mangiamo. Sta conversando con qualcuno, ma non riesco a distinguerne bene la figura perché parzialmente nascosta da una colonna.
Non è la prima volta che mi capita di vederlo da questa parti; la scarsa illuminazione dei lampioni, una sera di alcuni giorni fa, non mi ha aiutato a distinguerlo perfettamente, a capire bene quello che stava facendo. Ma in questo momento non ho dubbi.
"Già, è lui." Ringhio.
Assisto alla scena di fronte a noi, all'improvviso non ho più freddo.
"Ma cosa fa?"
"Hai ragione. Cosa. Cazzo. Sta. Facendo?" Scandisco le parole stringendo con forza i pugni, ora sono bollenti.
Vengo colto di sorpresa dalla rabbia crescente dentro me. Le mie gambe si muovono mentre il cervello è in un totale blackout.
"Mark, aspetta. Che intenzioni hai?Ferm..."
Sono lontano, ormai non sento più cosa sta per dirmi Nick. In poche falcate mi porto dall'altro lato della strada. Non ho idea di cosa farò o cosa dirò, ma voglio mi veda. Voglio che sappia sono qui.
La mia collera minaccia di sopraffare la ragione, cerco di dominarla con un respiro profondo.
Adesso è solo e sta andando verso la macchina. Il cappotto grigio è chiuso fin sotto al mento e una sciarpa nera compie un solo giro intorno al collo, gli occhiali da sole appoggiati sulla testa a fermare i capelli corvini.
È decisamente lo stile di Mr.Polo.
Gli cammino di fronte, non mi ha ancora visto, intento com'è a cercare qualcosa dentro la borsa porta computer. Sono a pochi passi da lui.
Una rabbia cieca sale dallo stomaco e voglio tanto tirargli un pugno, ma non posso beccarmi una denuncia in questo periodo. Serro i denti nel tentativo di controllami, faccio scorrere le dita tra i capelli facendo scendere il cappuccio.
Sempre più vicino. Lui è ancora indaffarato nella ricerca all'interno della borsa. Un altro passo. Non si è ancora accorto di nulla. Gli sono addosso, passandogli di fianco lo prendo dentro con una spallata.
Ci voltiamo entrambi.
È il primo a parlare, "Scusa".
Poi fa scivolare lo sguardo dalla testa ai piedi con un'aria piuttosto allarmata.
Mi limito a fissarlo in silenzio. I pugni in tasca sono chiusi.
Senza aspettare alcuna risposta, si gira nuovamente raggiungendo la sua auto di lusso.
Non mi sono ancora mosso. Lo vedo riflettere ancora un secondo prima di aprire la portiera.
Sto decidendo di andarmene quando, Mr.Polo, si gira verso di me, "Scusa, ma noi due non ci conosciamo?"
Avanzo di qualche passo per farmi vedere meglio. Chissà, magari adesso capisce chi sono.
Aggrotta le sopracciglia agitando il dito indice, "Ma certo," esclama, "tu non sei il tipo della palestra?"
Non smetto di togliergli gli occhi di dosso.
"Sono Mark, l'istruttore di kickboxing di Vittoria."
"È vero. Mi sembrava in fatti di averti già visto. Io sono Alessio, il fidanzato di Vicky"
I suoi modi sono fintamente cordiali, i suoi gesti controllati, i suoi occhi grigi sembrano sinceri, ma il suo interesse è distaccato, cinico.
La sua mano, perfettamente curata e liscia, è ancora allungata verso di me in attesa di essere afferrata.
Decido di stringerla senza mai staccare lo sguardo da lui.
"Un vero piacere." Ironizzo.
Vedo dell'imbarazzo, del disagio sul suo volto. Cerco di fargli capire che lo considero solo uno stronzo, un pezzo di merda e ho delle buone ragioni per pensarlo.
"Ho uno studio di tatuaggi proprio dall'altra parte della strada."
Si volta nella direzione che indico con la mano, una volta lasciata la sua.
Nick, Victor e Marika sono in attesa davanti al negozio e ci guardano.
"Ah bene, forse Vicky me lo aveva già accennato"
Non capisci proprio perché te l'ho fatto notare, vero?
"Devo andare. È stato un piacere"
"Anche per me" Ringhio nuovamente. "E salutami la tua fidanzata."
Sento salire un conato di vomito nel chiamarla con questo termine.
Mi osserva con aria dubbiosa. "Certamente."
Segue un pallido sorriso di circostanza.
Non aggiunge altro e risale sulla sua auto e lo guardo, a braccia conserte, andarsene via.
Gli altri mi hanno raggiunto.
"Diamine Mark, ho creduto lo volessi ammazzare"
"Avrei tanto voluto, Nick. Avrei. Tanto. Voluto." È quasi una riflessione ad alta voce.
"Ti ha dato di volta il cervello? Non sai nemmeno chi è!"
Victor distoglie la mia attenzione dalla macchina di Mr.Polo, ormai lontana, e la manata sulla spalla mi costringe a voltarmi verso di lui.
"L'avvocato ti ha detto di startene buono e tu che fai? Vai a prendere a schiaffi il ragazzo di Vicky?"
Ci guardiamo dritto in faccia, il suo tono arrabbiato lascia il posto a uno più mesto, deluso, "Amico, non so davvero cosa ti prende ultimamente. Si può sapere cosa ti ha fatto di male quello lì?"
Alzo lo sguardo da sopra la spalla del marine infuriato e incrocio quello di Nick. È evidente che non gli ha detto niente, va bene così. Meno persone lo sanno, meglio è.
Resto in silenzio, Victor scuote la testa amareggiato ed entra al bar prima di tutti. Nick mi guarda ancora un volta con comprensione.
Anche adesso passo dalla parte del torto, persino per il mio più caro amico è più facile scegliere la strada ovvia. Per il momento non è Victor il problema. Con lui posso chiarire in qualsiasi occasione. È lei che voglio convincere.
"Ma chi era quello?"
Gli ultimi a entrare siamo io e Marika.
"Il fidanzato di Vicky. "
"Quel damerino è il boy friend della famosa nuova arrivata?"
"Già."
Marika espira rumorosamente. "Non credo ti convenga torcergli un capello, Mark se non vuoi finire nuovamente in prigione e vedere quando buttano via la chiave. Non so se l'hai notato, ma quello deve essere pieno di soldi."
"Grazie fata turchina, avevo giusto bisogno che ci fossi tu a ricordarmelo."
Si stringe nelle spalle. "Era solo perché non sono brava a cucinare torte con dentro la lima e poi mi mancheresti troppo, ma se la ragazza vale così tanto disturbo, cerca di stare attento a quel che fai"
La ragazzina ne vale, eccome.
Quanto sono reali i miei sentimenti è una cosa che mi ha colpito come una saetta.
Adesso comprendo che quell'amore non è un sentimento appena nato, ma l'ho accettato da poco. Ripensandoci, immagino che probabilmente mi sono innamorato di lei proprio il primo giorno che è venuta agli allenamenti. Quando rimasi colpito dalla timidezza con cui mi aveva detto il suo nome. O forse, è stato più quando mi ha sorpreso mentre ho cambiato la maglietta e il suo viso è lì con un'espressione colpevole e imbarazzata. O addirittura, quando al locale, abbiamo litigato davanti a tutti. L'espressione sul viso di Vicky, quel suo sguardo di assoluto disprezzo, mi ha devastato. La sua opinione per me conta molto più di quella di chiunque. Per me questa donna è tutto.
È diversi giorni che non si fa vedere agli allenamenti, questo mi fa riflettere su una cosa: la stretta vicinanza dei nostri respiri, il battere insistente e all'unisono dei nostri cuori, ha lasciato stordita anche lei e ora preferisce evitarmi.
Posso forse darle torto? È stato difficile persino per me.
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