capitolo 21 - Mark

N/A
Purtroppo, causa di forza maggiore, di recente ho dovuto cambiare palestra... O toh,che coincidenza!
Così, qualche sera fa, mi sono ritrovata a iniziare un nuovo corso di kick con nuovi compagni. Mentre salivo gli ultimi gradini della rampa di scale che mi portava alla sala, una parte di me si immaginava di varcare quella soglia e ritrovarsi di fronte a un Mark in carne e ossa (possibilmente più carne che ossa😈). Mi stavo avvicinando alla porta, sentivo giungere voci maschili, l'ansia aumentava così   come il battito cardiaco, quando mi sono affacciata a quella soglia, con un bel sorriso fiducioso, ho visto tre ragazzi e l'istruttore: pantaloncini grigi, tatuaggi vari. Appena mi ha guardato, ho realizzato che i sogni non sempre si avverano😢. Non solo non c'era una bel Mark ad attendermi, ma neanche... che so, un Nick o un Victor (mi sarei accontentata). Non è andata così.😩
Quindi mi sono ributtata dentro la mia storia e sono tornata dai miei personaggi continuando a sognare a occhi aperti.
Chissa', magari prima o poi si avvera!😉
Dopo questa parentesi personale, vi lascio al nuovo capitolo Mark.

Cuorerubino
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Anche i gemelli sono andati a casa. Ormai nel parcheggio ci siamo solo io, Nick e mia sorella.
Salgo in auto.

"Dai Anna, ti riporto a casa"

Dallo specchietto la vedo confabulare con il mio amico. Richiudo la portiera e resto in attesa.

Nick non è certamente un tipo che passa inosservato e le sue tipe sono sempre state delle bombe sexy: poco cervello, curve da urlo e, soprattutto, dal carattere malleabile.  
Anna ha da sempre una cotta per lui.

Quando ha scelto di frequentare il liceo scientifico si è ritrovata ad affrontare una nuova scuola, con compagni nuovi, e questo l'ha messa molto sotto pressione cominciando a ingrassare. Ha sempre cercato in tutti i modi di non farsi notare, indossando quasi sempre maglioni ampi e lunghi a nascondere quel corpo cresciuto, portando gli occhiali da vista e i capelli sempre raccolti. È diventata anche più timida e chiusa e si è dedicata solo allo studio. La paura di non farcela, in una scuola così impegnativa, probabilmente l'ha soffocata. Tutto ciò è stato un mix letale, che non ha attirato di certo le simpatie delle sue compagne. È stata spesso bersaglio di scherzi e prese in giro. Ha amato andare a scuola, ma l'ambiente le ha messo tanta ansia.

Sinceramente, non mi sono accorto mai di nulla, il suo cambiamento non mi è parso rilevante a diciotto anni, quando andavo in giro coi capelli punk e sulla pelle sono cominciati a comparire i primi tatuaggi. Lei per me è stata sempre, e soltanto, la solita Anna.

Quando ho iniziato a portare a casa le ragazze, che entravano e uscivano dalla mia vita, il loro essere, così appariscenti, ha stonato nettamente nel momento in cui hanno incontrato mia sorella in giro per casa. Delle volte le ho viste sogghignare, delle altre ignorarla come se fosse un fantasma. Credo che, Anna, le ha sempre guardate con un misto di timore reverenziale e invidia.
Ma loro sono sciocche, lei invece ha un gran cervello, anche se questo non lo ha mai considerato.

Quindi Anna, per Nick, è stata sempre e, soltanto, la mia sorellina. Una ragazzina con cui scambiare due chiacchiere e due risate, nelle occasioni in cui si sono incontrati  tra lo studio e casa mia. 

Dopo la maturità, Anna ha deciso di trascorrere tre mesi estivi in Inghilterra da nostra zia, unica parente rimasta. Non so cosa ci mettevano nel porridge che ha mangiato tutte le mattine, o nel tè delle cinque, ma quando sono andato, con Nick, a prenderla in aeroporto, sono riuscito a stento a riconoscerla.

I capelli, lunghi e setosi, dello stesso colore biondo scuro dei miei, lasciati sciolti, hanno, durante i mesi di assenza, raggiunto le spalle. I jeans aderenti su un corpo che è diventato snello, sodo. Il maglioncino, corto e stretto, a risaltare  le curve dei suoi seni di cui non mi sono mai accorto. La pelle diafana e liscia come una pesca, ma soprattutto, i suoi particolari occhi verdi, non sono nascosti dietro a una montatura vistosa e pesante, ma da lenti a contatto e sono messi in bella mostra da un leggero trucco.

"Ciao ragazzi", ha detto posando il borsone per terra poi, con estrema naturalezza, ha spostato una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Splendida!

La mia sorellina non solo ha cervello, ma adesso è diventata anche una bellissima ragazza.

"Be', che c'è? Sembra abbiate visto un fantasma".

Non solo io sono interdetto, ma questa volta, a rimanere a bocca aperta, c'è anche Nick che ho visto indugiare con lo sguardo sulla curva del collo di Anna, sui seni, scivolando lungo i suoi fianchi per poi tornare agli occhi, finché non gli ho tirato una gomitata al fianco.

Ci ha seguito fino alla macchina senza spiaccicare parola, mentre lei ha raccontato entusiasta della sua lunga vacanza. Credo, che da quel momento, ha cominciato a vederla, non più come una ragazzetta simpatica, dolce, ma come una donna. Non so se è mai stata consapevole dell'effetto che ha fatto, ma dal sorriso che ha regalato a Nick, quel giorno, ho capito che i suoi sentimenti per lui non sono mai cambiati. A cambiare è stato solo il suo aspetto.

Comunque, non credo sia mai successo qualcosa tra loro, in più, dopo che me ne sono andato da casa, le occasioni, che hanno avuto di vedersi, si sono limitate ad alcune apparizioni di mia sorella allo studio.

Solamente una volta, Nick, mi ha rivolto una domanda strana.

Ricordo, che quella sera, mentre stiamo disegnando dei bozzetti per alcuni tatuaggi che avremmo fatto il giorno dopo, con aria di spontaneità, mi chiede: "Come sta la tua sorellina? È da un po' che non si vede da queste parti... Non avrà mica trovato un fidanzato la ragazza?" Non alza lo lo sguardo dal suo disegno.

Io, invece, lo fisso cercando di capire dove vuole andare a parare.

Appoggio la schiena alla sedia e tengo le braccia conserte.
"Hey Nick, giù le mani da Anna. Non avrai per caso intenzione di rimorchiare mia sorella?"

Alza il viso dal foglio e mi guarda con aria divertita. "Che c'è Mark, non vorrai fare il padre padrone con lei?"

Grugnisco senza distogliere lo sguardo.
"Ti conosco, Nick e conosco il genere di donne con cui ti piace fare il cretino, direi che Anna è una categoria diversa"

Lo vedo abbassare lo sguardo e mormorare, "Questo lo so." Il suo sguardo per un attimo mi sembra triste e rassegnato prima di proseguire, "E comunque, respira amico, la mia era solo curiosità. Non ho nessuna intenzione di toccarla", poi riporta l'attenzione sul bozzetto.

L'argomento, da quel momento, non viene più toccato.

Non sono stato molto gentile, ho parlato con il chiaro intento di farlo desistere da qualsiasi pensiero su mia sorella, ma conosco Nick, e non voglio che lei sia la sua ennesima vittima.

È il mio migliore amico e sarò felice se un giorno trova la ragazza giusta, ma non voglio faccia le prove proprio con lei. Anna si merita di meglio di un tatuatore con la fama di sciupafemmine. Non voglio finisca con un tipo come me, poco incline ai legami duraturi e all'amore eterno.

Faccio meno storie se sceglie uno come Victor: l'uomo sempre alla ricerca della sua anima gemella, il  marine dal cuore tenero.
Invece, la vedo con Nick in quell'atteggiamento complice, con lui che le sfiora il braccio, e tutto ciò mi ricorda la minaccia fatta in quell'occasione.

La portiera sbatte e ritorno con la mente al presente. Anna è seduta lato passeggero, fa scivolare la cintura di sicurezza dalla spalla al fianco e l'aggancia. Tutto in silenzio e senza mai rivolgermi lo sguardo.

"Cosa c'è tra te e Nick?"

All'improvvisa domanda, si volta a guardarmi quasi con aria di terrore e deglutisce vistosamente in imbarazzo.

"Cosa intendi?"
"Lo sai benissimo."

Si guarda le mani, "Niente... assolutamente, niente."

"Balle! Non mentirmi, signorina."

Si volta nella mia direzione, mi fissa accigliata.
Nel frattempo accendo la macchina e mi avvio verso casa sua.

"Non succede niente e, tanto, non sono affari tuoi", il suo viso è imbronciato.

"Qui ti sbagli di grosso, certo che lo sono! Lo sono dal momento in cui il mio migliore amico, di cui si dia il caso ne conosco i gusti in fatto di donne, ci prova con te."

"Guarda che non sono più una ragazzina, sono in grado di scegliere con chi posso o non posso uscire."

Scuoto la testa, "E qui ti sbagli ancora! Non mi piace che fai la stupida con lui..."

"Ma sei impazzito o cosa?"
Il suo tono è aumentato di volume in pochi secondi.

Il mio, invece, si abbassa diventando paterno, "Nick non fa per te..." Le metto una mano sulla gamba e la guardo, ma non mi lascia proseguire.

"Perché? Sono troppo brutta o poco truccata o non abbastanza svestita per uno come lui?"

È notevolmente adirata e non posso darle torto, ma non so se riuscirò ad accettare l'idea di vederla soffrire, nel momento in cui, Nick deciderà di comportarsi come fa sempre. Delle altre non me ne frega, ma lei è mia sorella.

"Non è quello. Tu hai più cervello e sex appeal di tutte quelle con cui si è accompagnato fino a ora, ma non voglio vederti piangere per lui"

"Ma che ne sai? Magari con me potrebbe essere diverso."

"Il lupo perde il pelo, ma non il vizio."

"Che brutto stronzo", urla stringendo i pugni con forza, "E allora tu, con Vicky?"

Sentir pronunciare quel nome mi rende subito nervoso.

"Non c'è niente." Guardo fisso la strada.

"Sì, certo, come no. Ho visto che faccia avevate, tu e lei, dopo essere riuscito a trovarla al rifugio e non credo foste solo arrabbiati: c'era di più. Non ho forse ragione?"

Senti i suoi occhi addosso.
"Piantala, non sai cosa dici."

"O sii, e quindi ti comunico la stessa cosa che hai detto a me: lascia stare la mia amica, lei è del pianeta persone intelligenti non di quello ochetta con poco cervello con cui ti piace divertiti"

Lo so, Vicky è argento vivo e velluto uniti insieme. Il suo sorriso è un pugno nello stomaco che mi lascia senza fiato tutte le volte, perché è sincero e dolcissimo. Oggi l'ho quasi baciata, i suoi occhi mi hanno implorato di farlo. Ho sentito il suo corpo fremere quando l'ho tenuta tra le mie braccia. Ho letto nel suo sguardo il desiderio, proprio come il mio, ma poi?

Cosa sarebbe successo?

Lei che se ne torna dal suo fidanzato e io che resto solo un breve, piacevole momento. Quest'idea mi ha fermato giusto un attimo prima, ma per quanto posso ancora andare avanti?

Quanto, il desiderio di tenerla stretta tra le braccia, del sentire il profumo dei suoi capelli, riuscirà a non avvolgere il mio cervello, il mio cuore e ogni fibra del mio corpo tanto da non farmi più ragionare e perdere definitivamente il controllo?

"Lo so," la mia voce è roca, "che tipo è, e non ho nessuna intenzione di portarmela a letto, ma non so se Nick sarà altrettanto bravo"

"Ancora con questa storia? Nick non è come pensi tu, lui ci tiene a me"

"Staremo a vedere e poi non dire che non ti avevo avvertita. Se solo scopro che versi una lacrima per lui, mi vedrò costretto a riempirlo di botte, sorellina"

Le vedo spuntare un sorriso. Non sto dando il mio consenso, ma solo farle capire che la cosa non mi rende particolarmente felice.

"Questo vale anche tra te e Vittoria, soprattutto perché lei un fidanzato già ce l'ha."

Stringo più forte le mani al volante. "Lo so." E non mi rende entusiasta.

Nel frattempo, fermo la jeep davanti l'imponente ingresso del palazzo dove vive Anna assieme a mio padre.
Scendo e scarico dal baule l'attrezzatura da sci mentre lei è intenta a cercare la chiave d'ingresso. Poi torna verso di me, afferra la sacca degli scarponi e si mette in spalla quella dello snowboard, si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia.

"Ciao uomo-orso, grazie del passaggio, anche se con Nick sarebbe stato meglio", sorride compiaciuta prima di sparire dentro l'ingresso.

"Hey, dovrai passare prima sul mio cadavere", le urlo, poi si riaffaccia da dietro il muro del cancello e alza il dito medio.

Una vera signora!
Me la rido anch'io.

Riapro la portiera della macchina, ma un secondo prima di infilare la gamba, una voce mi blocca.
"Ciao, figliolo."

Mi volto, e mio padre è a pochi passi da me, non ci vediamo da mesi.

Indossa un costoso cappotto in cachemire, lasciato aperto, da cui si intravede il suo completo scuro di ottima fattura. La camicia è bianca con la cravatta abbinata mentre pende dal collo una sciarpa dai toni blu, azzurri. Ha cambiato taglio di capelli, ora sono piuttosto corti, ma pur sempre brizzolati. Il suo viso, rasato, mette in evidenza i lineamenti duri, marcati. Siamo alti uguali così posso guardarlo dritto nei suoi occhi azzurri.

Mi allunga la mano per invitarmi a stringerla, "Come stai?"

Ignoro la richiesta e lui, imbarazzato, la rinfila nella tasca del cappotto.

Mi stringo nelle spalle, "Ho riportato Anna a casa."

"Ho visto. Siete stati a sciare?"

"Complimenti per la perspicacia. Sarà per questo che ti pagano tanto."

Sorride amaro, "Non cambi mai, vero? Sempre ostile nei miei confronti."

"Ho avuto un buon maestro."

"Non è vero e tu lo sai, figliolo..."

Non lo lascio terminare, "Piantala di chiamarmi figliolo. Mi dà i nervi. Cos'è, hai dimenticato il mio nome?"

Mi guarda sorpreso, "Certo che no, Mark"

Cala un silenzio pesante che lui interrompe con un'altra domanda.
"Fai ancora...", gesticola nel tentativo di trovare la parola che gli serve. "Sì, insomma, quelle cose sulla pelle?"

"Tatuaggi." Inspiro profondamente per mantenermi calmo, "Si dice: tatuaggi"

"Ecco, quelle cose lì"

Lo trovo irritante, sta come sempre sminuendo il mio lavoro.
"Certamente. "

"Be', comunque, se hai bisogno di soldi non hai che da chiederlo."

Scuoto la testa con un sorriso ironico e triste. Continua a pensare che il mio è solo un hobby da poveracci.
Poi mi volto verso la macchina, "Gran bella chiacchierata papa', è sempre un piacere."

Risalgo sulla jeep, di nuovo mi accingo a chiudere la portiera, ma la sua mano arriva prima, "Aspetta, tieni il numero del mio avvocato."

Lo fisso accigliato.

"Nel caso ti servisse per concludere il processo, non ti preoccupare, pago io."

"Il mio avvocato ha già tutto sotto controllo. Non ho bisogno..."

"Lui è il migliore per i casi come il tuo."

"Casi come il mio!?"

"Sì, di omicidio."

Stringo gli occhi ai lati, "Vedo che non cambi mai."

Tiro la portiera con forza così che lui è costretto a mollare la presa. Accendo la macchina e, senza degnarlo di uno sguardo, mi allontano.

Dio come lo odio!

Ha mai una volta, in tutti questi mesi, provato a leggere il fascicolo del processo. Ha mai provato a chiedere spiegazioni, a capire.
Evidentemente no!

Mai, da quando ci ha prelevato dall'Inghilterra, ha provato a chiedermi come stavo, se mi trovavo bene in Italia. Tutto scontato. Non hai mai versato un lacrima per la scomparsa di mia madre. Non ci ha mai chiesto del nostro dolore, il suo era inesistente. Non ricordo di una sola volta che ha provato a capirmi, a chiedere della mia passione per il disegno.
Mai.
E ora vuole nuovamente comprarmi. Offrirmi soldi per colmare la voragine che ha lui stesso creato in tutti questi anni.

   

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