capitolo 17 - Vicky
Non sono decisamente una persona puntuale.
Agli appuntamenti arrivo in stra- ritardo, ma non lo faccio apposta, giuro!
Un giorno, da qualche parte, ho letto: chi non è puntuale è perché, nel suo subconscio, in realtà, della cosa che sta per fare non gliene importa veramente. Bo!
Forse è vero, ma non ci credo un granché.
Comunque, alla faccia della psicoanalisi, alle sette meno dieci entro nel parcheggio della palestra.
Accidenti, ci sono già tutti!
E io che volevo far vedere che so essere in orario.
Il sole non è ancora sorto, così la temperatura esterna è piuttosto rigida. Scendo dall'auto sfregandomi le mani e infilando la testa tra le spalle come una tartaruga.
"Freddo?" mi chiede Andy.
"Abbastanza direi", sorrido facendo uscire una nuvoletta di vapore dalla bocca.
"Vedrai, quando saremo sulle piste non lo sentirai più", sghignazza.
Ecco, sono giusto un po' preoccupata.
Loro scenderanno a razzo da quelle piste e, se anche Anna è una campionessa, dovrò tirare fuori gli attributi per non farmi lasciare indietro. Non voglio fare la figura della mollacciona che va sempre aspettata. Sento dovrò darmi un gran daffare.
"Allora ragazzi, visto che siamo tutti, possiamo partire?" prosegue il gemello dopo aver caricato anche le mie cose sulla jeep.
Non vedo Victor, probabilmente la sua gamba non gli permette ancora di fare tutto quello che vuole e poi qualcuno, probabilmente, andava sacrificato per tenere aperto lo studio. Così, contando anche me, siamo in sei.
Cominciamo a distribuirci nelle macchine. Volendo stare con Anna, mi vedo costretta a salire sulla jeep di Mark, per fortuna non commenta. Mi siedo dietro e partiamo.
Io e Anna cominciamo a chiacchierare,... chiacchierare... chiacchierare...
Mark guida e non partecipa. Fatti suoi.
Dopo circa un'oretta di viaggio, lo sentiamo sbuffare in maniera pesante, fa scendere il finestrino e mettendo fuori la testa urla:
"Bastaa, queste due non le reggo più. Mi fanno male le orecchie!"
Richiude il finestrino mentre noi lo guardiamo allibite.
Di tutta risposta, Mark scoppia a ridere, probabilmente per le nostre facce, io e Anna facciamo altrettanto.
Finalmente anche lui è dei nostri.
Un secondo dopo, mi guarda dallo specchietto passandosi una mano tra capelli, sorride nella mia direzione, "Non pensavo che mia sorella potesse parlare così tanto. Tu devi esserne la causa"
Lo fisso e alzo un sopracciglio sfidandolo, "Peccato che faccio presa solo su poche persone"
"Be, cosa stai insinuando? Evito solo di farlo per niente", abbozza un mezzo sorriso.
"Ma sentitelo questo, chi si crede di essere."
Ce la ridiamo di nuovo tutti e tre.
La strada inizia a inerpicarsi sulla montagna, Mark affronta con aria sicura le varie curve. La neve, ai lati, la rende più stretta, ma il traffico in discesa è praticamente assente.
Ormai non manca molto alla destinazione e la giornata promette di essere limpida, ma fredda.
Dopo un momento di contemplazione, da parte di tutti e tre, del bellissimo paesaggio che ci circonda, noto Anna guardare di sottecchi il fratello.
"Sai Vicky, che mio fratello non è sempre stato così"
Aggrotto le sopracciglia, "Così, come?"
Ghigna, "Così duro. Adesso ti racconto un episodio, di quando aveva circa tredici anni, che ti farà cambiare idea su di lui"
Mark si volta per un secondo verso la sorella con aria smarrita, "Di cosa stai parlando!?"
Anna se la ride furbescamente e io metto una mano sulla spalla di Mark in un gesto confidenziale, "Aspetta uomo-orso, lasciala continuare. Non sei curioso anche tu di sapere di cosa si tratta?"
Ci sorridiamo dallo specchietto.
È bella questa atmosfera serena che si è venuta a creare tra noi tre.
Anna inizia a raccontare: "Mio fratello, in terza media, era follemente innamorato della più bella della scuola. Le faceva trovare bigliettini anonimi sul banco o nel diario".
Sono scioccata.
Non ci vedo Mark fare il cascamorto con la bella di turno; ma già me la ghigno ignara di essere guardata.
"Hey tu, cosa ridi?"
Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi verdi illuminati da lampi divertiti.
"Niente Mark, solo non credevo avessi un cuore!" faccio spallucce.
La faccia gli si trasforma con una smorfia e tira fuori la lingua impreziosita dal piercing.
Anna prosegue, "Lei sembrava sempre lusingata da quelle attenzioni così, un giorno, il giovane Mark decide che è giunto il momento di dichiararsi"
A quel punto il fratello capisce.
Toglie una mano dal volante e blocca Anna mettendogliela sulla bocca.
"Non ti azzardare ad andare avanti ", ruggisce.
Intervengo cercando di spostare con tutta la mia forza la sua mano.
"Dai, lasciala!" protesto, "non posso non sapere come va a finire"
Così, tra i nostri gridolini, risate, e tentativi di Mark di fermare la sorella, lei riesce a proseguire velocissima.
"Scrive una poesia d'amore che non solo decide di leggerle, ma decide di farlo..." enfatizza sporgendosi in avanti verso il fratello, "Davanti a tutta la classe"
"Noooo e come va a finire?"
Sono appesa come una scimmia al bicipite di Mark per impedirgli di disturbare la sorella.
"All'intervallo, sale sulla cattedra e comincia a leggere. Tutti si bloccano e ammutoliscono. La ragazzina, capito si tratta di lei, arrosisce per l'imbarazzo e, una volta finito di recitare la sua opera, il giovane Mark è contento e soddisfatto, ma gli altri scoppiano a ridere, ragazzina compresa, e cominciano a prenderlo in giro. Mark passa il resto dell'anno a picchiarli per aver osato prendersi gioco di lui"
"Oddio, che storia triste. Ecco perché odia le donne ed è così scorbutico", parlo come se lui non fosse presente.
"Hey, non odio le donne e tu," indica la sorella con un dito minaccioso, "sei una stronza."
Sia io che Anna scoppiamo a ridere.
"Giuro che non lo racconterò a nessuno", mimo una croce sul cuore, "però potrei usarlo per un ricatto. Potrei avere dei trattamenti di favore durante gli allenamenti, altrimenti spiffero tutto."
"Scordatelo."
Che belli quegli occhi quando hanno un aria contenta, ne sono rapita, ma continuo a parlare.
"Quindi Anna altro che orso. Lui è come... Winnie Pooh"
Scoppiamo a ridere come due oche.
"Winnie Pooh, Winnie Pooh", ripete Anna con le lacrime agli occhi per il gran ridere.
Nel frattempo siamo arrivati a destinazione.
Mark esce dall'auto immediatamente e sbatte la portiera, noi lo seguiamo a ruota continuando a ghignarcela.
"Che aria goliardica c'è nella vostra macchina. Dai, fate ridere anche noi".
"Nick, fatti i cazzi tuoi", lo intima Mark puntandolo con il dito quando anche l'altro gruppo ci ha raggiunto, dopo aver parcheggiato.
Non ha un tono arrabbiato, sembra piuttosto infastidito dal fatto che continuiamo a prenderlo in giro.
Intanto abbiamo tutti cominciato a metterci scarponi e i caschi.
"Bella la tua tavola coi gufetti"
Sam mi guarda mentre si infila il casco, ma non capisco se il tono che usa sia di presa in giro o no.
Così, con una certa dose di ironia rispondo: "L'avrei voluta rosa con Hello Kitty, ma era finita"
Ce la ridiamo.
"Invece le vostre," indico le quattro per terra, "hanno dei disegni decisamente notevoli. Immagino chi li abbia fatti", alzo le sopracciglia.
Mi sembra di aver capito che i bozzetti dei tatuaggi, che fanno allo studio, sono generalmente opera del sensei. Pare abbia un gran talento, quindi deduco che, anche quelli aerografati sulle tavole, siano sue.
Intanto vedo Mark muoversi verso di me. Sono immobile cercando di capire le sue intenzioni. Due passi e mi ha raggiunto. Appena vicino mette un dito sotto al mento alzandomi il viso su suoi occhi.
Il mio cuore prende a battere emozionato, si china su di me.
"Ragazzina, non stai mica parlando con dei princianti", sorride sornione.
Mi sento quasi mancare, quel gesto mi ha lasciato di stucco.
Devo dire che quando appare il gemello di Mark, quello bello e gentile, è decisamente il mio preferito!
"Si va?" chiede Nick interrompendo bruscamente il momento.
"Siamo tutti pronti", replica Andy.
Si girano a guardarmi, Mark, nel frattempo, si è già allontanato.
Afferro la tavola.
"Prontissima", esclamo felice.
E speriamo che Dio me la mandi buona!
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