capitolo 12 - Vicky
N/A
Eccomi di nuovo...ora leggerete un altro emozionante scontro tra Vicky e Mark,spero vi piaccia.
Attendo vs commenti.
Cuorerubino
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Sono stramaledettamente in ritardo per gli allenamenti. Mark mi farà fare sedici giri in più di corsa. Già lo so. Sento che ci saranno anche altre ripercussioni.
Sono passati solo due giorni dal nostro diverbio al locale e l'idea di trovarmelo di fronte mi angoscia.
Mark si sa, durante gli allenamenti mi massacra e ne trae persino grande gioia, ma non gli do la soddisfazione di vedermi cedere.
Raramente mi concede un sorriso e sono più le volte che mi fa arrabbiare che non quelle in cui mi sta simpatico.
Solo non capisco perché con gli altri vado d'accordo, con lui no.
I ragazzi si sono accorti che ha l'abitudine di trattarmi male.
La sera prima del nostro incontro al locale, Nick ha preso le mie difese:
ho finito un estenuante sessione di pao, durata quasi tre riprese, dove Mark non ha fatto altro che urlare ordini e criticarmi per qualsiasi cosa.
Ne sono uscita distrutta, sia fisicamente che mentalmente.
Ricordo che Nick, dopo essermi allontana per cambiarmi, l'ha fermato.
"Hey amico, basta trattarla così quando l'alleni"
Mark si è voltato, guardando verso di me con cattiveria, tanto da far gelare il sangue.
Avrei voluto dire qualcosa per difendermi, per fargli capire che non sono io ad aver chiesto a Nick di parlargli, ma sono pietrificata dall'imbarazzo. Ho fatto finta di niente continuando a togliere le protezioni e le fasce. Non ho capito bene cosa si stavano dicendo perché Nick ha abbassato i toni, ma, a un certo punto, ha concluso, a un Mark già di spalle e visibilmente contrariato della discussione: "Credo che il test con lei sia finito, Mark! Lasciala un po' in pace".
Test?!? Non sapevo di essere sotto esame.
Quando Nick si è avvicinato l'ho ringraziato, ma aggiungendo anche: "So difendermi da sola dagli orsi come lui"
"Lo so che sei una guerriera", ha detto dandomi un leggero pugno sul braccio.
Il mio orgoglio femminile ne aveva risentito positivamente!
"Ma ogni tanto, si dimentica le buone maniere", ha aggiunto sorridendo.
"Grazie ancora, ma a giudicare da come mi ha fulminata non credo me la farà passare liscia adesso", ho esclamato con ansia.
"Non preoccuparti, ci siamo noi a difenderti", ha fatto l'occhiolino per poi dileguarsi sotto la doccia.
In conclusione, direi che di argomenti per discutere nuovamente con Mark non ne mancano.
Per fortuna c'è il lato simpatico della famiglia, Anna!
Andiamo d'accordissimo, ragazza simpatica, ci siamo scambiate il numero di telefono, tant'e' che prima, è arrivato un suo messaggino dove mi avvisava che questo week end sarà impegnata con lo studio, forse stasera non viene.
Va bhe, ma ci sono gli altri!
Dopo tutti questi pensieri, ora sono davanti alla porta rossa della palestra, prendo un ampio respiro e facendomi coraggio entro pronta per affrontarlo.
NON C'È NESSUNO.
Guardo il mio orologio: venti e trentacinque.
Alzo lo sguardo, vedo solo Mark che si allena al sacco... è senza maglietta!
Il sudore gli scende lungo la schiena, i muscoli perfetti sono tutti sotto sforzo. Noto il tatuaggio di un aquila, mai visto prima, sulla scapola destra.
Scuoto la testa: Vicky, lui è quello stronzo che ti ha trattato male due sere fa!
Suona la campanella dell'orologio sul muro. Si volta a guardarmi.
"Ciao!" non c'è astio nella sua voce.
Si sta avvicinando, per fortuna si è parzialmente coperto con un asciugamano.Non avevo mai visto un uomo tanto a suo agio con il proprio corpo.
Piccoli brividi corrono sulla mia pelle.
Deglutisco in imbarazzo, spero non abbia notato il mio stupido sguardo lascivo.
"Ciao a te! Ma non c'è nessuno, stasera?"
Mi guardo in giro per non soffermarmi troppo su di lui, a torso nudo, intento ad asciugarsi il sudore.
"Nick e Victor sono ancora allo studio, i gemelli sono via per il week end mentre mia sorella è a casa a studiare per un esame"
Cavoli!
"Be', visto che sono solo io, non c'è problema, torno a casa", stringo le spalle contenta di fuggire via.
I suoi occhi verdi si illuminano divertiti, "No, no, ragazzina."
Pronuncia quella parola alzando un sopracciglio con fare ironico.
Non sa quanto sia irritante quando si rivolge così.
"Metti le protezioni, ti allenerai con me."
Si infila la maglietta abbandonata sulla sua sacca e si volta.
Non sono per niente contenta.
Soli io e lui... non ci tengo proprio.
Adesso sì che per me finisce male.
Provo a protestare, "Guarda Mark, non è assolutamente un problema. Oggi mi riposo."
"Muoviti!", urla dal centro della sala.
Ci riprovo, "Non che tu mi stia antipatico," più o meno, "pero', vedi, se mi uccidi tutti potrebbero pensare che sono stata io a provocarti cercando di metterti k.o. con un pugno"
Scoppia a ridere. Quant'è bello!
Piantala Vicky!
"Tu che mi stendi con un pugno? Ma fammi il piacere, RAGAZZINA"
Usa di nuovo quell'odioso termine prendendomi in giro.
Mi chiamerà mai con il mio nome!
Adesso sono ferma poco lontano da lui con le mani sui fianchi.
"Ascolta bell'imbusto, potresti smetterla di darmi della ragazzina, è davvero irritante, forse non te lo ricordi, ma ho un nome anch'io "
Mark distoglie l'attenzione dai guantoni, mette la testa leggermente di lato, inizia a muovere il dito indice avanti e indietro.
"Viickyyy, vieniii quaa", cantilena.
Dannazione, adesso scopro quanto mi piace sentirgli pronunciare il mio nome. La sua voce è calda, magnetica, invitante e mi fa un effetto strano.
Dov'è finito il Mark sputa sentenze, irritante, aggressivo dell'altra sera?
"Ricordati di non piangere se ti faccio male", ribatto cercando di sdrammatizzare la situazione e di dimenticare la sensazione che mi ha dato la sua voce.
Nonostante il buon umore, non ho il coraggio di dire nulla riguardo l'altra sera. Decido di lasciar perdere e vedere come va a finire. In fondo, sapevo non si sarebbe scusato per la scenata al locale.
"Adesso mettiti in guardia."
Questa volta alza lo sguardo, ma non capisco se è arrabbiato o indifferente.
Infilo il paradenti, non credo abbia voglia di parlare.
Passano due round, comincio ad accusare la stanchezza, ma ammetto non è male fare i guanti con lui. Stasera è particolarmente gentile, non me lo sarei mai aspettato.
Alla fine del terzo round si ferma a fissarmi serio, chissà cosa gli sta passando per la testa.
"Ogni tanto con i ragazzi facciamo anche un misto tra street fight e difesa personale. Ti va di provare?"
So di cosa si tratta, lo facevo anche con il precedente istruttore, ma questo comporta più contatto fisico.
Mi limito ad alzare le spalle perché non so sinceramente cosa aspettarmi.
Spero di non finire troppe volte al tappetto.
Ci togliamo i guantoni, i paratibie e il pardenti, tanto non servono.
Mark comincia a spiegarmi alcune cose: "Questo tipo di lotta non prevede che tu stia in guardia, devi imparare a muoverti usando il principio delle leve. Sei magra, quindi non puoi vincere con la forza, ma sfruttatando a tuo vantaggio quella dell'altro"
Comincia con delle cose semplici.
Finisco per terra tre volte poi è il mio turno e metto lui al tappeto. Divertente!
L'atmosfera è stranamente rilassata e anche Mark lo è... era ora!
Io non mordo mica!
"Adesso", lo vedo muoversi verso di me, "prova a liberarti dalla mia presa."
Si posiziona dietro le mie spalle.
La mia schiena sfiora leggermente il suo petto che sento in tensione e la vicinanza, così stretta con il suo corpo, fa sobbalzare il mio povero cuore.
Il suo braccio, quello con lo strano tatuaggio a puzzle, scivola intorno al mio collo.
Il suo respiro è caldo sulla nuca. Sto entrando nel panico e non so perché.
"Ora Vicky," la sua voce è un sussurro all'orecchio e un brivido mi corre lungo la schiena, "cerca di liberarti come ti ho fatto vedere prima." Il timbro è roco e sensuale.
La parola libertà, in quella posizione, è aria fresca per me.
Non so come, mi sgancio dalla posizione e lo metto a terra. Ovviamente se lo è lasciato fare, ma poco importa almeno, non siamo più così uniti.
Sono in piedi sopra di lui e sdrammatizzo facendo una sorta di balletto della vittoria.
"Ho vinto, ho vinto", cantileno agitando le braccia e guardo giù per sorridergli.
Lui è serio.
Cavoli adesso mi picchia veramente.
Un secondo dopo, sento una gamba mancare la presa con il terreno, emetto un gridolino. Volo per terra. Ho cercato di attutire la caduta, ma il mio sedere è la prima cosa che tocca il terreno.
Sono schiena a terra, gli occhi si sono chiusi per una frazione di secondo, li riapro di scatto, mi irrigidisco perché Mark è a cavalcioni sopra di me e tiene bloccati i miei polsi ai lati della testa.
Sono stranita.
I suoi occhi di giada mi fissano, i capelli folti e mossi gli ricadono ai lati del viso incorniciandolo. Sembra stia cercando di leggermi l'anima e deglutisco visibilmente a disagio.
Dopo alcuni secondi, che sembrano eterni, cerco di sdrammatizzare. Manca ossigeno.
"Hey, ma non vale!", protesto cercando di liberarmi con tutta la forza che ho, ma la presa sui miei polsi è forte e mi blocca di nuovo rimettendoli a terra.
Invece che alzarsi, con un ghigno si avvicina al mio viso senza mollare la presa dai miei occhi.
Il mio respiro si fa affannoso, sono bloccata, non posso muovermi.
Il cuore batte come impazzito.
Sta guardando le mie labbra che istintivamente mordo da un lato.
Si avvicina ancora un po' di più, sento pulsare il sangue nelle tempie e sono sempre più agitata.
Un secondo prima di avvicinarsi del tutto alle mia bocca si sposta verso l'orecchio, sento distintamente il calore del suo corpo sul mio.
Chiudo gli occhi.
Sussurra, "Mai sottovalutare l'avversario."
Il timbro di voce dannatamente sexy.
Deglutisco aria perché non ho più salivazione. Non so cosa rispondere.
Sono sempre più nel panico, ma lui ridendo, probabilmente di me, si alza per primo e allunga la mano per farmi alzare.
La evito, "Grazie, faccio da sola"
Sono offesa, indignata, non lo so nemmeno io cosa sto provando.
Non lo degno di uno sguardo perché mi sento presa in giro e molto stupida, ma quando mi alzo, non si è spostato.
Mi sovrasta e siamo di nuovo uno di fronte all'altro, vicini, sento ancora il suo buon profumo.
Ci fissiamo, mi perdo nel verde dei suoi occhi. E' tornato serio.
Vorrei gridargli in faccia il nervoso che sento per essersi preso gioco di me, ma, all'improvviso, sentiamo sbattere la porta.
"Disturbiamo? Se volete torniamo più tardi"
Mi volto nel più totale imbarazzo. L'intimita' di prima mi ha scosso anche se tra noi in fondo non è successo assolutamente niente.
Trovo Nick che ghigna accompagnato da Victor.
"Ciao ragazzi!", a rispondere è Mark.
Lui invece, sembra così sereno.
Che sciocca sono stata ad aver pensato che desiderasse veramente baciarmi, non credo nemmeno di essere il suo tipo.
"Cosa ci fate da queste parti?" prosegue, "avete finito col tatuaggio sulla schiena della ragazza?"
"Non manca molto, ma la tipa vuole che una parte glielo faccia tu".
"Chissà come mai!" ironizza Victor alzando gli occhi al cielo, "Dai, fatti la doccia poi ne parliamo."
So da Anna, che Nick, Victor e Mark, oltre a essere grandi amici, hanno anche uno studio di tatuaggi insieme. Sono molto bravi e pare che per avere un appuntamento, ci vuole parecchio tempo.
Intanto ne approfitto per dileguarmi.
"Hey guerriera, tutto a posto?" Nick mi blocca nella fuga.
Annuisco con vergogna per la scena che gli si è presentata davanti prima.
"Ho visto che il discorso dell'altra volta ha funzionato", uno sguardo malizioso appare sul suo viso.
Mordo l'interno della guancia prima di rispondere.
"Non è come pensi", sono sulla difensiva, "stavamo solo facendo streetfight."
Mi sento piuttosto idiota ad averlo detto, adesso la sua immaginazione può volare dove vuole.
"Certo, si è visto!" ghigna di nuovo.
Per fortuna sposta l'attenzione sul mio braccio e lo tocca.
"Carino il tuo tatuaggio"
Guardo il disegno, uccelli al tramonto, un souvenir di quando andai a vivere in Spagna.
Fu un periodo bello e divertentissimo e ne serbo un ricordo meraviglioso.
In un pomeriggio in giro a zonzo, mi fermai davanti a uno studio di tatuaggi e feci la pazzia. Il proprietario era un inglese sulla quarantina piuttosto taciturno, mi tatuo' bevendosi una birra. Alla fine, sul tavolo, rimasero sei bottiglie vuote, ma tutto sommato il disegno era carino e io lo adoravo!
Lo feci sulla parte esterna della spalla destra, non tanto perché lo volessi necessariamente in quel punto, ma perché ritenevo potesse fare meno male e, spesso, mi dimentico persino di averlo.
"Perché non ti fai ritoccare i colori, ormai sono sbiaditi"
"Be', grazie ma va bene così ", mi stringo nelle spalle.
"Potresti fare anche un coverup"
"No!", protesto con Victor che si è avvicinato dopo aver lasciato l'amico in doccia.
Copro il tatoo con la mano, "Ci tengo, è un ricordo"
"Allora, perché non vieni nel nostro studio così te lo sistemiamo"
"Grazie ragazzi, prometto ci penserò", gli sorrido e me ne vado.
L'aria per stasera si è fatta troppo pesante. Mark per fortuna è ancora sotto la doccia.
******
Arrivo a casa, con il desiderio di coccole dopo essermi comportata con Mark come un'adolescente al primo appuntamento, ma stasera sono da sola.
Alex è via per lavoro, torna tardi.
Peccato!
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