Capitolo 10

Due occhi azzurri persi in due pozzi puro castano con piccole striature dorate, nello stesso istante in cui un corpo gli faceva da cuscino. Poggiò la minuta mano su quei massi scolpiti dei muscoli dei pettorali, proprio all'altezza del petto, dove il cuore aveva preso a pompare attraversando il proprio polpastrello, mentre immaginariamente aveva preso a disegnare dei piccoli ghirigori e tentando in ogni modo possibile di non far lasciare le gocce di pioggia salata che punzecchiava i suoi occhi .

Faceva ancora male quel momento in cui Dylan in tacita richiesta gli aveva detto di non impicciarsi nei suoi affari. Ma maki non ci riusciva. Teneva a quel ragazzo e vederlo farsi del male era stato un po', come se un terzetto paletto lo avesse trafitto dallo stomaco per poi fuoriuscire dalla schiena. Non poteva fingere di non vedere. Di non sapere. Voleva solo fargli capire di che razza conseguenze la sue decisioni lo avessero ficcato. Sapeva che forse la morte sarebbe stata la sua condanna. Ma forse un'ultima speranza c'era ancora e per quanto quella fosse piccola Maki aveva deciso comunque di aggrapparsici.

E nello stesso istante, in cui lo volle veder in faccia, Nath lo spinse leggermente da sé con le mani sulle minute spalle, per guardare finalmente il viso del migliore amico che da sempre aveva amato. In mente aveva già qualcosa e che forse sarebbe potuto essere d'aiuto a entrambi, dato che tenevano fortemente alla stessa persona che in comune, in un modo o l'altro, li teneva ancorati. Ma ancora non voleva svelare niente. Aveva deciso da solo e a conti fatti che avrebbe salvato Dylan e ci sarebbe riuscito.

Con questo suo personale volere Nath, lo tirò nuovamente sul suo petto, appoggiando una mano fra i suoi ciuffi di capelli.

« Lo salveremo, fidati di me Maki ».
Sussurró forse più a sé stesso, con gli occhi chiusi.

***

Camminò tranquillamente tra quei spaziosi corridoi deliziati da grandi sculture di marmo che raffiguravano vari uomini e donne di lontane epoche, sparse qui a la. Si circondò con le fine braccia al busto, riparandosi dalla boccata d'aria fresca e guardando dritto davanti a sé.

Ma cos'era tutta quella situazione di una possibile ed eminente punizione che - per via delle egoistiche voleri - avrebbe spettato a Dylan ? E poi perché aveva trattato con così tanta freddezza quel povero ragazzo che sembrava solamente essere preoccupato per la sua vita ? Ma soprattutto in che relazione erano coinvolti i due ? In realtà erano solo domande che non aveva avuto coraggio di svelarle al diretto interessato.

I suoi occhi si scontrarono con una figura incappucciata, ecco che una lama affilata e appuntita era impugnata in una mano agguantata di nero.

Sfortunatamente Nial non fece in tempo a spostarsi nel momento che lo sconosciuto puntandogli la lama addosso, gli corse a tutta velocità incontro.

E come immobilizzato sul posto con gli occhi e la bocca spalancati, rimase impaurito e incredulo al proprio posto. Non riusciva a metabolizzare la cosa, era come se una forza misteriosa lo costringesse a non muoversi, tenendolo stretto e ben piantato come dei forti e solidi radici, con i piedi su pavimento a scacchi.

« FERMO ».
Gridò una voce che quella stesa mattinata aveva già sentito, piazzandosigli davanti come per fargli da scudo.

Fu tutto troppo veloce come un fulmine, nel momento in cui la lama venne conficcata al petto del ragazzino che lo aveva protetto. Emise dei flebili e bassi rantoli dal dolore, socchiudendo appena gli occhi e per non farlo cadere a terra un Nial preso da una sorta di panico, lo sostenne tra le propria braccia.

« M- Maki... P-perché lo hai f-fatto ? »
Singhiozzò, accasciandosi con le ginocchia a terra e con lo sguardo vuoto e perso.

Nello stesso momento in cui l'aguzzino incredulo scappò via. Non doveva andare così. Era stato ingaggiato per uccidere quel Nial, ma aveva finito col ferire la persona sbagliata. Che avrebbe detto adesso al suo capo ? Come poteva dirgli che per sbaglio aveva pugnalato la persona che non rientrava nella descrizione fattasi ? Doveva scappare, senza farsi più ritrovare. Questa era l'unica soluzione possibile secondo lui.

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