Capitolo due
Erano ormai passate due settimane dall'arrivo di Carl e quella mattina quando mi svegliai il poliziotto era sdraiato sul pouf che dormiva.
Mi alzai e mi avvicinai a lui.
Lo scossi leggermente e lo chiamai.
Si destò e mi guardò ancora assonnato.
"Senti io ormai sono sveglia, puoi metterti tu nel letto."
Lui si sollevò senza nemmeno fiatare, guardò l'ora e poi si buttò sul letto.
"Non c'è di che eh." Gli dissi sarcasticamente, almeno poteva ringraziare.
Mi sedetti sul pouf ed accesi la tv.
Passò una mezz'oretta circa e il ragazzo si mise seduto nel letto.
"È un po' difficile dormire con te che guardi la tv con questo volume alto cazzo. Sono ancora le sei avevamo ancora due ore per dormire."
Che acido che era appena sveglio.
Spensi la tv e mi sdraiai sul pouf in silenzio.
"Ormai potevi continuare a guardarla."
Ma perché non se ne stava un po' zitto.
"Torna pure a dormire, io riposerò in queste due ore tranquillo."
"Dai vieni qui, parliamo un po', appena sveglio sono più socievole."
Menomale, pensa se non fosse stato socievole come avrebbe risposto.
Mi arresi e salì sul letto a parlare con lui.
"Dimmi tutto futuro poliziotto."
"Dici sempre che ci dobbiamo conoscere meglio per costruire meglio la nostra alleanza in questi due mesi, allora oggi ti dò la possibilità di chiedermi quello che vuoi."
Approfittai di quest'opportunità per fargli una spontanea domanda.
"Io ti prometto che non cambierò comportamento in base alla tua risposta e quindi vorrei che tu fossi sincero. Davvero mi darai un posto in cui stare fuori da qui?"
Lui mi guardò e sorrise.
"Si ma dovrai imparare a convivere con altre persone, molte. La mia famiglia. Forse non sarà un tetto migliore di questo, avrai ancor meno spazio per te, dovrai guadagnarti il tuo posto in quella casa, ma magari troverai l'affetto di cui hai bisogno."
Come si era permesso, io non avevo bisogno di affetto, specialmente dalla famiglia di uno sbirro.
"Cerco solo un tetto sotto il quale dormire serena la notte, per il resto non ho bisogno di nulla."
"Come sei scontrosa diamine. Volevo dire che quello è tutto quello che ti posso offrire per un po' fuori da qui."
"Mi va bene ma non vuol dire che io debba creare dei legami con queste persone. Ovviamente provvederò per me stessa e participerò alle spese della casa, non sono una scroccona e mai lo sarò."
"Rilassati un po', nella mia famiglia tutti fanno quello che vogliono e per te sarà lo stesso. L'unica regola che c'è è che non si mette nella merda gli altri."
Non dissi nulla solo annuì.
"Mi vuoi raccontare nulla di te?"
Lo vedevo che ci provava a fare conversazione, ma non mi andava di raccontargli la mia vita.
"Sicuramente avrai già letto il mio passato, sarebbe noioso raccontarti di nuovo il mio fascicolo. Rendiamo le cose interessanti, ora ti faccio io qualche domanda."
Stavo per iniziare a fargli qualche domanda ma mi bloccò.
"Troppo facile così, cosa ottengo a risponderti a tutto?"
Era anche un bel ragazzo, avrà avuto la mia età o qualche anno in più; a questa domanda avrei potuto rispondere in maniera provocatoria ma volli trattenermi.
"Ad ogni mia domanda anche tu me ne potrai fare una."
Iniziai io chiedendogli in quanti fossero nella sua famiglia, mi raccontò che non erano un numero ben definito, ciò mi fece ridere un po'. Comunque erano indicativamente dai sette ai quindici componenti e questo era il numero minimo.
"Non mi aspettavo di finire in un'altra casa famiglia."
"Si siamo parecchi ma questo vuol dire che non ti annoierai mai, dimmi qualcosa di te ora."
Sapevo mi avrebbe chiesto qualcosa ma era tutto scritto in quel fascicolo e sicuramente il direttore gli aveva già raccontato di me.
"Sai già tutto, davvero penso che quella lingua lunga del direttore ti abbia detto già tutto di me."
"Allora fammi sapere qualcosa che non so. Cosa ti piace ad esempio?"
"Mi piacciono i delfini. Almeno così ti avrei risposto da bambina, pensavo fossero azzurri pensa, scoprire che sono grigi ed anche intelligenti mi sconvolse."
Rise e mi guardò accigliato.
"Perché ti sconvolse? Sono comunque sempre degli esseri stupendi e il fatto che siano intelligenti li rende ancora più belli."
"Sicuramente, ma il fatto che siano intelligenti me li rese antipatici e grigi li rese tristi. Ma ero piccola ed erano pensieri stupidi i miei. Ad oggi mi piace tanto dormire e rilassarmi un po'."
Lui continuò a ridere.
"Sei proprio buffa."
Continuammo a parlare per un po' finché lui non andò a farsi una doccia, poi ci andai io e mi riunì agli altri ragazzi.
Vidi Carl durante il giorno e gli accennai qualche sorriso e qualche ciao.
Questa giornata passò molto più velocemente rispetto alle altre, non vedevo l'ora fosse sera per tornare in quella stanza da Carl.
Finalmente finì di cenare ed andai finalmente in camera, entrai e lui proprio come la sera prima era sdraiato ancora in divisa.
"Ma non sai che non ci si dovrebbe sdraiare sul letto con i vestiti con cui hai lavorato?"
Lui rise ed io ricambiai la risata.
"Si lo so ma stasera io esco, mi raccomando non devi uscire da qui, sennò sarò costretto a chiuderti a chiave."
A chiudere a chiave me? Cos'ero ora un criminale?
"Non c'è bisogno, non potrei uscire un po' anche io? Ti giuro che faccio a modo. Chiedi anche al direttore so dare retta, mi ha fatto uscire anche lui qualche volta la sera da questa topaia."
Lui non disse nulla ed uscì.
Che palle. Non mi aveva nemmeno ascoltata, ma tutti alle volte avevamo bisogno di una sera fuori di qui, perché non farmi uscire un po'.
Mi sdraiai e mi misi a guardare il soffitto.
Ero nera. Non ci credevo che se ne fosse andato senza nemmeno darmi una risposta.
Passò una mezz'oretta e rientrò nella stanza.
"Forza preparati che vieni con me. Ma te lo dico già, torneremo lunedì quindi portati un cambio."
Come addirittura tutto il weekend fuori? E dove saremmo stati? Si vive una volta sola nella vita, stare fuori di qui era già un gran passo avanti.
"Dammi cinque minuti e ci sono."
Corsi nel dormitorio e silenziosamente mi intrufolai a prendere un cambio, lo misi in una borsa e corsi indietro. Nessuno mi vide, erano fortunatamente in sala ricreativa.
"Sono pronta!" Esclamai urlando appena dentro la stanza.
Lui si alzò raccolse il suo borsone e mi fece strada verso l'ufficio del direttore.
"Mi raccomando Jasmine! Ascolta strettamente cosa ti dice Carl, non combinare guai, ti sto dando questo permesso perché mi fido, ma basta che Carl mi dia responso negativo a questo permesso prova e non ce ne saranno più."
Io annuì silenziosamente, non avrei risposto e non mi sarei giocata quest'uscita.
"Carl ovviamente è nelle tue mani, mi raccomando, qualsiasi problema chiama pure. Lo stesso discorso vale per te, è perché posso fidarmi di te e so che non ti giocheresti il tuo posto in polizia. Mi raccomando. Ora andate pure."
"Grazie mille Vincent per la fiducia."
Carl prese il borsone, mi fece cenno di seguirlo e mi condusse fino ad un taxi.
Segui il percorso che faceva il taxi e nel mentre mi chiedevo dove stavamo andando, ero vestita in modo consono al luogo dove ci stavamo recando? Andavamo a ballare? L'hotel in cui avremmo alloggiato era da chic?
I miei pensieri entusiasti si spensero subito quando vidi che il taxi non stava uscendo dal quartiere del south side.
"Senti Carl dove stiamo andando? Mica mi porti a ballare in una squallida discoteca di questo quartiere malfamato."
"Stai serena nessuno di noi due stasera andrà a ballare e porta rispetto per il quartiere che mi ha cresciuto."
Mi zittii. Al solo pensiero che lui fosse cresciuto qui in mezzo e sia diventato migliore di me mi metteva soggezione.
Il taxi si fermò in una strada costeggiata da case non proprio lussuose.
Scendemmo, Carl pagò, prese i borsoni dal bagagliaio e si diresse sul marciapiede al mio fianco.
"Questa è casa mia, il weekend lo passo qui. Se ti troverai bene tu sarai la benvenuta se vorrai nei prossimi fine settimana. Ora entriamo che fa freddo."
Mi aveva portato a casa sua. Cazzo ma come gli veniva in mente.
"Cazzo ma come pensi che io già sia pronta a questo? Nemmeno ti conosco! Non mi sembra nemmeno un quartiere affidabile questo. Cazzo! Ma poi cosa dirai alla tua famiglia? Ciao ho raccattato questa ragazzina dalla strada?"
Ero nervosa e forse stavo alzando troppo il volume della voce.
"Senti se non vuoi non sei costretta. Richiamo il taxi e torni dritta indietro, sennò se vuoi rimanere e vivere una bella esperienza devi davvero imparare a gestire le tue emozioni."
Mi ammutolì e salì con lui le scale; lo guardai suonare il campanello, mi strinsi più vicina a lui.
Avevo paura, se non mi fossi trovata bene? E se mi fosse capitato qualcosa? Chi sapeva dove mi trovavo? Nessuno. L'unico a cui mi potevo affidare in quel momento.
"Carl, non mi deludere ti prego, non lasciarmi fare cazzate."
Lui mi guardò sorridendo e si rigirò verso l'ingresso.
Una donna di colore ci accolse.
"Tesoro bentornato! E lei chi è??" Ammiccò sorridendo verso di me.
"Ora ve la presento V, fammi entrare almeno." Lui sorrise e si illuminò appena la vide.
Era bello, non gli avevo mai visto quella luce negli occhi, doveva proprio amare la sua famiglia.
Lei si voltò e tornò in dietro, Carl entrò e mi incitò a fare lo stesso.
Lo seguì all'interno della abitazione e seguendo con gli occhi ogni suo gesto.
Chiuse la porta dietro di noi, mi afferrò per il braccio e mi portò con sé verso gli altri.
"Carl!" Un ragazzino bassino sempre di colore corse verso il poliziotto ad abbracciarlo.
Tutti si alzarono dalla tavola a cui erano seduti e vennero a salutare.
Io mi misi in disparte in silenzio.
"E tu chi saresti?"
Un ragazzo dai capelli pel di carota mi guardò.
"Io sono Jasmine, molto piacere."
Tutti continuavano a fissarmi accigliati.
"Sono una ragazza del centro in cui Carl sta facendo il suo percorso formativo."
"Tranquilli è solo una ladra, non ha mai ucciso nessuno."
Mentre tutto risero a questa battuta io mi ammutolii e abbassai la nuca imbarazzata.
"Bellezza qui tutti rubano, anche Carl rubava, non vergognartene." Un ragazzo un po' trasandato ancora seduto al tavolo mi sorrise.
"Lui è Mickey, non dargli retta prima che ti riporta sulla cattiva strada." Continuò il rosso lanciandogli un'occhiataccia.
"Era pronto in tavola, se voi volete mangiare aggiungo due posti."
Carl accettò entusiasta ed io annuì seguendolo verso il tavolo.
"Siediti pure qui, prendo una sedia per me."
Un ragazzo alto, con i capelli scompigliati e di bell'aspetto mi lasciò il suo posto accanto a Carl; tornò poi indietro e si sedette accanto a me.
Carl afferrò la gamba della mia sedia e la tirò poi verso di lui.
"Ma che fai?" Gli sussurrai.
"Evito che tu finisca in qualche cazzata. Lip potrebbe essere farti fare qualche cazzata."
Io ridacchiai, non capivo se fosse geloso del fratello, anche perché tra noi non c'era nulla, o se lo facesse perché pensava che davvero avrei fatto qualche cazzata con quel ragazzo.
Tutti parlavano, la sala era piena, accanto a me c'era Carl e da un lato il fratello che poi conobbi chiamarsi Lip.
Di fronte a noi vi erano la ragazza che ci aveva accolti, V, il suo ragazzo Kev e il ragazzino che inizialmente abbracciò Carl, Liam, un altro dei suoi fratelli.
Ai capi dei tavoli vi erano Deborah, una ragazza della mia età, detta Deb e da un altro Mickey Milckovich.
Il rosso invece era andato a farsi una doccia dato che aveva già cenato.
Finimmo di mangiare tra una risata e un'altra.
"Allora ragazzi per il grande ritorno di Carl vi lasciamo la casa libera, festeggiate ma senza esagerare e noi portiamo Liam al cinema. Mi raccomando. Carl contiamo su di te."
Tutti salutarono e si alzarono per andare verso il salotto.
"Forza tu non vieni?"
Era Deb.
Mi alzai sorridendo e la seguì.
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